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Bomba

Circolo degli Antichi
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  1. Ritmo dei post e della velocità della campagna?
  2. DM L’uccisione di un vampiro era una conoscenza piuttosto comune, non solo tra coloro che avevano per missione quella di censurare i succhiasangue, ma anche tra le persone più comuni, grazie anche al folklore che questi predatori della notte avevano creato attorno a sé. Come spesso accadeva le storie tendevano ad esagerare, al punto che tra i più giovani virgulti come lo erano Sophia (o gli altri figli come quelli che aveva Celeste) cominciavano a circolare racconti romantici per ragazzine di vampiri che invece di perire alla luce del sole la rifrangevano in un caleidoscopio di colori. Perfino Celeste conosceva questi racconti, se non altro perché aveva trovato per casa uno di questi volumi. Quando ella domandò a Rakayah di cosa si trattasse, vide la figlia succube agitarsi più di quanto non avrebbe fatto davanti a dell’acquasanta Non è mio! Deve essere di quella ritardata di Deborah, no? E’ lei la secchiona che legge! Ma… che hai da ridere, vecchiaccia? Vai a cercare un c***o se ti ricordi anche com’è fatto! aveva risposto tra l’infastidito e l’imbarazzato. Sebbene Lord Skraith avesse dimostrato un certo onore rispetto agli standard usuali, non sembrava però il tipo che avrebbe concesso la resa facilmente. Dopo essersi consultati brevemente tra di loro (Gunnar comunicò a ringhi e unghiate sul muro) Bainzu si prese carico del difficile omicidio, sfavorito dalle condizioni di sicurezza della bara. L’idea di portare a casa l’adamantio nero aveva trattenuto i Guardiani dall’applicare i più esplosivi mezzi a loro disposizione, ma la soluzione fu trovata in maniera piuttosto rapida. Dopo aver estratto un pezzo di legno da una delle sedie della stanza (gli Abn Sukta osservarono in silenzio dai loro nascondigli) Bainzu assunse la forma di un wraith per entrare all’interno della bara. Una volta all’interno, si premurò di assumere la piccola forma di un grig, rischiando un attacco di claustrofobia ma riuscendo a trovare il petto di Skraith. Il vampiro era stato astuto, la minuscola feritoia da cui era entrato portava ai piedi della bara e trafiggerlo da lì non avrebbe significato granchè. Ma Bainzu aveva trovato una via alternativa e con un colpo secco riuscì a piantare un paletto nel cuore del mostro. Skraith strabuzzò gli occhi, flesse le dita, ma non potè fare nulla in quel frangente se non fissare la piccola creatura che lo aveva ucciso definitivamente. Fu allora che accadde qualcosa di strano: se il druido si aspettava odio e furia, rimase sorpreso nel vedere un’espressione di gratitudine nel volto del comandante dei vampiri. Egli rivolse un lieve cenno del capo prima di accasciarsi. X Bainzu Quando i Guardiani Planari videro del fumo uscire dalla breve feritoia, il primo pensiero fu di un’uscita d’emergenza del vampiro. In verità, quando Bainzu li raggiunse dopo portando seco i vari possedimenti magici di Lord Skraith, esso era stato solo il fumo prodotto dalle fiamme con cui aveva bruciato il vampiro in forma di elementale. All’interno di quella cassaforte fatta di adamantio nero ora si trovavano solo le ceneri di quello strenuo servitore di Baneliness. Il suo equipaggiamento, già adocchiato da Maxillium nel corso dello scontro, si rivelarono essere un vero patrimonio. Il cacciatore di taglie, complice la sua magia ancora attiva, fu in grado di svelare i segreti dietro quei potenti oggetti. Tra di essi trovarono anche un anello non troppo dissimile da quello di Mortec Chau, il quale dava accesso alle stanze private di Baneliness. X tutti Il trasporto della bara sarebbe stato comunque un problema che i Guardiani avrebbero dovuto risolvere molto presto. Se anche essa fosse stata di un metallo più comune, lo spessore e la quantità di materia di cui era costituito la rendevano pesantissima. Le svariate tonnellate di peso superavano la capacità di tutte le borse conservanti (anche qualora esse fossero state unite tra di loro) e una tale mole poteva essere spostata solo dal miglior Gunnar in preda alla sua forma d’orso, una soluzione però troppo poco duratura per il loro caso. Mentre il silenzio precedeva quello che sarebbe stato l’inizio di un forte dibattito tra i personaggi, un suono ovattato raggiunse le orecchie dei membri dell’Assemblea lì riuniti. Anche nelle più recondite profondità di una delle fortezze meglio difese dell’intero multiverso essi furono in grado di udire un DING! assai familiare… X tutti
  3. DM Per quanto Osymannoch vivesse isolato dalla società, perfino lui aveva sentito parlare di un forte dibattito che imperversava tra i combattenti (aspiranti o affermati tali) di Arth. Al centro di esso si trovavano le magie di guarigione, che i più critici additavano come “inutili nel momento in cui uccidi prima il tuo avversario”, un giudizio a detta di molti assai severo. Il lich avrebbe forse voluto immortalare quel combattimento per farne un dagherrotipo da mostrare a questi detrattori della magia divina. Quando egli si lanciò su Maxillium, trovando un varco nei continui viaggi eter(e)o-materiali del compagno, la guarigione parve far rinascere il cacciatore di taglie a nuova vita. Bainzu, temendo forse ulteriori sanzioni qualora non si fosse preso cura dell’orso in difficoltà nonostante Gunnar fosse un animale solo a tavola e per le sue abitudini igieniche, incanalò su di lui uno dei suoi incantesimi migliori. Lo scopo di tale manovra era semplice: se l’orso non poteva competere con il vampiro, era necessario rendere l’orso ancora più forte. Gunnar parve crescere ancora di qualche decina di centimetri, illuminando la stanza di una luce verde arboreo, muovendosi con una velocità e potenza ancora superiore a prima, portando Skraith a difendersi disperatamente dal nuovo e migliorato combattente orso. Maxillium non fu da meno. Se l’energia positiva offerta dal lich era stata un sollievo di potere divino oltre che uno dei più grandi ossimori esistenti, il suo slancio contro la vampira si dimostrò un’esplosione di energia arcana senza precedenti, un vero inno al potere che egli stesso aveva accumulato. Per quanto il suo mentore dell’aldilà lo avesse messo in guardia circa l’uso spropositato della sua magia, Max sentì di non doversi trattenere quando a rischio non c’era solo la sua di vita, ma anche quella dei suoi compagni. E non ci sarebbe stata donzella non-morta, anche di bell’aspetto, che avrebbe tenuto. Sebbene Max non avrebbe in quel momento potuto operare nei suoi confronti come usualmente gli uomini speravano, tuttavia in un certo qual modo il suo vigore potè trovare sfogo, penetrando con il proprio pugnale lo stretto incavo della corazza di piastre della vampira avversaria, senza troppi riguardi per quanto andasse a fondo con il proprio arnese. Questa sagra del doppio senso raggiunse l’apice quando la vampira sputò sangue e dichiarò E’ troppo grosso… questo potere magico! prima di dissolversi in una nube di gas, cui fece seguito un rantolo di dolore di Lord Skraith. Il corpo ricoperto di ferite, egli si accasciò su un ginocchio sotto i colpi di Gunnar Troppo… troppo forte! fu costretto ad ammettere prima di diventare egli stesso una nube di gas, sopraffatto dall’energia della natura. A quella vista, il vampiro glabro spalancò la bocca dalla sorpresa prima di esclamare Non è finita qui! prima di assumere egli stesso forma gassosa. I Guardiani Planari erano riusciti a mettere in fuga il nemico. Tuttavia, sebbene la battaglia fosse stata vinta, i venti di guerra sembravano ora porre i Guardiani di fronte a una certa fretta. Le nubi di gas delle due sentinelle presero direzione verso la strada che essi avevano percorso per giungere fin lì, mentre Lord Skraith prese la direzione opposta, raggiungendo la stanza da cui essa era uscito. I membri dell’Assemblea, dando priorità a colui che teneva una delle chiavi per la stanza di Azrique, oltrepassarono le porte di ottone e raggiunsero una elegante stanza circolare, il cui pavimento era formato da un elaborato mosaico su cui erano disegnati pipistrelli dagli occhi dorati i quali sembravano tenersi per ala, mentre al centro di questa opera d’arte si trovava una piccola piattaforma in ossidiana che spuntava leggermente dal terreno. Fu attraverso lo spazio ai lati di questa pedana che Skraith si infilò. Per raggiungerlo fu necessaria tutta la forza di Gunnar, l’unico in grado di poter sollevare la piattaforma e scoprire una bara sotto di essa. Il feretro di Lord Skraith non era però fatto di cartone o legno d’abete, bensì da uno strato spesso quasi dieci centimetri di piastre di una lega nera come il carbone e lucente come il diamante, che al solo contatto dava l’idea di essere più dura di qualunque altro materiale. In essa i Guardiani riconobbero la descrizione dell’adamantio nero bramato sia dai Demoni Circensi di Hecke che dal Seguito di Lady Myonatix. Una strettissima feritoia in cima alla bara non lasciava intravedere nulla dell’interno (sebbene fosse ovvio che il vampiro era lì dentro) e non sembravano esserci né serrature né lucchetti esterni visibili per aprire quella vera e propria cassaforte dentro il quale ora Lord Skraith iniziava il suo percorso di recupero. Con gli altri vampiri in fuga e il comandante nemico barricato dietro l’adamantio nero, i Guardiani erano chiamati a decidere in fretta le loro proprie mosse! Riepilogo X tutti
  4. DM I latrati dei terrorizzati Abn Sukta furono il sottofondo prominente in quelle prime battute, i chirurghi dei morti che urlarono di dolore quando Sophia non badò a mezzi termini per tentare di eliminare i vampiri, ricorrendo a un trucco che già aveva visto usare a Bainzu in uno degli ultimi combattimenti. I vampiri coinvolti, Lord Skraith e la sentinella donna, urlarono schermandosi il viso a quella esplosione di energia, dimostrando però un’insolita resilienza per dei non-morti, forse forgiata nel lungo addestramento che li aveva resi tra i più forti guerrieri a disposizione di Baneliness. Osymannoch e Maxillium, più prudenti, preferirono prepararsi il terreno per il dopo, innalzando magie protettive nel caso del primo e stabilendo una prima strategia offensiva per il secondo. Maxillium non era mai entrato troppo nel dettaglio dell’addestramento che aveva svolto nell’aldilà, ma egli a lungo aveva paventato di poter espandere il tempo a sua disposizione come faceva Celeste. Ispirato dalla Furia Bianca, infine Max era riuscito a padroneggiare un’arte molto simile, dimostrazione che la sua forte ammirazione per la Borealis (e forse qualcosa di più) lo avevano più forte e pronto a difendere i suoi amici. E gli amici sarebbero stati ben felici di ricevere aiuto, in particolare Gunnar e Celeste. Sebbene l’assalto di Sophia non fosse piaciuto, i vampiri non parevano tipi da perdere la concentrazione facilmente. Lord Skraith confermò l’impressione di una persona che teneva ai suoi commilitoni, quando ordinò alla vampira di allontanarsi dalla zona Ferma quel mago, presto! inveì, riferendosi a Maxillium, prima di trovarsi nuovamente a fronteggiare Gunnar. Il combattente orso aveva accettato la sfida del comandante dei vampiri, liberando di malagrazia la vampira che ricadde pesantemente a terra, per poi assaltare senza alcun freno Lord Skraith. L’assalto fu violento come un uragano, con Gunnar che strappò pezzi di carne morta dalle spalle e dal petto del Lord, azzannandogli il collo e trovando piacere nei ringhi di dolore del suo avversario. Egli però non cedette, gonfiando i propri muscoli e opponendo dapprima la propria forza alla stretta di Gunnar Sei forte, ma la forza non è tutto! gridò, per poi liberarsi con uno scatto soprannaturale che lasciò dietro di sé una leggera scia argentata Telestai, censura questo samaritano!! gridò ancora una volta, maneggiando la sua spada con la stessa disinvoltura con cui un anziano artigiano utilizzava i suoi migliori strumenti. Artigli di Sangue non era un bersaglio piccolo, eppure non tutti erano in grado di superare le sue grosse zampe e uscirne incolumi. Il comandante dei vampiri si dimostrò però un osso duro anche per il leggendario barbaro, che si vide deviate le mani in un’apertura che permise al vampiro di colpire con la sua spada dalla lama ora di nuovo verde ruggine, uno strumento più freddo del mare della morte che provò a trasmettere dentro il corpo del combattente orso una corrente più raggelante delle terre della suadente regina Jasmeera (un paragone facile, visto che ella faceva spesso capolino tra i pensieri del barbaro). Ciò però fu arrestato dall’intervento provvidenziale di Bainzu, che sotto forma di un altro quesar era giunto in tempo per proteggere il compagno dagli effetti più pericolosi della spada del comandante nemico. Purtroppo, nemmeno Bainzu poteva arginare in un colpo solo sia una tale malevolenza che i suoi effetti e la dimotrazione di ciò avvenne quando la stanza si tinse di rosso nel momento in cui le arterie recise da Skraith esplosero in vari geyser che tinteggiarono pareti, vampiri e Guardiani con il sangue del più resistente difensore della spedizione. Skraith però non si concesse di dileggiare l’avversario in difficoltà, specialmente all’arrivo del druido sulla scena. Egli riassunse la sua postura difensiva, pronto all’assalto nemico, i solchi dei colpi di Gunnar che iniziarono lentamente a rimarginarsi. Un colpo secco, pari a quello di una quercia che si abbatteva sul terreno, accolse il colpo di Celeste al vampiro, il quale inizialmente non parve avvedersi del trauma subito Il mio ginocchio? Tu sei pazza, non sono mai stato megl- AAAAAHHHH!!! gridò quando un sordo schiocco lo avvisò della rottura dell’omero. Il colpo della Borealis, degno di uno scorpione del deserto, richiamò la rabbia del vampiro, il quale però vide davanti a sé una preda ancora più appetibile della nativa di Primarosa: Maxillium. Con Gunnar e Bainzu a vedersela con Skraith, Sophia in piccionaia e Osymannoch nelle retrovie, il mago dei pugnali incantati era rimasto esposto ad entrambi gli attendenti di Skraith. Il vampiro glabrò si gettò a terra con un tonfo scomposto (il vampiro sibilò guardando ancora una volta Celeste), per poi artigliare il viso di Max. Il cacciatore di taglie spinse via l’avversario, ma la vampira gli era già addosso e iniziò a tempestarlo di colpi con il mazzafrusto pesante Perché non muori e basta? ringhiò. Se Max non si fosse avviluppato di incantesimi, le cose forse sarebbero andate peggio, ma nessuno dei presenti ebbe a dubitare della ferocia dell’assalto, la palla chiodata che colpì ripetutamente la pelle modificata del mago nel tentativo di infrangerlo come fosse una statua di vetro. I vampiri di Baneliness stavano dimostrando tutta la loro spietata ferocia in quella stanza così adatta alla loro natura. Riepilogo X tutti
  5. DM Siamo soldati di schieramenti diversi sul campo di battaglia, non vi tirate indietro dal vostro dovere rispose Skraith, avanzando Nella morte ho ricevuto ordini a cui non posso disubbidire, ma anche in vita la mia lealtà era indissolubile. Non sarò mai un traditore! annunciò, lanciandosi quindi all’attacco assieme ai suoi uomini. Celeste e Gunnar ebbero pochi istanti per prepararsi all’impatto, innalzando alcuni dei propri stratagemmi psionici preferiti. Il vampiro glabro in volto fu il primo a muoversi, compiendo una torsione improbabile per qualsiasi umano, piroettando fino ad atterrare su uno dei tavoli. Con una breve corsa, che scagliò a destra e sinistra bisturi, pergamene di appunti e kit di cucitura, il vampiro torreggiò su Celeste per poi abbattere contro la sua armatura psionica il proprio mazzafrusto, che mandò scintille nel momento in cui colpì le difese della Borealis Quanto dureranno le tue difese, donna? ghignò mostrando i propri denti. Sebbene l’elocatrice ne uscì con più di qualche graffio, la sua presenza si rivelò fondamentale per evitare che fosse Sophia il bersaglio primario della furia non-morta. La vampira armata di mazzafrusto si lanciò invece su Gunnar, dimostrando anch’essa un’agilità notevole nonostante la pesante armatura che indossava. La donna balzò sopra uno dei tavoli, per poi gettarsi mazzafrusto in mano contro il combattente orso, il quale però la intercettò con le sue grandi zampe, bloccandola in volo e trattenendola nonostante le chiodature dell’armatura minacciassero di far sanguinare le mani del barbaro. La donna si agitò, snudando i canini Lasciami andare! ringhiò come una fiera in gabbia, mostrando una rabbia che la rendeva meno bella (o più bella, a seconda dei gusti). Ma non vi era animale più pericoloso di quello costretto in un angolo e la vampira dimostrò tale regola avventandosi sul polso destro di Gunnar con in propri denti, cercando di azzannare e rompere la mano ursina di Artigli di Sangue. Per quanto il suo assalto fosse assai modesto, Gunnar percepì un gelo iniziare a percorrergli il corpo, la fredda malignità dei morti viventi che si insinuava dentro di lui. Lord Skraith sembrava pronto a gettarsi in una singolar tenzone su Celeste, ma all’ultimo minuto parve cambiare idea e si gettò contro Gunnar Prenditela con me, orrenda creatura! gridò sfidando il combattente orso. Reggendo la propria spada lunga con entrambe le mani, Skraith colpì la scapola di Gunnar per poi urlare Telestai, censura questo samaritano!! la spada vibrò illuminandosi di un color verde ruggine e lanciando un sinistro grido. La spada si abbattè con Gunnar con rinnovata energia, come se un maglio gigante fosse piombato dal cielo per infondere nuova forza all’assalto del comandante dei vampiri della Fortezza. Gunnar sentì diverse ossa spezzarsi all’impatto e varie ferite si aprirono sul suo corpo, lasciando uscire litri di sangue. In un battito di ciglia, Skraith era accovacciato a breve distanza, pronto a difendersi da qualunque minaccia i Guardiani fossero pronti a riserbargli Sei ancora vivo… commentò osservando Gunnar Davvero notevole! Riepilogo X tutti
  6. DM La tensione all’interno del labirinto di indovinelli era palpabile, magari anche più palpabile di Sophia stessa, la quale al momento si trovava al centro dell’attenzione. Come ella aveva potuto scoprire, evitare una domanda era possibile a costo di essere in grado di trovare una via alternativa. Una risposta sbagliata, d’altro canto, costava non solo una deviazione ma anche un danno notevole, che la mezza-ninfa era già stata in grado di sperimentare. Non c’era quindi da stupirsi se la barda chiese lumi più e più volte ai suoi compagni, sebbene in questa seconda tornata di domande ella stessa fu più propositiva. Sophia non era mai stata un asso in queste ma, vuoi la situazione di emergenza o la maturazione che aveva intrapreso, ella era stata in grado di individuare con un certo grado di certezza quelle che potevano essere delle risposte corrette. Con notevole tensione ella propose quindi le sue risposte, alle orecchie immobili delle teste di gargoyle di metallo. Per ben quattro volte le loro voci risuonarono, pronunciando le parole RISPOSTA ESATTA!! deliziose per l’orecchio di Sophia, come dei suoi compagni all’esterno. Una porta dopo l’altra, ella fu infine in grado di raggiungere l’angolo opposto da cui era entrata ed aprire la via per la stanza successiva. Sophia Zhuge era stata in grado di superare quella machiavellica prova! Come un sol uomo, il resto delle porte (anche quelle che erano rimaste bloccate alla risposta errata) si sollevarono di colpo, permettendo al resto dei Guardiani Planari di ricongiungersi con la propria compagna. Il festeggiamento però non durò abbastanza, se non altro perché un suono raggiunse le orecchie dei membri dell’Assemblea, i quali oltrepassarono l’uscio aperto e raggiunsero l’ambiente successivo, un’anticamera dato che essa terminava con una coppia di porte in bronzo. La stanza in cui giunsero sembrava più simile ad uno scantinato in muratura di pietra rispetto alle stanze precedenti, il tipico ambiente in cui era solito trovare all’opera alchimisti o becchini. In effetti un sarcofago era appoggiato su un muro, mentre in quello opposto faceva bella mostra un arazzo con una figura scheletrica femminile che teneva in grembo una bambola di pezza. Il resto della stanza era arredato come un laboratorio di ricerca, con svariati tavoli di lavoro, strumenti chirurgici e un braciere sopra il quale stava ardendo un busto umano. Un semplice canale di scolo era posto in uno degli angoli della stanza. Le creature che stavano lavorando industriosamente all’interno di quel macabro ambiente non erano meno esotici di quella vista: simili a nani per quanto riguardava l’altezza, le creature erano vestiti con semplici perizomi color kaki, che facevano a pugni con la pelle nero avorio degli esseri. Le loro teste da sciacalli furono sufficienti a Sophia per riconoscere in essi degli Abn Sukta. Noti anche come Chirurghi dei Morti, queste creature erano nate in un piano chiamato Necropolis, per poi diffondersi piano piano anche in altri luoghi, spesso e volentieri al servizio di potenti signori non-morti. Non malvagi per loro natura, la loro indole da non combattenti li rendeva spesso facili pedine per necromanti, che potevano assicurarsi facilmente un esperto senza precedenti nella riparazione dei cadaveri. Pur essendo infatti dotati di grosse pance, le dita degli Abn Sukta sono abili come quelle del miglior cerusico, rendendoli tra i migliori guaritori di non morti dell’interno multiverso. Nel pieno rispetto della loro natura, la vista dei Guardiani Planari gettò nel panico gli Abn Sukta. Tra ululati di terrore e goffe cadute a terra, le creature si gettarono dietro i tavoli, cercarono riparo dentro i cestini, si nascosero dietro i corpi in riparazione. Uno di essi si infilò addirittura tra un mucchio di vecchi stracci, il deretano nero che spuntava tuttavia ben visibile dalla pila di scarti. Quella buffa scena precedette però visitatori assai meno pavidi. Le doppie porte di bronzo che si trovavano dall’altra parte della stanza si spalancarono di colpo e tre figure fecero la loro comparsa. Due di loro erano vampiri, entrambi armati di mazzafrusto pesante e con pesanti armature nere con le sinistre chiodature lunghe quasi trenta centimetri che avevano già visto in molti loro commilitoni. Tra di essi, una era una donna dai lunghi capelli neri come l’inchiostro, un viso tondo con un paio di sottili labbra truccate con un leggero rossetto color carne e occhi rossi come rubini circondati da un eyeliner nero. Il suo compagno era calvo, la superficie del cranio costellata di cicatrici e privo di sopracciglia. I suoi denti erano però aguzzi e bianchissimi, permettendogli di lanciare sinistri sorrisi. Colui che li guidava era però ancora più imponente, un vampiro dai corti capelli color sale e pepe e dalla mascella larga, alto quasi due metri. La sua condizione di morto vivente sembrava meno evidente, se non altro per il fisico muscoloso che era ben visibile al di sotto degli abiti nobiliari che indossava, contornati da un elegante mantello d’ermellino rosso. I polsi cinti da grossi bracciali e un paio di anelli, l’uomo privo di armatura si rivolse direttamente ai Guardiani Le prove non erano pensate per essere affrontate da mortali disse con voce profonda Dovete essere creature di rara potenza per essere giunti fin qui, abbastanza da meritare il mio rispetto e trovare una morte onorevole in duello disse sfoderando una spada lunga dalla lama nera come la notte e che emise un sinistro strillo quando venne sguainata Il mio nome è Lord Skraith, comandante dei vampiri della Fortezza, e vi ringrazio, coraggiosi mortali. Sono certo che lo scontro con voi sarà degno di questo nome e sarà un sollievo nell’interminabile monotonia che è il mio servizio presso quella sgualdrina di Baneliness. Imbracciate le armi e date fondo a tutto ciò che avete, poiché ne avrete bisogno. In guardia! detto ciò, Lord Skraith e i suoi si fecero avanti. Riepilogo X tutti
  7. DM Le prove a cui erano sottoposti i servitori di Baneliness che desideravano diventare Eletti erano molto varie e, come compresero ben presto i Guardiani Planari, sembravano predisposte per scremare non solo i più forti e resistenti, ma anche coloro che disponevano di arguzia, logica e capacità di mantenere il sangue freddo in situazioni di vita o di morte. Senza queste ultime, nemmeno i possenti membri dell’Assemblea sarebbero stati in grado di proseguire fino a quel punto. A loro beneficio valse anche il gioco di squadra, una qualità che finora non era stata prerogativa dei Guardiani, ma che dopo la sconfitta da parte di Azrique sembrava essersi fatta più forte. Sophia Zhuge, invero, non sarebbe andata molto avanti senza i suggerimenti dei suoi compagni, che le fornirono una serie di punti di vista del tutto nuovi e in grado di risolvere buona parte delle domande enigmatiche poste al suo indirizzo RISPOSTA ESATTA!! tuonarono le teste di gargoyle quando ella disse Sangue in risposta al primo indovinello, facendo sollevare con uno scatto repentino le porte vicino a lei, aprendo un ventaglio di possibilità. Il sollievo percorse i Guardiani e un po’ di coraggio si fece strada in Sophia, che quindi proseguì continuando a ricevere il consiglio dei suoi compagni RISPOSTA ESATTA! e RISPOSTA ESATTA! furono le ricompense che ottenne quando il libro e sole spianarono la via, tuttavia un terribile suono precedette un canzonatorio RISPOSTA SBAGLIATA!! dei gargoyle quando Sophia pronunciò Vita un suono ovattato la raggiunse e all’improvviso ella si trovò di nuovo nella sua forma originaria, percependo quindi la terra cederle sotto i piedi quando una botola si spalancò ed ella cadde per 30 metri prima di finire dritta in una pozza di magma. Senza la forma alla quale si era affidata finora, le sue urla di dolore telepatiche giunsero nitide alle orecchie dei suoi compagni. X Sophia Tuttavia non era destino di Sophia morire carbonizzata nella lava. La magia che l’aveva colpita aveva solo soppresso temporaneamente i suoi poteri ed ella fu quasi subito in grado di riassumere una nuova forma, utile sia per coprire la sua nudità (gli abiti originari avevano preso fuoco) oltre a permetterle di ritornare al perfido labirinto di indovinelli di Baneliness. Sebbene la via le fosse stata preclusa, ella potè prendere una strada alternativa. Con crescente tensione non si verificarono altri incidenti e i RISPOSTA ESATTA!! tornarono a farsi sentire. Su una delle domande ella preferì evitare, vista anche la recente esperienza. Per raggiungere la fine avrebbe dovuto superare ben quattro indovinelli… 10-Di freddo vetro è la mia pelle. Di secca terra è il mio cuore. Ponimi per il mio compito e io darò il mio cuore da me stessa a me stessa. Che cosa sono? 11-Sono un nano dal possente ventre, nero come una miniera. Ho più di due gambe e un cappello di ferro. Che cosa sono? 12-Sono impugnata da un gigante, immobile e silenziosa nell’oscurità. Lasciatemi sola e non dirò nulla. Tirate la mia coda e mi farò sentire. Che cosa sono? 13-Molte vite cominciano su di me. Molte vite terminano su di me. Sono il posto dove la mente cade nell’oscurità e quello in cui la mente si apre a nuova vita. Le persone produttive mi evitano, quelle lavative mi apprezzano. Che cosa sono? X tutti
  8. DM Quando Bainzu fu di nuovo rivestito, con gioia del buongusto e del decoro, i Guardiani Planari non mancarono di tirare fuori le loro congetture circa la nuova situazione che si prospettava loro. Fin da quando erano giunti sulle Marche Sbriciolate essi si erano trovati in un mondo alternativo pieno di difficoltà e pericoli mortali e solo arguzie dell’ultimo minuto erano riusciti a tenerli in vita fino ad allora. Gunnar e Bainzu questo lo sapevano bene e i due non poterono non trasalire quando Sophia, nel momento in cui toccò per prima la porta, sparì alla loro vista. I Guardiani erano di nuovo orfani di un membro. Per fortuna la voce telepatica di Sophia non mancò di farsi sentire presto. Come ella stessa fu in grado di descrivere, essa era giunta in una piccola stanza quadrata sormontata da varie porte di solido metallo. Ognuna di esse recava un sinistro ornamento all’altezza in cui di solito si trovava il batacchio: una testa di gargoyle in metallo, dagli occhi di un color verde acceso che pulsava ritmicamente. Quando ella era comparsa, una voce aveva subito sciorinato un indovinello. Come i Guardiani furono presto in grado di capire, le porte di una stanza si aprivano tutte in contemporanea al momento che la risposta giusta veniva formulata, permettendo alla Zhuge di proseguire verso quella che riteneva l’uscita indicata nella porta da cui era entrata magicamente (quella che ritennero una breve mappa dell’area). Stimando il percorso più veloce, erano nove gli indovinelli necessari per raggiungere il lato opposto. Tuttavia ella sarebbe dovuta essere in grado di rispondere correttamente a tutti gli indovinelli fino a quel punto, senza avere idea di che cosa l’avrebbe attesa in caso di errore. Consci di queste responsabilità, i Guardiani all’esterno erano chiamati ancora una volta a fare mente comune per salvare la propria compagna in pericololo. 1-Sono un fiume di vita che porta con sé vita. Sono più dolce del miele e più pregiato del vino. Quando esco dai miei argini la morte naviga su di me. Che cosa sono? 2-Gli alti alberi mi hanno concesso il mio colorito pallido. I mari più profondi mi hanno concesso la mia scura conoscenza. La mia pelle è la pelle di una bestia. Che cosa sono? 3-Sono la fiamma che brucia gli incauti e la maledizione di chi un tempo era benedetto. Sono la vita per ciò che sorge sopra la terra, ma la morte di coloro che giacciono sotto di essa. Che cosa sono? 4-Sono una casa lucente come un diamante al mattino e di un pallido color argento al crepuscolo. Non ho stanze, ma molti ospiti e un solo padrone. Che cosa sono? 5-Sono il macellaio di chi non può scappare. E ho solo un dente sulla mia testa. Ho portato coloro che erano alti in basso, tuttavia chi servo è una persona comune. Che cosa sono? 6-Fin dalla mia nascita, rivolgo il mio sguardo verso un luogo lontano, eppure in pochi mi seguono verso di esso. Tuttavia, se non fosse per la mia ostinazione, in molti si sarebbero persi. Che cosa sono? 7-Mi trovo ci sono unghie, ma non dita. Sono percosso quando sono giovane, ma quando sono pronto all’azione mi trovo a calpestare il fango. Che cosa sono? 8-Sono legato a un sinuoso predatore. Seguo uno dei signori della notte. Se il mio padrone è arrabbiato, sarò frustata. Che cosa sono? 9-Sono un illusionista che crea un nuovo mondo. Sono amato dai vanitosi, tuttavia sono onesto. Colpiscimi e creerò migliaia di mondi. Che cosa sono? X tutti
  9. DM Fin dall’antichità i rompicapi erano una colonna nell’ambito dei giochi, sia che essi fossero provati attorno a un focolare a fine giornata per distrarsi o se, come in quel caso, costituissero un astuto modo per celare o bloccare un passaggio. Essi potevano svilupparsi in vari modi, a volte anche molto complicati, ma i migliori erano quelli che si basavano su semplici ragionamenti. Questo perchè le persone tendevano spesso a cercare la risposta più difficile quando messe sotto pressione, ignorando le possibilità più elementari. Gunnar non era il più intelligente del gruppo. Non era uno sciocco, ma non aveva certo la stessa attitudine allo studio del resto degli incantatori, né la capacità di rapido calcolo di Celeste quando si trattava di plasmare il tempo e lo spazio. Forse fu ciò a dargli un vantaggio, permettendogli di capire per primo il meccanismo che si celava dietro quegli oggetti in apparenza casuali. Non era entrato nella mente di Baneliness (chi avrebbe potuto comprendere una lich influenzata da un artefatto divino?), ma aveva ricordato le rime degli scaldi del suo villaggio, simpatici giochi di parole che i bambini erano soliti ripetere poi. Quando egli colse l’assonanza tra saetta e bacchetta, fu quasi certo del suo successo e Bainzu volle dargli fiducia. Nella piena scomodità di trovarsi con mani palmate e una Pisittu isterica, l’incantatore fece all-in, rischiando il poco tempo che gli rimaneva per seguire la teoria del barbaro, finora quella appariva come la più logica. I ripetuti bagliori degli oggetti collegati furono la ricompensa dell’esatta intuizione di Gunnar, mentre Bainzu potè vedere con soddisfazione i pezzi ridursi sempre più. Bastone e Mattone, Saetta e Bacchetta, Pentola e Tegola, Stocco e Fiocco. Uno dopo l’altro i collegamenti divennero sempre più elementari, finchè la piccola figura di una chiave non rimase in mano a Bainzu, la quale fuse infine l’ultimo pezzo con la Nave per dar vita a una grande chiave in adamantio. In verità la forma era simbolica (non vi erano toppe nella porta ormai sepolta dalla lava) e bastò toccare la porta con il manufatto creato per veder scendere rapidamente la lava e, una volta ritiratasi del tutto a come lo era al suo primo arrivo, le porte si spalancarono e permisero ancora una volta ai Guardiani Planari di riunirsi. Pisittu fece le fusa, tale fu la sua gioia per vedere la stanza di nuovo priva di pericolo infuocato. Il piacere di ritrovarsi ancora tutti interi fu funestato solo dalla presenza di un altro enigma, o almeno essi ritennero a buon motivo che fosse un altro. L’apertura della porta successiva conduceva a una curva verso sinistra, la quale però si interrompeva quasi subito su una nuova porta, in tutto e per tutto identica alle altre. Essa però non recava parole, ma solo una figura. Essa era un quadrato con una griglia, la quale contava in tutto venticinque caselle al suo interno (5 righe e 5 colonne per capirci). Una freccia all’esterno della griglia puntava verso la casella più in basso a sinistra, mentre un’altra freccia puntava al di fuori della casella più in alto a destra. Nessun altro indizio era fornito ai Guardiani e la visione di Maxillium non rilevò scritti nascosti o qualche segno su cosa potesse trovarsi oltre quell’ennesima porta magica. X tutti
  10. DM La situazione stava rapidamente degenerando, con i Guardiani all’esterno che erano costretti a masticare amaro, incapaci di poter intervenire di persona. Bainzu, il più anziano del gruppo (se si escludeva Osymannoch) era entrato con curiosità, ma ora si sentiva sempre più spesso all’interno di un temibile gioco mortale, come lo erano quelli che faceva da bambino (tra cui spiccava il gioco del calamaro mezzo-immondo stregone di 10). Pisittu iniziò a miagolare terrorizzata, temendo di rivivere l’orrenda esperienza sul Piano Elementale del Fuoco, almeno fino a quando il suo padrone non la tranquillizzò e trasformò sé stesso e lei in slaad della morte. I rospacci allineati al caos non erano certo un bel vedere, ma la loro immunità ai danni da energia sonica erano una manna in questa situazione. L’unico problema restava nell’impossibilità di poter evitare i danni da lava, se non sollevandosi in aria e trovando lì una soluzione. Mentre Gunnar provava a offrire il suo consulto a distanza, sempre più convinto della sua idea, Pisittu tenne goffamente in mano i vari pezzi, mentre Bainzu studiò la possibile combinazione da provare. Alla fine, il druido cedette all’idea del barbaro e iniziò dalla sua proposta. Un po’ più sicuro di non venire orrendamente sbatocchiato per la stanza, Bainzu collegò il gigantesco cetaceo e gli anelli uniti tra di loro… ed essi si fusero insieme. Con un lampo e un bagliore, essi sparirono, per lasciare posto… a un nuovo pezzo! Uguale agli altri e con la stessa presa (ma di forma diversa) esso sostituiva i due precedenti. Il suo aspetto, come gli altri, era piuttosto familiare. -un recipiente di materiale resistente al fuoco, di forma per lo più cilindrica e provvisto di due manici e di coperchio, per uso culinario Trovarsi con un nuovo pezzo gettava nuovi dubbi, ma anche nuove speranze. Prima di sentire i suoi compagni circa la nuova situazione, egli unì allo stesso modo l’organo centrale e lo strumento di pittura… ed anche essi sparirono per lasciare posto a un nuovo oggetto. La situazione stava prendendo una piega insolita, ma almeno da 9 pezzi erano scesi a “solo” sette. -un manufatto in laterizio utilizzato assieme a molti suoi simili per proteggere dalle intemperie il tutto di un’abitazione Il tempo, nel frattempo, continuava a scorrere e il calore nella stanza cominciava ad essere insostenibile. Il livello della lava era ormai di più di venti centimetri e aveva del tutto coperto la passerella su cui prima druido e tigre si trovavano. X tutti
  11. DM Bainzu soppesò gli oggetti, mentre fuori dalla porta il resto dei Guardiani Planari erano riuniti in un conciliabolo senza precedenti, soppesando combinazioni e tecniche, cercando di capire il nesso tra gli oggetti. Per quanto le alternative offerte al druido fossero numerose, tutti i membri dell’Assemblea erano d’accordo sul fatto che tra i nove oggetti vi era un intruso, il cui scopo era quello di trarre in inganno la squadra intenta a ragionare su tale schema. Gunnar e Osymannoch furono tra i primi a fornire le proprie versioni. Essi presumevano di aver trovato dei nessi solidi, sebbene ciò richiedesse due tentativi a parte. Dal par suo Bainzu aveva altre idee, il che non aiutò il druido a fare ordine con i suoi pensieri. Deciso però a prendere l’iniziativa, prima di cominciare a fare radici in quel luogo, il coraggioso incantatore prese in mano due chiavi, seguendo le indicazioni fornite da Gunnar Ditegli di provare così: verga magica – cervello furono le sue parole. Nel momento in cui le due “prese” si unirono passò circa un secondo di silenzio assoluto, nel quale cominciò a paventarsi la possibilità che ciò fosse una giusta scelta. X Bainzu Fu a quel punto che i Guardiani Planari fuori dalla porta videro Bainzu e Pisittu venire sbalzati con violenza, ricadendo a pochi centimetri dalla lava. I due poveri sfortunati avevano potuto solo udire un KRAKATOOOM!!!! assordante e una spinta di pura energia sonora che aveva minacciato di devastare i loro organi interni. A quanto pareva ogni tentativo sbagliato veniva pagato a caro prezzo. Dopo quella brutta esperienza, Bainzu preferì tentare la via offerta da Osymannoch Accoppia come oggetti il cetaceo e l’arma a getto erano state le sue parole. Per quanto il lich non fosse simpatico a pelle (morta) si era guadagnato perlomeno il rispetto accademico del druido e spesso alcune sue intuizioni si erano rivelate giuste. Auspicando che anche quella occasione fosse propizia, Bainzu collegò i pezzi indicatigli. X Bainzu I Guardiani Planari fuori dalla porta sollevarono d’istinto la testa, quando videro Bainzu e Pisittu scagliati contro il soffitto, spinti ancora una volta dall’errata combinazione scelta. Dopo il secondo KRAKATOOOM!!!! Pisittu iniziò a miagolare sommessamente, mentre il druido sospettò di aver perso l’udito da un lato, tale era stata la potenza di quel tuono. Toccandosi l’orecchio destro lo trovò sanguinante. Viste le sue condizioni, Bainzu preferì fare un ultimo tentativo con la sua iniziale idea, quella che prevedeva di collegare il gigantesco cetaceo al mezzo di trasporto marittimo. Egli trattenne il fiato dopo aver collegato i due pezzi, in attesa del responso. X Bainzu Un leggero tonfo raggiunse le orecchie dei Guardiani Planari fuori. Bainzu e Pisittu erano stati scagliati contro la porta che li divideva all’ormai consueto suono di KRAKATOOOM!!!!. Devastato dai colpi subiti, il druido doveva riorganizzare la propria strategia. Tuttavia, la situazione non sembrava migliorare affatto e lo capì quando Pisittu soffiò in direzione dei lati della stanza. Il livello della lava stava lentamente salendo e iniziava a raggiungere i piedi dei due esseri. Ma per quanto essi fossero immuni al fuoco, fino a quanto sarebbe salita quella marea di letale magma? X tutti
  12. DM La scoperta di poter comunicare liberamente con Bainzu, seppur tramite la telepatia, fu una notizia che innalzò il morale dei Guardiani Planari, i quali ascoltarono con attenzione le parole del druido e fecero partire le loro considerazioni. La situazione migliorò ancora di più quando Gunnar esultò, scoprendo che la sua magia gli permetteva di vedere oltre la porta e permise a tutti di sapere che cosa si trovava oltre la soglia. Tra i fumi e il vapore generati, era possibile notare come la nuova stanza fosse un lungo corridoio, le cui pareti erano inclinate in modo da ricongiungersi al centro, dando a quell’ambiente una forma triangolare nel suo tetto a punta. Se il soffitto era inconsueto, l’attraversamento non era da meno: una stretta passerella di pietre percorreva la stanza, circondata da entrambi i lati da lava incandescente. In fondo alla stanza si trovava una porta simile a quella da cui erano entrati. Bainzu sembrava intento ad avere con dei piccoli oggetti, non più grandi della mano di un bambino. Tali oggetti erano nove, costituiti da quello che sembrava adamantio ed entrambi con un foro di entrata e un spuntone di uscita all’estremità. Questi fori e spuntoni erano connettibili tra di loro, quindi ogni oggetto era accoppiabile con un altro (ma solo uno). Tuttavia le “prese” erano tutte uguali e non si poteva escludere nessuna delle numerose combinazioni possibili. I nove oggetti rappresentati erano: -un oggetto formato di solito in laterizio, in forma di parallelepipedo, usato nella costruzione di murature. -un corto bastone attraverso il quale gli incantatori incanalano la propria magia - lo strumento utilizzato per dipingere o, a volte, per scrivere, e in generale per stendere sostanze liquide o viscose su una superficie -un oggetto formato da una serie di anelli passanti l’uno dentro l’altro -un ramo rimondo, di cui ci si serve di solito impugnandolo -un cetaceo di taglia gigantesca -un’arma a getto scagliata con l’arco o la balestra, spesso usata in espressioni relative a un senso di rapidità fulminea -un mezzo di trasporto concepito per lo spostamento di merci, persone o fini bellici marittimi -l’organo principale del sistema nervoso centrale, presente nei vertebrati e in tutti gli animali a simmetria bilaterale, compreso l’uomo A quanto pareva Bainzu aveva trasformato sé stesso e Pisittu in efreeti. Geni malvagi nativi del Piano Elementale del Fuoco, questi esseri erano soliti concedere assai raramente i propri desideri, e quando lo facevano non era sempre a vantaggio di chi ne usufruiva. Nondimeno la trasformazione, come il druido potè notare, riuscì a calmare i nervi di Pisittu che sembrava particolarmente agitata. La ragione di tale spavento e timore nella tigre era tuttavia giustificato: ella era morta proprio tra le fiamme del Piano Elementale del Fuoco e l’eccessivo calore della lava sembrava aver scatenato in lei terribili ricordi. Insistendo con la pazienza che aveva sviluppato nel crescerla, e facendo leva sulla semplicità di ciò che le aveva chiesto, Pisittu afferrò la figura del ramo rimondo, mentre Bainzu quella cetaceo gigantesco. Tuttavia, se Bainzu si aspettava teletrasporti o altre manifestazioni di potere, esse non si verificarono. Druido e tigre disponevano entrambi di un pezzo tra le mani, ma essi non compirono nulla. X tutti
  13. DM Bainzu non potè non provare un certo imbarazzo quando espose le sue grinzose natiche al vento, sotto lo sguardo dei suoi compagni. Un tempo quelle chiappette gli erano valse l’ammirazione di molte donne, compresa colei con cui aveva messo su famiglia… una numerosa famiglia. Ora di tale vanto rimaneva ormai un pallido ricordo, che egli fu lieto di nascondere in una trasformazione magica che lo rese una sinuosa e sinistra ombra, un eco della vita di una creatura divorata dall’oscurità, della quale però il protettore della natura aveva assunto esclusivamente l’aspetto. Dopo aver affidato i suoi beni ai suoi compagni, egli toccò la porta (o per dire bene la sfiorò con il suo tocco incorporeo). La reazione della porta fu semplice: ella si sollevò permettendo l’ingresso del druido al suo interno. Ma sebbene ciò stupì fino a un certo punto il gruppo, che dovette riconobbere la semplicità della richiesta, un dettaglio importante fu presto noto a tutti: anche a Pisittu, che non aveva abitudini a indossare oggetti, era stato concesso l’ingresso. X tutti tranne Bainzu X Bainzu X tutti
  14. DM L’incisione sulla parete fu presa molto sul serio da parte dei sei viaggiatori (con tigre), i quali non faticarono a ragionare sul fatto che la nudità richiesta per proseguire fosse da prendere in senso letterale. Reduce dalla prima stanza, Gunnar aveva ancora in corpo parecchia adrenalina, tuttavia si trattenne per sentire i pareri e le opinioni dei personaggi che potevano proteggersi dal fuoco anche senza dover indossare anelli o altri orpelli magici ad hoc. Maxillium fece spallucce: i suoi allenamenti nell’aldilà lo avevano sì ricostruito come un promettente arcanista, ma lo avevano anche reso molto dipendente dai suoi fidati pugnali, oltre che dalla propria borsa conservante. Bainzu soppesò velocemente quanto la sua pelle raggrinzita e le sue vene varicose esposte all’aria avrebbero potuto portare terrore nel cuore dei propri compagni, ma fu anticipato da Sophia, la quale si propose di entrare sotto forma di elementale del fuoco. La strategia della mezza-ninfa era furba e sbarazzina, nel pieno stile di Radura Arcobaleno. Uno degli insegnamenti che ella aveva appreso era quello di non tentare di aggredire di pura forza la magia nemica, ma di tentare di aggirarla. Questa tradizione ben si coniugava con quella di folletti e spiritelli, che con le proprie illusioni erano sempre in grado di tenere a distanza i curiosi dal loro territorio, salvo coloro che si dimostravano particolarmente avvenenti. Nondimeno, come sua madre le aveva sempre detto, nemmeno nei suoi momenti di maggiore apertura la sua casa a Scogliera Argento avrebbe potuto competere con la Lagocristallo in cui era nata, dove la promiscuità, la lussuria e l’eugenetica si erano unite per creare una dinastia fuori del comune. In quel momento però i membri dell’Assemblea non dovevano preoccuparsi tanto delle loro parti anatomiche create per la riproduzione, bensì della loro incolumità e di come proseguire. Sophia assunse la forma di elementale del fuoco, avviluppandosi in fiamme che inglobarono il suo equipaggiamento. Una forma ideale per fronteggiare qualunque ambiente caldo e a cui ella fece seguire una decisa manata verso la porta d’ingresso con le incisioni e… Non accadde nulla. La porta rimase immobile come molti suoi simili sul piano di Arth. Sophia attese qualche secondo, forse c’era un meccanismo di lettura lento? La magia era buggata? Il server del Velo si stava riavviando? No, a quanto pare la porta non sembrava schiodarsi dalla sua posizione. I Guardiani Planari erano nella stessa situazione, con l’unica differenza di poter avere una comoda fonte di calore qualora avessero sentito freddo. Un problema che tuttavia Osymannoch dubitava avrebbe avuto. X tutti
  15. DM Dopo che Mortec Chau rivolse un cenno d’assenso a Osymannoch, il sestetto (con tigre) si allontanò per decidere il da farsi. Una delle rare occasioni per la quale tutti i Guardiani Planari fossero d’accordo su un punto era quello riguardante la grande porta con le incisioni che avevano trovato una volta scesi dalla Fauce. Tutti i membri dell’Assemblea erano infatti convinti che essa celasse temibili rischi e pericoli mortali, se non altro per i toni delle incisioni e il luogo in cui esso sorgeva. Non avendo però intenzione di raggiungere subito la parte opposta del lago sotterraneo, decisero di intraprendere la via più sinistra. La prudenza con la quale essi si approcciarono fu quindi più che giustificata, sebbene bastò appena un tocco di mano affinchè la porta si sollevasse, scivolando verso l’alto come se una mano invisibile l’avesse afferrata dallo stipite. Oltre ad esso però non si trovavano palle di fuoco in attesa, assassini pronti a sgozzare o altri assalti in grande stile, bensì un semplice corridoio costituito dalla stessa pietra nera che terminava con un’altra lastra di pietra. Quando anche Osymannoch, ultimo della fila, oltrepassò la soglia, essa ridiscese dietro di lui. Una nuova iscrizione attese i sei viaggiatori (e la tigre) quando essi giunsero al termine dell’anonimo corridoio “Colui che teme di affrontare il tormento non riceverà mai la mia grazia. Colui che cerca riparo dalla mia collera, venga da essa bruciato”. Al tocco di Gunnar, essa si sollevò come la precedente, lasciando intravedere ben poco. La stanza che si presentava loro era immersa nel buio, sebbene barlumi di riflessi interni lasciassero presagire che vi fossero delle superfici riflettenti. La vera sorpresa avvenne quando il possente combattente orso mise piede nella stanza. Con un sibilo da brivido, la porta calò come una tagliola di pietra, cogliendo di sorpresa i Guardiani e separando essi dal loro compagno. Gunnar era rimasto chiuso da solo all’interno della stanza. X tutti tranne Gunnar X Gunnar La grande lastra di pietra che aveva diviso i Guardiani si sollevò, permettendo al resto del gruppo di ricongiungersi con Gunnar. Egli si trovava dall’altra parte della piccola stanza con il tetto a cupola in cui una forte luce intermittente si alternava ogni sei secondi, abbagliante come il sole, prima di far tornare il buio. Gunnar sembrava aver sfondato un grosso muro di pietra che separava il fondo di quella bizzarra prova alla porta che ne rappresentava la riuscita, i detriti sparsi nei più remoti angoli della stanza, tale era stata la forza del suo urto. A quanto pare ciò era stato sufficiente a concedere la riunione del gruppo. La prima stanza di quello strano corridoio era stata dunque superata senza alcun problema, ma solo un grande spavento. I Guardiani però potevano trarre da ciò molte informazioni sul funzionamento dei meccanismi in quell’area e prepararsi di conseguenza. La preparazione sarebbe stata necessaria anche per proseguire. La nuova porta non sembrava meno intimidatoria della precedente, anzi il contrario a giudicare dalla sua incisione che recitava “Coloro che giungono nudi e gioiosi possono entrare alla presenza del Fuoco. Maledetti siano invece coloro che cercano rifugio nelle cose materiali”. La prima differenza con la prova precedente fu presto chiara: al primo tentativo di toccarla, la porta non si sollevò nemmeno di un centimetro. X tutti
  16. DM I toni iniziarono a scaldarsi, perlomeno da parte di Bainzu. Il druido sembrava spazientito e non sembrava accettare la situazione, insistendo e apostrofando Mortec Chau sulle sue ragioni, come se esse potessero per magia scuotere il mistico dalla sua posizione. La testardaggine del druido era nota ai suoi compagni di viaggio, che cominciarono a sospettare fosse un tratto comune della sua professione, vista la somiglianza con l’acido Vesphian del Patto Silvano. Pur ricevendo in pieno l’irritazione del druido, che venne comunque spalleggiato da Gunnar e Maxillium, Mortec Chau rimase tuttavia impassibile e rispose con calma olimpica, mantenendo un tono di voce basso e pacificatorio Come già spiegato, temo che privare all’improvviso Baneliness dell’Anello possa scatenare una crisi grave, allo stesso modo in cui un avvinazzato reagirebbe a colui che cercasse all’improvviso di togliergli dalle mani l’unica bottiglia disponibile illustrò Allo stesso modo io conto di aiutare Baneliness a controllare l’Anello, irrobustire la sua sanità mentale e rendere la sua volontà talmente forte da non ricorrere ad esso, nulla più di un orpello nelle sue mani, ma altresì lontano da altre meno caute. Quando l’argomento passò sui pupazzi giganti, Orso e Bambina risposero in coro Ma certo! tuttavia Mortec Chau non nascose la verità che Celeste sembrava aver intuito Sono un po’ golem e un po’ zombie. Baneliness ha intrappolato alcune anime per dare una parvenza di vita a questi suoi giocattoli, obbligandoli a esseer suoi compagni di giochi. In verità lei ha tante bambole. Questo luogo è stato una mia invenzione per differenziarlo dal resto della Fortezza precisò Baneliness era probabilmente maggiorenne quando è diventata lich, a giudicare dalla sua statura, ma è rimasta molto infantile nei comportamenti, motivo per il quale cercò di dare un po’ di corda ai suoi comportamenti e farla sfogare nei suoi capricci. Penso stia piano piano maturando, per quanto sia arduo vista la sua condizione disse Non mi piace li abbia creati, ma non voglio nemmeno che gli faccia di peggio. Conto di convincerla un giorno a liberarne le anime. Quando l’elocatrice chiese direzioni, il mistico scosse la testa, tuttavia il suo modo di rispondere rimase calmo e pacato Poco fa vi dissi che non avrei fornito ulteriori informazioni rispose Vi ho detto quanto ritengo sia sufficiente per rendere più equilibrate le forze in campo, ma non aggiungerò altro. E anche ciò che so potrebbe non essere corretto, visto che Baneliness è solita plasmare gli interni della Fortezza per evitare che i nemici si possano muovere con teletrasporti e simili. Penso che questo sia tutto ciò che posso dire. E’ stata una buona conversazione, spero potremo averne altre concluse Il tempo vola in compagnia in effetti, i Guardiani si accorsero che era già passato più di qualche minuto da quando essi si erano rivolti al mistico. X tutti
  17. DM X Bainzu Mi chiamo Mortec Chau rispose paziente Chau, alle parole di Celeste Comprendo la sfiducia, poiché essa è giustificata dalla scarsa conoscenza e le circostanze inusuali. Tuttavia voglio dirvi che Baneliness non ha mai usato l’Anello per danneggiare altri piani espose il loro interlocutore, che sembrava tentare di tutto per far valere le proprie ragioni Che ne sia in grado lo reputo possibile, ma finora non lo ha fatto. Altrimenti sarei intervenuto personalmente per fermarla. L’entropia generata da questi terremoti va contro i miei precetti. Dato che però ella non ha fatto nulla, e sta proseguendo una cura per la pazzia di cui soffre, ritengo altresì sbagliata l’idea di irrompere nelle sue stanze e cercare di ucciderla. Nooooo uccidere la padrona noooo! esclamò Bambina portandosi le mani di pezza sulle guance. Orso squadrò il gruppo portando su di essi i suoi occhi di vetro spenti e dicendo Sono incerto su cosa vogliate fare. Non è una trappola vero? Ci tengo a questo luogo e al mio corpo, se permettete disse. Mortec sospirò alle parole dell’animale di pezza, guardandolo con compassione e scuotendo la testa. X Celeste Le parole di Bainzu e Gunnar non rimasero inascoltate, tanto che Mortec Chau si passò una mano sul mento perfettamente rasato Posso condividere il vostro parere sull’Anello: è chiaro che sia egli la causa del disordine nella mente di Baneliness. Quando la incontrai però ella ne era già in possesso e la sua possessività nei suoi confronti è maniacale. Non lo cederebbe mai… anzi, dubito che possa farlo anche volendo, poiché esso si è saldamente fuso al suo dito scheletrico il mistico rimase qualche secondo in silenzio, i pupazzi giganti della stanza che volsero le loro teste dal gruppo all’Uomo Quieto e viceversa, in attesa che uno dei due proseguisse. Infine Mortec parlò Ciò che mi preoccupa di più è come ella potrebbe reagire a un’aggressione. Tutta la terapia che ho fatto con lei rischierebbe di essere gettata dalla finestra se ella, costretta sulla difensiva, utilizzasse il potere dell’Anello per contrastarvi. Potrebbe essere la spinta che la getterebbe irrimediabilmente in una gola di pazzia sanguinaria. A m-me f-fanno p-paura l-le g-gole, m-ma d-di p-più l-la p-padrona q-quando s-si a-arrabbia commentò Mulo, la coda che sferzava a destra e a sinistra. Il mistico si aggiustò il risvolto di uno dei suoi guanti, per poi rivolgersi di nuovo ai Guardiani Planari Siamo in una situazione di stallo. Voi avete bisogno di raggiungere Baneliness e io sono in possesso di una delle tre chiavi necessarie per aprire le sue stanze personali disse sollevando la mano sinistra, quella con l’anello di smeraldo Non ve la cederò per mia volontà, quindi le opzioni sono due. La prima è che cerchiate di privarmene con la forza, ma questo farà cadere ogni trattativa di pace tra di noi. Ho camminato per innumerevoli piani e, sebbene non possa scommettere sul mio successo, credo di poter essere in grado di mettervi in difficoltà. Mortec Chau quindi incrociò le braccia L’alternativa è che mi portiate prove che dimostrino come Baneliness sia incurabile con l’Anello a sè. Se però ne troverete, allora dovrò riconoscere l’amara realtà. In quel caso vi darò la mia chiave e, se ne avrete davvero bisogno, vi offrirò anche il mio aiuto per incapacitarla… a giudicare dall’amarezza con cui sottolineò le ultime parole, sembrava un’ipotesi amara anche per Chau. L’Uomo Quieto non sembrava però aver finito Gli altri anelli sono in possesso di Lord Skraith, il comandante in capo dei vampiri e responsabile della trasformazione dei migliori di loro in eletti, e Mrs Persimonn, la governante della Fortezza e responsabile dei golem di guardia interni. Non sperate però di trovare la stessa disponibilità al dialogo. Essi non accetteranno mai alleanze o tregue, sono i più leali servitori di Baneliness disse il mistico Vi ho detto di loro, e non darò l’allarme nella fortezza, solo per equilibrare un po’ la situazione, dato che siete in territorio ostile. Ma non vi concederò altre informazioni o favori. Ora, la scelta su come agire rimane a voi. In ogni caso mi troverete qui ad aspettarvi. X tutti
  18. DM X Osymannoch Quando Osymannoch chiese di Bambina, la grande bambola di pezza umana scoppiò in una risata cristallina, come quella di una infante che si stesse divertendo con il suo gioco preferito Ma sono io Bambina! la creatura battè le mani Ma tu sei quasi uguale a Baneliness, dovete essere per forza fratello e sorella! Giochiamo a rincorrerci disse. Orso quindi puntò i suoi tristi occhi di vetro verso Maxillium Noi siamo qua per giocare con la padrona e l’Uomo Quieto, quando lei lo chiede il grande animale quindi calò il capo alla risposta secca di Bainzu. Egli e Bambina si guardarono per poi dire O-Oh… sembra che qualcuno non abbia fatto il riposino… quindi Bambina avvicinò il proprio viso a quello di Bainzu Ti serve una coperta? Un cuscino? Vuoi fare un pisolino? Non credo che sia colpa della mancanza di sonno, ma di tatto disse una voce maschile, intromettendosi nel discorso. Un uomo aveva varcato la soglia della porta dal lato opposto, seguito al trotto da Mulo che risalutò i presenti con un R-Rieccomi… il nuovo venuto non era un pupazzo, ma un essere umano in tutto e per tutto. In tutte le loro avventure, anche quelle compiute da Celeste per salvare Arth, le persone incontrate erano sempre capaci di distinguersi in mezzo a una folla: un grande fascino, una generosa scollatura, l’appartenenza a una razza quasi estinta, un notevole quantitativo di scaglie di drago (caratteristica comune a buona parte delle persone conosciute da Celeste), tratti demoniaci, angelici o l’essere semplicemente il prodotto di un incrocio quanto mai improbabile. Eppure l’uomo che si trovavano di fronte era incredibilmente semplice sia nell’aspetto che nel vestiario: portava corti capelli neri, una pelle appena abbronzata, occhi scuri, lineamenti trascurabili e indossava semplici abiti da viaggiatore, oltre a un paio di guanti di velluto rosso, una piccola tiara, una collana scura e un anello con un piccolo smeraldo. L’uomo aveva inoltre un sottile odore di incenso al legno di sandalo Suppongo dovrei però essere incoraggiato del fatto che non avrete imbracciato subito le armi contro questi giocattoli commentò. Gli occhi dell’uomo passarono tra i presenti e sebbene essi fossero assolutamente ordinari, i membri dell’Assemblea ebbero la sensazione che egli sapesse intuire ben più di quello che lasciasse trasparire Il mio nome è Mortec Chau, un viaggiatore planare che vuole solo ristabilire l’ordine nel caos. Spero possa essere un piacere fare la vostra conoscenza disse portando le braccia sui fianchi e facendo un breve inchino, alla maniera delle genti del Katai Credo di poter intuire la ragione per cui siate qui. Siete viventi, almeno buona parte di voi, e leggo in alcuni di voi quella scintilla di bontà che non vedo in nessun altro in questo luogo. Se siete giunti fin qui, così vicino a Baneliness, dovete esservi fatti strada tra molti nemici o averli saltati a piè pari passando per la Fauce. Di certo non siete degli sprovveduti e i vostri scopi hanno buona probabilità di comprendere l’Anello del Carnifex o la distruzione di Baneliness riepilogò Mi correggerete se sbaglio concluse. A quel punto l’uomo sospirò Tuttavia se ho ragione vorrei appellarmi a voi e aprire un dialogo civile affinchè possa convincervi a rinunciare a ciò. Voi starete pensando che Baneliness sia una pazza omicida, che non ha motivo di esistere. E sulla sua malvagità non discuto, è chiaro che da una lich non ci può essere potenziale per del bene… ma io cerco un potenziale per l’ordine spiegò Mortec Chau L’Anello la sta consumando, ma ella non è disposta a privarsene e la pazzia sta imperversando. Però sono dell’idea che vi sia una cura e che ella possa evitarne gli effetti, se riceve l’aiuto necessario per mantenere la sua lucidità e sfogare il suo io infantile. Per questo motivo sono giunto da lei ed ella non mi ha ucciso, quindi dandomi già motivo di credere che vi sia speranza. Come voi non voglio che ella sia una minaccia per altri, ma che possa vivere una vita senza danneggiare il prossimo. L’Anello ha un grande potere, ma finchè avrò idea che ella potrà resistere alla sua influenza, allora sono della convinzione che la mia via possa darci un’occasione pacifica per risolvere il tutto. Può essere malvagia, ma nel multiverso c’è posto per il male tanto quanto per il bene. Tutto ha un posto nell’ordine generale delle cose, perfino lei. E forse sta adempiendo a uno scopo più grande di noi l’educato uomo quindi concluse Spero che il mio punto di vista vi sia ora più chiaro. Quanto a voi, quale sarebbe la vostra idea di azione? X tutti
  19. DM Tra la fine del “molo” in cui si trovavano i Guardiani Planari e quello opposto, pur nel punto più breve, vi erano più di cinquanta metri almeno di vuoto sotto il quale si trovava l’inquietante marea nera degli scarichi fognari. Preferendo un approccio sicuro, Gunnar fece ricorso a uno dei suoi trucchetti preferiti, lieto di potersi rendere utile e fare compagnia ai propri compagni incantatori. Max si unì a lui, gli occhi che assunsero una luce blu elettrico mentre egli scandagliò ciò che gli era possibile raggiungere con il suo incantesimo. In verità il mago dei pugnali incantati scoprì che solo le pareti e le porte della zona sembravano imbevuti di magia, di quella che reputava essere stata progettata per rendere ancora più inespugnabili le già potenti difese di Baneliness. Lo zombie appeso non sembrava animato da nulla più dell’energia negativa che lo teneva in non-vita, mentre l’acqua scura e limacciosa non sembrava celare incantesimi o trappole magiche evidenti. A fornire qualche indizio in più ai viaggiatori fu invece Gunnar. Dopo aver aguzzato la vista, egli fu in grado di evocare il proprio sensore oltre la pietra, la quale rivelò un incisione visibile solo per chi fosse giunto dalla porta opposta del lago sotterraneo. Scritta in uno svolazzante corsivo in Comune, la scritta recitava “Non sul cielo e non sull’acqua va tracciato il proprio sentiero, poiché solo una via conduce al trono. Preparatevi a camminare dalla signora scalzi e penitenti, poiché ella vede tutto. Chiedete ciò che vi serve e vi sarà dato”. Tali furono le parole che Gunnar potè ripetere ai propri compagni. Dopo aver effettuato le proprie considerazioni, fu opinione del gruppo di provare una strada alternativa. Spronati dalle parole di Bainzu, Maxillium e Gunnar, i membri dell’Assemblea ritornarono al precedente crocevia, per poi imboccare la porta “dello gnomo” come essi avevano ribattezzato il sinistro uscio che si affacciava sull’interno della bocca di uno gnomo scolpito sull’architrave. L’ambiente in cui emersero differiva in maniera quasi scioccante dal precedente. Le pareti erano state interamente dipinte di un color blu cielo, salvo alcune sparute nuvole bianche e un immenso sole con un viso di bambino sorridente. Il pavimento era interamente ricoperto di tappeti verdi, i quali erano impilati e ammucchiati per simulare colline e prati verdi. Una voce attirò l’attenzione dei Guardiani, la quale recitava Sulle alte colline non molto lontano, giocano gli Amici tenendosi per mano… a parlare era una delle tre figure che arrancavano sui verdi tappeti di quella insolita stanza: un orso, una figura umanoide e un mulo. Essi sembravano fatti a mano, come gigantesche bambole di pezza, tuttavia essi erano in grado di muoversi e i loro occhi di vetro riflettevano una luce di disperazione. Colui che aveva parlato, l’orso, fu il primo ad accorgersi dei Guardiani. L’essere fece un piccolo balzo dicendo Uno! Saluti da Orso, chi abbiamo qui? domandò arrancando sulle zampe e flettendo le narici di pezza Due! Nuovi amici per Bambina? chiese la bambola di pezza dopo aver fatto un saltello sul posto, parlando con una acuta vocetta femminile T-Tre! N-non s-saremo n-nei g-guai s-se g-giochiamo c-con l-loro? tartagliò il mulo, dopo aver imitato i propri compagni e aver sventolato la propria coda. L’orso squadrò i Guardiani, osservando di tanto in tanto Gunnar Non saprei… dite che potrebbe arrabbiarsi? la bambola di pezza quindi battè le mani Chiediamo a un amico! Mulo, vai a chiamare l’Uomo Quieto al che il mulo sventolò la propria coda e si voltò in direzione di una porta di pietra che si trovava dall’altro lato della stanza V-Vado... l’orso quindi riprese quindi la parola Come stavamo dicendo… chi siete? Siete qui per giocare con noi? O cercate altro? X tutti
  20. DM All’ammonimento di Bainzu, Pisittu abbassò le orecchie e fissò lo sguardo oltre, per poi allontanarsi con passo lento da Celeste. Preferendo un approccio più sicuro, il resto dei Guardiani decisero di intraprendere la strada della doppia porta di pietra a ovest. Essa non fece più resistenza di quanto ci si aspettasse, sospinta sui suoi cardini dalle forti braccia di Gunnar e Celeste. Quando i sei membri dell’Assemblea (e tigre) attraversarono la soglia si trovarono ben presto sulle rive di quello che era un immenso lago sotterraneo, sito nel cuore della montagna. Il soffitto era circa a dodici metri sopra le teste dei Guardiani. Fu presto chiaro che tale specchio d’acqua non doveva essere una conformazione naturale, ma più una scura pozza artificiale. Non era necessario essere esperti di geologia per capire che un tale deposito di acqua in quella parte della montagna fosse a dir poco impossibile, ma entro i confini di Baneliness evidentemente le leggi della natura erano state accantonate. Dall’altra parte era visibile una piattaforma simile a quella in cui si trovavano. L’acqua era di un color nero inchiostro, dall’aspetto vischioso, increspata da leggere onde calme e senza la benchè minima trasparenza che lasciasse intuire che cosa si celasse al suo interno. Dal loro punto di vista i Guardiani poterono notare come l’ampia area fosse di forma circolare e dalla riva all’acqua vi fosse uno strapiombo di quasi tre metri. L’attraversamento del luogo avrebbe richiesto un ponte, che tuttavia non c’era. O perlomeno non sembrava completo. Da entrambi i lati della stanza, due lunghi moli si propendevano da ambo le parti per svariati metri, salvo interrompersi bruscamente. Essi non sembravano però essere il residuo di una struttura distrutta, ma sembravano essere stati costruiti in quel modo di proposito. Non erano presenti in nessuno dei due lati imbarcazioni o mezzi di trasporto marittimo. Dal loro lato i Guardiani avevano comunque compagnia: uno zombie era legato ad un palo, le viscere attaccate al terreno e lo sguardo vacuo che vagava a destra e a sinistra, alla stessa maniera di quelli incontrati in precedenza sopra e al di sotto della Fauce. Dall’altra parte essi potevano scorgere a malapena una pietra eretta vicino all’inizio dell’improvvisato ponte (sebbene non sembrava che vi fosse nulla di iscritto, almeno per quello che potevano vedere dal loro lato), una doppia porta simile a quella da cui erano entrati, oltre a due grandi scarichi fognari che scendevano ognuno ai lati dell’altro ingresso, alla guisa di larghe tubazioni verticali, rilasciando a pochi metri dall’acqua i loro liquami, i quali dovevano essere l’evidente causa del così poco invitante aspetto del lago. L’aria aveva un odore pestilenziale, come se qualcosa stesse marcendo al di sotto dello specchio d’acqua. X tuti
  21. DM L’invito del vampiro a farsi sotto non rimase inascoltato a lungo. Sebbene Sophia preferì mantenere il proprio arsenale per le situazioni di emergenza, Max si mosse rapidamente ed apparve alle spalle del vampiro per colpirlo alla schiena con una pugnalata infuocata. Sebbene Tormenta non fosse in grado di congelare il non-morto, il fuoco sembrava assai più efficace. L’essere tentò di colpire al viso Max, ma la freccia di Gunnar gli trafisse il braccio un attimo prima che un globo lo investisse in pieno, cortesia dell’Inatteso. Dopo il colpo di Osymannoch, il vampiro arretrò grugnendo di dolore, per poi dissolversi in una nube di gas oscuro e risalire il condotto seguendo i suoi compagni e risparmiando a Celeste la fatica di tirare un altro schiaffo dei suoi. Le sentinelle erano state sconfitte. Con quella minaccia sventata, non fu difficile per i Guardiani proseguire, se non altro perché per Bainzu era ancora possibile trasformarsi a suo piacimento e la forma di rugginofago si rivelò utile a quello scopo. Ed essa trovò sfogo, poiché fu solo dopo la quinta doppia porta che la discesa dei Guardiani Planari ebbe finalmente termine. Dopo più di un chilometro di discesa e la continua vista di zombie appesi che giravano la testa ritmicamente, essi poterono fare la loro apparizione all’interno di una grande stanza circolare. Il largo pozzo da cui erano scesi si trovava al centro del soffitto, circondato da disegni simili ai punti cardinali di una bussola, ma senza indicazioni di dove si trovasse o meno il nord (se mai ciò fosse contato in un posto del genere). L’ambiente era costituito interamente di pietra nera, liscia e levigata come il più elegante dei marmi, ma privo di zigrinature o venature. In compenso le pareti erano state interamente rivestite di versetti e sinistri poemi, trascritti da una oscena mano infantile e per mezzo di inchiostri luminosi dai colori vivaci quali rosso, blu e verde. Argomento principale di queste opere di poesia erano le possibili punizioni e torture che l’autore avrebbe inflitto a “Madre”, ma per chi aveva stomaco forte era possibile trovare anche altre opere che trattavano anche temi come lo smembramento di cadaveri, le conseguenze purulente delle più infide malattie e il piacere nell’impagliamento di piccoli animali. Un’ispezione preliminare della stanza portò notevoli informazioni ai Guardiani Planari. Vi erano infatti ben quattro vie per poter uscire da quella stanza, sebbene esse differissero parecchio e presentassero parecchie peculiarità. La porta a nord recava elegenti incisioni di fiori, ma la sua apparente delicatezza era contrastata dal solido adamantio di cui era costituita. Non servirono incantesimi di identificazione agli incantatori per percepire a quella distanza come la porta fosse stata trattata magicamente per resistere meglio di qualunque altro uscio. Tuttavia Max fu in grado di notare un dettaglio: tre dei fiori presentavano delle leggere cavità nel pistillo, come se ad essi potessero essere aggiunti delle gemme o qualche piccolo oggetto. Un dettaglio che mancava nel resto dell’intricato disegno. Il grande uscio a est era solo in apparenza legno, ma in realtà di solida roccia maniacalmente scolpita e dipinta per sembrare di un altro materiale. Tale ingresso era sormontato da un architrave e una base disegnati a forma di gnomo dalla bocca spalancata, la cui bocca si trovava al posto dell’ingresso. La lastra di pietra a sud era meno artistica, ma non priva di dettagli. Sulla grande pietra nera era inciso a caratteri cubitali “VONAN RUKH – La Pietra della Separazione” e sotto tale titolo “Oltre questa soglia solo chi è degno potrà unirisi agli ELETTI. Tu ne hai la forza? Essa ti verrà strappata, come carne dalle ossa. Tu hai la resistenza? Essa sarà messa alla prova, anche a costo di portarti alla follia. Tu conosci la lealtà? Aggrappati ad essa come una fiamma ad un ceppo, poiché solo i leali ce la faranno!” La doppia porta di pietra a ovest era invece la più spoglia di tutte, priva di indicazioni o incisioni sul suo scopo o la sua possibile destinazione. I leggeri segni sul pavimento lasciavano però intuire che essa fosse facilmente apribile e che venisse usata con un minimo di regolarità. I Guardiani Planari avevano parecchio a cui pensare, lì in quel crocevia all’interno della Fortezza dei Diecimila Passi. Un sibilo interruppe però le prime elucubrazioni dei Guardiani: Pisittu si era avvicinata di soppiatto a Celeste, per poi iniziare ad orinare vicino a lei. A quanto pare la temporanea forma legnosa della elocatrice ricordava fin troppo un albero alla titanica tigre del druido. Riepilogo X tutti
  22. DM Il vampiro armato di mazzafrusto doppio fece roteare la propria stupefacente arma sopra la testa, al grido di Fatti sotto! prima di mutare l’espressione in sorpresa ed esclamare Ma che cosa…??? alla doppia trasformazione del druido e della tigre, i quali si lanciarono in forma di leonal scaricando tutta l’energia positiva che potevano sprigionare per quella giornata. Il vampiro eletto gridò a quel colpo, così come un la sua commilitona quando le mani da guardinal bruciarono i loro vestiti e i loro tessuti meglio di qualunque accquasanta. I due esseri quindi svanirono in una nube di fumo oscuro simile a quella in cui si erano manifestati al loro arrivo, per poi cominciare a risalire lentamente la lunga “gola” in direzione dell’apertura della Fauce. La minaccia druidica era di certo pericolosa, ma le parole di Celeste gettarono ancora più confusione nell’ultimo vampiro, che nel breve silenzio che ne seguì si guardò intorno per poi chiedere Che succede? la risposta non fu molto vocale, ma fu piuttosto incisiva nel momento in cui Celeste riapparve dando un pugno talmente folte da rompere il naso del vampiro Ahia, ma sei scema? gridò istintivamente sventolando il mazzafrusto e colpendo… il nulla. Celeste era già arretrata, frenando con il suo corpo legnoso con le mani e creandosi abbastanza attrito per riprendere il suo assetto da guerra. Pisittu ruggì a quella visione, occhieggiando l’elocatrice. Te li do io i ruggiti! ringhiò il vampiro, gli occhi intrisi di sangue mentre si gettò su Pisittu. Sebbene i vampiri avessero subito gravissime perdite, l’ultimo superstite non sembrava pronto a cedere il terreno e fece roteare la palla chiodata colpendo il compagno animale di Bainzu senza la minima pietà. Un colpo nel fianco, uno al piede destro e infine un colpo al viso che fece sanguinare copiosamente la tigre del druido, che riuscì solo alla fine a bloccare un fendente potenzialmente letale. Con un grido di sfida, la sentinella squadrò Bainzu e Celeste Fatevi sotto, figli di p*****a!!! Riepilogo X tutti
  23. DM Sebbene in passato la magia di Bainzu non fosse sempre stata di grande aiuto per i Guardiani Planari, il druido fu l’unico a dimostrare una certa creatività per superare la Fauce. Forse segretamente egli non era tanto sicuro della sua idea, e magari la riteneva persino bacata, ma la realtà dei fatti lo smentì. La trasformazione sua e di Pisittu in rugginofago fu il preludio del suo piano personale, che si concretizzò quando egli attaccò con le proprie antenne la base della Fauce. Facendo ciò egli riapparì, permettendo anche al resto dei Guardiani di notare il suo certosino lavoro, mentre lo zombie parve ignaro della sua presenza, continuando a guardare con sguardo vacuo a destra e sinistra. Il tutto proseguì mentre l’opera di “arrugginimento” che conferì a una piccola sezione laterale, scavando una via grande come una mano ma sufficiente per permettere ai suoi compagni in forma di vento e a sé e Pisittu di scendere in una forma adatta prima di tornare a quella di balor. La Fauce sembrava essere superata! Il lungo condotto che si trovava sotto la fauce, simile a un grande esofago, non era molto larga ma sufficiente a ospitare comodamente tutta la compagnia, la quale discese per più di trecento metri riguadagnando terreno aereo fino a che essi non raggiunsero… un’altra chiusa! Una rapida ispezione fece notare ai Guardiani come la potenziale apertura avesse lo stesso taglio a zig zag della “porta” orizzontale che avevano superato poco prima. Legato a un palo di legno conficcato sulle pareti si trovava un altro zombie, diverso dal primo per aspetto e brandelli di vestiario, ma lo sguardo vacuo che vagava a destra e sinistra come il suo simile che avevano incontrato all’inizio. Il tempo delle riflessioni venne però interrotto da un’apparizione che apparve nello stretto condotto. Preceduto da una serie di nubi di fumo che scesero quella specie di camino fino a raggiungere il druido, un trio di vampiri fece la propria comparsa. Due di essi, un uomo calvo e una donna dai lunghi capelli color cenere, erano vestiti alla stessa maniera delle sentinelle poste sulle mura, gli occhi rossi che fissarono Bainzu e Pisittu nella loro forma di balor. A parlare fu però il terzo, un esemplare alto e dinoccolato di quasi due metri, dai capelli neri lisci e tirati indietro, dall’armatura chiodata sporca di sangue e armato con un doppio mazzafrusto. Quest’arma non era tra le prime scelte che gli avventurieri di solito compivano e ben poche storie narravano delle gesta compiute con essa, tuttavia il suo aspetto era certo ideale per incutere timore nel cuore degli avversari: costituito da una lunga asta in legno rinforzato con anelli di metallo, le estremità montavano ognuna tre catene, al termine delle quali si trovava una grossa sfera di acciaio munita di algide e feroci chiodature. Il peso la rendeva un’arma scomoda per molti, e pessima per i combattenti più agili, tuttavia il vampiro che la sorreggeva sembrava maneggiarla come fosse un fuscello Bene, bene, dunque ecco qui gli intrusi! sentenziò. Era chiaro che egli avesse una posizione di comando, se non altro per il suo aspetto ben diverso dallo stereotipo di succhiasangue: la sua pelle più che bianca era quasi trasparente, tale da evidenziare le ossa particolarmente sporgenti. I suoi denti inoltre erano più lunghi, superando di gran lunga l’arcata opposta Un… balor? No, mi sembra difficile pensare che un generale dell’Abisso possa essere così stupido da tentare di affrontare la nostra Regina disse, per poi impugnare con entrambe le mani il proprio mazzafrusto doppio Poco male, scopriremo ben presto la verità! Alle armi! i due vampiri al suo seguito iniziarono a far roteare sopra le teste le sfere d’acciaio chiodate dei propri mazzafrusti. Riepilogo X tutti
  24. DM La decisione del gruppo di raggiungere la Fauce fu quasi unanime. Per prepararsi a tale viaggio tra i cieli, Osymannoch salì in cattedra, forse preoccupato dalla presenza eccessiva di ali notturne e potenziali tiratori sulle mura. Ad egli si aggiunse Bainzu, capace perlomeno di badare a sé e al proprio compagno animale. In breve tempo il duo di incantatori divini si assicurò che tutti, perfino Pisittu, potessero calcare i cieli per il tempo sufficiente per superare le nuvole. A quel punto Osymannoch si preparò per il più pericoloso degli incantesimi, una richiesta che lo avrebbe messo direttamente in contatto con una divinità. Sebbene non poterono capire che cosa il lich avesse discusso, l’espressione contrita dell’Inatteso perdurò per tutta la durata del colloquio. Al termine di esso però tutti i presenti notarono delle differenze in sé. X Osymannoch X tutti L’ascesa verso la cima della Fortezza dei Diecimila Passi si rivelò quindi ben più sicura di quanto sarebbe stata in altre circostanze. Come sospettato, il cielo pullulava di ali notturne, le quali sarebbero state ben felici di assaltare gli oggetti magici (di cui erano ghiotte) e gli incantesimi di cui i loro avversari si agghindavano. Ma ancora più pericolose apparivano le vedette poste sulle piattaforme che costellavano le mura della fortezza: esse erano vampiri, uomini e donne, vestiti con corazze di piastre dotati di esagerati spuntoni neri uguali a quella che avevano visto indosso al Duca Hessamon. Il loro armamentario comprendeva opzioni sia per la mischia che per la distanza, in quanto figuravano sia archi lunghi compositi dalle corde spesse come fil di ferro, sia mazzafrusti pesanti, i quali emanavano un fioco bagliore verde-bluastro le cui tonalità variavano senza un apparente schema. Queste insonni sentinelle, le cui chiare cicatrici bastavano a garantire la loro esperienza sul campo di battaglia, pattugliavano a piccoli gruppetti le piattaforme su cui sorgevano i vari ingressi per l’interno della fortezza. Essendo le piattaforme più larghe delle scalinate (prive di ringhiere) che conducevano verso di esse, era evidente il vantaggio tattico di cui questi vampiri godevano dalla loro posizione privilegiata. Ben pochi furono i frammenti di discorsi che udirono da esse nel corso dell’ascesa, tra cui si distinsero un Che cosa c’è, qualcuno ha rubato il tuo dolcetto? di una guardia rivolto a una sua arcigna commilitona e un Una volta ero anch’io un avventuriero come te, finchè non mi sono buscato una freccia nel ginocchio di un anziano vampiro a un esemplare dall’aspetto più giovane. Pur supportati da una notevole capacità di volo, il viaggio dei Guardini Planari richiese ben sette minuti, un’ascesa che portò i membri dell’Assemblea a raggiungere i quasi due chilometri di quota prima che essi potessero infine raggiungere la cima della Fortezza, uno spiazzo che di primo acchito poteva ricordare la cima di un vulcano spento, con una sua caldera di forma vagamente circolare. Non vi erano però magma o altre fonti di calore nelle Marche Sbriciolate e lì, all’interno della depressione le cui pareti erano alte circa sei metri, i Guardiani Planari atterrarono. L’unica forma di “vita” che essi videro fu parte di una scena a dir poco rivoltante: uno zombie era stato legato per le braccia e le gambe su un palo di legno, lo stomaco squarciato e gli intestini lasciati cadere a terra. Lo zombie non sembrava però preoccupato di tale visione, silenziosamente intento in un’unica ripetitiva azione. Spostare lo sguardo lentamente da destra a sinistra, ripetendo il movimento come il più lento osservatore di una partita di tennis. Se non fosse stato per le indicazioni di Hessamon essi avrebbero fatto fatica a notare come il pavimento sporco di terriccio fosse composto da quello che sembrava una grande piastra di metallo, la quale presentava una sottile linea divisoria che zigzagava per tutto il suo diametro. La “bocca” della cima della Fortezza era però saldamente chiusa e non vi erano portieri, custodi o uscieri pronti a indicare come aprirla. X tutti
  25. DM Il valore economico di Terrore degli Spiriti era degno di nota, ma nulla poteva paragonarsi al valore affettivo che il barbaro provava per esso. Arma che lo aveva accompagnato per tutta la sua vita, la sua fine era infine giunta per mano di uno dei servitori di Baneliness. A quella vista Gunnar non ci vide più, cadendo in preda all’ira (sebbene in realtà ciò fosse già accaduto un round prima) e assaltando il colpevole senza la minima cura per sé stesso. Il risultato di questo assalto a lato si dimostrò in una serie di grida laceranti che la creatura emise, costretta nel frattmpo a difendersi da Bainzu e Pisittu, che in forma di costrutti celestiali assaltarono il fianco facendo risplendere la propria incandescente luce. Osymannoch approfittò di tale momento per occuparsi dei cieli, organizzando la contraerea per i Guardiani Planari e facendo crepitare i fulmini sulle Marche Sbriciolate, i lampi che si abbatterono sull’ala notturna AaAaAaHhHhHh! sibilò l’essere in preda all’elettrocuzione. A terra le cose procedettero altrettanto bene: Celeste arretrò per rifiatare, dando il cambio a un Maxillium ancora fresco che conficcò il pugnale sulla coscia del gigante d’ombra, la quale avvampò delle fiamme della sfera infuocata che egli aveva predisposto all’interno Brucio! Brucio! fu il suo grido di dolore telepatico. Con un urlo raccapricciante e la parte bassa del corpo in fiamme, l’ombra nemica si abbattè sul fianco della Fortezza, la carcassa che ricadde sul terreno infertile. Sophia completò l’opera lanciando un raggio di energia venefica che investì in pieno petto l’ala notturna, riducendola in polvere. Con quella caduta, anche l’ultima delle sentinelle nemiche aveva concluso la propria empia esistenza. Non fu difficile per il resto dei Guardiani abbattere i ghoul restanti, poco più che comparse nel vero scontro tra luce e ombra. Una rapida occhiata ai caduti fu sufficiente ai membri dell’Assemblea per stabilire che le ombre al servizio di Baneliness non parevano far uso di orpelli o strumenti, affidandosi alle sole proprie straordinarie capacità naturali. Ciò fu un bene, in parte, in quanto essi ebbero il tempo per un rapido consulto su una questione importante: qualora avessero deciso di proseguire, quale percorso avrebbero intrapreso? La scoperta della mancanza di un ingresso esterno per le fognature aveva abbattuto il piano originario dei Guardiani Planari, lasciando solo due opzioni, quella attraverso la Fauce o attraverso uno dei numerosi ingressi posti sulle piattaforme che fungevano da posti di guardia sulle mura della Fortezza dei Diecimila Gradini. Entrambe le situazioni presentavano comunque delle peculiarità: la Fauce non poteva essere raggiunta a meno che tutti non fossero stati in grado di volare per abbastanza tempo da superare l’altezza delle nuvole sopra la quale si trovava l’ingresso. Le scalinate dei Diecimila Gradini invece, come avevano potuto notare durante il loro primo giro attorno alla Fortezza, erano quasi sempre molto strette e non consentivano di procedere affiancati. Nel caso di quella via avrebbero dovuto procedere in fila indiana. Entrambe non sembravano quindi prive di rischi. Riepilogo X tutti
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