Kalana
Opera
Pronto tutti, la platea pronta, era il momento di entrare in scena. Tre atti per circa poco piu' di un ora o due (si stima, visto che non ho potuto fare prove vere e proprie). La scaletta prevede che canti della storia del mio popolo, della terra in cui vive ora, della fuga di una ragazza e infine dei combattimenti dell'ordine.
Nervosa salgo sul palco. Con una veste bianca ed i capelli conciati per risplendere al loro massimo raggiungo il centro del palco, schiarendomi la voce. Buonasera.
Il mio nome è Kalana. Sono una cantante, una viaggiatrice e stasera cantando per tutti voi faremo del bene tutti assieme.
Degli incendi sono avvenuti, uno ha colpito una famiglia. Una locanda è bruciata, una famiglia è rimasta senza nulla per cui vivere e STANOTTE, noi li aiuteremo!
Tutti i profitti della serata saranno donati loro in modo che possano ricostruire quanto hanno perso e poter far brillare sorrisi, amori e risate fra i loro tavoli un altra volta ancora. Quindi... grazie davvero ancora per essere accorsi numerosi! faccio un profondissimo inchino alla platea, rialzando poi il capo. Stasera vi cantero' del mio popolo, vi cantero' di mondi eterei lontani e vi cantero' di eroi lontani di tutti i giorni.
Vi auguro buon divertimento. E grazie ancora. faccio un ultimo inchino prima di dare le spalle al palco per raggiungere quasi le tende, il segnale per i musicisti di cominciare.
Attendo che cali il silenzio, gli strumenti musicali si mettano a comporre melodie per accompagnarmi per girarmi di scatto. Il braccio destro protruso verso la folla, la mano sinistra stretta al petto ed i setosi e lunghi capelli volano descrivendo una argentea circonferenza alle mie spalle.
Musiche consigliate ;P
Anni di buio
Secoli oscuri Millenni dispersi
Questa la storia della mia gente.
Luci nel buio
Faro nella tenebra
Guide nella nebbia
Questo cio' che sognava la mia gente.
Arte e cultura
Canto e scrittura
Libertà e indipendenza
Questi tutti desideri della mia gente.
A me orecchio prestate,
Ora ve ne prego soletri,
Per narrar voi null'altro
Che gli Rual-tel-quessir!
Ogni strofa cantata con lo stesso tono, con la stessa foga, con la stessa veemenza fino al nome della mia razza, dove la musica si abbassa leggermente di tono e proseguo a cantare con uno veemenza ma con tono piu' morbido e dolce. Queste terre vivevano, la loro felicità cantavano.
Lieto tutto era, le popolazioni note loro erudivano.
Nel cuore artisti e indipendenti, la mia gente amava
Aiutar gli altri a canta Opere piu' grandi
Artisti e cantanti, guerre e violenza non è lor natura.
Grandi palazzi, stupende opere creavano e possedevano Presto o tardi il destino era chiaro: quel che possedevano
Difende dovevano da coloro che il sangue bramava ferale.
Tanti perirono, molti caddero. Il nemico respinto...
Ma nulla sarebbe rimasto. Era destino: chi tanto possedeva,
Tanto deve chiunque impegnarsi per difenderlo, combattere.
La scelta, l'orrore. Diventar guerrieri per rimaner artisti?
No la risposta. Tutto sarebbe caduto a suo tempo
La loro natura pervertita dalla violenza e dal sangue.
Lasciarono la loro eredità su questa terra, erudirono i popoli
E poi viaggiarono via, lasciando la terra natia per altro loco!
Le strofe continuavano seguendo la musica, e come isrtuiti dopo quattro ritornelli si ripetè uguale a prima, ma con un tono piu' basso Nuovo mondo, nuova terra, nuova vita. Il Feywild il nome.
Tutto oscuro, tutto nuovo, tutto potenziale. Nulla di certo.
In questa nuova terra trovarono una casa. Un luogo ameno.
Nessun nemico, nessun umano, nessuno attorno. Luogo di pace.
La solitudine il pegno da pagare, per un regno da rifare
Artisti e indipendenti: un dolore non condividere quanto
Tutti loro scrivevano, quanto componevano, quanto creavano
Un dolore necessario per preservar la natura pacifica.
Una posto separato dall'universo intero.
Una terra diversa.
Sildëyuir
La foga della voce calava piano piano, diventando sempre piu' pacata, diventando piu' epica improvvisamente quando nomino la mia terra, facendo un improvviso passo avanti verso il bordo del palco. Come la musica si abbassa mi giro di scatto facendo fluttuare di nuovo i capelli argentei insieme alla bianca gonna candida. E dopo una piroetta un altra, ed un altra mentre riprendo a cantare e l'orchestra cambia il tono della musica. Lesta nelle piroette lancio degli incantesimi: improvvisamente le torce che illuminano la scena vengono spente e sul palco delle luci danzanti prendono a svolazzare liberamente per il palco intorno a kalana, il pavimento del palco pare cambiare colore e sembrare coperto di erba e dei cinguettii fanno eco fra la folla.
Cirocndata da alcune luci mentre altre girano liberamente anche sulla folla proseguo nel canto. Ora la voce è molto melodiosa, calma, pacifica. Calma, pace, solitudine.
Un regno solitario ameno
Bello, pacifico, tranquillo
Una terra lontana da vecchi amici
Una terra lontana da vecchi nemici
Una terra lontana.
Animo forte, cuore grande
Le uniche armi dei profughi.
Ricostruire la missione, la pace
la loro vocazione. L'arte la loro anima.
Secoli e secoli dopo ancor
la terra paurosa e solitaria
Un Paradiso venne trasformata
Giorno a giorno, Sudore su sudore.
La miglior casa per chi brama la pace
per chi brama il bene ed il futuro. Radioso.
L'aria si protrasse a lungo: Kalana fece appello a tutti i suoi ricordi, a tutta la sua memoria, a tutto il suo spirito per aprire il suo cuore, mettere la sua anima in prosa e raccontare la sua terra. Le case, le cittadine, i monumenti, le tradizioni, le persone, le famiglie. La loro arte, la loro cultura. Descrisse il paradiso che in parte vide e che per lo piu' le fu narrato. Quando crebbe, il paradiso che ricordavano lei non era ormai gia' piu' così. Il popolo di poeti della pace dimentico'
Dimentico' la vera regola di ogni mondo.
''Chi tanto possiede, chi tanto crea
Tanto deve lui impegnarsi per proteggerlo''
Le luci sopra la folla, piano piano, una dopo l'altra, iniziarono a spegnarsi in maniera quasi triste. Solo una sopravviveva, volteggiando attorno a Kalana poggiandosi poi sulla sua fronte. Altri arrivarono. La terra bramano.
La vita bramano. Tutto quanto esiste brama.
La morte portarono per reclamare il luogo ameno.
Tutto cio' che era stato fatto, costruito, distrutto di nuovo.
Qui faccio un errore. Mi lascio trasportare dai sentimenti e dai ricordi, e la voce mi si impasta. Ripenso a mia madre, a mio padre. Ripenso alla triste situazione che hanno deciso di vivere, che hanno deciso di prendere le armi e permettere a lei di coltivare il canto e viaggiare su questa tera per vivere serena.
Un singhiozzo mi scappa e le lacrime che mi scappano son difficili da nascondere. Deglutisco profondamente e mi faccio forza, cercando di usare questo sentimento senza lasciarmi bloccare la gola. Morte, sparizione e distruzione.
Un nemico implacabile, senza pietà, senza anima.
Dolore, rabbia e risentimento:
I sentimenti provati dagli esulti che trovarono una casa.
Il sogno era finito-
Un altro singhiozzo interrompe il mio canto. Deglutisco e proseguo. Il popolo si era illuso. Si era illuso della pace
e dell'armonia. Pace ed armonia erano illusioni. ''Chi tanto possiede, chi tanto crea
Tanto deve lui impegnarsi per proteggerlo''
Questo dovevano apprendere. La loro natura
Pacifica doveva cambiare anni prima. Millenni prima.
Fuggire non era piu' possibile. La storia è tiranna
''Fuggi oggi, nascondi domani, fuggirai ancora''
Il popolo abbandono' i martelli, i telai, le penne
dovette imbracciare spade, scudi e daghe.
Non si poteva scappare, fuggire.
Solo abbandonare l'arte, la parola e la pace
Per la spada e l'arco in modo da difendersi
E vivere solo un altro giorno. Un altro giorno i propri figli e figlie.
Sbaglio un attimo la prosa, lasciandomi trasportare dalle emozioni. l'ultima luce davanti a me, con le mani giunte in preghiera si affievolisce, spegnendosi nel silenzio. Mi inginocchio al suolo mentre le torce ai lati vengono accese di nuovo, l'orchestra suona una nuova melodia ed il palco color prato torna normale. La mia veste ora violacea, come ad indicare appunto il cambiamento ed il tempo che è passato. La musica prosegue da prima, a voler indicare continuità ma stavolta con un tono diverso. Un tono speranzoso
Alcuni fuggirono. In questa terra trovarono casa.
Una coppia di fratelli la pace bramavano. Una casa trovarono.
Non piu' braccati, non piu' caccitati. Trovarono
Il loro piccolo paradiso.
Le strade dei due fratelli si separarono. Vite nuove.
La sorella minore la felicità sui volti altrui cercava.
Canto e allegria le sue armi. Il cuore suo
Fu risparmiato dal destino freddo dell'acciaio.
Oizen raggiunse con dei suoi amici. Oizen il villaggio.
E questa elfa delle setelle incontro' il fato
Che trovo la sua specie. Il dolore del mondo.
La musica riprese piu' triste. Questa parte era piu' facile, aveva gia' cantato un altra volta questa sinfonia. Altre due volte in realtà.
Nello stanco villaggio, con quello degli elfi confinante,
Un gruppo di quattro anime venne in soccorso
Erano un nano abbracciato al clericato, un
Ladro al bene converito, un ogre di dubbio intelletto
Ed un elfa indifferente ma dal candido aspetto.
Qui vi giunsero, portati dalla missione, trovando la',
Nella foresta celata, fame, miseria e faide mal sopite.
Un fantasma si diceva essere causa della carestia e dei problemi.
Spettro di cavaliere senza testa. Appariva e ammoniva muto.
Sparendo poco dopo, un monito non capito.
Il racconto prosegue raccontando di come il gruppo ricercava la causa di tutti i problemi di carestia innaturale del villaggio, indagando un antica tomba piena di spettri, indagando ogni pista e assistendo alla faida tra gli elfi ed il villaggio mentre peggiorava sempre di piu', fino al punto di non ritorno. Come da richiesta, la musica mentre narra diventa ogni secondo piu' triste. Soprattutto sulla parte del villaggio elfico distrutto da una forza misteriosa, accusando il villaggio umano. Un incontro per risolvere il mistero fu fissato.
Si presento' il gruppo di avventurieri scoordinato
Alla donna a capo degli elfi. Un accordo fu quasi trovato...
Ma, ahime', qualcosa accadde: L'Ogre del gruppo impazzì
Attacco' gli elfi. La pace era ora impossibile.
Se questa sembrava la peggiore delle notizie
Di peggio stava per maifestarsi.
Ma, ahime', il gruppo non era in grado di cogliere i segnali.
I musicisti scendono di tono stonando apposta quando io rompo lo schema narrativo a cinquine per far sentire come appunto stonasse dalla storia la minore organizzazione dei compagni. L'elfa e il nano sopportarsi non potevano. L'orge a due stava antipatico.
L'umano per nulla rischiare la pelle voleva.
Il loro cibo avveleno' qualcuno nel villaggio. Il gruppo sempre piu' combattuto era.
Andare, non andare.
Restare, non restare.
Chi combattere, chi non combattere.
Cercare, dove cercare.
Tutto era nel puro caos. Il gruppo era diviso.
La prosa rotta continuava per dare l'idea di caos e disorganizzazione, una nota stonata nel momento in cui l'opera richiedeva la sua parte piu' grande e musicale. L'elfa, sola, ci arrivo'. Forse qualcosa tra gli umani non tornava
Cerco' di contattare gli elfi, ma intercettata
Essa fu dalla vice del villaggio. Provo' a nasconderle l'intento
Ma... questa si rivelo' un demone. Ne trafisse l'addome alle spalle.
Disperata, fuggì nella foresta, cercando i compagni.
Un pomeriggio intero alla fuga dal demone.
Il vice ed il capo del villaggio non erano piu' loro. Erano demoni, nel loro aspetto. Loro erano la causa,
La sola elfa braccata nei boschi l'unica testimone.
Questa nella fuga riuscì, ai suoi compagni giunse. Una speranza all'orizzonte.
La prosa ritrova forma come Kalana prende a raccontare di come l'elfa si è riunita ai compagni.
Narra triste la prima delle parti peggiori. impotente si sono accorti che gli elfi avevano ragione. Il gruppo accorse cercando gli elfi
Il villaggio, mosso dal malvagio demone di foggia umana pure
Con picche e forconi, mossi da odio fasullo.
Entrambi trovarono gli elfi
Ma, i primi, furono gli abitanti del villaggio.
Il campo pieno di cadaveri di elfi innocenti
e abitanti altrettanto innocenti,
Era bagnato da solo sangue di innocenti.
Nel silenzio nella notte spirarono tanti
E il terreno accolse le lacrime dell'elfa.
Colpevole, nel suo cuore, di essrci arrivata troppo tardi.
Le vite degli innocenti a pagare il suo errore.
La narrazione prende una nota triste, ma quando prendo a narrare il giorno dopo. Dalla nota triste pero' raccontando il piano per salvare tutti, uccidere il demone e salvare ongi anima rimasta. L'avviso del cavaliere senza testa compreso troppo tardi sarebbe servito a salvare almeno parte del villaggio. Racconta con epicità il gruppo coordinato che si lanciano al combattimento mentre l'elfa distrae la folla di contadini.
Il nemico viene sconfitto, il villaggio libero,..ma il maleficio uccise tutti gli abitanti. Triste, con delle lacrime che rigarono il viso racconto la terra intrisa del sangue di tutti gli abitanti per colpa della follia di due demoni.
La musica monta lentamente, da triste e malinconica verso, lentamente, una tonalità felice.
Ognuno del gruppo decise cosa fare del proprio tesoro.
Il nano volle armi migliori per combattere il male.
L'umano era indeciso
L'ogre impazzi', provando a prendere i soldi degli altri,
morendo per mano dei suoi compangni
L'elfa, no. Non li spese per se.
Avrebbe creato un Ordine.
Un ordine per combattere i demoni.
Un ordine per impedire quanto successe.
Un ordine di persone, unite in un voto. ''Mai piu' ''
Racconto' in un crescendo di quando l'elfa porto' la testa del cavaliere senza testa, in realtà rivelatosi un eroe che provava a salvare questa terra, Le luci si spengono di nuovo, le luci danzanti riappaiono. Kalana canta qualche verso in draconico... e improvvisamente vola! Si alza in volo lentamente sopra il palco. Il cavaliere vide il buon cuore della donna.
Comprese il suo dolore. Comprese il dolore della sua gente.
In nome del suo Dio concesse lei un amuleto.
Un amuleto per salvare delle persone.
Questo in cambio della sua anima.
La musica stava salendo, sull'epico e allegro. Le luci danzanti che vorticano freneticamente intorno a me, i miei capelli argente che creano suggestivi riflessi mentre si muovono al vento. Il giorno dopo l'alba illumino' l'amuleto.
Il miracolo promesso si compì
Molti degli abitanti, umani ed elfi, ritrovarono la vita!
Si svegliarono dal sonno eterno, di nuovo vivi.
Grati al Cavaliere, tutti decisero cosa fare della loro vita.
Uniti, vivi, liberi, tutte le anime si unirono in un inno.
''Mai più''
''Mai più''
''Mai più''
''Che i demoni e i malvagi mai piu' calchino indisturbati questa terra!''
Gli urli di soldati rieccheggiarono con forza di cento uomini in tutto il parco, come se fossero lì presenti loro stessi, come se la platea avesse appena preso parte agli eventi.
Dolcemente atterro sul bordo del palco, sulle punte dei piedi come la musica sfuma dolcemente. Atterro, mi chino e termino la mia opera piu' grande. Questa, è la storia dell'elfa delle stelle,
Della Rual-tel-quessir, e del villaggio tutto,
Che apprese la piu' grande lezione e
Difficile che la sua specie doveva imparare.
''Mai più''
''Difendi cio' che ti è caro''
E uniti.. .non esiste male che non possa essere abbattuto.
L'opera si conclude con le luci danzanti che si spengono, mentre mi chino su me stessa al pubblico.