Ehilà! Visto che cerchi aiuto per definire meglio la magia cercherò di adattare alla tua ambientazione alcune idee che avevo avuto su una possibile metafisica della magia di un mondo fantasy abbastanza generico.
Nota bene: La mia concezione originale prevedeva arcano, divino e qualcosa di simile a psionico, quindi mi concentrerò su arcano e divino. Inoltre la mia visione soffre un po' di ricerca di parallelismo. Infine vedile più come idee sulle concezioni della magia che qualcosa di veramente integrato con il tuo sistema
Secondo me, la magia arcana potrebbe essere ricollegata alla razionalità, come la scienza del fantasy. Mi piace vederla come meccanicistica e deterministica: io faccio questo ottengo questo, faccio quest'altro ottengo quest'altro, separandola dalle magie innate o da quelle della musica con cui viene accorpata in D&D. Si basa sulla conoscenza e su rapporti di causa-effetto. Il dubbio di un mago non è questa volta si manifesterà? ma avrò fatto tutto per bene? perché facendo i giusti rituali non può non compiersi la magia. Una volta imparato a memoria e scoperto il rito la può praticare chiunque. E' l'imparare e lo scoprire che è difficile. Tutti i buffi movimenti servono ad attenuare i legami tra la nostra dimensione e quella della magia fino a permetterle di filtrare ordinatamente.
Ma alla concezione quasi fisica della magia si può aggingere una svolta interessante aumentando il ruolo che ha la conoscenza sulla riuscita. Non basterebbe fare versi a caso sperando funzionino: anche tu li azzeccassi in realtà non li conosceresti e non succederebbe nulla. Invece servirebbe anche solo copiare i movimenti e le parole di uno che hai visto compiere un incantesimo e ne avresti conoscenza sufficiente per ottenere dei risultati: infatti sai che quei riti danno un certo incantesimo. Questa sarebbe una simpatica differenza dalla fisica che funzione che tu la conosca o meno.
Per la magia divina, la baserei sulla fede e la speranza (no, niente carità). Il chierico non avrebbe quindi formule fisse come il mago, facilmente copiabili, ma un percorso interiore di affinità con la divinità, non sarebbe nemmeno la sua comprensione dei dogmi a portarlo amaggiori livelli di potenza, ma un sentimento di maggiore affintà con il dio (San Francesco e non San Tommaso d'Aquino, per fare un esempio). Le preghiere, che immagino tu voglia sfruttare come incantesimi divini, sarebbere solo una manifestazione esteriore della fede e della speranza nel dio, la cui forza assottiglierebbe a sufficienza la barriera del reale da permettere anche in questo caso alla magia di fluire. La stessa preghiera potrebbe ottenre effetti diverse se in questo crede e spera il chierico e due preghiere diverse gli stessi effetti. Come conseguenza di una maggiore spontaneità si avrebbe anche una maggiore flessibilità di questo sistema rispetto all'altro come differenziazione meccanica (che si rifletterebbe probabilmente anche in differenziazione di potenza in termini di PP ma non mi sembra essere la tua maggiore preoccupazione). Gli incantesimi divini sarebbero più simili ad una potenza plasmata dal chierico sul momento in una tale forma, non perché voglia quella, ma perché crede che il dio avrebbe mandato quella.
I principi fondanti delle due sarebbere quindi la razionalità e la conoscenza (io so) da un lato e la fede e la speranza (io credo) dall'altro. Il terzo sistema doveva basarsi esclusivamente sulla volontà.
Sperando che questo post infinito ti sia di ispirazione.