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Bomba

Circolo degli Antichi
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  1. DM X Celeste, Bainzu e Gunnar X Sophia, Maxillium e Osymannoch X tutti
  2. DM X Celeste, Bainzu e Gunnar X Maxillium, Sophia e Osymannoch X tutti
  3. DM La decisione di separarsi non era stata presa a cuor leggero da tutti i Guardiani Planari, ma l’intento di fondo si basava su uno scopo ben preciso: impedire ai vampiri di tornare a tormentarli. In una rapida consultazione Celeste e Bainzu si offrirono per primi e in una breve scelta Gunnar fu prelevato affinchè li accompagnasse in quella spedizione punitiva. Quando i due gruppetti si sarebbero riuniti non era dato saperlo. X Celeste, Bainzu e Gunnar X Maxillium, Osymannoch e Sophia X tutti
  4. DM Come un meccanismo formato da ingranaggi ben oliati, i Guardiani Planari risposero all’offensiva vampirica con una coordinazione che avrebbe reso orgogliosi perfino i pragmatici Ragni Planari. Il doppio assalto ai danni di Gunnar stava cominciando a dare i suoi primi frutti, tuttavia l’orso godette di un vero aiuto dal cielo sotto forma dei volanti Sophia e Bainzu. Con un globo di viscosa energia corrosiva da parte della prima e una possente colonna di fuoco che piombò da soffito da parte del secondo, la graziosa vampira dai capelli blu si trovò liquefatto il braccio sinistro MaledettAAAAAHHHH!!!! Il suo grido divenne assordante quando ella fu investita in pieno dalla potenza di fuoco del druido, il quale vide solo una vaga scia di gas fugare dal punto in cui ella si trovava poco prima. Osymannoch, nelle retrovie dove era solito tramare le sue mosse migliori, ottenne il massimo risultato con il minimo sforzo. Forte dell’energia positiva che aveva preso in prestito da un paio di solar che quel giorno non avrebbero vissuto a lungo, il lich ridonò energie e coraggio a Maxillium e Gunnar. Quest ultimo abbattè la sua furia sull’ultimo vampiro biondo, il quale rimasto solo contro Artigli di Sangue balbettò un N-no, asp-aspett-AAAAAHHHH!!! quando le fauci dell’orso si serrarono sul suo cranio, un orrendo suono di ossa che si spezzarono che si aggiunse ai rumori di quella lotta senza quartiere. Maxillium squadrò il suo avversario dal lontano oriente, il quale si mise in posizione di difesa Tecnica della Difesa dei Mille Loti Gialli del Temp-AAAAAAHHHH!! gridò quando Celeste piombò dalle spalle del cacciatore di taglie, trafiggendolo ad un occhio e inchiodandolo a terra. Quando anche gli ultimi vampiri divennero innocuo gas, almeno per l’ora a seguire, i Guardiani Planari poterono contemplare ciò che rimaneva della stanza in cui erano entrati. Un vero pandemonio, se si escludeva la tetra postazione da bar con le persone dentro le campane di vetro. Sebbene il bancone avesse riportato danni superficiali, lo stesso non si poteva dire del resto. Con l’uscita di scena dei vampiri, che presero la porta di servizio, i membri dell’Assemblea avevano forse sventato una possibile fuga di informazioni. Tuttavia i non-morti in fuga sarebbero potuti tornare nel giro di un’ora ed essi si trovavano ora nel cuore della Fortezza, non del tutto sicuri su come muoversi. I Guardiani non erano di fronte a un bivio, ma a una vasta gamma di opzioni. Riepilogo X tutti
  5. DM Quello che sembrava un tranquillo bar per vampiri si era trasformato in pochi secondi in un campo di battaglia, i combattenti epici coinvolti in una furiosa lotta per la sopravvivenza contro dei difensori pronti a tutto pur di averla vinta. La stanza parve tremare leggermente all’impatto dei colpi che entrambe le fazioni si scambiarono, il candelabro appeso al soffitto che oscillò, piatti e bottiglie che caddero a terra, i bicchieri che tremarono. Questo scenario da apocalisse godeva però di una colonna sonora unica, quella offerta da Sophia, la quale si agitava per la stanza cantando una canzone del Katai dal ritmo intenso. Su questa spinta Bainzu rilasciò una ondata di energia di fuoco che distrusse la metà dei tavoli di quella stanza, mentre la più sexy delle vampire si schermò gli occhi indietreggiando AAAAAAHHH! LUCE! FUOCO! intervallata dai gridi di dolore di Pisittu. A quanto pare il druido aveva sottovalutato la potenza del suo stesso assalto. Osymannoch non fu meno diretto, specialmente se in pericolo si trovava Maxillium, con il quale aveva maggiore affinità (se non altro per le linee di pensiero in fatto di amicizie). Il druido spinse via la vampira dal compagno, la quale per tutta risposta colpì il teschio dell’Inatteso con la propria palla chiodata Stupido scheletro, tu non vali neanche un’unghia di Banel- LA FACCIA! LA MIA MAGNIFICA FACCIA!! gridò la rossa. Celeste risparmiò la vita della sua gotica avversaria, comparendo però alle spalle della seconda e trafiggerla con il proprio falcione in mezzo ai seni Maledetta racchia! sbraitò la rossa mostrando i propri canini. Per buona misura Celeste estrasse la propria arma per impalarle la bocca e quindi compiere una torsione che fece uscire la lama dal lato destro del suo volto. Libero dalle attenzioni della vampira, Maxillium ferì all’addome il vampiro orientale per poi far detonare sul suo viso una sfera di fuoco BRUCIAAAAA!!!! gridò il vampiro. Al centro della mischia Gunnar gettò a terra l’eletto, in quella che pareva una tauromachia tra bestie e non-morti. Ma se Skraith si era rivelato un nemico eccezionale e forse perfino capace di mettere in discussione la possanza di Gunnar, l’Eletto pagò le ferite inflitte da Maxillium e fu preda della ferocia di Artigli di Sangue, il quale lo sbudellò fino a ridurlo in gas. La risposta dei Guardiani Planari aveva di colpo dimezzato gli aggressori. Ciò che però i non-morti avevano portato in termini di qualità con Skraith, lì nella VIP room venne recuperata con i numeri. Sanguinando da un braccio il vampiro biondo scartò di lato per evitare il morso di Gunnar e scambiò un rapido sguardo con la gotica dai capelli blu Ora, Amber! con un grido la donna piombò sul fianco di Gunnar colpendo con tre colpi l’incavo tra le costole e il bacino dell’orso Senti come si rompono le tue ossa, mostro! sghignazzò. Quando Gunnar levò la zampa, essa fu intercettata dal biondo che lo colpì prima all’ascella, poi al petto e infine sul muso Puoi anche abbatterci, ma noi torneremo sempre! Tu invece no! Muori! Muori! E muori! poco distante, ferito e dolorante, il vampiro dagli occhi a mandorla digrignò i denti di fronte al trio Celeste/Maxillium/Osymannoch Potrò anche morire, ma uno di voi verrà con me! la sentinella fece un passo avanti per poi esclamare Tecnica del sole di mezzanotte! Ruota del dolore! a discapito delle emozioni, esso non fu però nulla di più che una serie di attacchi con il suo mazzafrusto, i quali tuttavia parvero compromettere le difese di Maxillium, il quale fu colpito alle gambe e all’inguine prima di vedersi colpire l’occhio sinistro e perdere leggermente la vista da quest ultimo Sarai tu a venire con me! fu la sentenza, mentre le bruciature sul suo volto iniziarono lentamente a sparire. Riepilogo X tutti
  6. DM La prima linea dei Guardiani ebbe appena il tempo di mettersi in posizione che i vampiri furono loro addosso, all’ordine del comandante Abbastanza da dissanguarvi! Addosso! il primo caduto però non tardò a giungere ed esso era proprio il glabro che i membri dell’Assemblea avevano inseguito fin lì Nonononono! Gridò quando venne afferrato dalle zanne di Gunnar, lanciato in aria e falcidiato dai suoi artigli, che lo costrinsero a trasformarsi in gas, stavolta contro la sua volontà. La fuga verso la sua bara era ormai la sua unica salvezza. Dal par suo Gunnar rovesciò coppe e bicchieri, piatti e stoviglie quando la sua zampona si abbattè su una graziosa vampira gotica e dai capelli blu, che si vide il volto graffiato prima che ella potesse gettarsi su Celeste. L’istinto della Borealis, affinato nel cuore di mille battaglie, fu però sufficiente ad anticipare la corsa della nemica. Con uno scatto repentino la Furia Bianca trafisse lo stomaco della sua avversaria, trapassandola da parte a parte. La vampira però sembrava avere ancora benzina al proprio serbatoio e, incurante della ferita, sfidò il dolore proseguendo su quel gigantesco spiedino e raggiungendo la sua avversaria Io… ti… succhierò… fino all’ultima goccia! ringhiò, la mano artigliata che fu bloccata dalla sua avversaria a pochi centimetri dalla gola, in un testa a testa di pura forza tra le due fanciulle. AAAAAHHHH!!!! fu lo strepito che il leader dei vampiri lanciò, quando Maxillium fece esplodere al suo indirizzo una concentrazione di potere sonoro sufficiente da infrangere tutti i vetri di una metropoli. Il vampiro mulinò la propria arma a destra e sinistra, intontito per qualche secondo da quella manifestazione magica prima di vomitare i suoi ordini ai sottoposti Riducetelo a un feto! sbraitò. Egli si gettò quindi su Gunnar in prima persona, spalleggiato da una sentinella dai lunghi capelli color miele e occhi color ghiaccio. I due iniziarono quindi a crivellare il corpo dell’orso di pesanti colpi, il cui rumore rimbombava tra le pareti della stanza Non fermarti per un solo secondo! ordinò il capo al suo commilitone Insieme abbatteremo questa orrenda bestia! Maxillium non fu risparmiato dalla furia vampirica presente in quella stanza. Obbedendo spietatamente all’ordine ricevuto, un vampiro dai tratti orientali e dai capelli raccolti in una crocchia scavalcò uno dei tavoli per poi gettarsi su Maxillium con la stessa potenza di un treno in corsa. Nonostante l’armatura fatta di grossi spuntoni, era ben facile immaginarsi la muscolatura poderosa di chi avrebbe potuto sradicare giovani abeti a mani nude. Per il mago dei pugnali incantati fu necessaria tutta la forza dei bracciali di Skraith per arginare quella spinta nemica. Facendo ciò, però, si trovò esposto quando una vampira dai capelli rossi piombò su di lui. In uno slancio di passione della battaglia, la donna si avvinghiò a Max, avvolgendo le proprie gambe sul suo busto e portando le punte a trafiggergli lo sterno Vieni qui, carino! rise maniacalmente, prima di avvinghiarlo in un abbraccio e conficcare le unghie sulla sua schiena. Max sentì il freddo abbraccio della tomba avvolgerlo in quel tremendo (e anche un tantino provocante) assalto, la vampira che passò la propria lingua sulla gola di Max, pronta a morderlo… Riepilogo X tutti
  7. DM x Gunnar Non vi era, almeno da parte di Sophia, una totale fiducia nel piano di Celeste. Questo non era dovuto a una mancanza di rispetto sulle capacità dell’elocatrice, la quale aveva dimostrato anzi molta abilità in tutti i suoi anni da avventuriera per quanto riguardava il trasporto psionico. A fare da detrattore circa la proposta della Borealis erano le misure di sicurezza che Baneliness aveva installato all’interno della sua poderosa struttura e che i Guardiani non avevano ancora avuto la sfortuna di attivare. Forse fu per questo o forse per assicurare a Gunnar il termine della propria emoraggia che la figlia di ninfa si attardò, regalando secondi preziosi al vampiro fuggiasco, il quale sentiva il fiato degli inseguitori sul collo. Quando Artigli di Sangue smise di essere una fontana di sangue vivente e i Guardiani Planari si riunirono attorno a Celeste, il momento della verità giunse. E nulla di male accadde. Con il teletrasporto offerto dalla Furia Bianca, l’elocatrice e i suoi compagni furono in grado di valicare il misterioso e scuro lago sotterraneo senza che ne uscissero orrori tentacolari, che probabilmente solo Sophia avrebbe apprezzato (cit.). Ciò però non rappresentò in automatico una vittoria: i viaggiatori dovevano ancora fermare il fuggitivo e impedirgli di dare l’allarme all’interno della titanica base di Baneliness. La sua grandezza, almeno per una volta, fu un vantaggio per gli inseguitori. I continui urli del vampiro glabro di Intrusi! Intrusi! Allarme! Allarme! misero molta agitazione nel cuore dei viaggiatori, ma mentre essi seguivano le urla e i passi in corsa della loro preda, non udirono risposte o spade sguainate. La struttura sembrava un enorme labirinto formato da pietra scura e illuminata qua e là da qualche torcia dalla pallida luce verde, un dedalo che offriva molte possibilità di esplorazione anche al più avventuroso tra i viaggiatori. All’improvviso però si udì un forte rumore: il vampiro doveva aver aperto a piena forza una porta e la sua voce urlò stancamente Avventurieri! Nei sotterranei! Avventurieri! Nei sotterranei! una breve pausa seguì questa perentoria informazione per poi essere seguita da un Io ve l’ho detto del vampiro e un tonfo pesante a terra. Quando i Guardiani Planari raggiunsero la stanza in cui il vampiro aveva fatto il suo (Maxillium fu colpito e quasi tramortito quando Sophia lo colpì con le proprie natiche di taglia Grande), si trovarono in un ambiente assai diverso da quelli in cui si erano trovati finora, il che era tutto un dire. L’ambiente era molto più lussuoso e raffinato e un profumo di incenso aromatico riempiva l’aria. Le pareti erano lisce e adornate da quadri in stile astratto. Essi i più delle volte avevano per tema teschi e ossa, sebbene uno ritraesse un gigante del gelo intento a fracassare il corpo di un felinide mentre un cavaliere con orecchie da coniglio scappava. Cinque eleganti tavoli cesellati con finiture di foggia nanica si trovavano nella stanza, ognuno circondato da sedie imbottite. In fondo alla stanza si trovava invece un grande bancone in zinco a forma di ferro di cavallo, una postazione da barman come Celeste ne aveva viste nell’Abisso, ma che pure in quel caso non disponeva del tocco sinistro che ella notò qui. Dietro il bancone difatti si trovavano delle grandi vasche a forma di campana, colme di un liquido simile a vino rosso, ma al cui interno erano immersi uomini e donne nudi. Essi non sembravano però annegare, completamente immobili all’interno del sinistro liquido. Non sembravano né vivi né morti. Non morti, ma ben più attivi delle sfortunate persone erano invece i vampiri presenti all’interno della stanza. Un eletto aveva appena finito di sbraitare un Idiota, non provi affaticamento! Rialzati subito! prima di posare gli occhi sui nuovi arrivati. L’essere si leccò le labbra, mostrando un ghigno immenso che risaltava sulla pelle traslucida. L’eletto sollevò il proprio mazzafrusto doppio sopra la testa, roteandolo con una tale velocità da farlo sembrare un giocattolo, mentre i restanti vampiri (due uomini e due donne) ringhiarono ed estrassero i propri mazzafrusti pesanti. Il glabro si rialzò in piedi e si unì alla nuova formazione Fate attenzione, hanno sconfitto Lord Skraith! avvisò. Neppure l’eletto fu in grado di nascondere un’espressione stupefatta a quella affermazione Sia quel che sia, noi siamo noi! ringhiò l’eletto Rimpiazzerete i morti che avete ucciso e vi unirete alle nostre fila! ghignò Addosso! Riepilogo X tutti
  8. DM X Gunnar Lo scontro con Lord Skraith aveva lasciato non solo molte ferite, ma anche un notevole tesoro ai membri dell’Assemblea, i quali sarebbero stati in grado di pagare il riscatto di svariati re con ciò che avevano sottratto al comandante dei vampiri di Baneliness. La spartizione dei profitti fu intensa, ma anche molto veloce: la prospettiva di lasciar scappare uno dei vampiri, il calvo con il quale Celeste si era scontrata, non piaceva a nessuno dei presenti. Il timore di sentir suonare un allarme e doversela vedere con la maggior parte dei servi della lich in possesso dell’Anello d’Ebano del Carnifex fu motivo sufficiente per spronare tutto il gruppo all’inseguimento, non prima però di aver trasformato la bara di Skraith in un grosso maglio da combattimento, che fu affidato a Gunnar, unico a poter brandire tale oggetto data la sua generosa stazza. I sei e la tigre si gettarono quindi all’inseguimento dei vampiri fuggiti, lasciando dietro di sé una scia di sangue rosso, frutto delle numerose ferite riportate dal combattente orso. L’attraversamento delle stanze fu stavolta privo di pericoli, forse un sistema automatico di cui essi non avevano idee chiare. Quando essi riemersero nella stanza che aveva funto da loro primo crocevia, intuirono quale poteva essere la direzione presa dai vampiri. Esclusa la porta da cui erano giunti, quella oltre la quale si trovava Mortec Chau e supponendo che quella di Baneliness non fosse così facilmente varcabile, l’unica soluzione poteva essere in quella che si affacciava sul lago. Quando essi ritornarono sul luogo precedentemente visitato, capirono ben presto di aver trovato la via giusta. Il calvo aveva appena aperto le porte dall’altra parte del lago, le cui acque erano ora leggermente agitate. L’avversario della Borealis si voltò appena verso gli avventurieri, prima di attraversarle in fretta e furia, i piedi ora scalzi che risuonarono sulla dura pietra. Una nube di gas, presumibilmente quella della sua alleata, era invece rimasta indietro e si trovava ancora sul “molo” in cui si trovavano i Guardiani Planari. Al limite del molo si trovavano quelli che dovevano essere gli stivali del suo commilitone. L’inseguimento sembrava ancora una possibilità, ma come avrebbero agito i Guardiani Planari? X tutti
  9. Siamo un pacchetto completo contando che nella mia campagna stiamo proseguendo da molti mesi
  10. Ritmo dei post e della velocità della campagna?
  11. DM L’uccisione di un vampiro era una conoscenza piuttosto comune, non solo tra coloro che avevano per missione quella di censurare i succhiasangue, ma anche tra le persone più comuni, grazie anche al folklore che questi predatori della notte avevano creato attorno a sé. Come spesso accadeva le storie tendevano ad esagerare, al punto che tra i più giovani virgulti come lo erano Sophia (o gli altri figli come quelli che aveva Celeste) cominciavano a circolare racconti romantici per ragazzine di vampiri che invece di perire alla luce del sole la rifrangevano in un caleidoscopio di colori. Perfino Celeste conosceva questi racconti, se non altro perché aveva trovato per casa uno di questi volumi. Quando ella domandò a Rakayah di cosa si trattasse, vide la figlia succube agitarsi più di quanto non avrebbe fatto davanti a dell’acquasanta Non è mio! Deve essere di quella ritardata di Deborah, no? E’ lei la secchiona che legge! Ma… che hai da ridere, vecchiaccia? Vai a cercare un c***o se ti ricordi anche com’è fatto! aveva risposto tra l’infastidito e l’imbarazzato. Sebbene Lord Skraith avesse dimostrato un certo onore rispetto agli standard usuali, non sembrava però il tipo che avrebbe concesso la resa facilmente. Dopo essersi consultati brevemente tra di loro (Gunnar comunicò a ringhi e unghiate sul muro) Bainzu si prese carico del difficile omicidio, sfavorito dalle condizioni di sicurezza della bara. L’idea di portare a casa l’adamantio nero aveva trattenuto i Guardiani dall’applicare i più esplosivi mezzi a loro disposizione, ma la soluzione fu trovata in maniera piuttosto rapida. Dopo aver estratto un pezzo di legno da una delle sedie della stanza (gli Abn Sukta osservarono in silenzio dai loro nascondigli) Bainzu assunse la forma di un wraith per entrare all’interno della bara. Una volta all’interno, si premurò di assumere la piccola forma di un grig, rischiando un attacco di claustrofobia ma riuscendo a trovare il petto di Skraith. Il vampiro era stato astuto, la minuscola feritoia da cui era entrato portava ai piedi della bara e trafiggerlo da lì non avrebbe significato granchè. Ma Bainzu aveva trovato una via alternativa e con un colpo secco riuscì a piantare un paletto nel cuore del mostro. Skraith strabuzzò gli occhi, flesse le dita, ma non potè fare nulla in quel frangente se non fissare la piccola creatura che lo aveva ucciso definitivamente. Fu allora che accadde qualcosa di strano: se il druido si aspettava odio e furia, rimase sorpreso nel vedere un’espressione di gratitudine nel volto del comandante dei vampiri. Egli rivolse un lieve cenno del capo prima di accasciarsi. X Bainzu Quando i Guardiani Planari videro del fumo uscire dalla breve feritoia, il primo pensiero fu di un’uscita d’emergenza del vampiro. In verità, quando Bainzu li raggiunse dopo portando seco i vari possedimenti magici di Lord Skraith, esso era stato solo il fumo prodotto dalle fiamme con cui aveva bruciato il vampiro in forma di elementale. All’interno di quella cassaforte fatta di adamantio nero ora si trovavano solo le ceneri di quello strenuo servitore di Baneliness. Il suo equipaggiamento, già adocchiato da Maxillium nel corso dello scontro, si rivelarono essere un vero patrimonio. Il cacciatore di taglie, complice la sua magia ancora attiva, fu in grado di svelare i segreti dietro quei potenti oggetti. Tra di essi trovarono anche un anello non troppo dissimile da quello di Mortec Chau, il quale dava accesso alle stanze private di Baneliness. X tutti Il trasporto della bara sarebbe stato comunque un problema che i Guardiani avrebbero dovuto risolvere molto presto. Se anche essa fosse stata di un metallo più comune, lo spessore e la quantità di materia di cui era costituito la rendevano pesantissima. Le svariate tonnellate di peso superavano la capacità di tutte le borse conservanti (anche qualora esse fossero state unite tra di loro) e una tale mole poteva essere spostata solo dal miglior Gunnar in preda alla sua forma d’orso, una soluzione però troppo poco duratura per il loro caso. Mentre il silenzio precedeva quello che sarebbe stato l’inizio di un forte dibattito tra i personaggi, un suono ovattato raggiunse le orecchie dei membri dell’Assemblea lì riuniti. Anche nelle più recondite profondità di una delle fortezze meglio difese dell’intero multiverso essi furono in grado di udire un DING! assai familiare… X tutti
  12. DM Per quanto Osymannoch vivesse isolato dalla società, perfino lui aveva sentito parlare di un forte dibattito che imperversava tra i combattenti (aspiranti o affermati tali) di Arth. Al centro di esso si trovavano le magie di guarigione, che i più critici additavano come “inutili nel momento in cui uccidi prima il tuo avversario”, un giudizio a detta di molti assai severo. Il lich avrebbe forse voluto immortalare quel combattimento per farne un dagherrotipo da mostrare a questi detrattori della magia divina. Quando egli si lanciò su Maxillium, trovando un varco nei continui viaggi eter(e)o-materiali del compagno, la guarigione parve far rinascere il cacciatore di taglie a nuova vita. Bainzu, temendo forse ulteriori sanzioni qualora non si fosse preso cura dell’orso in difficoltà nonostante Gunnar fosse un animale solo a tavola e per le sue abitudini igieniche, incanalò su di lui uno dei suoi incantesimi migliori. Lo scopo di tale manovra era semplice: se l’orso non poteva competere con il vampiro, era necessario rendere l’orso ancora più forte. Gunnar parve crescere ancora di qualche decina di centimetri, illuminando la stanza di una luce verde arboreo, muovendosi con una velocità e potenza ancora superiore a prima, portando Skraith a difendersi disperatamente dal nuovo e migliorato combattente orso. Maxillium non fu da meno. Se l’energia positiva offerta dal lich era stata un sollievo di potere divino oltre che uno dei più grandi ossimori esistenti, il suo slancio contro la vampira si dimostrò un’esplosione di energia arcana senza precedenti, un vero inno al potere che egli stesso aveva accumulato. Per quanto il suo mentore dell’aldilà lo avesse messo in guardia circa l’uso spropositato della sua magia, Max sentì di non doversi trattenere quando a rischio non c’era solo la sua di vita, ma anche quella dei suoi compagni. E non ci sarebbe stata donzella non-morta, anche di bell’aspetto, che avrebbe tenuto. Sebbene Max non avrebbe in quel momento potuto operare nei suoi confronti come usualmente gli uomini speravano, tuttavia in un certo qual modo il suo vigore potè trovare sfogo, penetrando con il proprio pugnale lo stretto incavo della corazza di piastre della vampira avversaria, senza troppi riguardi per quanto andasse a fondo con il proprio arnese. Questa sagra del doppio senso raggiunse l’apice quando la vampira sputò sangue e dichiarò E’ troppo grosso… questo potere magico! prima di dissolversi in una nube di gas, cui fece seguito un rantolo di dolore di Lord Skraith. Il corpo ricoperto di ferite, egli si accasciò su un ginocchio sotto i colpi di Gunnar Troppo… troppo forte! fu costretto ad ammettere prima di diventare egli stesso una nube di gas, sopraffatto dall’energia della natura. A quella vista, il vampiro glabro spalancò la bocca dalla sorpresa prima di esclamare Non è finita qui! prima di assumere egli stesso forma gassosa. I Guardiani Planari erano riusciti a mettere in fuga il nemico. Tuttavia, sebbene la battaglia fosse stata vinta, i venti di guerra sembravano ora porre i Guardiani di fronte a una certa fretta. Le nubi di gas delle due sentinelle presero direzione verso la strada che essi avevano percorso per giungere fin lì, mentre Lord Skraith prese la direzione opposta, raggiungendo la stanza da cui essa era uscito. I membri dell’Assemblea, dando priorità a colui che teneva una delle chiavi per la stanza di Azrique, oltrepassarono le porte di ottone e raggiunsero una elegante stanza circolare, il cui pavimento era formato da un elaborato mosaico su cui erano disegnati pipistrelli dagli occhi dorati i quali sembravano tenersi per ala, mentre al centro di questa opera d’arte si trovava una piccola piattaforma in ossidiana che spuntava leggermente dal terreno. Fu attraverso lo spazio ai lati di questa pedana che Skraith si infilò. Per raggiungerlo fu necessaria tutta la forza di Gunnar, l’unico in grado di poter sollevare la piattaforma e scoprire una bara sotto di essa. Il feretro di Lord Skraith non era però fatto di cartone o legno d’abete, bensì da uno strato spesso quasi dieci centimetri di piastre di una lega nera come il carbone e lucente come il diamante, che al solo contatto dava l’idea di essere più dura di qualunque altro materiale. In essa i Guardiani riconobbero la descrizione dell’adamantio nero bramato sia dai Demoni Circensi di Hecke che dal Seguito di Lady Myonatix. Una strettissima feritoia in cima alla bara non lasciava intravedere nulla dell’interno (sebbene fosse ovvio che il vampiro era lì dentro) e non sembravano esserci né serrature né lucchetti esterni visibili per aprire quella vera e propria cassaforte dentro il quale ora Lord Skraith iniziava il suo percorso di recupero. Con gli altri vampiri in fuga e il comandante nemico barricato dietro l’adamantio nero, i Guardiani erano chiamati a decidere in fretta le loro proprie mosse! Riepilogo X tutti
  13. DM I latrati dei terrorizzati Abn Sukta furono il sottofondo prominente in quelle prime battute, i chirurghi dei morti che urlarono di dolore quando Sophia non badò a mezzi termini per tentare di eliminare i vampiri, ricorrendo a un trucco che già aveva visto usare a Bainzu in uno degli ultimi combattimenti. I vampiri coinvolti, Lord Skraith e la sentinella donna, urlarono schermandosi il viso a quella esplosione di energia, dimostrando però un’insolita resilienza per dei non-morti, forse forgiata nel lungo addestramento che li aveva resi tra i più forti guerrieri a disposizione di Baneliness. Osymannoch e Maxillium, più prudenti, preferirono prepararsi il terreno per il dopo, innalzando magie protettive nel caso del primo e stabilendo una prima strategia offensiva per il secondo. Maxillium non era mai entrato troppo nel dettaglio dell’addestramento che aveva svolto nell’aldilà, ma egli a lungo aveva paventato di poter espandere il tempo a sua disposizione come faceva Celeste. Ispirato dalla Furia Bianca, infine Max era riuscito a padroneggiare un’arte molto simile, dimostrazione che la sua forte ammirazione per la Borealis (e forse qualcosa di più) lo avevano più forte e pronto a difendere i suoi amici. E gli amici sarebbero stati ben felici di ricevere aiuto, in particolare Gunnar e Celeste. Sebbene l’assalto di Sophia non fosse piaciuto, i vampiri non parevano tipi da perdere la concentrazione facilmente. Lord Skraith confermò l’impressione di una persona che teneva ai suoi commilitoni, quando ordinò alla vampira di allontanarsi dalla zona Ferma quel mago, presto! inveì, riferendosi a Maxillium, prima di trovarsi nuovamente a fronteggiare Gunnar. Il combattente orso aveva accettato la sfida del comandante dei vampiri, liberando di malagrazia la vampira che ricadde pesantemente a terra, per poi assaltare senza alcun freno Lord Skraith. L’assalto fu violento come un uragano, con Gunnar che strappò pezzi di carne morta dalle spalle e dal petto del Lord, azzannandogli il collo e trovando piacere nei ringhi di dolore del suo avversario. Egli però non cedette, gonfiando i propri muscoli e opponendo dapprima la propria forza alla stretta di Gunnar Sei forte, ma la forza non è tutto! gridò, per poi liberarsi con uno scatto soprannaturale che lasciò dietro di sé una leggera scia argentata Telestai, censura questo samaritano!! gridò ancora una volta, maneggiando la sua spada con la stessa disinvoltura con cui un anziano artigiano utilizzava i suoi migliori strumenti. Artigli di Sangue non era un bersaglio piccolo, eppure non tutti erano in grado di superare le sue grosse zampe e uscirne incolumi. Il comandante dei vampiri si dimostrò però un osso duro anche per il leggendario barbaro, che si vide deviate le mani in un’apertura che permise al vampiro di colpire con la sua spada dalla lama ora di nuovo verde ruggine, uno strumento più freddo del mare della morte che provò a trasmettere dentro il corpo del combattente orso una corrente più raggelante delle terre della suadente regina Jasmeera (un paragone facile, visto che ella faceva spesso capolino tra i pensieri del barbaro). Ciò però fu arrestato dall’intervento provvidenziale di Bainzu, che sotto forma di un altro quesar era giunto in tempo per proteggere il compagno dagli effetti più pericolosi della spada del comandante nemico. Purtroppo, nemmeno Bainzu poteva arginare in un colpo solo sia una tale malevolenza che i suoi effetti e la dimotrazione di ciò avvenne quando la stanza si tinse di rosso nel momento in cui le arterie recise da Skraith esplosero in vari geyser che tinteggiarono pareti, vampiri e Guardiani con il sangue del più resistente difensore della spedizione. Skraith però non si concesse di dileggiare l’avversario in difficoltà, specialmente all’arrivo del druido sulla scena. Egli riassunse la sua postura difensiva, pronto all’assalto nemico, i solchi dei colpi di Gunnar che iniziarono lentamente a rimarginarsi. Un colpo secco, pari a quello di una quercia che si abbatteva sul terreno, accolse il colpo di Celeste al vampiro, il quale inizialmente non parve avvedersi del trauma subito Il mio ginocchio? Tu sei pazza, non sono mai stato megl- AAAAAHHHH!!! gridò quando un sordo schiocco lo avvisò della rottura dell’omero. Il colpo della Borealis, degno di uno scorpione del deserto, richiamò la rabbia del vampiro, il quale però vide davanti a sé una preda ancora più appetibile della nativa di Primarosa: Maxillium. Con Gunnar e Bainzu a vedersela con Skraith, Sophia in piccionaia e Osymannoch nelle retrovie, il mago dei pugnali incantati era rimasto esposto ad entrambi gli attendenti di Skraith. Il vampiro glabrò si gettò a terra con un tonfo scomposto (il vampiro sibilò guardando ancora una volta Celeste), per poi artigliare il viso di Max. Il cacciatore di taglie spinse via l’avversario, ma la vampira gli era già addosso e iniziò a tempestarlo di colpi con il mazzafrusto pesante Perché non muori e basta? ringhiò. Se Max non si fosse avviluppato di incantesimi, le cose forse sarebbero andate peggio, ma nessuno dei presenti ebbe a dubitare della ferocia dell’assalto, la palla chiodata che colpì ripetutamente la pelle modificata del mago nel tentativo di infrangerlo come fosse una statua di vetro. I vampiri di Baneliness stavano dimostrando tutta la loro spietata ferocia in quella stanza così adatta alla loro natura. Riepilogo X tutti
  14. DM Siamo soldati di schieramenti diversi sul campo di battaglia, non vi tirate indietro dal vostro dovere rispose Skraith, avanzando Nella morte ho ricevuto ordini a cui non posso disubbidire, ma anche in vita la mia lealtà era indissolubile. Non sarò mai un traditore! annunciò, lanciandosi quindi all’attacco assieme ai suoi uomini. Celeste e Gunnar ebbero pochi istanti per prepararsi all’impatto, innalzando alcuni dei propri stratagemmi psionici preferiti. Il vampiro glabro in volto fu il primo a muoversi, compiendo una torsione improbabile per qualsiasi umano, piroettando fino ad atterrare su uno dei tavoli. Con una breve corsa, che scagliò a destra e sinistra bisturi, pergamene di appunti e kit di cucitura, il vampiro torreggiò su Celeste per poi abbattere contro la sua armatura psionica il proprio mazzafrusto, che mandò scintille nel momento in cui colpì le difese della Borealis Quanto dureranno le tue difese, donna? ghignò mostrando i propri denti. Sebbene l’elocatrice ne uscì con più di qualche graffio, la sua presenza si rivelò fondamentale per evitare che fosse Sophia il bersaglio primario della furia non-morta. La vampira armata di mazzafrusto si lanciò invece su Gunnar, dimostrando anch’essa un’agilità notevole nonostante la pesante armatura che indossava. La donna balzò sopra uno dei tavoli, per poi gettarsi mazzafrusto in mano contro il combattente orso, il quale però la intercettò con le sue grandi zampe, bloccandola in volo e trattenendola nonostante le chiodature dell’armatura minacciassero di far sanguinare le mani del barbaro. La donna si agitò, snudando i canini Lasciami andare! ringhiò come una fiera in gabbia, mostrando una rabbia che la rendeva meno bella (o più bella, a seconda dei gusti). Ma non vi era animale più pericoloso di quello costretto in un angolo e la vampira dimostrò tale regola avventandosi sul polso destro di Gunnar con in propri denti, cercando di azzannare e rompere la mano ursina di Artigli di Sangue. Per quanto il suo assalto fosse assai modesto, Gunnar percepì un gelo iniziare a percorrergli il corpo, la fredda malignità dei morti viventi che si insinuava dentro di lui. Lord Skraith sembrava pronto a gettarsi in una singolar tenzone su Celeste, ma all’ultimo minuto parve cambiare idea e si gettò contro Gunnar Prenditela con me, orrenda creatura! gridò sfidando il combattente orso. Reggendo la propria spada lunga con entrambe le mani, Skraith colpì la scapola di Gunnar per poi urlare Telestai, censura questo samaritano!! la spada vibrò illuminandosi di un color verde ruggine e lanciando un sinistro grido. La spada si abbattè con Gunnar con rinnovata energia, come se un maglio gigante fosse piombato dal cielo per infondere nuova forza all’assalto del comandante dei vampiri della Fortezza. Gunnar sentì diverse ossa spezzarsi all’impatto e varie ferite si aprirono sul suo corpo, lasciando uscire litri di sangue. In un battito di ciglia, Skraith era accovacciato a breve distanza, pronto a difendersi da qualunque minaccia i Guardiani fossero pronti a riserbargli Sei ancora vivo… commentò osservando Gunnar Davvero notevole! Riepilogo X tutti
  15. DM La tensione all’interno del labirinto di indovinelli era palpabile, magari anche più palpabile di Sophia stessa, la quale al momento si trovava al centro dell’attenzione. Come ella aveva potuto scoprire, evitare una domanda era possibile a costo di essere in grado di trovare una via alternativa. Una risposta sbagliata, d’altro canto, costava non solo una deviazione ma anche un danno notevole, che la mezza-ninfa era già stata in grado di sperimentare. Non c’era quindi da stupirsi se la barda chiese lumi più e più volte ai suoi compagni, sebbene in questa seconda tornata di domande ella stessa fu più propositiva. Sophia non era mai stata un asso in queste ma, vuoi la situazione di emergenza o la maturazione che aveva intrapreso, ella era stata in grado di individuare con un certo grado di certezza quelle che potevano essere delle risposte corrette. Con notevole tensione ella propose quindi le sue risposte, alle orecchie immobili delle teste di gargoyle di metallo. Per ben quattro volte le loro voci risuonarono, pronunciando le parole RISPOSTA ESATTA!! deliziose per l’orecchio di Sophia, come dei suoi compagni all’esterno. Una porta dopo l’altra, ella fu infine in grado di raggiungere l’angolo opposto da cui era entrata ed aprire la via per la stanza successiva. Sophia Zhuge era stata in grado di superare quella machiavellica prova! Come un sol uomo, il resto delle porte (anche quelle che erano rimaste bloccate alla risposta errata) si sollevarono di colpo, permettendo al resto dei Guardiani Planari di ricongiungersi con la propria compagna. Il festeggiamento però non durò abbastanza, se non altro perché un suono raggiunse le orecchie dei membri dell’Assemblea, i quali oltrepassarono l’uscio aperto e raggiunsero l’ambiente successivo, un’anticamera dato che essa terminava con una coppia di porte in bronzo. La stanza in cui giunsero sembrava più simile ad uno scantinato in muratura di pietra rispetto alle stanze precedenti, il tipico ambiente in cui era solito trovare all’opera alchimisti o becchini. In effetti un sarcofago era appoggiato su un muro, mentre in quello opposto faceva bella mostra un arazzo con una figura scheletrica femminile che teneva in grembo una bambola di pezza. Il resto della stanza era arredato come un laboratorio di ricerca, con svariati tavoli di lavoro, strumenti chirurgici e un braciere sopra il quale stava ardendo un busto umano. Un semplice canale di scolo era posto in uno degli angoli della stanza. Le creature che stavano lavorando industriosamente all’interno di quel macabro ambiente non erano meno esotici di quella vista: simili a nani per quanto riguardava l’altezza, le creature erano vestiti con semplici perizomi color kaki, che facevano a pugni con la pelle nero avorio degli esseri. Le loro teste da sciacalli furono sufficienti a Sophia per riconoscere in essi degli Abn Sukta. Noti anche come Chirurghi dei Morti, queste creature erano nate in un piano chiamato Necropolis, per poi diffondersi piano piano anche in altri luoghi, spesso e volentieri al servizio di potenti signori non-morti. Non malvagi per loro natura, la loro indole da non combattenti li rendeva spesso facili pedine per necromanti, che potevano assicurarsi facilmente un esperto senza precedenti nella riparazione dei cadaveri. Pur essendo infatti dotati di grosse pance, le dita degli Abn Sukta sono abili come quelle del miglior cerusico, rendendoli tra i migliori guaritori di non morti dell’interno multiverso. Nel pieno rispetto della loro natura, la vista dei Guardiani Planari gettò nel panico gli Abn Sukta. Tra ululati di terrore e goffe cadute a terra, le creature si gettarono dietro i tavoli, cercarono riparo dentro i cestini, si nascosero dietro i corpi in riparazione. Uno di essi si infilò addirittura tra un mucchio di vecchi stracci, il deretano nero che spuntava tuttavia ben visibile dalla pila di scarti. Quella buffa scena precedette però visitatori assai meno pavidi. Le doppie porte di bronzo che si trovavano dall’altra parte della stanza si spalancarono di colpo e tre figure fecero la loro comparsa. Due di loro erano vampiri, entrambi armati di mazzafrusto pesante e con pesanti armature nere con le sinistre chiodature lunghe quasi trenta centimetri che avevano già visto in molti loro commilitoni. Tra di essi, una era una donna dai lunghi capelli neri come l’inchiostro, un viso tondo con un paio di sottili labbra truccate con un leggero rossetto color carne e occhi rossi come rubini circondati da un eyeliner nero. Il suo compagno era calvo, la superficie del cranio costellata di cicatrici e privo di sopracciglia. I suoi denti erano però aguzzi e bianchissimi, permettendogli di lanciare sinistri sorrisi. Colui che li guidava era però ancora più imponente, un vampiro dai corti capelli color sale e pepe e dalla mascella larga, alto quasi due metri. La sua condizione di morto vivente sembrava meno evidente, se non altro per il fisico muscoloso che era ben visibile al di sotto degli abiti nobiliari che indossava, contornati da un elegante mantello d’ermellino rosso. I polsi cinti da grossi bracciali e un paio di anelli, l’uomo privo di armatura si rivolse direttamente ai Guardiani Le prove non erano pensate per essere affrontate da mortali disse con voce profonda Dovete essere creature di rara potenza per essere giunti fin qui, abbastanza da meritare il mio rispetto e trovare una morte onorevole in duello disse sfoderando una spada lunga dalla lama nera come la notte e che emise un sinistro strillo quando venne sguainata Il mio nome è Lord Skraith, comandante dei vampiri della Fortezza, e vi ringrazio, coraggiosi mortali. Sono certo che lo scontro con voi sarà degno di questo nome e sarà un sollievo nell’interminabile monotonia che è il mio servizio presso quella sgualdrina di Baneliness. Imbracciate le armi e date fondo a tutto ciò che avete, poiché ne avrete bisogno. In guardia! detto ciò, Lord Skraith e i suoi si fecero avanti. Riepilogo X tutti
  16. DM Le prove a cui erano sottoposti i servitori di Baneliness che desideravano diventare Eletti erano molto varie e, come compresero ben presto i Guardiani Planari, sembravano predisposte per scremare non solo i più forti e resistenti, ma anche coloro che disponevano di arguzia, logica e capacità di mantenere il sangue freddo in situazioni di vita o di morte. Senza queste ultime, nemmeno i possenti membri dell’Assemblea sarebbero stati in grado di proseguire fino a quel punto. A loro beneficio valse anche il gioco di squadra, una qualità che finora non era stata prerogativa dei Guardiani, ma che dopo la sconfitta da parte di Azrique sembrava essersi fatta più forte. Sophia Zhuge, invero, non sarebbe andata molto avanti senza i suggerimenti dei suoi compagni, che le fornirono una serie di punti di vista del tutto nuovi e in grado di risolvere buona parte delle domande enigmatiche poste al suo indirizzo RISPOSTA ESATTA!! tuonarono le teste di gargoyle quando ella disse Sangue in risposta al primo indovinello, facendo sollevare con uno scatto repentino le porte vicino a lei, aprendo un ventaglio di possibilità. Il sollievo percorse i Guardiani e un po’ di coraggio si fece strada in Sophia, che quindi proseguì continuando a ricevere il consiglio dei suoi compagni RISPOSTA ESATTA! e RISPOSTA ESATTA! furono le ricompense che ottenne quando il libro e sole spianarono la via, tuttavia un terribile suono precedette un canzonatorio RISPOSTA SBAGLIATA!! dei gargoyle quando Sophia pronunciò Vita un suono ovattato la raggiunse e all’improvviso ella si trovò di nuovo nella sua forma originaria, percependo quindi la terra cederle sotto i piedi quando una botola si spalancò ed ella cadde per 30 metri prima di finire dritta in una pozza di magma. Senza la forma alla quale si era affidata finora, le sue urla di dolore telepatiche giunsero nitide alle orecchie dei suoi compagni. X Sophia Tuttavia non era destino di Sophia morire carbonizzata nella lava. La magia che l’aveva colpita aveva solo soppresso temporaneamente i suoi poteri ed ella fu quasi subito in grado di riassumere una nuova forma, utile sia per coprire la sua nudità (gli abiti originari avevano preso fuoco) oltre a permetterle di ritornare al perfido labirinto di indovinelli di Baneliness. Sebbene la via le fosse stata preclusa, ella potè prendere una strada alternativa. Con crescente tensione non si verificarono altri incidenti e i RISPOSTA ESATTA!! tornarono a farsi sentire. Su una delle domande ella preferì evitare, vista anche la recente esperienza. Per raggiungere la fine avrebbe dovuto superare ben quattro indovinelli… 10-Di freddo vetro è la mia pelle. Di secca terra è il mio cuore. Ponimi per il mio compito e io darò il mio cuore da me stessa a me stessa. Che cosa sono? 11-Sono un nano dal possente ventre, nero come una miniera. Ho più di due gambe e un cappello di ferro. Che cosa sono? 12-Sono impugnata da un gigante, immobile e silenziosa nell’oscurità. Lasciatemi sola e non dirò nulla. Tirate la mia coda e mi farò sentire. Che cosa sono? 13-Molte vite cominciano su di me. Molte vite terminano su di me. Sono il posto dove la mente cade nell’oscurità e quello in cui la mente si apre a nuova vita. Le persone produttive mi evitano, quelle lavative mi apprezzano. Che cosa sono? X tutti
  17. DM Quando Bainzu fu di nuovo rivestito, con gioia del buongusto e del decoro, i Guardiani Planari non mancarono di tirare fuori le loro congetture circa la nuova situazione che si prospettava loro. Fin da quando erano giunti sulle Marche Sbriciolate essi si erano trovati in un mondo alternativo pieno di difficoltà e pericoli mortali e solo arguzie dell’ultimo minuto erano riusciti a tenerli in vita fino ad allora. Gunnar e Bainzu questo lo sapevano bene e i due non poterono non trasalire quando Sophia, nel momento in cui toccò per prima la porta, sparì alla loro vista. I Guardiani erano di nuovo orfani di un membro. Per fortuna la voce telepatica di Sophia non mancò di farsi sentire presto. Come ella stessa fu in grado di descrivere, essa era giunta in una piccola stanza quadrata sormontata da varie porte di solido metallo. Ognuna di esse recava un sinistro ornamento all’altezza in cui di solito si trovava il batacchio: una testa di gargoyle in metallo, dagli occhi di un color verde acceso che pulsava ritmicamente. Quando ella era comparsa, una voce aveva subito sciorinato un indovinello. Come i Guardiani furono presto in grado di capire, le porte di una stanza si aprivano tutte in contemporanea al momento che la risposta giusta veniva formulata, permettendo alla Zhuge di proseguire verso quella che riteneva l’uscita indicata nella porta da cui era entrata magicamente (quella che ritennero una breve mappa dell’area). Stimando il percorso più veloce, erano nove gli indovinelli necessari per raggiungere il lato opposto. Tuttavia ella sarebbe dovuta essere in grado di rispondere correttamente a tutti gli indovinelli fino a quel punto, senza avere idea di che cosa l’avrebbe attesa in caso di errore. Consci di queste responsabilità, i Guardiani all’esterno erano chiamati ancora una volta a fare mente comune per salvare la propria compagna in pericololo. 1-Sono un fiume di vita che porta con sé vita. Sono più dolce del miele e più pregiato del vino. Quando esco dai miei argini la morte naviga su di me. Che cosa sono? 2-Gli alti alberi mi hanno concesso il mio colorito pallido. I mari più profondi mi hanno concesso la mia scura conoscenza. La mia pelle è la pelle di una bestia. Che cosa sono? 3-Sono la fiamma che brucia gli incauti e la maledizione di chi un tempo era benedetto. Sono la vita per ciò che sorge sopra la terra, ma la morte di coloro che giacciono sotto di essa. Che cosa sono? 4-Sono una casa lucente come un diamante al mattino e di un pallido color argento al crepuscolo. Non ho stanze, ma molti ospiti e un solo padrone. Che cosa sono? 5-Sono il macellaio di chi non può scappare. E ho solo un dente sulla mia testa. Ho portato coloro che erano alti in basso, tuttavia chi servo è una persona comune. Che cosa sono? 6-Fin dalla mia nascita, rivolgo il mio sguardo verso un luogo lontano, eppure in pochi mi seguono verso di esso. Tuttavia, se non fosse per la mia ostinazione, in molti si sarebbero persi. Che cosa sono? 7-Mi trovo ci sono unghie, ma non dita. Sono percosso quando sono giovane, ma quando sono pronto all’azione mi trovo a calpestare il fango. Che cosa sono? 8-Sono legato a un sinuoso predatore. Seguo uno dei signori della notte. Se il mio padrone è arrabbiato, sarò frustata. Che cosa sono? 9-Sono un illusionista che crea un nuovo mondo. Sono amato dai vanitosi, tuttavia sono onesto. Colpiscimi e creerò migliaia di mondi. Che cosa sono? X tutti
  18. DM Fin dall’antichità i rompicapi erano una colonna nell’ambito dei giochi, sia che essi fossero provati attorno a un focolare a fine giornata per distrarsi o se, come in quel caso, costituissero un astuto modo per celare o bloccare un passaggio. Essi potevano svilupparsi in vari modi, a volte anche molto complicati, ma i migliori erano quelli che si basavano su semplici ragionamenti. Questo perchè le persone tendevano spesso a cercare la risposta più difficile quando messe sotto pressione, ignorando le possibilità più elementari. Gunnar non era il più intelligente del gruppo. Non era uno sciocco, ma non aveva certo la stessa attitudine allo studio del resto degli incantatori, né la capacità di rapido calcolo di Celeste quando si trattava di plasmare il tempo e lo spazio. Forse fu ciò a dargli un vantaggio, permettendogli di capire per primo il meccanismo che si celava dietro quegli oggetti in apparenza casuali. Non era entrato nella mente di Baneliness (chi avrebbe potuto comprendere una lich influenzata da un artefatto divino?), ma aveva ricordato le rime degli scaldi del suo villaggio, simpatici giochi di parole che i bambini erano soliti ripetere poi. Quando egli colse l’assonanza tra saetta e bacchetta, fu quasi certo del suo successo e Bainzu volle dargli fiducia. Nella piena scomodità di trovarsi con mani palmate e una Pisittu isterica, l’incantatore fece all-in, rischiando il poco tempo che gli rimaneva per seguire la teoria del barbaro, finora quella appariva come la più logica. I ripetuti bagliori degli oggetti collegati furono la ricompensa dell’esatta intuizione di Gunnar, mentre Bainzu potè vedere con soddisfazione i pezzi ridursi sempre più. Bastone e Mattone, Saetta e Bacchetta, Pentola e Tegola, Stocco e Fiocco. Uno dopo l’altro i collegamenti divennero sempre più elementari, finchè la piccola figura di una chiave non rimase in mano a Bainzu, la quale fuse infine l’ultimo pezzo con la Nave per dar vita a una grande chiave in adamantio. In verità la forma era simbolica (non vi erano toppe nella porta ormai sepolta dalla lava) e bastò toccare la porta con il manufatto creato per veder scendere rapidamente la lava e, una volta ritiratasi del tutto a come lo era al suo primo arrivo, le porte si spalancarono e permisero ancora una volta ai Guardiani Planari di riunirsi. Pisittu fece le fusa, tale fu la sua gioia per vedere la stanza di nuovo priva di pericolo infuocato. Il piacere di ritrovarsi ancora tutti interi fu funestato solo dalla presenza di un altro enigma, o almeno essi ritennero a buon motivo che fosse un altro. L’apertura della porta successiva conduceva a una curva verso sinistra, la quale però si interrompeva quasi subito su una nuova porta, in tutto e per tutto identica alle altre. Essa però non recava parole, ma solo una figura. Essa era un quadrato con una griglia, la quale contava in tutto venticinque caselle al suo interno (5 righe e 5 colonne per capirci). Una freccia all’esterno della griglia puntava verso la casella più in basso a sinistra, mentre un’altra freccia puntava al di fuori della casella più in alto a destra. Nessun altro indizio era fornito ai Guardiani e la visione di Maxillium non rilevò scritti nascosti o qualche segno su cosa potesse trovarsi oltre quell’ennesima porta magica. X tutti
  19. DM La situazione stava rapidamente degenerando, con i Guardiani all’esterno che erano costretti a masticare amaro, incapaci di poter intervenire di persona. Bainzu, il più anziano del gruppo (se si escludeva Osymannoch) era entrato con curiosità, ma ora si sentiva sempre più spesso all’interno di un temibile gioco mortale, come lo erano quelli che faceva da bambino (tra cui spiccava il gioco del calamaro mezzo-immondo stregone di 10). Pisittu iniziò a miagolare terrorizzata, temendo di rivivere l’orrenda esperienza sul Piano Elementale del Fuoco, almeno fino a quando il suo padrone non la tranquillizzò e trasformò sé stesso e lei in slaad della morte. I rospacci allineati al caos non erano certo un bel vedere, ma la loro immunità ai danni da energia sonica erano una manna in questa situazione. L’unico problema restava nell’impossibilità di poter evitare i danni da lava, se non sollevandosi in aria e trovando lì una soluzione. Mentre Gunnar provava a offrire il suo consulto a distanza, sempre più convinto della sua idea, Pisittu tenne goffamente in mano i vari pezzi, mentre Bainzu studiò la possibile combinazione da provare. Alla fine, il druido cedette all’idea del barbaro e iniziò dalla sua proposta. Un po’ più sicuro di non venire orrendamente sbatocchiato per la stanza, Bainzu collegò il gigantesco cetaceo e gli anelli uniti tra di loro… ed essi si fusero insieme. Con un lampo e un bagliore, essi sparirono, per lasciare posto… a un nuovo pezzo! Uguale agli altri e con la stessa presa (ma di forma diversa) esso sostituiva i due precedenti. Il suo aspetto, come gli altri, era piuttosto familiare. -un recipiente di materiale resistente al fuoco, di forma per lo più cilindrica e provvisto di due manici e di coperchio, per uso culinario Trovarsi con un nuovo pezzo gettava nuovi dubbi, ma anche nuove speranze. Prima di sentire i suoi compagni circa la nuova situazione, egli unì allo stesso modo l’organo centrale e lo strumento di pittura… ed anche essi sparirono per lasciare posto a un nuovo oggetto. La situazione stava prendendo una piega insolita, ma almeno da 9 pezzi erano scesi a “solo” sette. -un manufatto in laterizio utilizzato assieme a molti suoi simili per proteggere dalle intemperie il tutto di un’abitazione Il tempo, nel frattempo, continuava a scorrere e il calore nella stanza cominciava ad essere insostenibile. Il livello della lava era ormai di più di venti centimetri e aveva del tutto coperto la passerella su cui prima druido e tigre si trovavano. X tutti
  20. DM Bainzu soppesò gli oggetti, mentre fuori dalla porta il resto dei Guardiani Planari erano riuniti in un conciliabolo senza precedenti, soppesando combinazioni e tecniche, cercando di capire il nesso tra gli oggetti. Per quanto le alternative offerte al druido fossero numerose, tutti i membri dell’Assemblea erano d’accordo sul fatto che tra i nove oggetti vi era un intruso, il cui scopo era quello di trarre in inganno la squadra intenta a ragionare su tale schema. Gunnar e Osymannoch furono tra i primi a fornire le proprie versioni. Essi presumevano di aver trovato dei nessi solidi, sebbene ciò richiedesse due tentativi a parte. Dal par suo Bainzu aveva altre idee, il che non aiutò il druido a fare ordine con i suoi pensieri. Deciso però a prendere l’iniziativa, prima di cominciare a fare radici in quel luogo, il coraggioso incantatore prese in mano due chiavi, seguendo le indicazioni fornite da Gunnar Ditegli di provare così: verga magica – cervello furono le sue parole. Nel momento in cui le due “prese” si unirono passò circa un secondo di silenzio assoluto, nel quale cominciò a paventarsi la possibilità che ciò fosse una giusta scelta. X Bainzu Fu a quel punto che i Guardiani Planari fuori dalla porta videro Bainzu e Pisittu venire sbalzati con violenza, ricadendo a pochi centimetri dalla lava. I due poveri sfortunati avevano potuto solo udire un KRAKATOOOM!!!! assordante e una spinta di pura energia sonora che aveva minacciato di devastare i loro organi interni. A quanto pareva ogni tentativo sbagliato veniva pagato a caro prezzo. Dopo quella brutta esperienza, Bainzu preferì tentare la via offerta da Osymannoch Accoppia come oggetti il cetaceo e l’arma a getto erano state le sue parole. Per quanto il lich non fosse simpatico a pelle (morta) si era guadagnato perlomeno il rispetto accademico del druido e spesso alcune sue intuizioni si erano rivelate giuste. Auspicando che anche quella occasione fosse propizia, Bainzu collegò i pezzi indicatigli. X Bainzu I Guardiani Planari fuori dalla porta sollevarono d’istinto la testa, quando videro Bainzu e Pisittu scagliati contro il soffitto, spinti ancora una volta dall’errata combinazione scelta. Dopo il secondo KRAKATOOOM!!!! Pisittu iniziò a miagolare sommessamente, mentre il druido sospettò di aver perso l’udito da un lato, tale era stata la potenza di quel tuono. Toccandosi l’orecchio destro lo trovò sanguinante. Viste le sue condizioni, Bainzu preferì fare un ultimo tentativo con la sua iniziale idea, quella che prevedeva di collegare il gigantesco cetaceo al mezzo di trasporto marittimo. Egli trattenne il fiato dopo aver collegato i due pezzi, in attesa del responso. X Bainzu Un leggero tonfo raggiunse le orecchie dei Guardiani Planari fuori. Bainzu e Pisittu erano stati scagliati contro la porta che li divideva all’ormai consueto suono di KRAKATOOOM!!!!. Devastato dai colpi subiti, il druido doveva riorganizzare la propria strategia. Tuttavia, la situazione non sembrava migliorare affatto e lo capì quando Pisittu soffiò in direzione dei lati della stanza. Il livello della lava stava lentamente salendo e iniziava a raggiungere i piedi dei due esseri. Ma per quanto essi fossero immuni al fuoco, fino a quanto sarebbe salita quella marea di letale magma? X tutti
  21. DM La scoperta di poter comunicare liberamente con Bainzu, seppur tramite la telepatia, fu una notizia che innalzò il morale dei Guardiani Planari, i quali ascoltarono con attenzione le parole del druido e fecero partire le loro considerazioni. La situazione migliorò ancora di più quando Gunnar esultò, scoprendo che la sua magia gli permetteva di vedere oltre la porta e permise a tutti di sapere che cosa si trovava oltre la soglia. Tra i fumi e il vapore generati, era possibile notare come la nuova stanza fosse un lungo corridoio, le cui pareti erano inclinate in modo da ricongiungersi al centro, dando a quell’ambiente una forma triangolare nel suo tetto a punta. Se il soffitto era inconsueto, l’attraversamento non era da meno: una stretta passerella di pietre percorreva la stanza, circondata da entrambi i lati da lava incandescente. In fondo alla stanza si trovava una porta simile a quella da cui erano entrati. Bainzu sembrava intento ad avere con dei piccoli oggetti, non più grandi della mano di un bambino. Tali oggetti erano nove, costituiti da quello che sembrava adamantio ed entrambi con un foro di entrata e un spuntone di uscita all’estremità. Questi fori e spuntoni erano connettibili tra di loro, quindi ogni oggetto era accoppiabile con un altro (ma solo uno). Tuttavia le “prese” erano tutte uguali e non si poteva escludere nessuna delle numerose combinazioni possibili. I nove oggetti rappresentati erano: -un oggetto formato di solito in laterizio, in forma di parallelepipedo, usato nella costruzione di murature. -un corto bastone attraverso il quale gli incantatori incanalano la propria magia - lo strumento utilizzato per dipingere o, a volte, per scrivere, e in generale per stendere sostanze liquide o viscose su una superficie -un oggetto formato da una serie di anelli passanti l’uno dentro l’altro -un ramo rimondo, di cui ci si serve di solito impugnandolo -un cetaceo di taglia gigantesca -un’arma a getto scagliata con l’arco o la balestra, spesso usata in espressioni relative a un senso di rapidità fulminea -un mezzo di trasporto concepito per lo spostamento di merci, persone o fini bellici marittimi -l’organo principale del sistema nervoso centrale, presente nei vertebrati e in tutti gli animali a simmetria bilaterale, compreso l’uomo A quanto pareva Bainzu aveva trasformato sé stesso e Pisittu in efreeti. Geni malvagi nativi del Piano Elementale del Fuoco, questi esseri erano soliti concedere assai raramente i propri desideri, e quando lo facevano non era sempre a vantaggio di chi ne usufruiva. Nondimeno la trasformazione, come il druido potè notare, riuscì a calmare i nervi di Pisittu che sembrava particolarmente agitata. La ragione di tale spavento e timore nella tigre era tuttavia giustificato: ella era morta proprio tra le fiamme del Piano Elementale del Fuoco e l’eccessivo calore della lava sembrava aver scatenato in lei terribili ricordi. Insistendo con la pazienza che aveva sviluppato nel crescerla, e facendo leva sulla semplicità di ciò che le aveva chiesto, Pisittu afferrò la figura del ramo rimondo, mentre Bainzu quella cetaceo gigantesco. Tuttavia, se Bainzu si aspettava teletrasporti o altre manifestazioni di potere, esse non si verificarono. Druido e tigre disponevano entrambi di un pezzo tra le mani, ma essi non compirono nulla. X tutti
  22. DM Bainzu non potè non provare un certo imbarazzo quando espose le sue grinzose natiche al vento, sotto lo sguardo dei suoi compagni. Un tempo quelle chiappette gli erano valse l’ammirazione di molte donne, compresa colei con cui aveva messo su famiglia… una numerosa famiglia. Ora di tale vanto rimaneva ormai un pallido ricordo, che egli fu lieto di nascondere in una trasformazione magica che lo rese una sinuosa e sinistra ombra, un eco della vita di una creatura divorata dall’oscurità, della quale però il protettore della natura aveva assunto esclusivamente l’aspetto. Dopo aver affidato i suoi beni ai suoi compagni, egli toccò la porta (o per dire bene la sfiorò con il suo tocco incorporeo). La reazione della porta fu semplice: ella si sollevò permettendo l’ingresso del druido al suo interno. Ma sebbene ciò stupì fino a un certo punto il gruppo, che dovette riconobbere la semplicità della richiesta, un dettaglio importante fu presto noto a tutti: anche a Pisittu, che non aveva abitudini a indossare oggetti, era stato concesso l’ingresso. X tutti tranne Bainzu X Bainzu X tutti
  23. DM L’incisione sulla parete fu presa molto sul serio da parte dei sei viaggiatori (con tigre), i quali non faticarono a ragionare sul fatto che la nudità richiesta per proseguire fosse da prendere in senso letterale. Reduce dalla prima stanza, Gunnar aveva ancora in corpo parecchia adrenalina, tuttavia si trattenne per sentire i pareri e le opinioni dei personaggi che potevano proteggersi dal fuoco anche senza dover indossare anelli o altri orpelli magici ad hoc. Maxillium fece spallucce: i suoi allenamenti nell’aldilà lo avevano sì ricostruito come un promettente arcanista, ma lo avevano anche reso molto dipendente dai suoi fidati pugnali, oltre che dalla propria borsa conservante. Bainzu soppesò velocemente quanto la sua pelle raggrinzita e le sue vene varicose esposte all’aria avrebbero potuto portare terrore nel cuore dei propri compagni, ma fu anticipato da Sophia, la quale si propose di entrare sotto forma di elementale del fuoco. La strategia della mezza-ninfa era furba e sbarazzina, nel pieno stile di Radura Arcobaleno. Uno degli insegnamenti che ella aveva appreso era quello di non tentare di aggredire di pura forza la magia nemica, ma di tentare di aggirarla. Questa tradizione ben si coniugava con quella di folletti e spiritelli, che con le proprie illusioni erano sempre in grado di tenere a distanza i curiosi dal loro territorio, salvo coloro che si dimostravano particolarmente avvenenti. Nondimeno, come sua madre le aveva sempre detto, nemmeno nei suoi momenti di maggiore apertura la sua casa a Scogliera Argento avrebbe potuto competere con la Lagocristallo in cui era nata, dove la promiscuità, la lussuria e l’eugenetica si erano unite per creare una dinastia fuori del comune. In quel momento però i membri dell’Assemblea non dovevano preoccuparsi tanto delle loro parti anatomiche create per la riproduzione, bensì della loro incolumità e di come proseguire. Sophia assunse la forma di elementale del fuoco, avviluppandosi in fiamme che inglobarono il suo equipaggiamento. Una forma ideale per fronteggiare qualunque ambiente caldo e a cui ella fece seguire una decisa manata verso la porta d’ingresso con le incisioni e… Non accadde nulla. La porta rimase immobile come molti suoi simili sul piano di Arth. Sophia attese qualche secondo, forse c’era un meccanismo di lettura lento? La magia era buggata? Il server del Velo si stava riavviando? No, a quanto pare la porta non sembrava schiodarsi dalla sua posizione. I Guardiani Planari erano nella stessa situazione, con l’unica differenza di poter avere una comoda fonte di calore qualora avessero sentito freddo. Un problema che tuttavia Osymannoch dubitava avrebbe avuto. X tutti
  24. DM Dopo che Mortec Chau rivolse un cenno d’assenso a Osymannoch, il sestetto (con tigre) si allontanò per decidere il da farsi. Una delle rare occasioni per la quale tutti i Guardiani Planari fossero d’accordo su un punto era quello riguardante la grande porta con le incisioni che avevano trovato una volta scesi dalla Fauce. Tutti i membri dell’Assemblea erano infatti convinti che essa celasse temibili rischi e pericoli mortali, se non altro per i toni delle incisioni e il luogo in cui esso sorgeva. Non avendo però intenzione di raggiungere subito la parte opposta del lago sotterraneo, decisero di intraprendere la via più sinistra. La prudenza con la quale essi si approcciarono fu quindi più che giustificata, sebbene bastò appena un tocco di mano affinchè la porta si sollevasse, scivolando verso l’alto come se una mano invisibile l’avesse afferrata dallo stipite. Oltre ad esso però non si trovavano palle di fuoco in attesa, assassini pronti a sgozzare o altri assalti in grande stile, bensì un semplice corridoio costituito dalla stessa pietra nera che terminava con un’altra lastra di pietra. Quando anche Osymannoch, ultimo della fila, oltrepassò la soglia, essa ridiscese dietro di lui. Una nuova iscrizione attese i sei viaggiatori (e la tigre) quando essi giunsero al termine dell’anonimo corridoio “Colui che teme di affrontare il tormento non riceverà mai la mia grazia. Colui che cerca riparo dalla mia collera, venga da essa bruciato”. Al tocco di Gunnar, essa si sollevò come la precedente, lasciando intravedere ben poco. La stanza che si presentava loro era immersa nel buio, sebbene barlumi di riflessi interni lasciassero presagire che vi fossero delle superfici riflettenti. La vera sorpresa avvenne quando il possente combattente orso mise piede nella stanza. Con un sibilo da brivido, la porta calò come una tagliola di pietra, cogliendo di sorpresa i Guardiani e separando essi dal loro compagno. Gunnar era rimasto chiuso da solo all’interno della stanza. X tutti tranne Gunnar X Gunnar La grande lastra di pietra che aveva diviso i Guardiani si sollevò, permettendo al resto del gruppo di ricongiungersi con Gunnar. Egli si trovava dall’altra parte della piccola stanza con il tetto a cupola in cui una forte luce intermittente si alternava ogni sei secondi, abbagliante come il sole, prima di far tornare il buio. Gunnar sembrava aver sfondato un grosso muro di pietra che separava il fondo di quella bizzarra prova alla porta che ne rappresentava la riuscita, i detriti sparsi nei più remoti angoli della stanza, tale era stata la forza del suo urto. A quanto pare ciò era stato sufficiente a concedere la riunione del gruppo. La prima stanza di quello strano corridoio era stata dunque superata senza alcun problema, ma solo un grande spavento. I Guardiani però potevano trarre da ciò molte informazioni sul funzionamento dei meccanismi in quell’area e prepararsi di conseguenza. La preparazione sarebbe stata necessaria anche per proseguire. La nuova porta non sembrava meno intimidatoria della precedente, anzi il contrario a giudicare dalla sua incisione che recitava “Coloro che giungono nudi e gioiosi possono entrare alla presenza del Fuoco. Maledetti siano invece coloro che cercano rifugio nelle cose materiali”. La prima differenza con la prova precedente fu presto chiara: al primo tentativo di toccarla, la porta non si sollevò nemmeno di un centimetro. X tutti
  25. DM I toni iniziarono a scaldarsi, perlomeno da parte di Bainzu. Il druido sembrava spazientito e non sembrava accettare la situazione, insistendo e apostrofando Mortec Chau sulle sue ragioni, come se esse potessero per magia scuotere il mistico dalla sua posizione. La testardaggine del druido era nota ai suoi compagni di viaggio, che cominciarono a sospettare fosse un tratto comune della sua professione, vista la somiglianza con l’acido Vesphian del Patto Silvano. Pur ricevendo in pieno l’irritazione del druido, che venne comunque spalleggiato da Gunnar e Maxillium, Mortec Chau rimase tuttavia impassibile e rispose con calma olimpica, mantenendo un tono di voce basso e pacificatorio Come già spiegato, temo che privare all’improvviso Baneliness dell’Anello possa scatenare una crisi grave, allo stesso modo in cui un avvinazzato reagirebbe a colui che cercasse all’improvviso di togliergli dalle mani l’unica bottiglia disponibile illustrò Allo stesso modo io conto di aiutare Baneliness a controllare l’Anello, irrobustire la sua sanità mentale e rendere la sua volontà talmente forte da non ricorrere ad esso, nulla più di un orpello nelle sue mani, ma altresì lontano da altre meno caute. Quando l’argomento passò sui pupazzi giganti, Orso e Bambina risposero in coro Ma certo! tuttavia Mortec Chau non nascose la verità che Celeste sembrava aver intuito Sono un po’ golem e un po’ zombie. Baneliness ha intrappolato alcune anime per dare una parvenza di vita a questi suoi giocattoli, obbligandoli a esseer suoi compagni di giochi. In verità lei ha tante bambole. Questo luogo è stato una mia invenzione per differenziarlo dal resto della Fortezza precisò Baneliness era probabilmente maggiorenne quando è diventata lich, a giudicare dalla sua statura, ma è rimasta molto infantile nei comportamenti, motivo per il quale cercò di dare un po’ di corda ai suoi comportamenti e farla sfogare nei suoi capricci. Penso stia piano piano maturando, per quanto sia arduo vista la sua condizione disse Non mi piace li abbia creati, ma non voglio nemmeno che gli faccia di peggio. Conto di convincerla un giorno a liberarne le anime. Quando l’elocatrice chiese direzioni, il mistico scosse la testa, tuttavia il suo modo di rispondere rimase calmo e pacato Poco fa vi dissi che non avrei fornito ulteriori informazioni rispose Vi ho detto quanto ritengo sia sufficiente per rendere più equilibrate le forze in campo, ma non aggiungerò altro. E anche ciò che so potrebbe non essere corretto, visto che Baneliness è solita plasmare gli interni della Fortezza per evitare che i nemici si possano muovere con teletrasporti e simili. Penso che questo sia tutto ciò che posso dire. E’ stata una buona conversazione, spero potremo averne altre concluse Il tempo vola in compagnia in effetti, i Guardiani si accorsero che era già passato più di qualche minuto da quando essi si erano rivolti al mistico. X tutti
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