Allora... potete chiamarle come volete, Graphic novel, romanzi a fumetti... rimangono comunque Storie.
La particolarità di questo mezzo comunicativo sta nell'emancipazione non solo del fumetto in se, ma dell'autore e del suo rapporto con il lettore.
Non è più la consegna settimanale o mensile di una storia già collaudata (albetti o strisce che siano) ma la volontà di un autore di raccontare una storia fatta e finita.
Con un inizio, un mezzo e una fine ben delineati, che trasportino chi legge in un universo ben preciso per un certo lasso di tempo, senza promettere nessun sequel, nessun appuntamento a venire. Solo una storia e la volontà di raccontarla.
A mio parere perché ciò possa avvenire la Storia in questione deve essere bella e suggestiva e, soprattutto, deve trasmettere qualcosa.
I confini della definizione "Graphic novel" sono estremamente mobili, ma alla base del concetto, secondo me, rimane comunque la validità della storia raccontata e l'eliminazione della serialità e della ripetitività caratteristiche classiche del fumetto "popolare" e meno (che orrore) "alto."
Esistono solo Storie, belle o brutte.
“Blankets” di Craig Thompson
"Pillole blu" Peeters
"Ghost World" e "ice haven" di Daniel Clowes
"Solanin" e "What a Wonderful World " di Inio Asano
Eisner in generale
"Maus" Spiegelman
"Persepolis" Satrapi
"hanno ritrovato la macchina" Gipi
"Pasticca" e "Grenuord" di Francesca Ghermandi
Le storie singole di Toppi
Tutto di Jiro Taniguchi
E tanta altra roba.
Ah, così, "Civil War" non è una Graphic Novel.
Secondo me almeno (: