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Serghuio

Circolo degli Antichi
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  1. quali sono, nell'ordine i vostri tre gruppi-cantanti, preferiti?
  2. se si fa i giocatori, tempo permettendo non ci sono grandi problemi, ma a fare i master è deleterio per tutti. quindi è sempre meglio non allargarsi troppo. detto ciò benvenuto.
  3. Serghuio

    Power Play

    io per PP intendo la mentalità di un giocatore: pretendere di ritirare ogni tiro, caretteristiche altissime, cercare la migliore combinazione di classe, razza etc.... più che ricerca di potere nel gioco (discorso PX-tesori escluso), abbastanza logica per un avventuriero fantasy.
  4. i romanzi della fondazione sono 14, ma non si conosce bne il loro ordine cronologico.
  5. Serghuio

    Eberron

    dpvrebbe essere un MMORPG abbastanza rivoluzionario, poi quando mi passa l'ematoma al braccio, cerco qualche altra informazione.
  6. Serghuio

    La mia gallery

    complimenti mike, sempre meglio.
  7. Serghuio

    Guns N' Roses

    alquanto anacronistici no?
  8. Serghuio

    Guns N' Roses

    perchè di che parlerebbero i testi?
  9. modificato il mio, spero vada meglio. grazie wolf di avermelo fatto notar.
  10. Serghuio

    Eberron

    il mio orientaleggiante si riferiva ad uno screenshot del gioco che ritraeva un nano con tanto di elmo cinese o simile
  11. Serghuio

    Guns N' Roses

    cosa intendi con il disco fasntasma? Comunque per quel poco che ho sentito mi piacciono, penso mi comprerò un loro disco.
  12. forte. lo provo di sicuro.
  13. Serghuio

    Guns N' Roses

    Che ne dite dei Guns'n'Roses?
  14. vacca boia, i primi de LNS sono fenomenali, e riconosco la contorta bellezza degli altri due.
  15. Serghuio

    La nostra storia...

    In breve le creature oscure gli furono addosso. Lo stocco danzava nell’aria, preciso e veloce, deflettendo tutti i colpi avversari. La lama cantava, felice di poter incontrarsi con altro acciaio dopo tanto tempo di inattività. Lo spadaccino non si arrischiava in attacchi, preferendo una tattica difensiva, destinata però, nella quasi totalità dei casi, alla sconfitta. Sentiva come il duello gli facesse da combustibile, dato come si sentiva rigenerato, spinto all’azione. Aveva dimenticato la sensazione di potere e forza che si conquista durante un duello, aveva scordato il cocciare delle lame, l’energia che si sprigionava. Si accorse tuttavia, di come gli fosse difficile organizzare una strategia, un gioco di colpi, combatteva di riflesso, d’istinto. Ed era ancora bene che non sentiva la stanchezza. Ricordava ancora di quando, molti anni prima aveva disputato un incontro durato per più di dieci ore, allora non sentiva il peso, era come un semidio, potente ed infallibile. D’un tratto i passi che aveva sentito si fecero più vicini, riportandolo al difficile presente. Accanto a lui scorse un nano corpulento, armato d’ascia. Pareva determinato a mordere la carne degli orchetti con la sua arma, che si abbatteva con forza sulle loro deboli protezioni. Lì per lì non si fece domande, ogni aiuto era ben accetto, tuttavia non potè non chiedersi cosa ci facesse su un’isola come quella un nano, apparentemente solitario. Per quanto stupidi e poco addestrati gli orchetti li stavano accerchiando, stringendoli in una morsa mortale. Istintivamente i due andarono a coprirsi le spalle, dandosi vicendevolmente sicurezza e protezione. Qualcosa gli sfrecciò accanto,intuì che stesse parlando con il nano, prima di ripartire, verso il bordo della foresta, per ricomparire poi pochi istanti dopo. Sembrava un’elfa, benché la sua pelle fosse nera come l’ebano del suo fodero. Capelli bianchissimi incorniciavano un volto furente e determinato, nonché bellissimo. In pochi attimi sbaragliò gli orchetti, menando fendenti forti e precisi sulle loro pellacce sudice. Sembrava traesse un perverso piacere dalle uccisioni, un piacere che la induceva alla ricerca dello scontro, della sfida. Non molto dissimile da lui sotto questo aspetto. Aveva sempre avuto una predilezione per le sfide, specie marziali, aveva partecipato a decine di tornei, risultando quasi sempre vincitore. Ora però sentiva il peso della lunga mancanza di azione. Sperava con tutto il cuore di poter rimediare, di poter ritrovare l’abilità di un tempo, guadagnata nel corso di oltre cinquant’anni di vita da spadaccino, e lenita in sette anni, in una sporca prigione. Nel frattempo l’elfa era rimasta davanti all’ultimo orchetto. Non potè ben vedere quanto accadde, ma intuì che mentre si attaccavano vicendevolmente, la donna non era riuscita a schivare il colpo, ritrovandosi una lama nel fianco. L’orchetto era morto. Parte delle sue viscere giacevano al suolo, insanguinando la sabbia, ma fortunatamente la guerriera non sembrava conciata troppo male. Era comunque chiaro che la ferita era seria. Insieme al nano sollevarono il corpo del mostro, liberandola. Il nano si inginocchio, controllando la ferita, gli sembrava gli stessero parlando, ma non riusciva più a sentire, la vista gli si annebbiò, e, nuovamente esausto, in soli due giorni, stramazzò al suolo per la seconda volta. La scarica d’energia generata dall’incontro era svanita, rammentandogli la sua infelice condizione, i polsi avevano iniziato a sanguinare, macchiando di rosso le sporche bende, le gambe e le braccia gli formicolavano; ma ora non voleva pensarci, voleva solo riposare, rigenerarsi, rimandare a poi tutti pensieri e le domande che gli si affollavano in mente. La caduta gli parve infinta, non tentò neanche di fermarla, cadde con un tonfo sommesso sulla sabbia chiara, desiderando un riposo infinito. non mi convince molto, ma ritengo sia la cosa più palusibile.
  16. Serghuio

    Eberron

    Vedo che sono in molti a lodare questa ambientazione orientaleggiante, inoltre l'ultimo MMORPG Biowere sarà ambientato proprio qui. e si chiamera D&D online.
  17. allora, fresco di lettura di TUTTA LNS, Alathariel è dotata del potere di cura, mentre Aixela si può teletrasportare.
  18. Serghuio

    La nostra storia...

    La luce soffusa dell’alba filtrava dalle fronde degli alberi, proiettando sul fitto sottobosco un chiarore delicato. Quella luce destò lo spadaccino, sporco e dolorante nelle sue vesti stracciate, ma pur sempre grato agli dei per la sua salvezza. Non sapeva esattamente dove fosse, né quanto avesse dormito, intuiva tuttavia la necessità di spostarsi, sicuro che gli orchetti, per quanto impegnati nelle loro faccende, l’avrebbero cercato, e così conciato non sarebbe sopravvissuto di certo. Fece per alzarsi, puntellandosi a terra, quando si ricordò dei “bracciali” che gli precludevano l’uso completo delle braccia. Ecco un altro problema da risolvere, come se non bastasse il dover scappare da bestie assassine come gli orchetti, malconcio, dopo anni di prigionia. Rotolandosi su un fianco riuscì comunque a mettersi in piedi, per darsi un’occhiata intorno. I deboli suoni del bosco allietavano le sue orecchie, mentre la luce illuminava gli arbusti e gli alti alberi intorno a lui. Poco lontano cresceva un arbusto di bacche, more probabilmente. Lo stomaco venne messo a tacere, con evidente sollievo dell’uomo. Si sarebbe ora dovuto dedicare alle manette. Sedutosi su una roccia che sorgeva lì accanto, si mise ad esaminare il congegno. Nulla di complicato, manette in ferro, arrugginite e rovinate dall’incuria e dal tempo. Respirò quindi profondamente e tentò di far forza sull’oggetto, senza altro risultato che un diffuso indolenzimento dei muscoli. Si accorse allora di come il suo corpo fosse debole e stemprato, in confronto a quello che era stato. Un tempo era una leggenda nella sua città, capace di sconfiggere in duello 10 uomini contemporaneamente, con lo stocco come solo alleato. Ora invece riusciva a malapena a tenerlo in mano. Si chiese anche cosa sperasse di fare. Incatenato, solo, su un isola sperduta, senza possibilità di difendersi e ricercato. Un improvviso furore gli salì dal cuore, il viso si tinse di rosso, sotto la barba ed i lunghi capelli, mentre la catena si tendeva. La rabbia per la sua condizione, la forza della disperazione lo stavano riempiendo. Uno scricchiolio…e le braccia si distesero. C’era riuscito! Spompato dallo sforzo, ma trionfante, si lasciò scivolare sull’erba ricoperta dalla rugiada mattutina. In pochi minuti si liberò anche dei bracciali, rivelando due polsi maciullati; la carne viva, coperta di sporcizia, iniziava a bruciargli, ora che la circolazione era stata riattivata completamente. Riusciva a sentire lì vicino lo scorrere di un ruscello, che, scoprì in breve, sgorgare da due rocce muschiose. Con sollievo si rinfresco le ferite e si lavò il volto. Ne approfittò per controllare appieno il suo stato fisico. Niente tagli o infezioni a parte i polsi, ora lucidi e color del fuoco. In compenso erano molti i colpi che aveva subito, e le privazioni avevano deperito il suo corpo. Doveva fasciarsi le ferite. Strappò un lembo dello sporco vestito, e, lavatolo al meglio che poteva, lo divise in due parti, con cui avvolgere i polsi. Stava compiendo la medicazione quando vide nell’acqua cristallina un volto sconosciuto. Capelli lunghi e sporchi scendevano arruffati ai lati della testa, una barba nelle stesse condizioni era cresciuta per almeno venti centimetri. Con sua stessa sorpresa si ritrovò a ridere all’idea di cosa era diventato. Un selvaggio, un orco lui stesso. Che differenza in confronto a quando portava il cranio ed il volto, rasati perfettamente, sempre profumato e fresco di bagno, agghindato con sontuosi giusta cuore. Preso lo stocco si mise a guardarlo, passando lentamente la mano lungo il fodero in ebano trattato, vera rarità, decorato con motivi floreali. Un’ondata di tristezza lo travolse. I tre serpenti della guardia lo scrutavano impassibili, con i loro occhi di smeraldo. Con estrema cura passò un angolo del proprio vestito stracciato, imbevuto d’acqua, lungo il fodero, e quindi sulla spada, per detergerne l’acciaio lucente, rimasto avvolto dalle ragnatele fino a poche ore prima. Non ebbe ancora molto tempo a disposizione per pensare e ricordare, ben presto accanto alla sua faccia, nel ruscello gorgogliante, ne vide un’altra, brutta e zannuta, incorniciata da un rozzo elmo metallico. Capì subito la situazione, con un rapido movimento si slanciò da un lato, dimentico della stanchezza, brandendo lo stocco, già sfoderato. Sulle prime pensò di avere qualche possibilità, ma visti altri quattro mostri comparire tra i cespugli, comprese la situazione. Nonostante il suo corpo avesse resistito allo scatto meglio del previsto, sapeva che in quest’occasione il suo stocco avrebbe fatto poco contro le asce degli orchetti. Notò che l’ultimo della fila era il carceriere zoppo, che brandiva minacciosamente un manganello dai chiodi arrugginiti. Sentiva il richiamo della sfida del duello, tuttavia la sua parte più saggia prevalse, inducendolo a tentare un diversivo. Si slanciò in avanti, fintando un affondo, ma, a metà della mossa, si blocco è scartò di lato, scavalcando con un balzo il ruscello. Da subito sentì gli orchetti che lo rincorrevano, urlando nella loro lingua gutturale. I rami più bassi gli sferzavano la faccia, si sentiva spaventato, insicuro, ma al tempo stesso il suo cuore pompava adrenalina nel sangue, rendendolo più reattivo ed attento. La sua destrezza e velocità avevano contributo a fargli distanziare per un buon tratto gli orchetti, più lenti ed impacciati nel sottobosco. Ma la stanchezza si faceva sentire, sapeva che gli orchetti non avevano affinità con la luce del giorno, d’altronde lui si sentiva ancora atrofizzato e debole. Dopo quelli che sembravano secoli, il bosco finì, degradando nella sabbia della spiaggia. Lì iniziarono i veri problemi, non riusciva a correre e gli capitava spesso di inciampare. La lama, che aveva rinfoderato durante la fuga senza apparente motivo, costituiva un impaccio notevole. Si accorse di aver perso il vantaggio guadagnato tra gli alberi ed in breve si ritrovò i dannati alle spalle. Era il momento dello scontro, non poteva più rinviare, con un gesto fluido sfoderò l’arma e si preparò all’inevitabile. Alle sue spalle aveva sentito un grido, ed il rumore di passi precipitosi nella sua direzione. Gli orchetti si avvicinavano sbraitando, con le asce sollevate sopra la testa, il suo stocco era pronto a prendere le loro vite, o almeno avrebbe tentato. O.T perfetto l'aggancio wolf, ditemi che ve ne pare fine O.T
  19. si, considera almeno su 16+20+7 quindi sui 43, abbastanza per un avventuriero, anche qualcosa di più. Per il resto non saprei, visto che i personggi fino ad ora usciti, pensavo ad un personaggio di supporto, comunque si vedrà...bello anche il tuo, mistico direi.
  20. Serghuio

    Power Play

    cosa ne pensatE?
  21. Serghuio

    La nostra storia...

    Libero, finalmente libero. La catena delle manette tintinnò sommessamente, urtando il pavimento in pietra. Che suono rinfrancante quello! Il suono della libertà! Non c’era tempo da perdere, rimaneva solo da aprire la fragile porta della cella, e sarebbe potuto svanire nelle ombre della buia prigione, non visto e non udito dagli stupidi orchetti suoi carcerieri. Era da mesi, ormai, che aspettava quell’occasione, erano passati sette anni da quando la sua nave aveva fatto naufragio e lui, privo di qualsiasi cosa tranne del suo amato stocco, si era ritrovato su quell’isola, dominata dagli orchetti. Era stato catturato da subito, la prima notte dopo la sventura. Tutt’oggi si chiedeva perché degli esseri tanto barbari ed ignobili l’avessero risparmiato dalla morte. Ma ora non doveva indugiare, prese la rincorsa, per quanto glielo concedesse la sua angusta cella, e si scaglio contro la porta in legno. Non aveva però calcolato la sua precaria condizione fisica, la porta assorbì l’urto, e lui si ritrovò dolorante sulla paglia sporca che costituiva il suo giaciglio. La spalla gli doleva fortemente, pulsando e scaldandosi progressivamente. No, non era stata una buona idea. Un tempo i suoi muscoli scattanti gli avrebbero permesso di abbattere porte ben più pesanti di quella, ma la prigionia e, soprattutto nell’ultimo periodo, la denutrizione, l’avevano fiaccato, indebolendogli il fisico e la mente. Si domandava preoccupato se sarebbe più riuscito a tenere in mano il suo stocco, sempre che fosse riuscito ad uscire da lì… Ancora indolenzito si alzò in piedi, scrutando tra i capelli lunghi e sporchi che gli erano cresciuti, la stanza in pietra. Vicino al lurido pagliericcio un buco costituiva la sua latrina, e poco più lontano giaceva la catena che lo aveva costretto per tanto tempo a non allontanarsi dal muro, agganciata per un’estremità estremità ad un grosso occhiello in metallo. La porta sconquassata, faceva filtrare da più venature e buchi la debole luce di una torcia del corridoio. Nei rari periodi in cui le celle erano affollate, alcuni orchetti stavano di guardia, ma ultimamente, con lui come unico occupante della prigione, solo uno di quegli esseri, zoppo per giunta, si occupava di portargli da mangiare e di stare a guardia. In quel momento neanche lo zoppo, che peraltro si era dimostrato più umano del previsto, secondo gli standard della sua gente, era presente nella guardiola. Lo aveva sentito allontanarsi in tutta fretta, gamba permettendo, al richiamo di un suo superiore pochi giorni prima. Da allora aveva intravisto la speranza di fuga, non sarebbe marcito in una lurida prigione, su un’isola, con orchetti come carcerieri! Animato da nuovo coraggio e furore, staccandosi dal muro opposto all’entrata, si scagliò nuovamente contro la porta. Tuttavia anche questa volta si trovo sbalzato sul pavimento, con la testa ad un palmo dalla latrina. Disperato chiuse gli occhi e reclinò la testa, desiderando ardentemente un letto ed un cuscino, come quelli su cui si era riposato per molte notti, nel castello del suo principe. Questi, della città libera di Xera, nell’estremo sud del continente, aveva conquistato il potere con la ricchezza e la fama derivate dalla redditizia attività di mercante. Lo aveva assoldato come guardia di palazzo, ma da subito,. notandone l’abilità straordinaria con la spada, l’aveva elevato a membro della scorta reale. Quale onore era stato per lui, vedersi elevato, in meno di un mese, dal fango delle strade della zona povera, alle sale lussuose e profumate del palazzo del principe. Aveva passato venti anni al suo servizio, prima che, per una congiura di palazzo fallita, lui, unico ancora dalla parte del principe si fosse trovato ricercato da chi aveva frainteso i suoi intenti… Un cigolio lo ridestò all’improvviso, cosa che gli provocò non poche fitte in tutta la schiena, ma non ebbe tempo per soffermarsi a lungo sul dolore, la porta si era aperta e la luce inondava l’interno della cella, abbagliandolo. Con ritrovata forza e volontà scatto in piedi, e, zoppicando leggermente, si mosse verso la porta. Sporse leggermente la testa oltre la soglia. La porta, apertasi di 180°, mostrava il corridoio sgombro. Da un lato alcuni gradini conducevano alla porta che dava nella fortezza, mentre dall’altra il corridoio terminava. Una seconda arcata, tuttavia si apriva sul lato opposto delle quattro celle, conducendo alla guardiola. Con circospezione, lo spadaccino si mosse verso l’entrata della saletta, e gettò un rapido sguardo. Vuoto. Ottimo; entrò e sempre con cautela si guardò intorno. La stanza era spoglia e solo un tavolo ed alcune sedie erano collocate al centro di essa. Due bottiglie piene a metà erano appoggiate sul rozzo mobile. Con gli occhi che gli brillavano l’uomo si avvicinò ad esse, e presane una, la svuotò con sollievo. La gola riarsa era ora piacevolmente rinfrescata. Fino a quel momento non si era ancora accorto di come fosse debilitato fisiologicamente, lo stomaco vuoto gli iniziava a dolere, ed il suo corpo desiderava ancora liquidi per reidratarsi. Afferrò quindi l’altra bottiglia, ma malauguratamente gli scivolò dalle mani ancora incatenate l’una all’altra, andando a frantumarsi al suolo. L’uomo si fece sfuggire un gemito di disappunto. Ma non si perse d’animo, continuando l’ispezione della stanza. Sul lato opposto a quello da cui era entrato si apriva un finestrella sbarrata, che dava direttamente…su un pendio. Un fiotto di sangue gli irrorò il corpo, dimentico della spossatezza, si diede a cercare un modo per allargare l’apertura. La prigione sorgeva sottoterra e prendeva aria da quella piccola finestra, scavata, come tutta la struttura, nella roccia. Il pendio non era molto scosceso ed avrebbe potuto scenderlo con relativa facilità. Da lì scorgeva un boschetto e, oltre quello il mare. Un ondata di nuovi ricordi gli riaffiorò alla mente: la fuga rocambolesca la notte successiva al tradimento, l’imbarco su una nave di contrabbandieri, ed infine, infine il naufragio, dopo solo una settimana di viaggio. Sembrava che tutte le svolte della sua vita avvenissero in lassi di tempo molto ridotti, pensò, ed un sorriso si aprì sul suo volto sporco e tirato. In breve riuscì a smuovere alcune pietre da sotto la griglia in metallo della finestra, arrivando ad aprire un passaggio sufficientemente ampio da farci passare il suo magro corpo, dimagrito ulteriormente dalla prigionia. Passando, un lembo del vestito, un tempo ricco e fastoso, si stracciò ulteriormente impigliandosi in una delle sbarre di ferro arrugginito. Improvvisamente si rese conto di essersi dimenticato della sua inseparabile arma. Facendo attenzione alle sbarre, ritornò nella guardiola e, guardatosi nuovamente intorno, aprì un armadio, in un angolo, che prima, preso dalla foga, non aveva notato. Lì trovò un mantello logoro, e, in un fodero di legno…la sua arma. Tremando per l’emozione afferrò lo stocco, compagno di battaglie ed avventure, che lo aveva sempre salvato. Il palmo si strinse su un’elsa elaborata, che rappresentava tre serpenti attorcigliati. All’altezza della lama le tre teste si dividevano, da una usciva la lama, lucente e perfetta, mentre le altre teste facevano da guardia orizzontale. Alla base dell’elsa sentiva la forma famigliare di un teschio in metallo, simbolo della sua posizione di guardia reale. Sentendo quel cranio ripensò al suo passato, alle sue avventure. Ma i suoi vagheggiamenti furono troncati dal suono di un lucchetto scattava, aprendosi. Allarmato si girò verso l’entrata. Sapeva di non avere possibilità in uno scontro diretto, nonostante le sue capacità, da troppo tempo non maneggiava armi…e poi aveva i polsi ancora legati. Imprecò fra sé, rimpiangendo quando quel posto era occupato da bracciali d’oro. Non riuscendo ad aprire le braccia per più di venti centimetri, scartò l’idea di prendere il mantello, per quanto gli sarebbe potuto essere utile. Decise di gettarsi fuori dall’apertura. Per sua fortuna non trovò le sbarre ad ostacolarlo, ed in poco tempo si avviò lungo il pendio, un po’ correndo ed un po’ scivolando. Quasi subito senti le urla alle sue spalle, ma dubitava che lo zoppo sarebbe riuscito a seguirlo, anche se avesse voluto. Aveva quindi un po’ di tempo per dileguarsi nel bosco. Stremato dalla fatica arrivo nel bosco dolorante ed esausto. La lama fra le mani gli impediva di muoversi liberamente; dopo non molto, dovette fermarsi. Non riuscì a star in piedi per più di pochi secondi, cadde, svenuto per lo sforzo, nel bel mezzo della foresta. O.T oh, io ci provo, ditemi che cosa ne pensate. Ho cercato di lasciare qualche aggancio, cercando di rispettare quanto scritto fino ad ora. Dovrebbe svolgersi in una zone diversa, sempre sull'isola, dove appunto vi è una piccola fortezza degli orchetti. fine O.T
  22. io sto scrivendo ed entro questa sera posto. Non ti preoccupare, non sarò pipì. Potreste mettermi al corrente delle convenzioni da rispettare plz? quelle a cui accennavi?
  23. Finito, ho letto tutto, veramente stupendo, ho già una mezza idea sul personaggio che metterò, una doomanda: ognuno da la propria svolta alla narrazione o ci si mette tutti d'accordo preventivamente?
  24. i problemi principali sono la perdita dei Pg, e le decine di copyright infranti . Comunque Enteri era lo storico nemico di Drizzt?
  25. il problema è che poi bisogna riadattare l'assassino prefabbricato con qualcos'altro....
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