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ectobius

Circolo degli Antichi
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  1. ectobius

    La "festa"

    Questo che ho postato qualche tempo fa è il capitolo di un lavoro ambizioso... nelle intenzioni. L’ho sottoposto alla vostra attenzione troppo precocemente, appena buttato giù di getto. Non ho molto tempo per lavorare alle scritture, ma questo brano l’ho già notevolmente modificato, e magari ve lo ripropongo... e magari mi date un giudizio ed anche un consiglio... e magari me lo dite brutalmente di lasciar perdere. °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° Non vi era capitato per caso. Lo aveva deciso di presenziare alla “fiaccolata contro gli incidenti stradali”. Infantile attrazione? Chiamatela pure così. Giungeva senza pensiero, solo curiosità di assistere all’ultimo atto di uno dei più grandiosi moderni spettacoli di morte. Lo sceneggiato al quale aveva anche partecipato come attore impegnato nell’accanimento terapeutico sui tanti disgraziati vittime della strada. E anche aveva affrontato lo strazio di parenti affranti che chiedevano solo si desse loro una speranza nell’irreparabile catastrofe… senza tante chiacchiere. Distrutti da dolore e insonnia non vogliono sentir parlare delle limitate possibilità della scienza, figurarsi recepire qualche inopportuno predicozzo, che pure a volte con molto tatto e inopportunamente si cerca di far filtrare, ma anche dopo che, con molta delicatezza ma con chiarezza, si cerca di far capire che la partita è persa, il gregge si allontana con i deprimente “finché c’è vita... etcetera”. Ora, sì!, qui si trovava solo per curiosità, o meglio per completezza. Per assistere alla la scena finale del più spettacolare reality di morte dei tempi moderni: lo spettacolo iniziato su un’autostrada inaugurato da un botto dal suono particolare e raccapricciante delle lamiere che si compattano seguito da una serie di botti meno intensi delle centinaia di lamiere che si cozzano. Infine unoo scoppio... fiamme, urla, lamenti, “orco zio!”. Una coda di auto con fanalini intermittenti accesi… uno cinque dieci trenta chilometri di coda. Si rallenta sull’altra corsia ché lo spettacolo di lamiere che furono auto di lusso, e ancor più il sangue e le fiamme attraggono irresistibilmente. E anche qui, sull’altra corsia, piccoli botti di lamiere, luci intermittenti accese... code anche sull’altra corsia… “Orcozio!”… “Deficienti!”… Coda di trenta chilometri… Accorrono gli spettatori da una distanza entro un chilometro, il resto in differita la sera in TV. Pompieri, elicottero, centodiciotto, scarpe, corpi sull’asfalto, massaggio cardiaco sul posto… Grandioso!... disegnate sagome col gesso. Dopo circa un’ora di ingorgo i prostatici pisciavano contro il guardrail... Indecenza! Cosicché al momento della distribuzione di acqua e generi di conforto hanno anche distribuite bottiglie in plastica dal collo largo da usare come “pappagalli”. Un bambino ha bevuto scambiando il liquido per the e la mamma cerca di farlo vomitare mettendogli due dita in gola. La bottiglie da allora vengono eliminate lanciandole nel prato. Un lancio maldestro e si è spiaccicata scoppiando su un parabrezza: “Orcozio… Orcamaonna… se scopro chi è stato…”. Non lo ha scoperto. La scena si trasferisce all’ospedale, pronto soccorso, il “dottor House”, “ER-Medici in prima linea”, l’equipe super. Con la festa delle croci siamo all’ultimo atto della fiction-reality, l’elaborazione finale per riprendere come prima… riprendere interesse alla vita di merda… sperando anche in qualche intervista volante, che in effetti c’è... e le lacrime che ci si sforza ma non vengono. E così si trovava a partecipare anche lui alla follia collettiva, la “festa” annuale delle croci di legno. Collocate in ordinate file a riempire l’intera piazza: una croce per ogni morto sulla strada. Solo le croci per le vittime dell’anno in corso però… che, se si fosse voluto andare indietro anche solo di pochi anni, avrebbero avuto da riempire di croci tutte le piazze della città. Comunque fosse, non provava il dolce accecamento cui si lasciano andare un po’ tutti per sognare più serenamente il cupo sogno della vita, ma percepiva con chiarezza il ridicolo e il grottesco che accompagna questo reality come ogni altra cosa. E c’è qui, in questa piazza, anche la colonna con la lapide e i nomi degli ammazzati dalla bomba… sono là, ma di essi ormai nessuno più si cura, e i fiori sono appassiti: è mica la loro questa di festa... è sugli incidenti stradali che ci si deve concentrare ora e sono in tanti a darsi da fare a che la “festa” riesca bene. Su alcune croci, non su tutte, i biglietti col nome e lo smodato elogio al “bravissimo ragazzo”… solare, soprattutto!... addirittura irresistibile quando si faceva di canna il bravo ragazzo prematuramente, eccetera. Su alcune croci anche la fotografia del bel ragazzo. Sì! Era bello! E fiori a mazzi ai piedi di alcune croci… alcuni fiori intrecciati in forma di corona sono situati in testa alla croce in luogo dell’I.N.R.I. Fiori acquistati alla bancarella allestita per l’occasione nella piazzetta adiacente. E la piazzetta è zeppa di bancarelle: lumini funerari e torce per la prevista fiaccolata contro gli incidenti stradali, palloncini colorati, e l’immancabile gazebo per le firme contro gli incidenti stradali con offerta obbligatoria, minimo cinque euro a firma… E c’è ressa per la firma, i soldi già pronti in una mano… e firmano anche i bambini, magari con mano guidata… Ci tengono! “Una firma contro la droga?” “Ma per carità di Dio!… ma non vi accorgete che alle vostre spalle c’è chi fa il pieno di miliardi?”. All’imbrunire lo spettacolo della piazza è suggestivo: crociato, fiorito, illuminato dai ceri… a centinaia i puntolini luminosi... lucciole d’amore. Ed arriva finalmente l’ora di dar fuoco alle torce che piacciono tanto ai bambini, l’ora di dare inizio al corteo con fiaccolata “contro gli incidenti stradali”. “Mamma, guarda la mia torcia sempre accesa… quella di Andrea si è spenta già due volte”. Lungo il corteo la gente dello shopping si ferma per un attimo, il viso per un attimo atteggiato all’espressione contrita… qualche applauso… ritornano alle vetrine. Naturalmente l’omino dei palloncini colorati segue il corteo: palloncini da far volare al cielo a fine giro, al ritorno nella piazza, a simboleggiare le belle anime dei morti che volano tutte in paradiso dove il buon Dio li accoglierà a miglior vita Non tutti però! Chissà perché non volerà quel ragazzo seduto rotativo in carrozzella e che grugnisce sbavando. “Un palloncino anche per me!”. “Sì, ma lascia la torcia!”. “No, voglio anche la torcia!”… e il palloncino è scoppiato sulla fiamma. E il bambino se l’è presa la giusta sberla educativa Piange disperato La gente si ferma allo strazio del pianto e si scioglie nell’immancabile applauso funereo. Il volo finale dei palloncini è commovente… ma la carrozzella sempre lì pesantissima, spinta dalla speranza del “finché c’è vita, eccetera”… Che bella serata!... i bambini si sono divertiti! E i démoni degli incidenti stradali appollaiati sugli alberi sghignazzano sui bianchi denti aguzzi e agitano la coda. Sì, questo mondo è una beffa E se le cose stanno a questo modo, cosa gli si può opporre se non la beffa?
  2. ectobius

    La "festa"

    Non vi era capitato per caso. Lo aveva deciso di presenziare, con infantile attenzione, senza pensiero, ma ora si chiedeva perché era qui. Gli succedeva spesso,e nelle più varie occasioni, di farsi questa domanda. Si lasciava infatti spesso andare, e non sempre solo per scelte banali. Ora era qui. Forse perché si era trovato troppe volte impegnato nell’accanimento terapeutico sui tanti poveri disgraziati vittime della strada?… e, giacché c’era, anche su tutte le altre vittime del progresso. E aveva parlato, e anche inopportunamente cercato di spiegare, ai parenti affranti che chiedovano solo che si desse loro una speranza, senza tante chiacchiere... i predicozzi… perché la scienza… e”finché c’è vita”… È il gregge! Sì, era stata solo la curiosità a spingerlo: rivederli come avevano ripreso interesse quei parenti… O era qui solo per lo spettacolo?... possibile! in un mondo di spettacolo si finisce condannati a partecipare alla follia collettiva, senza possibilità di scampo. La “festa” annuale delle croci di legno collocate in ordinate file a riempire l’intera piazza: una croce per ogni morto sulla strada. Solo le croci per le vittime dell’anno in corso però… che, se si fosse voluto andare indietro anche solo di pochi anni, avrebbero avuto da riempire di croci tutte le piazze della città. Comunque fosse, non provava il dolce accecamento cui si lasciano andare un po’ tutti per sognare più serenamente il cupo sogno della vita, anzi percepiva con chiarezza il ridicolo e il grottesco che accompagnano ogni cosa. E c’è qui, in questa piazza, anche la colonna sempre con fiori appassiti, a dire il vero, e con la lapide e i nomi degli ammazzati dalla bomba… Sono là, ma di essi ormai nessuno più si cura. È sugli incidenti stradali che ci si deve concentrare ora e sono in tanti a darsi da fare a che la “festa” riesca bene. Su alcune croci, non su tutte, i biglietti col nome e lo smodato elogio al “bravissimo ragazzo”… solare, soprattutto!... addirittura irresistibile quando si faceva di canna il bravo ragazzo prematuramente, eccetera. Su alcune croci anche la fotografia del bel ragazzo. Sì! Era bello! E fiori a mazzi ai piedi di alcune croci… alcuni fiori intrecciati in forma di corona sono situati in testa alla croce in luogo dell’I.N.R.I. Fiori acquistati alla bancarella allestita per l’occasione nella piazzetta adiacente. E la piazzetta è zeppa di bancarelle: lumini funerari e torce per la prevista fiaccolata contro gli incidenti stradali, palloncini colorati, e l’immancabile gazebo per le firme contro gli incidenti stradali con offerta obbligatoria, minimo cinque euro a firma… E c’è ressa per la firma, i soldi già pronti in una mano… e firmano anche i bambini, magari con mano guidata… Ci tengono! “Una firma contro la droga?” “Ma per carità di Dio!… ma non vi accorgete che alle vostre spalle c’è chi fa il pieno di miliardi?”. All’imbrunire lo spettacolo della piazza è suggestivo: crociato, fiorito, illuminato dai ceri… a centinaia i puntolini luminosi... lucciole d’amore. Ed arriva finalmente l’ora di dar fuoco alle torce che piacciono tanto ai bambini, l’ora di dare inizio al corteo con fiaccolata “contro gli incidenti stradali”. “Mamma, guarda la mia torcia sempre accesa… quella di Andrea si è spenta già due volte”. Lungo il corteo la gente dello shopping si ferma per un attimo, il viso per un attimo atteggiato all’espressione contrita… qualche applauso… ritornano alle vetrine. Naturalmente l’omino dei palloncini colorati segue il corteo: palloncini da far volare al cielo a fine giro, al ritorno nella piazza, a simboleggiare le belle anime dei morti che volano tutte in paradiso dove il buon Dio li accoglierà a miglior vita Non tutti però! Chissà perché non volerà quel ragazzo seduto rotativo in carrozzella e che grugnisce sbavando. “Un palloncino anche per me!”. “Sì, ma lascia la torcia!”. “No, voglio anche la torcia!”… e il palloncino è scoppiato sulla fiamma. E il bambino se l’è presa la giusta sberla educativa Piange disperato La gente si ferma allo strazio del pianto e si scioglie nell’immancabile applauso funereo. Il volo finale dei palloncini è commovente… la carrozzella sempre lì pesantissima, spinta dalla speranza del “finché c’è vita”… Che bella serata!... i bambini si sono divertiti! E i démoni degli incidenti stradali appollaiati sugli alberi sghignazzano sui bianchi denti aguzzi e agitano la coda. Sì, questo mondo è una beffa E se le cose stanno a questo modo, cosa gli si può opporre se non la beffa?
  3. "Che ci fa lintervento qui?". Qui non si deve parlare di certe cose, si rischierebbe col provare vergogna, e la vergogna non giova alla creatività beota. Come ti sei permesso?
  4. ectobius

    Rapsodie di un fine anno

    Penso a quando il silenzio scenderà su tutto e dappertutto. Allora infine trionferà la musica. Henry Miller _ RAPSODIE DI UN FINE ANNO Wraang! Pang! Bruff!... BrumBruumBruuuuuumm!… Rapsodie di schioppi! Tintinnii Sgasate Chiasso Locomotive Trattori Autotreni Auto gru Vagoni in manovra... scoppi. Si inizia presto con la motorizzazione rapsodica. E risate urla trilli isterici Prima lontani, poi raccolti dall’interno della piazza... nella conca rombi cupi di grancassa Lampi verso un cielo nero senza stelle... Dalla conca del nulla. Ingoiati nel grande spazio portale lampeggiante urlante abbagliante... Eccitati di nulla! Ricerca disperata di un attimo di intontimento e oblio soprattutto... Un’intenzione per un domani di felicità ad alleviare il non senso... Per un attimo! OHOoooooooo! Maraviglia! Mica male l’atmosfera d’attesa del grande evento Il nuovo anno più cagato dell’altro, e il rito sempre lo stesso, noto e invariato La liturgia sempre pronta... Sempre la stessa! Meno cinque... quattro... tre... due... uno... ZEROoooooo! STAP! STAP! STAP! CHAMPAGNE! Lampi e Stroboscopia. Eccitati nel nulla! OHOooooooo!! Maraviglia! Pronti al rito i sacerdoti! Assalto ai posti migliori… A tutta birra le mandibole instancabili sulle gomme Gnam gnam! E rutti e venti E peti alla birra al whisky vodka hashish cocaina... Pronti a schiacciare calpestare spiaccicare. Urla la presentatrice Ed eccolo! Il cantante della protesta! soffre le pene del vivere... ’sto co****ne! Per i mali passati e quelli a venire Per i mali di questo mondo fa di quelle smorfie!…Si agita in movimenti dissennati Emette il fiato urlando parole montate da un pazzo False ipocrite insinuanti scivolose Ad abbagliare stupire con una saponata di pensiero. A liberarla dal pensiero ‘sta gente eccitata da un nulla! OHOooooooooo! Entusiasta! Per l’ennesima volta sulla trita sceneggiata si eccitano Urlano ammirati alle corse insensate del pagliaccio L’indice puntato Il movimento dissennato Il microfono strapazzato... Decibel spaccamuri... Rimbombo nello stomaco e nel torace... Nel colon provoca la peristalsi Fa cagare! Accendono fiammiferi e accendini… Si accalcano Non ci si muove più Tutti compressi nella febbre senza impulsi di vita... Febbre di annientamento! Non si trova la via del cesso Ci si piscia addosso. E dalli! che lui il cantante di protesta continua a soffrire… Ci ha le lacrime! Raccoglie soldoni... Largo! Largo! Che debbo andare al cesso! E sono massa gomito a gomito avvinghiati allo slogan “Tutti in uno Ognuno per sé!”. Urlano! Si incendiano! Fluttuano le braccia alzate!… Ad afferrare qualcosa co’ ‘ste braccia? Non afferrano nulla!... Imprecano al cielo? No!... Urla dementi per fortuna e speranza! Luci lampi ritmo d’ossesso! Una cannonata! Trema tutto. Nel raggio di dieci miglia nessun dorma... Pianti di infanti Latrati di cani Pugni chiusi roteanti al cielo inquinato senza stelle. Abbagliati rincoglioniti Vuoti di pensiero Cranio in segatura Finalmente i selvaggi hanno finito! Rintronati gli alieni si sciolgono Espandono in mille rivoli... Wraang!... BrumBrumBruuuumm!... Le rapsodie di scoppi! Sordi non trovano la strada di casa. Mi dirigo al parco per pisciare dietro un albero... non ce la faccio più! E nemmeno penso più! E’ completo il lavaggio del cervello! Ho pisciato contro il tronco di un albero e finalmente odo i sommessi rumori della notte e posso guardarmi intorno. Tutte le panchine occupate Sono letti di cartone! Qualcuno non dorme Suona un’armonica a bocca... una melodia triste... Primordiale... mi sembra... La musica ha il tocco di un sentimento disperato che commuove... fino alle lacrime. Vagamente riconosco il motivo Ma non importa! E’ l’ultima emozione e abbondanti le lacrime rigano le guance. Seduto sull’erba mi sono addormentato.
  5. ectobius

    Un incipit

    Non si ero mai spinto così a Nord, fino alle pendici dei monti alpini “elevati al cielo”. Ha fermato l’auto ché lo sguardo non riusciva a distogliersi da quella cima imbiancata abbagliante in contrasto con un cielo di un azzurro limpido denso e pulito, intenso!... non ancora mai visto. E il silenzio! È sceso dall’auto ed ha fatto alcuni passi in un prato verde brillante e ancora fiorito. Un falco! O forse un’aquila ristava alta e ferma ad ali spiegate nell’azzurro. Hanno una vista formidabile questi rapaci!, e lo aveva riconosciuto e lo osservava benevola, l’aquila... sì, anche lei benevola, come tutto intorno a dargli il benvenuto. Si sentiva leggero ed in certo senso era anche lui in volo... e finalmente! dopo gli anni della segregazione, dello sgobbo nella prigione dei doveri...
  6. Non so su quale opera di Bach hai voluto scrivere. Su quella dovevi dare ritmo alla prosa. La tua idea di muovere le dita in danza sulle note è molto buona, ma non l'hai sfruttata a dovere: devi giocare di più sulla punteggiatura, sulle pause, gli a capo... Mi sono permesso di riscrevere il primo periodo del tuo scritto, spero non ti offenda! L'ho fatto solo per invitarti a riscrivere il testo: penso ne valga la pena. Eccoti l'incipit: Bach! Il violoncello muove le note... Alto!... Basso!... Si distendono in un ritmo spassionato le dita, armonizzano il loro moto fibrillando sul ritmo. Sono il direttore d'orchestra!... Appassionato! Dirigo la mia vita al ritmo delle note di Bach... I ricordi! danzano sugli alti e sui bassi, e rivivono, i ricordi. Quelli lontani sui bassi, sfumati in nebbia... Enfatizzati i più intensamente vissuti volano sugli alti, e così in alto fino a farsi dimenticare.
  7. Miè piaciuto! Mi riservo di rileggerlo per darti un giudizio più articolato. Per il momento mi sento solo di dirti che la prosa manca di ritmo, anche se capisco che doveva prendere una forma incalzante, trattandosi di un attimo di passione e follia. Era folle anche lo scrivere di Céline... ma quanto ritmo!... quanta musica!
  8. Ti ringrazio, Elfo, per il lusinghiero giudizio... mi incoraggi a continuare nel mio hobby senza pretese. La storia non l’ho lasciata a metà. E’ solo che quando la speranza non può esserci, per motivi obbiettivi, preferirei che montasse la rabbia che è un sentimento forte, esige coraggio e fatti e non permette che ci si adagi sul quieto vivere... La rabbia, ad esempio, non direbbe mai “tengo famiglia”. Ma purtroppo, ormai, non si arrabbia più nessuno e si preferisce perdere la memoria... come il personaggio del racconto che dopo tutto quello che ha visto torna al conforto della sua casa, dimentica, pensa al suo lavoro anche moderatamente disonesto... e dorme con la coscienza tranquilla. Ciao Elfo e grazie.
  9. Be', io ho finito! C'è qualcuno che ha avuto il coraggio di leggermi fino in fondo che voglia dirmi qualcosa? Chissà perché un qualsiasi giudizio, anche negativo, è sempre per me un "soddisfazione".
  10. Costui distrugge la speranza... la gioia di vivere. Sì, sono catastrofici ‘sti soggetti!... Vanno allontanati senza tante cerimonie... spazzati! e forse hanno ragione loro. A me piace invece mettere tutto insieme e farmi venire il sospetto che ci sia qualcosa che non gira. E allora esagero e sento odore di marcio ovunque, di putredine in questo nostro vivere insieme, in questo far West dove gli ostacoli al proprio tornaconto vanno spazzati colla pistola, dove l’egoistico desiderio di godere e possedere consumando fino all’ubriacatura è la massima virtù. Si solletica con ogni mezzo l’edonismo consumistico, e per questi cittadini modello si trovano sempre giustificazioni, anche quando rubano e fanno del male... e financo se uccidono: “poverini”… un raptus… non sapeva quel che faceva…”. E invece lo sapeva, eccome! quel che faceva… L’aveva programmato, quello che ha fatto assicurandosi complici e alibi… Gli immigrati, invece, quelli sì!... che certe cose le fanno per natura malvagia. Ma a chi mi sto rivolgendo? A chi? All’ognuno per sé? che non s’accorge nemmeno che c’è un morto sul pianerottolo e lo scavalca finché non puzza? Sono massa! Masse frustrate che di quando in quando recitano la farsa delle oceaniche riunioni di protesta e solidarietà, e che si sciolgono in fretta (salvo che non ci sia il contorno sul palco dei cantanti sofferenti). Poi, rientrando a casuccia mia, si fermano all’edicola e acquistano i rotocalchi con le storie dei VIP: yacht, feste, veline, matrimoni corna, divorzi miliardari... così! tanto per rilassarsi! E, una volta a casa, accendono la TV e apprendono che erano in centomila in piazza... Si incazzano mica da ridere... macché! fino all’isterismo si incazzano per un quarto d’ora, e anche mezzora... fino all’ora di cena: “eravamo almeno mezzomilione a protestare pacificamente”. Ed è importante il pacificamente! Segno di civiltà democratica. Perché, certo, non si può pretendere che sia la piazza a condizionare la politica: l’hanno pur detto! che “la piazza non può condizionare la politica… La piazza non deve sostituirsi ai partiti…”: è la grande verità della democrazia e viene proclamata con enfasi da tutti i rappresentanti politici... e tutti ci si buttano su con entusiasmo su ‘ste belle parole, giornali e televisioni… sette telegiornali per almeno quattro volte al di, prima durante e dopo i pasti. Bombardamento a tappeto… e anche i precari del lavoro applaudono... le masse rivoluzionarie... Beh, ma sono proprio stanco... ho camminato troppo oggi e bisogna che riposi per domani: mi aspetta una giornataccia. Faccio di mestiere il consulente commerciale e coltivo l’hobby della scrittura. Domani debbo sistemare molti bilanci... c’è sentore di verifiche della guardia di finanza. E poi vorrei scrivere una storia! Nessun imbroglio con i bilanci, ma da buon professionista bisogna che me la sbrighi bene fra le leggi. Bisogna sapersi destreggiare fra le leggi... nel rispetto trovare contraddizioni e scappatoie... Le leggi vanno rispettate!... Che se poi favoriscono qualcuno a danno di altri io cosa ci posso fare? Non le ho mica fatte io le leggi... a me tocca solo applicarle, e sono obbligato, come professionista serio, a interpretare e scoprire i sistemi legali più favorevoli al mio cliente che peraltro anche paga profumatamente le mie prestazioni... Scappatoie magari al limite, ma le leggi vanno interpretate da un bravo commercialista... è il mio mestiere! La cena è stata frugale e subito a letto... senza la gioia della TV per questa sera. Buonanotte!!
  11. Nel parcheggio di un bar un gigantesco SUV tedesco. Ne è sceso un tizio, elegante, che ha aperto lo sportello posteriore ed ha fatto scendere un bambino malmesso al quale ha indicato il semaforo. Ha controllato che fosse in postazione ed è entrato nel bar. Uno di quei bambini: Sono milioni senza giochi, senza infanzia, che conoscono il sesso e sanno fare la guerra, che incrementano il turismo del sesso e il PIL, e il commercio pornografico, e forniscono organi all’occorrenza ai vecchi capataz incartapecoriti bisognosi di un pezzo di ricambio per continuare a lavorare per il PIL, le truffe e il danaro per loro. Ma sono una grande risorsa per il PIL anche questi bambini e tu fai male a non mollare loro nemmeno un centesimo al semaforo, il centesimo che va ad incrementare i consumi, il PIL e infine il tuo benessere. Uno gli ha dato il centesimo, al bambino al semaforo rosso. In sovrapprezzo voleva mollargli una carezza: non ha fatto in tempo. Questa umanità! Che continua a vegetare tra macerie senza la coscienza della propria abiezione. Volutamente ignara delle cose che accadono, cose cui in verità non potrebbero sopravvivere nemmeno i sopravvissuti. “E' il momento dell'intensità… ci si sfida a urli e pieno di vino fino al naso… Guai ai deboli allora! Chi è piccolo le prende. I cazzotti spiaccicano al muro tutto quello che non si può difendere e ribattere: bambini, cani o gatti”. E questo lo diceva Céline già tanti anni fa... non è cambiato proprio niente... l’umanità è questa. Gesù, mi sento male! E ho vomitato a tutta gola il pasto indigesto sulla soglia del bar. Una donna grassa e robusta è uscita, mi ha riempito di improperi e mi ha spintonato, e poi una ragazza tipo velina è uscita con espressione di estremo disgusto dipinta sul volto e sguardo truce, e ha tentato di ripulire la mia ripugnante presenza spazzandomi con una ramazza. Ho capito e mi sono allontanato senza polemiche. Non approvano che ci sia qualcuno che non si accontenta… il solito noioso rompiballe che si impensierisce, non si fa i ***** suoi e vorrebbe sapere cosa sta succedendo, se c’è qualcosa di nuovo e terribile che va crescendo sotto i nostri avidi sguardi. Sono catastrofici ‘sti soggetti! e vanno allontanati senza cerimonie.
  12. Mi sono accostato ad una chiesa e ci sono anche entrato! Le solite vecchiette in preghiera. Alcuni impegnati all’allestimento dei presepi, eppure da qualche parte si afferma che Dio è addirittura morto, o quantomeno si è dimesso e tace per disgusto... Ma qui, in questo tempio, tutto tace e anzi ci si prepara a celebrarne la nascita del figlio di Dio... ora che sarebbe il tempo di un funerale! Sono disorientato, lo confesso: che sia io un matto esaltato... che me la sia inventata io la notizia e la stia vivendo in drammatica tragicità?… spaventosa!… Eh sì, altrimenti perché un avvenimento così grave è accolto in questo generale silenzio?… addirittura nell’indifferenza? Inconcepibile!… Al disgusto del Dio per noi, si risponde con l’estraneità! Sono uscito dal tempio nelle strade: luci e allegro shopping. Scruto i volti delle persone che incrocio… intensamente!... rischio di suscitare reazioni tanto mi avvicino fin quasi toccar loro il naso… Niente! Solo qualche manifestazione di leggero fastidio… un gesto della mano che mi allontana… In genere con garbo. Umori ed atmosfera di un qualsiasi altro giorno… sui volti solo l’ombra delle piccole preoccupazioni quotidiane. Ad una signora che sosta nei pressi di un’altra chiesa e che mi è sembrata prostrata ho chiesto cosa le fosse successo: era disperata per aver smarrito il cane... e io vorrei gridare: “Abbiamo perso Dio!!!”… Mi trattengo… ho la certezza che finirei al neurodeliri. I negozi sono addobbati a festa. Luci, musiche… sorrisi. Ma come?... pur senza questa enormità delle dimissioni di Dio, un po’ di decenza sarebbe d’uopo: un contegno più adeguato, preoccupato per la violenza e l’ingiustizia diffuse… basterebbe uno sguardo più attento a questo nostro pianeta soffocato da tutte le porcherie che vi accumuliamo e che stanno intaccando la stessa materia prima con la quale fummo creati. Invece beotamente ci si ingozza e non si dà da mangiare agli affamati… e bambini muoiono di fame a milioni…Noi vestiti con firma non vestiamo gli ignudi… E gli assetati? A quelli sì! Gli diamo da bere, a quelli, in abbondanza. Tutta l’acqua del Mediterraneo…e sono così ingordi che restano gonfi sulla battigia… Manco più una piega sui visi beoti… assuefatti … fino al punto da accettare le dimissioni del Dio, mentre si avvertono sinistri scricchioli… il tempo… il divenire caotico… il precipizio nel nulla. E’ niente tutto questo? Alcuni seduti ad un bar discutono di crisi economica… sono inquieti: “Si sono dimessi i manager”. Ooooooh!! Ma si è dimesso anche Dio!!… Dio s’è ritirato… Sono meno importanti queste dimissione del ritiro dei manager? La notizia dovrebbe essere delle più terrificanti!… Altro che crisi economica! Notizia da vigilia della fine del mondo. Fermatevi un momento! Macché! Roba quanto meno da diluvio universale… Sodoma e Gomorra… Ma dubito che tanto possa bastare per riprendere in mano la situazione. Ormai solo la fine del mondo… e la valle di Josafat… subito! Per molto meno nell’anno mille…ricordate? Allarme! OH!…La notizia del dio disgustato non è falsa. L’ha diramata niente di meno che il massimo rappresentante di Dio sulla terra… il Papa in persona… ma venne data così… laconicamente… non si vuole spiegare oltre… E noi vorremmo sapere! Ci chiediamo: è ammissibile che l’Onnipotente, l’Onniveggente, Colui che fa rientrare ogni cosa in un suo lungimirante e sempre perfetto disegno…che anche il caos fa rientrare!… è possibile che possa arrendersi e dichiararsi impotente a controllare il divenire di queste misere creature sulla terra? Una scelta come questa, il suo ritiro disgustato e il suo silenzio, possono venire solo dal riconoscimento di un errore… poiché anche il solo sospetto di un minimo errore, di un granellino di sabbia non più al suo posto, bastano perché Dio muoia... e non gli sarebbero permesse abdicazioni… Ma forse Dio è già morto da un pezzo… oppure è in ritiro e sta meditando il suicidio.
  13. E’ un mare cattivo, minaccioso, rabbioso, intenzionato a travolgermi mentre disperatamente vado in cerca di salvezza ancorato sulla antica riva a guardare un po’ dall’alto questa furia che scaraventa le barche in aria e annega i disperati in cerca di salvezza.. Mi colpiscono gli spruzzi... che non debba ubriacarmi anch’io? E allora cosa faccio? Fuggo! Provare a non essere più solo spettatore, ma attore: ubriacarmi anch’io di chiasso volgarità cose... nella corrente... Potrei calmarmi e poi ritrovare il tempo per una partecipazione più pacata... la capacità di commuoversi, la solidarietà sincera… Ma non reggo tra la folla dei decerebrati... e politici malfattori poliziotti legali preti giornalisti... e chiasso!... Ma che almeno la musica...ovunque... almeno la musica ce la si potrebbe risparmiare. Altoparlanti ovunque... Musica!... rimbomba nelle orecchie… fin nelle librerie… la musica!... Almeno nelle librerie risparmiatemela!... Inferno!, bassofondo dell’esistenza! Uno stress! Si, uno stress mi ci vorrebbe! Ma di quelli capaci di scuotermi fino al fondo del buco del ****... Sì, ho bisogno di uno stress! lo sto disperatamente cercando... Disperatamente! ché mi accorgo che non mi è possibile uscire dal circolo vizioso di spettatore-attore... da questo mondo che subdolamente ha condizionato anche me... questo mondo che di cose serie non vuol sentir parlare. E’ spettacolo... solo spettacolo di fattacci: madri ammazzano i figli… figli ammazzano i genitori… fidanzati le fidanzate… malfattori al comando... e io mi suicido con un gran bel Buuum!, al gas... distruggo il condominio e me ne vado anche in compagnia. Tutto normale... famiglie normali…ragazzi normali…madri normali… e via con la soap opera dal vivo e, seduti in poltrona, nella attesa della partita: si commenta, si parteggia… vorremmo dirci qualcosa… non fermarci al raccapriccio… non facciamo in tempo, c’è la pubblicità! E via… è arrivato il momento di discutere di arbitri cornuti… adesso… tempo per recuperare?… qualcuno ci pensa? Ma se ne parlerà a lungo di ‘sti omicidi, sarà spettacolo che farà audience la morte violenta, a “Porta a porta” e compagnia bella ché c’è anche l’intrigo del giallo… Il macabro con intreccio: irresistibile!… Ma anche lo spettacolo del massacro stradale è mica male!… E mica l’incidente senza morti, che non vale la pena fermarsi… Non ci si ferma nemmeno in mezzo al deserto per chiedere se c’è bisogno di qualcosa, un aiuto per cambiare un pneumatico. Le immagini shock sono proibite, via le foto della anoressica! Mai far vedere i corpi dei massacrati della strada su auto da meraviglia e da oltre duecento chilometri ora... Le entraglie, le cervella che fuoriescono da crani spaccati, come da vescica fessa: non bisogna mostrarle!... nemmeno descriverle. Cosa ci poteva essere di meglio in quanto ad efficacia da stress che la diretta dello schianto degli aerei sulle torri ed il crollo delle due torri? Non emozionarono nemmeno loro! Anche loro, le due torri che crollavano, venivano recepite come spettacolo nonostante sinceri sforzi per un più congruo atteggiamento. Si presentava irresistibilmente come un film con effetti speciali! Eppure si sapeva che era reale lo strazio di molte migliaia di esseri umani... in quel preciso istante perivano tra le fiamme… si lanciavano nel vuoto... E’ che se siamo saturi di spettacoli di massacri… in Afganistan, in Palestina, nei film... in televisione mentre sediamo a cena… e ancora. Sempre spettatori, sempre più confusi tra realtà e fiction… Bellissimi gli aerei in decollo, normale e verticale, da immense formidabili navi prodigi della tecnica…E i carri iracheni bruciati senza resti umani a bordo?…Ve li ricordate?… Ci raccontarono che erano stati abbandonati per tempo, prima dell’impatto del missile, ed invece gli esseri umani si erano semplicemente sciolti alle alte temperature…E le trincee ricoperte di sabbia… Ve le ricordate?… con tutti gli iracheni a soffocarci sotto, a migliaia, e tutto pulito e spianato senza visioni di morte. Confessate! L’avevate dimenticato!… Ma niente paura, non disperate… lo spettacolo continua… ce n’è sempre e la forza dello spettacolo mai visto mitiga, con la grandiosità dell’immagine, l’emozione. Nel momento in cui l’aereo si infilava nella torre come un coltello in un pane di burro, era l’immagine a tenere prepotentemente il campo... era secondario che vi stessero morendo atrocemente migliaia di esseri umani… Ho assistito in diretta, e c’erano anche altre persone. Eravamo tutti preoccupatissimi (ci mancherebbe altro!), ci rendevamo conto della gravità di quanto accadeva…eppure... “Corri, accendi la tele, non perderti lo spettacolo!”… Si parla con leggerezza di guerre e si ammirano gli strumenti di morte e con troppa indifferenza si assiste allo “spettacolo” della morte per fame e si riceve notizia della compra-vendita di organi... e poi i corpi degli annegati nel Mediterraneo in fila su una spiaggia coperti da un telo, e il carabiniere tranquillo di guardia ai corpi che fuma una sigaretta. Dovremmo vomitare di emozione se non di sdegno... Io non riesco a vomitare!... abbiamo ormai cervelli da cog***ni, e il pensiero è impedito, non riesce a fare un giro neanche nelle più crudeli condizioni...non riusciamo a raggiungere la temperatura sufficiente acché il burro si possa sciogliere.
  14. Gironzolo solitario ruttando e petando, intontito come se stessi combattendo con una laboriosa digestione, e ho proprio l’aspetto di chi va in giro senza un perché: non il cane al guinzaglio, non il sacchetto della spesa, non un passo affrettato per un appuntamento... Nei pressi di un supermercato procedo lento zigzagando fra carrelli strapieni spinti da massaie sformate, ex veline tristi che vieppiù mi immalinconiscono. E una volta c’era un anziano che frugava nei cassonetti della spazzatura del supermarket: un giovanotto si è fermato e gli ha detto, al poveraccio, di fare attenzione a non sporgersi troppo che ci poteva cascare dentro al cassonetto e poteva poi non essere più distinguibile dalla monnezza dal momento che era già lui monnezza da discarica... e ha riso soddisfatto della battuta, il giovanotto. Il poveraccio non ha risposto nulla: quando si è poveri c’è sempre di mezzo tanta stanchezza e troppa fretta. Ma io l’ho guardato lo stesso con severità negli occhi... vergogna!... Ribellati! Ed era vergogna anche per me fermo sul suo sguardo perduto nel buco del c**o della terra, con la sua storia stupida che non poteva essere presa in considerazione... Una storia che poi, comunque, mi avrebbe inevitabilmente perseguitato... mi avrebbe infilato in un incubo... mentre la gente ride. Effettivamente era uno spettacolo proprio triste... anche come esempio. Uno spettacolo di quelli che tolgono la speranza!... e tutti dicono che ce n’è bisogno di speranza, dicono che bisogna solo fermarsi a guardare gli esempi di coraggio, carattere... e di gioia! soprattutto. Disgraziati! Di sera poi, a volte, e piuttosto che attaccarmi allo schermo dei begli esempi gioiosi, mi avventuro per vicoli e strade e ne incontro a bizzeffe di esempi edificanti: per esempio tutte queste auto che filano sui viali a tutta velocità, decappottate nelle sere fredde per esibire i megastereo assordanti e le chiome bionde di donne in pellicce di visone. Ma nelle strade vicine trovo poi la malvagità di un mondo inferiore: in gruppo una strana accozzaglia di individui intorno a un baracchino della caritas... avvolti nella penombra che sembrano quasi fondersi nel vapore della notte. E poi volti bianchi che ballonzolano nell’oscurità, come diretti verso un cimitero per presenziare a un funerale. E ubriachi drogati, e altri che borbottano fra sé, e uno che russa su una panchina scoreggiando, la faccia lurida a squame, come quella di un serpente… e altri che pisciano in un cantone... e anche mi passa accanto gente dalla quale non riesco a distinguermi con chiarezza... E’ scoraggiante! Si riuniscono di notte questi disgraziati... perché?... E' giusto perché la storia la si fa di notte, quando gli impiegati dormono a ricaricarsi per la loro di storia insulsa che li aspetta al mattino... la storia monotona alla quale non si oppongono e marciscono con lei. Questi altri, invece, si riuniscono di notte per sfidare con la loro presenza... sono sovversivi contestatori dello stile di vita dell’Occidente... comunisti capaci di odiare e sabotatori della gioia di vivere. Sono lì per porre bastoni fra le ruote con la pretesa di dimostrare che il sistema ha fallito. Si teorizza che bisognerebbe eliminarli in qualche modo... rinchiuderli... se questa soluzione non costasse troppo... Insomma una soluzione finale... ci vorrebbe! E a me viene il dubbio: che forse è qui la storia vera di questa nostra epoca: tra questa gente innocente minacciata nel corpo e nella ragione nonostante la loro innocenza. (continua)
  15. Vorrei scrivere una storia e non ci riesco... in altri tempi ci riuscivo, ora non più. Non sono più capace di inventare una storia... Perché?... perché ogni storia è storia di principi e valori, e principi e valori si sono rifugiati in posti sconosciuti e anche solo parlarne annoia. E se le storie si scrivono perché siano lette, a che vale se poi non sono comprese o, peggio, annoiano?... a che vale raccontare? Questi sono tempi che non sappiamo più bene quel che facciamo né perché dal momento che la vita se l’ è accaparrata il danaro... Non c’è campo dove potersi muovere alternativamente... sono i tempi del successo di individui primordiali dalle espressioni volgari e violente, dalle facce cattive e che i soldi rendono accettabili, anzi ossequiabili e da prendere a modello: “a chi non ha niente è proibito non amare la merda”. Della vita si sente parlare sempre peggio e ci si riduce a balbettarne frammenti con pretesa di poterli mettere in ordine per una storia con un senso che non sia il danaro. Ma non ci sono rifugi da questo mondo sciatto e volgare di venditori con analfabetissime donne sazie di cibo sdraiate nelle loro auto ammiraglie tedesche. Eppure ci sono stati tempi in cui si poteva orgogliosamente mettersi fuori dal branco. Poi si è persa la strada di tutte le trame e non è rimasta altra via che lasciarsi andare al disordine senza senso, del “non voler dire, non sapere quel che si vuol dire, non poter dire quello che si crede di voler dire, e sempre dire o quasi”. Perciò Lasciamo fluire la penna e che l’inchiostro spanda così come viene... a macchie!, ché anche la macchie, a guardarle con attenzione, possono organizzarsi in figure, come quelle di Rorschach, che per quanto ambigue ognuno poi legge e interpreta come gli pare. Sì!, non resta che imbrattare un foglio con ogni immagine che si affacci, ogni parola che si capti: saranno enigmi che la mente cercherà comunque di risolvere... si spera. Ah, però! poter incontrare ancora un vecchio cantastorie... me lo berrei avidamente! Ma i miei incontri sono di senza memoria, e siamo tutti inariditi al punto giusto. Da un tavolino di bar guardiano le ragazze giovani e subitamente partono gli apprezzamenti di rito per lo più volgari... poi si parla di pranzi, viaggi così... qualche volta si parla di calcio, auto mobili... A me queste veline truccate e sculettanti che si espongono in vetrina per adescare non interessano! E’ pur vero che a loro la natura ha affidato il compito di perpetuare la specie e debbono captare il maschio per la sopravvivenza di questa specie che sarebbe un affare per il Pianeta se si estinguesse. E lo dichiaro senza timori, sia per la specie che per le donne belle giovani eleganti... Solari! come usa dire... Non mi interessano! Là per là suscito scandalo. Poi prendono in considerazione che potrei essere omosessuale... e magari, infine, mi considerano solo strambo cosicché, più adeguatamente, divengo bersaglio di sorrisi per un matto degno di divertita commiserazione. La follia come eventuale possibile valore non viene lontanamente presa in considerazione, eppure oggi è soltanto nella follia che può risiedere l’essere autentico. Per quanto mi riguarda, essere ritenuto e riconosciuto come matto mi inorgoglisce... e da matto ritengo che questo mondo non vale la pena abitarlo: è cattivo e anche non c’è possibilità di migliorarlo. Cosicché vorrei assumermi il compito di stuzzicare gli uomini, e, se possibile, di tormentarli fino a farli impazzire... ma sono di gomma... teleidioti!, programmati a prova di bomba, e rinuncio al proposito e penso che non resta che ridere... E’ necessario ridere... e dunque mettiamoci a ridere.
  16. ectobius

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    Da allora comunque prese ad agire nella casa il sistema di forze che si suole chiamare destino. Il destino! sarà lottare contro la morte. La morte! che aveva fatto il suo ingresso anche nella casa e si era portate la carezza, la stretta della mano nella mano, il conforto del tiraturo, lungo e poco profondo, del mobile a consola che conteneva le meraviglie del mondo: rondelle; bottoni; un temperino con cavatappi e forbici; una collezione di santini; fotografie ed uno stereoscopio; modellini; un accendino ricavato da un bossolo di mitraglia... un carillon: “... un bacio fremente e poi nulla più!... Stella d’argento del Mexico ohé!...”. Che fine ha fatto quel cassetto? Un vuoto muto senza un pensiero buono... non più una carezza, no!... KOCÌ La donnina! Si è girata a guardare... riconoscente e sorridente ha baciato le mani a quelli che hanno salvato “la vita” al suo figlio. Vita! “Vita”... parola elastica!, dacché si può chiamare vita una spettrale sopravvivenza vegetale. Lei! Spinge la “vita” sbavante e piagnucolosa del passerotto che non potrà mai più volare! Riconoscente e sorridente, lascia una scia fosforescente... bava viluppo labirinto di dolore. Sorridente non vede... non deve vedere! E va ripetendo: “E’ vivo!... Non vedete?... Ritornerà come prima!”... Volerà! Dalle lamiere contorte di una motocicletta. Un corpo insanguinato contornato di gesso sull’asfalto E mucche nel prato sdraiate che masticano, rimasticano, inghiottono... rimasticano! E le mucche in piedi fanno vibrare i campanacci con lenti movimenti del collo... Ma che importanza ha tutto questo?... bah, non so! I piedi senza scarpe! Per prima perdono le scarpe… sempre! Anche una mano ha perso Le scarpe una qui, e una là. Il viso gonfio tutto da una parte... così! Un occhio tappato da una palpebra gigantesca... blu... Gorgoglia un respiro affannoso Una gelatina di cervella lenta fuoriesce come da vescica fessa Il suo cranio!… ‘na vescica fessa! E arriva dall’alto la medicina dei miracoli: “Sfracellatevi pure... vi riaggiustiamo!” A bastonate allontanano le mucche Muggiscono incazzate... E c’hanno ragione! Assatanati!... in tute arancione si lanciano i sacerdoti. Uno spettatore è rotolato giù nel prato a spintoni su una ***** di vacca: “Che maniere!”. Gli sono addosso!… uno spruzzo rosso!… un tubo... un pallone... Ciuff…Ciuff… Solleva le braccia il sacerdote a pugni stretti... esultante, esaltato... ’sto cazzone ha vinto! Ha vinto la morte? Ha dato la vita? ‘Sto cazzone! Il cielo splende, le mucche masticano I pascoli fioriti. Stinge la sagoma di gesso sull’asfalto. Medicina dei miracoli In carrozzella tutto rotativo Il coccio! Grugnisce sbava Gli manca una mano. Quante volte bisognerà chiedere perdono!
  17. ectobius

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    Avere un commento ai miei modesti sforzi letterari è un gran piacere: altro che offesa al senso artistico. Due commenti molto diversi. A KARONTE82 sembra io sia riuscito a smuovere un sentimento impreciso... doloroso e tenero, ed egli non si chiede altro: vive il racconto e lo reinterpreta seguendo la sua sensibilità... per me è un successo; LYSANDER è più problematico: non si accontenta del sentire immediato e cerca un significato. L’approccio di LYSANDER è più che legittimo ma il mio significato (ammesso che io abbia scritto avendo in mente un significato) è insignificante (scusate il pasticcio)... solo personale e giustamente potrebbe non essere condiviso. Io, per quanto mi riguarda, mi fermerei al piacere della lettura e agli eventuali personali ripensamenti. Vi ringrazio molto KARONTE e LYSANDER.
  18. ectobius

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    E' il caso, per completezza, che concluda: Non chiedetegli il come e perché si trovi in quella casa... né quando e come ci sia arrivato. Non lo sa! Questo solo sa: che è lì da sempre. Dall’inizio. Quando la casa era ancora in costruzione, rudere che continuava a crescere gemendo cigolando. Si accresceva di stanze e corridoi in forma di balbuziente labirinto dei rapporti non tutti favorevoli, che richiedevano fatica per un meditato giusto collocamento. Oltretutto dell’inizio si portava dietro la vaga sensazione che il momento dell’arrivo fosse stato doloroso... chissà perché... bah!... Ed era altresì certo di non provare grande entusiasmo a trovarsi lì: non aveva desiderato questo viaggio (chiamiamolo pure così!)... Non lo aveva richiesto. Ma... giacché c’era, abbastanza presto si propose di restarci con dignità, con l’impegno di dare forma a questa che sarebbe stata la sua casa per sempre... Sempre? Sì, e non sapeva cosa significasse “sempre”. Ce ne volle... per orientarsi nel labirinto. Curiosità soprattutto e fantasia lo sostenevano e grazie ad esse faceva scoperte, collegava frammenti di conoscenza... Inventava giochi, stabiliva regole... collezionava, ordinava, giudicava... componeva un puzzle via via più complesso. Difficoltà ed errori non mancavano, ma si arricchiva... non sempre felicemente, c’è pur da dire, ché non tutto in quella casa, per il momento unico suo mondo, gli andava incontro con favore. Infine, raggiunta la statura sufficiente, poté affacciarsi alla grande finestra e spingere lo sguardo lontano, oltre i confini del suo mondo ristretto... oltre il sé. Spazi affatto nuovi e non protetti, ma erano giornate luminose, quelle, di una primavera che sembrava non dovesse mai finire, una serena gradevolezza ricca di stimoli... Era molto ben disposto. Lasciava errare lo sguardo sempre più sulle lontananze, molto oltre i germogli e il brillante tenero fogliame dell’unico giovane albero che aveva iniziato a crescere con lui. Scoppiettante energia di linfa, fremente di foglie lucenti sfidate dal vento. Abbracciava sempre più ampi orizzonti... e nelle notti si perdeva al misterioso spettacolo del cielo profondo palpitante di stelle. Sognava dolci favole. Ma fu primo abbaglio! Breve frettoloso estatico. Presto il mondo doveva mostrarsi per quel che era: cupo livido violento... da sentirlo alfine estraneo cosicché era differente... per natura!... Per natura differente. E furono due scoppi... Paam! Paaam!... a sconvolgere il fittizio fanciullesco equilibrio, a disordinare l’insospettata fragilità delle regole, delle leggi e i sensi del puzzle. Un avvenimento in genere banale Un giorno d’estate Una cascata di piume... lenta Una tenue trasparenza di fumo Quattro ali frullanti frenetiche a mezz’aria A prendere a segno il cielo... In affanno. E ancora... Paam! Paaam! A completamento Due passerotti scampati all’eccidio Spinti come non mai così in alto Definitivamente nel cielo degli uccelli. Nessuno più becchettava nel maggese... vi ristavano inerti miseri inconsistenti resti, e cani, fedeli sicari eccitati dal sangue, li azzannavano, indugiavano appena sui resti immoti... annusavano azzannavano e non si degnavano di raccogliere quella miseria di piume... Riprendevano a far la spola correndo e abbaiando al cacciatore soddisfatto di sadiche voglie che aveva preso un fucile per noia e si era incamminato a sparare contro ogni cosa si muovesse. Non era uomo minaccioso... era uomo “normale”. Armonicamente inserito nella banale vita campestre: un calcio a un cane... una frustata al cavallo... tutte le cose banali... fino a quel momento... Le scene banali che ora andavano acquisendo nuovo significato. Lo sguardo perdeva l’innocenza. E ancora vide... Sconvolgente! Strattonavano un grosso cane al guinzaglio. Il cane guaiva, piangeva opponeva resistenza La coda stretta fra le gambe. Presso l’albero hanno sostituito il guinzaglio con un cappio, hanno lanciato la corda su un ramo alto, hanno appeso il cane che si agita e non guaisce più. Fermi, silenziosi, a godersi il delitto gratuito. Il cane! il lento silenzioso strazio di una tortura da strangolamento piuttosto che impiccagione. Il cane infine non dà più segni di vita Tirato giù e trascinato via nella polvere. E la morte! Convitata di pietra Si presentava! Il viso atroce e raccapricciante. Il viso! E l’albero intristito trema alle lacrime Gocce d’acqua che si frantumano tra rami spogli. Scorre ancora linfa nei rami, ma le foglie si sono fatte opache... raccolgono caligine e non riescono più a liberarsene. Non cantano più al vento. Avrebbe dovuto gridare, piangere. Sì, dovuto! Ma era rimasto attonito e fermo. Non capiva!, non gridava non piangeva. E i giochi andavano complicandosi, le regole sconvolte, non sapeva più dove piazzare i pezzi Su quale scacchiera? Il piccolo uccello ferito nel palmo della piccola mano, l’inutile ala spezzata, sanguinante. Salvato dai cani. Nel palmo della mano solo tremore e miseria. Un minuscolo cuore che batte a mille Prossimo ad esplodere. Niente e tutto Inizio e fine La fine prima dell’inizio. Si rifugiò nel sogno, e questo sogno così lo raccontava: “... è guarito!... Guarito!... E’ volato via nel cielo profondo”. Qualcuno la raccolse la fola e si inventò per lui un futuro... una leggenda. “Farà il medico... ce l’ha nel sangue!”, si disse. Tutto falso! Per l’uccellino e per il medico. L’uccellino era morto nel tormento di inesperte cure, peggiori del colpo di grazia di un canino. La grazia, appunto!... Non concessa! In una scatoletta di pastiglie “VALDA”, avvolto in carta stagnola, era sepolto nel giardino.
  19. ectobius

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    Be', a 'sto punto qualcuno mi dica qualcosa, sennò la piantiamo lì e che non se ne parli più.
  20. ectobius

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    Come era andata? Ve la posso raccontare io... potreste raccontarla anche voi, tanto il botto è sempre lo stesso e le lamiere contorte. Allora ve la racconto. Questo botto è successo di giorno, in una bella giornata luminosa di primavera inoltrata su una strada stretta con traffico minimo, una strada tutta un’ondulazione e curve dolci, e campi coltivati e prati e fiori. Be’, molto meglio che in un sabato sera. Andiamo avanti! Si sono scontrati, inspiegabilmente, una moto e un TIR! Ed eccole le lamiere contorte... tutte uguali, irriconoscibili quelle che furono una moto. Si sono fermati i soliti curiosi e ristanno fuori dalle auto ad una certa distanza da un corpo steso sull’asfalto… Curiosi che guardano. Due poliziotti fanno misurazioni con un metro e segnano l’asfalto col gesso mentre parlano con voce nasale in apparecchi gracchianti. Le mucche! Nel prato, tranquille, che masticano... alcune sdraiate masticano, inghiottono, rimasticano... quelle in piedi, pigre nel movimento del collo, fanno vibrare i campanacci. Abbellisco niente!... Certamente molto meglio che una notte fredda e nebbiosa di inverno... Che importanza ha?... bah, non so! E c’è quelli della televisione che insistono nelle riprese sui rottami, anche se sono tutti uguali i rottami. Ma loro insistono e rivolgono di quando in quando gli obbiettivi al prato... primi piani per le mucche! “Attenzione!”, urla attraverso un megafono uno, probabilmente il capo della troupe... borioso. Poi senza megafono al camaraman: “Riprendi mica il corpo!… Solo i piedi inquadra!... Niente sangue nei miei servizi... Saremo in prima serata... il TG delle venti!”. I piedi senza scarpe!… Per prima perdono le scarpe… sempre! Ma anche una mano lui ha perso, però. E non si sa dove sia andata a finire… le scarpe invece sono una qui, e una là! Il viso gonfio tutto da una parte, così!…Un occhio tappato da una palpebra gigantesca blu…Cinque denti con tutto l’alveolo staccato Mascellare superiore dalla bocca…Gorgoglia sangue su un respiro affannoso. E una gelatina di cervella viene fuori lenta come da una vescica fessa…Il suo cranio… ‘na vescica fessa! Si cerca la mano!…“Cercate la mano!”…C’è un tizio che si dedica solo a questo disperatamente! E ancora non l’ha rintracciata, la mano… La si potrà rimettere al suo posto... i progressi della medicina!... e i medici coraggiosi!... La medicina dei miracoli! Lì in fondo strombazzano che vorrebbero passare Uno dice di avere molta fretta!… un appuntamento… Ed ha anche bestemmiato! Arriva l’elicottero!... a bastonate allontanano le mucche dal prato che muggiscono incazzate... E c’hanno ragione! Dall’elicottero scendono assatanati in tute arancione... Si lanciano!... Qualche spettatore è rotolato giù nel prato a spintoni su una me**da di vacca! “Che maniere!”. Gli sono addosso ora, al ragazzo!… Massaggio cardiaco Spruzzi di bave sangue e cervella. “Un tubo!... Un tubooo!”… e Zac! che glie lo infila in gola…così, di brutto! Uno spruzzo rosso!… Aspiratore a pedali!… poi un pallone respiratorio!... Ciuff…Ciuff… E solleva le braccia a pugni stretti, esultante, esaltato... ‘sto cazzone! Ha vinto! E si leva anche un applauso…Lo lanciano sulla barella e via!... Presto!!!… Riparte l’elicottero! Strombazzano… sorpassano… Siamo liberi!! Evviva! E frammenti di urla!! Il cielo ancora splende, le mucche masticano nei pascoli fioriti. Stinge la sagoma di gesso sull’asfalto. Sei mesi ci sono voluti per rimetterlo insieme alla benemmeglio e consegnarlo alla donnina, il coccio. Tutto rotativo sulla carrozzella che grugnisce e sbava senza una mano.
  21. ectobius

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    Il piccolo uccello ferito nel palmo della piccola mano muoveva inutilmente l’ala spezzata sanguinante... salvato dai cani. Nel palmo della mano era solo tremore e miseria, era un minuscolo cuore che batteva a mille... prossimo ad esplodere. Niente e tutto Inizio e fine. Il ragazzo si rifugiò nel sogno, e questo sogno così lo raccontava: “l’uccellino è guarito ed ha spiccato il volo... libero ha fatto breve sosta tra il verde fogliame dell’albero, ha guardato verso il suo salvatore cinguettando, ha ripreso il volo nel profondo cielo.”. Qualcuno la raccolse la fola e si inventò per lui un futuro... una leggenda. “Farà il medico. Ce l’ha nel sangue”, si disse. Tutto falso! Per l’uccellino e per il medico. L’uccellino era morto nel tormento di inesperte cure... peggiori del colpo di grazia di un canino. La grazia, appunto! E la donnina si gira a guardare, riconoscente e sorridente. Spinge la sbavante carrozzina piagnucolosa col passerotto che non potrà mai più volare! Riconoscente e sorridente, lascia una scia fosforescente Bava Viluppo Labirinto di dolore. Sorridente non vede... non vuole vedere!
  22. ectobius

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    Imperterrito continuo °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° In gruppo... saranno stati cinque o sei... ed erano uomini adulti. Strattonavano un grosso cane al guinzaglio. Il cane guaiva, piangeva, opponeva resistenza, la coda stretta fra le gambe. Uno, ancora, che vestiva pulito e dignitoso, gli altri avevano l’aria di contadini con la coppola. Presso l’albero avevano sostituito il guinzaglio con un cappio, avevano lanciato la corda su un ramo dell’albero e avevano appeso il cane che si agitava e non guaiva più. Quindi ristettero fermi, silenziosi, a godersi il delitto gratuito. Il cane infine non dette più segni di vita... fu tirato giù e trascinato via nella polvere, e sulla scena fece la sua comparsa... eccola!, la convitata di pietra... la morte! Il viso più atroce. E l’albero intristito. Vi scorreva ancora linfa nei suoi rami, ma le foglie si erano fatte opache... raccoglievano caligine e non riuscivano più a liberarsene... Non cantavano più al vento. Avrebbe dovuto gridare, piangere, sì! Ma era rimasto attonito e fermo. Eppure capiva... e non gridava... non piangeva. I suoi giochi si complicavano, le regole ne erano sconvolte e non sapeva più dove piazzare i pezzi. Su quale scacchiera?
  23. ectobius

    Senza titolo.

    Grazie Samirah. Grazie Mago Jin. Io vado avanti, ma non assicuro che riuscirò ad arrivare al gran finale. °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° Paam! Paaam!... furono due scoppi un giorno d’estate che sconvolsero il puzzle. E una cascata di piume, lenta... una tenue trasparenza di fumo, quattro ali frullanti frenetiche a mezz’aria che prendevano a segno il cielo... in affanno. Paam! Paaam!... ancora. E due passerotti scampati furono spinti come non mai così in alto, e definitivamente nel cielo degli uccelli. Nessuno più becchettava nel maggese... vi ristavano inerti miseri inconsistenti resti, e cani, i fedeli sicari eccitati dal sangue, azzannavano ciò che si muoveva. Indugiavano appena sui resti immoti... annusavano azzannavano... non si degnavano di raccogliere quella miseria di piume. Riprendevano a far la spola correndo e abbaiando al cacciatore soddisfatto... L’uomo che per vincere la sua noia aveva preso un fucile e si era incamminato a sparare contro ogni cosa si muovesse. E non era un bifolco, il cacciatore. Comunque armonicamente inserito nella banale vita campestre: un calcio a un cane... una frustata al cavallo... Cose dal ragazzo giudicate banali, fino a quel momento. Le scene banali che ora andavano acquisendo un nuovo significato. Il suo sguardo andava perdendo l’innocenza.
  24. ectobius

    Senza titolo.

    Un racconto che ho iniziato a scrivere. E' ancora senza titolo poiché, nonostante abbia in mente uno schema, non so infine dove andrò a parare. Propongo l'incipit e spero che qualcuno mi incoraggi. °°°°°°°°°°°°°°°°°°°° Non chiedetegli il come e perché si trovi in quella casa... né quando e come ci sia arrivato. Non lo sa! Questo solo sa: che è lì da sempre. Dall’inizio. Quando la casa era appena costruita, ancora grezza con stanze ampie e vuote, e tutto da riempire... rifinire. Ma si portava dietro la vaga sensazione che il momento del suo arrivo fosse stato doloroso... chissà perché... bah! Comunque è certo che non vi era arrivato carico di entusiasmo... non aveva desiderato questo viaggio (chiamiamolo pure così!)... non lo aveva richiesto. Ma... giacché c’era arrivato, ora gli conveniva impegnarsi per dare una forma dignitosa a questa che sarebbe stata la sua casa per... sempre... e non sapeva cosa significasse “sempre”. Come ebbro si aggirava per le stanze capienti e acquisiva di giorno in giorno una quantità di frammenti di vita che collezionava, ordinava... componeva in puzzle. Inventava giochi, stabiliva regole e il puzzle si completava... finché... Finché, raggiunta la statura sufficiente, poté affacciarsi alla grande finestra e spingere lo sguardo sul mondo più vasto. Erano giornate luminose, quelle, di una primavera che sembrava non dovesse mai finire e il mondo esterno gli apparve sereno, ricco di stimoli e colori. Spingeva sempre più lontano lo sguardo. Oltre i germogli e il brillante tenero fogliame di un unico giovane albero scoppiettante energia di linfa... Abbracciava ampi orizzonti... e nelle notti si perdeva al misterioso spettacolo del cielo profondo palpitante di stelle.
  25. ectobius

    Racconto Fantasy

    Non è il mio genere, ma fila che è una meraviglia. Ciao, ectobius
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