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Andar

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  1. Ciao, sono un giocatore di d&d da una decina d'anni, ho visto l'annuncio sul forum e ho fatto caso al fatto che sei in zona loreto. almeno una sera a settimana sono da un amico (giocatore anche lui) in via padova. questo giovedì dovremmo continuare il nostro test della quarta edizione. sono interessato a conoscere qualche altro maniaco dei gdr che non abbia 35 anni e non sia un bambino :) ciao Luca

  2. Oh cielo, gosh, non so cosa dire, non me l'aspettavo e di certo non lo merito... Ah, diamine, a chi voglio darla a bere? Certo che me lo meritavo! Sono troppo bravo! A voi forumisti letterati un sentito ringraziamento e un sonoro rimprovero: possibile che solo due prodi abbiano raccolto la sfida di febbraio, e che così pochi (a quanto dice il buon moderatore) abbiano votato (ovviamente per me)? Va bene che molti si saranno lasciati scoraggiare trovandosi a competere con un sì fine esempio di arte scrittoria, ma di certo mi aspettavo una concorrenza più agguerrita! Onore al merito ai due coraggiosi scrittori che si sono cimentati con me nella competizione, e di cui posso solo dire questo: non sono stati loro a perdere per via di racconti immeritevoli (au contraire, alloro e lodi a entrambi). Sono stato io a vincere grazie alla mia penna sopraffina! Coraggio, date una spallata a questa mia momentaneamente giustificata supponenza. Raccogliete la sfida, fate del vostro meglio per il contest di marzo, e vedremo se riuscirete a battere il mio capolavoro prossimo venturo. Chi ci sta? Un Andar volutamente irritante e dannatamente bravo p.s.: ah, ovviamente ogni commento sul racconto di febbraio è il benvenuto. I complimenti soprattutto. Persino le critiche, se per caso riuscite a trovarne qualcuna valida. Hahah (risata malefica ma non troppo a lungo protratta).
  3. Tutto finì con un panino. Cioè, se uno si immagina la fine del mondo, non pensa mica a un sandwich con tonno e sottaceti, no? Piuttosto, chessò, a un bell'asteroide, a una guerra mondiale, a un incidente atomico... Di certo era quello che pensavo io, se proprio ci dovevo pensare. Colpa dei film di fantascienza, forse. Tipo Armageddon e Deep Impact, presente? Boh. Vi ricordate che una volta era pure girata notizia che nel 2029 ci saremmo schiantati contro un asteroide? Forse era il contrario, ma vabbè. Ogni tanto rispuntava fuori, 'sta notizia. Magari gli cambiavano la data. E invece no, tutta colpa di un dannato panino, fatto col pan carré e la maionese e tutto, quindi se pure la terra esploderà in mille frammenti rocciosi con un gran botto, gli unici a dispiacersene saranno cani e gatti e gli altri amici animali. E forse anche voi. Era il panino perfetto, su scala di massa. Immaginatevelo: bello cicciotto, bianco candido, straripante di ripieno al tonno e maionese e sottaceti e ogni ben di dio. A tanti non piace, il tonno. Parecchi odiano la maionese. Qualcuno ha un rapporto difficile coi sottaceti. Non importa: quel panino piaceva a tutti. Era il panino perfetto. Era buono, troppo buono. File e file di questi capolavori culinari a ingombrare gli scaffali dei supermercati, avvolti in sottili strati di cellophane e chiusi in quelle vaschette di plastica che fanno tanto cibo da aereoporti o da inglesi. Vi immaginate? Oh, non so cosa lo rendesse così irresistibile. Qualche roba chimica, credo. Certo che chi l'aveva inventato aveva subito capito di avere sotto mano un colpo gobbo. Un best seller. Hanno invaso tutto il paese come fosse un colpo di stato: d'un tratto non era possibile andare in un negozio senza trovarsene uno di fronte, vicino alle casse, fra il pane, in mezzo ai formaggi, negli scomparti più impensati. Non è stata mica una cosa improvvisa, sapete? All'inizio era solo un panino talmente buono da sembrare il massimo mai raggiunto dall'arte culinaria umana di tutti i tempi. A 1,99 euro il pezzo. Era più che una delizia, era un'esperienza dei sensi, ti faceva volare più in alto di una striscia di coca o una notte di sesso. Questo è quello che mi dicevano, almeno. Io? Io sono gravemente allergico a tutti i prodotti farinacei. Niente pane, per me, ergo niente panino. Il problema di questi sandwich è che se ne assaggiavi uno, beh, non è che ti saziasse, al contrario. Ti faceva venire fame. Al primo panino l'effetto era leggero e piacevole. Poi andava aumentando con una gradualità insidiosa. Non so se fosse voluta, ma di certò è stata la più efficace trovata di marketing mai ideata. I più smodati ne hanno risentito prima, ovviamente, mentre quelli attenti all'alimentazione ci hanno messo più tempo. Ma chiunque avesse mai assaggiato uno dei panini, prima o poi ne mangiava un altro. E un altro. E un altro. Per i primi mesi è stato come se il mondo fosse stato colpito da un fulmine. Non si parlava d'altro che di quel panino e di quanto fosse buono. Se ne tessevano le lodi. I critici culinari praticamente piangevano d'estasi nel parlarne. Ricordo ancora una foto famosa, ha vinto pure un premio, col Papa che porge un panino ancora incartato a un bambino africano sorridente. La compagnia che lo produceva ha bruciato ogni record d'utili, polverizzando McDonald's e Coca Cola come se fossero azienducole a conduzione famigliare. Poi qualcuno ha iniziato a preoccuparsi. Tutti avevano sempre più fame, e cercavano di saziarsi mangiando altri panini, e la fame aumentava, e così via. Ci sono voluti circa due anni perchè la situazione sfuggisse completamente ad ogni possibilità di controllo. Ventiquattro mesi, settimana più settimana meno, perchè tutto il mondo occidentale, e intendo dire tutti quelli che potevano permettersi di spendere 1,99 euro per un panino, sprofondasse in uno stato di cronica, profonda, bestiale famelicità. Una fame tanto profonda e insaziabile da paralizzare qualsiasi attività raziocinante. Ovviamente, a quel punto nessuno era più in grado di produrre il panino. E la gente ha cominciato a impazzire di brutto. Cioè, a mangiare qualsiasi cosa trovasse sottomano fino a scoppiare, letteralmente. Milioni e milioni di persone in questo stato. Finito il cibo, i superstiti dalla maxi-indigestione hanno preso a sciamare per le strade mangiando cani e gatti randagi. E poi i morti. E poi i vivi. Avranno anche ucciso tanti che, come me, per un motivo o per un altro, non avevano mai assaggiato un panino perfetto. Io, beh, mi sono nascosto, sissignori. Anche da amici e famiglia. Che altro avrei dovuto fare? Ora resto qui, ben chiuso e al riparo nel mio monolocale, anche se purtroppo non ho niente da mangiare. Spero che i pazzi muoiano tutti di indigestione prima che il digiuno forzato uccida me, così potrò uscire di nuovo per le strade. Il problema è che poi so che non ci sarà niente da mangiare, lì fuori, per me. Il buffo è che internet funziona ancora, sebbene sia deserta: nessun sito è aggiornato, chat e forum restano muti. Lo so perchè ho cercato parecchio. Spero che da qualche parte lì fuori ci siate voi, ipotetici superstiti senza internet, cui sto scrivendo questo post che lascerò in giro per il web. Giusto in caso prima o poi controlliate. Magari siete degli aborigeni australiani o chessò io. Magari uscirete fra decenni o secoli dalle vostre comunità nascoste nella giungla e scoprirete ciò che resta del mondo e imparerete a usare la nostra tecnologia e troverete la mia storia e capirete che fine abbiamo fatto. Hah! Assurdo, vero? Eppure... Dio, che fame.
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