L'altra sera si discuteva a tavola (come al solito molto animatamente) a proposito delle "chiacchiere di paese", volgarmente dette "gossip", o "petec", o "speteguless".
Innanzitutto, perchè diavolo abbiamo 400 modi di chiamare la stessa cosa? Una spiegazione c'è. Sapete chi ha oltre 50 modi per definire quella che noi chiamiamo semplicemente "neve"? I lapponi. Fate 2+2 e arriverete alla soluzione.
Comunque sia, la cosa nasce da uno spetegules che ho ricevuto, involontariamente, da parte di mia madre su una persona che conosco a malapena. Il che mi ha fatto andare in bestia (tanto per cambiare), perchè i ca%%i degli altri, per definizione, sono degli altri, e non miei.
Per prima cosa, non avendo alcun coinvolgimento emotivo con la persona, sono una perdita di tempo (per quanto mi riguarda).
Secondo, cosa diavolo c'è da guadagnare a raccontare voci non confermate, a condirle, a infarcirle e ingigantirle solo per strappare un "ooooh!"? Beh, qualcosa c'è. Almeno per qualcuno. Evidentemente chi racconta ha qualcosa da guadagnare, altrimenti la penserebbe come me: è una perdita di tempo.
Ma facciamo una sosta.
La digressione con mia madre è stata a proposito del "cosa faresti tu". Tira in ballo l'esempio "se un tuo amico...". Fermati qua. Hai già detto tutto: un mio amico, quindi c'è un coinvolgimento. Quindi non si applica al caso dello sconosciuto che stai scaccando gratis di fronte a me.
Si accorge della cosa e corregge il tiro. "Io conosco questa persona e lo raccontavo perchè io sono coinvolta, ma metti caso che sia un tuo amico, cosa faresti? Non ti metteresti in mezzo?".
Ho risposto che dipende. Dipende dalle situazioni, dipende dall'amico, dipende da tante, troppe cose per poter dare una risposta unanime.
E allora via con gli esempi.
1. Un tuo amico si droga. Cara mamma, è un po' esagerato come esempio, e comunque la cosa è sufficientemente grave da rendere necessario l'intervento di qualcuno di molto vicino, magari con l'aiuto di qualcuno che si intenda del problema e di come risolverlo, da un punto di vista medico e psicologico. Ok, troppo esagerato.
2. Un tuo amico fa le corna alla morosa. Cara mamma, la conosco? Se non la conosco, prendo una bottiglia di plastica e inneggio a Tafazzi - al limite qualcosa dico a lui, se mi fa schifo il suo comportamento. Ok, ok...
3. Un tuo amico fa le corna alla morosa che tu conosci. Eccoci, interessante. Grazie a passate esperienze di amici che hanno fatto qualche errorino nel gestire situazioni come questa, direi che prendo l'amico per un'orecchia, lo alzo per quanto consentito dalla mia forza, e gli dico che ha un tempo limitato per risolvere da solo la situazione prima che decida di farlo io.
Delle ulteriori digressioni vi risparmio i particolari, magari se ne parla un'altra volta.
Torniamo indietro. Guardandoci in giro scopriamo che esistono parecchie persone, soprattutto nei paesini come quello in cui vivo io, che vivono delle disgrazie altrui. Non sentirete mai lunghe discussioni a proposito di "che bravo si è laureato" oppure "che bene che stanno insieme Tizio e Caia". Noooo, noooooooo. "Si è laureato, ma quanto ce ne ha messo! E dire che non sembrava stupido". O ancora "stanno insieme ma io ho visto lui/lei con lei/lui, eh eh eh".
Senza contare che ogni volta che la storia viene riportata da una nuova bocca ad un nuovo orecchio, viene farcita. Alla fine si arriva agli alieni, probabilmente.
E questo perchè? Perchè dobbiamo essere ritenuti più bravi di quello che ce l'ha raccontata. E siamo più bravi se la storia è ancora più incredibile, se coinvolge particolari ancora più scabrosi, più "tabù", se c'è del marcio, eccetera. Più è sconveniente, più è bravo quello che racconta. E basta vederli come gonfiano il petto prima di abbassare il tono di voce e dire "Hai sentito di...?".
Ebbene, no, non è così. Non siete più bravi, siete solo delle mosche troppo cresciute. E il vostro regime alimentare parla per voi.
Perchè ho chiamato "gossip e tortura" questo messaggio? Beh... un po' di garrota non si nega a gente del genere.
Scusate i pensieri confusi e alla rinfusa... scrivo di getto le cose nelle quali mi imbatto e che mi fanno incavolare... e si sa: la rabbia non è ordinata e razionale.