Riflettendoci un po' su, mi sono reso conto che probabilmente isolare i quartieri in modo così drastico come suggerito anche da me negli ultimi post finirebbe col privare l'ambientazione di parte del suo mood, che viene dato anche da elementi di colore quale affacciarsi a una balconata del quartiere di Atlantide e ritrovarsi a guardare, molto sotto di sé, il mercato di un borgo medievale.
Al che ho messo il neurone al lavoro, e mi permetto di suggerire un'idea che forse potrebbe risolvere il problema. La soluzione potrebbe essere che i quartieri sono si in continuo movimento l'uno rispetto all'altro, ma un movimento imprevedibile, casuale e dalle motivazioni misteriose. Ogni tanto, in modo assolutamente imprevedibile, un quartiere, che fino a un momento prima era completamente isolato (da mura, mare, deserto, montagne, a seconda della civiltà che vi abita) si ritrova a congiungersi con un altro. I punti di passaggio talvolta sono evidenti a tutti ("Capo, fuori dalla porta principale c'è un villaggio che ieri non c'era!"), altre poco evidenti ("Ero lì che passeggiavo nel bazar di Irem dalle Mille Colonne, guardo in quello che era sempre stato un vicolo cieco... e in fondo, al posto del muro, vedo una grande distesa d'acqua in tempesta, con un relitto di nave che volava sulle onde!") o addirittura nascoste ("Che ci fa una foresta dietro la porta della mia cantina?!?"). I punti di contatto possono restare stabili per pochi secondi o per un paio di giorni, poi i quartieri tornano, sempre imprevedibilmente, a separarsi, magari per non ricongiungersi più per decenni. Gli abitanti dei quartieri hanno capito in fretta che avventurarsi al di fuori dei propri confini per esplorare quei misteriosi luoghi apparsi dal nulla può voler dire scomparire con essi da un momento all'altro, restando così separati per sempre dai propri cari. Solo individui particolarmente coraggiosi, o disperati, o che hanno una ragione davvero buona, osano abbandonare la sicurezza del proprio quartiere e sfidare l'ignoto, sapendo che potrebbe essere l'inizio di un viaggio infinito tra mondi sconosciuti per cercare di tornare a casa. In uno scenario del genere si può anche supporre l'esistenza di folti gruppi girovaghi, che non appartengono a nessun quartiere ma vagano da uno all'altro come commercianti, intrattenitori o magari predoni e razziatori (una colonna di un antico esercito scomparsa misteriosamente ricoprirebbe perfettamente il ruolo).
Questo sistema dovrebbe supporre, però, l'esistenza di un grandissimo numero di quartieri, non tutti però necessariamente abitati: la maggior parte potrebbe consistere ormai in rovine spopolate da migrazioni di massa, guerre civili o epidemie (cosa che lascerebbe spazio a individui particolarmente incoscienti che per professione esplorano queste antiche rovine in cerca di tesori, molti dei quali restano poi intrappolati nei quartieri deserti quando il loro quartiere di origine si sposta nuovamente).
A questa regola generale potrebbe sfuggire un ipotetico quartiere centrale, un luogo da cui tutti gli altri possono essere raggiunti, ma a cui si può giungere solo per la più cieca fortuna o per la volontà di chi lo abita (che siano alieni, immortali taoisti, sacerdoti maya, divinità, il Pentagono o... beh, le opzioni sono praticamente infinite).
A questo punto il mondo non avrebbe una forma definita, ma sarebbe da intendere come una serie di "isole" sospese in un limbo spazio-temporale, o per meglio dire in un luogo fuori dal tempo, e in continuo movimento l'una rispetto all'altra.
Ok, questi erano i miei due cents di giornata. Mi scuso al solito per la prolissità, e mi ritiro