Il sole lanciava un ultimo pallido saluto alle terre che aveva illuminato e riscaldato per tutto il giorno.
Le ombre degli alberi si stavano allungando a dismisura, e il canto degli uccelli diurni stava velocemente lasciando il passo a quello dei loro simili, amanti dell'oscurità.
Il rumore di un legno spezzato fece piombare il bosco in un cauto silenzio. Una figura avanzava tra il fitto fogliame, inseguita dagli ultimi raggi di luce.
Si fece largo tra le ultime fronde e raggiunse una radura leggermente in salita, al centro della quale spiccavano i resti anneriti di un'alta quercia, morta da tempo.
Lo scorrere del tempo non aveva intaccato quella terra, ma aveva lasciato ben più profondi solchi sul volto dell'uomo.
Sembrò accorgersene anche l'uomo, mentre i suoi passi pesanti lo portavano al tronco bruciato. Passò una mano avvolta in un guanto ingioiellato sul legno arso e lavato dalla pioggia. Un timido sorriso increspò il viso forgiato dal vento, dal sole e dall'età.
"Forse non tutto è ancora perduto - mormorò l'uomo, cercando di convincere se stesso con quelle parole - c'è ancora speranza per la mia gente.".
Un usignolo fece capolino da un albero ai margini della radura, e lasciò fluire l'allegria del suo canto in onore dell'uomo.