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Capitolo Uno - Le bestie di Jasmal
Bomba ha risposto alla discussione di Bomba in Discussioni in L'unica luce di speranza
DM X Osymannoch L’espressione contrita di Osymannoch fu interrotta da una squillante voce Sophia, Sophia! ronzò una fatina di sesso maschile, raggiungendo Sophia Zhuge. Esso era Pan, un coure eladrin dallo spirito gioviale e molto genoroso, sebbene dotato di una leggera quanto rara malformazione alle ali che rendeva il suo volo rumoroso al pari di un calabrone che avesse avuto un figlio con una cimice Ho tracciato le orme della Bestia che cercate ronzò avvicinandosi oltremodo ai padiglioni auricolari della mezza-ninfa Esse proseguono per svariate miglia, quindi mi sono alzato in volo e ho visto una figura in direzione sud-est a circa un’ora/un’ora e mezza di cammino… non sono molto bravo con i tempi di voi a piedi… e credo che sia la Bestia. E’ grande come un palazzo e porta distruzione tutto attorno. La timida Jastilla si fermò, mentre in braccio teneva una gerla di frutta La tana della Bestia della Savana si trova a sud-ovest disse confermando le voci del contadino circa la direzione presa dall’altra creatura di proporzioni più che generose, che a quanto pare sembrava aver puntato la tana della Bestia della Savana, che si trovava A circa un’ora di cammino. Dall’altra parte, dove invece sta andando la Bestia, non mi pare ci sia nulla di particolare se non alcune fattorie isolate di allevatori di bovini e il confine delimitato dal Muro di Grand Iora. Il sestetto di campioni comprese ben presto che a Zubunti non avrebbero trovato molte altre informazioni. Le loro capacità erano state sufficienti per trarre tutto quello che potevano dagli abitanti di quella piccola comunità. Ora, con le informazioni recuperate, i sei si trovavano davanti a una scelta. X tutti -
Capitolo Uno - Le bestie di Jasmal
Bomba ha risposto alla discussione di Bomba in Discussioni in L'unica luce di speranza
DM X chi ha effettuato delle prove L’uomo interpellato da Celeste, un anziano dalla pelle abbronzata, sembrò come punto da una tarantola alle attenzioni improvvise della Borealis Le racconterò tutto, sì! esclamò tremebondo, come se Celeste avesse minacciato di fulminarlo seduta stante. L’uomo iniziò quindi quella che sembrava una lunga digressione sulle tempeste che erano avvenute negli ultimi cinquant’anni, fin da quando era bambino. In sostegno della leggendaria eroina giunse però la giovane Sophia. Avvezza alle sottigliezze della comunicazione, la donna aveva colto il rigido sistema sociale da cui sembrava essere avvinta la popolazione di Kahoor, le cui persone più umili non erano più che semplici fattori agli occhi dei potenti. La dolcezza pacata della figlia di Lorelai, unita a una empatia che fu in grado di suscitare, furono in grado di sciogliere le retricenze dell’uomo Riguardo a quello… sì, la notte prima che la Bestia si risvegliasse c’è stata una forte tempesta. Il vento ululava e le imposte sbattevano, ma nulla poteva oscurare il ringhio felino che udimmo. Se era quello di un gatto, esso è in grado di cacciare elefanti, non topi! Ma se ciò fu spaventoso, nulla poteva competere con il cielo. Le nubi erano nere, e fin qui tutto bene, ma a un certo punto iniziarono a delinearsi delle fratture, come se qualcuno il vecchio fece un gesto flettendo le mani Stesse tirando il cielo fino a creare degli strappi. Fratture blu, da cui uscirono figure avvolte di luce o fiamme diversi altri abitanti di Zubunti annuirono, interrompendo brevemente il loro lavoro per ascoltare e confermare il racconto del vecchio Ecco, venite qua a vedere disse un giovane foraggiere, che si presentò come Krojen. Sulla trentina e dai capelli scuri, l’uomo sembrava cercare qualsiasi modo per avere l’attenzione di Sophia. Per quanto il contatto non fosse agli occhi, non c’era dubbio che il fascino della donna avesse colpito in pieno Qui potete vedere delle bruciature sul terreno, lì le figure hanno combattuto per qualche secondo prima di sparire disse indicando alcuni punti della città in cui il terreno era scuro, come se un focolare fosse stato spento da poco Ma quella notte io ho visto di peggio! disse Mi svegliai per colpa del mio cane, che stava abbaiando come un matto. Quando mi affacciai alla finestra vidi una figura un po’ più grossa del vostro amico disse puntando un dito verso Gunnar Egli mi ha visto, ve lo posso garantire! Mi ha guardato con occhi che sembravano quelli di un lupo prima di allontanarsi! Ve lo giuro sulla tomba di mio nonno! Per quanto non ben articolato, il racconto di Krojen fu sufficiente ad attirare l’attenzione di Celeste. Sebbene non esperta come un tempo con il volgo, l’attenta donna fu infatti in grado di confutare le parole del foraggiere, quando un breve sopralluogo attorno alla sua casetta portò l’elocatrice a trovare una strana traccia, una scia di segni lasciati nel terreno rimasto umido sotto una delle finestre dell’abitazione del mezzadro. Esse rassomigliavano a impronte di zampe artigliate, simili per dimensioni a quelle che avrebbe lasciato un leone ben fuori dal proprio habitat. L’ho visto anche io disse con una vocetta carica di timidezza una contadina poco più che adolescente, dalle lentiggini e i capelli raccolti in un fazzoletto, che si presentò come Jastilla Qualche ora dopo che la tempesta finii uscii per andare recuperare una delle nostre mucche, che era fuggita dal recinto. A distanza, illuminato dalla luna, ho visto la Bestia della Savana. Ma ella non era da sola, c’era un’altra figura disse tirando i lembi del proprio grembiule Sembrava una figura di un grosso bipede, intento a parlare in una lingua strana alla Bestia, come a comandarla. Non mi sono avvicinata, non volevo essere scoperta. Mi sono subito allontanata… Il piccolo coure eladrin Pan, famiglio di Sophia, non fu fortunato come Celeste, ma spianò la strada a ben più esperti segugi. Più avvezzo alla strada che non alla nobiltà, Maxillium sondò il terreno come gli anni gli avevano insegnato a fare. Eppure mai nella sua carriera si era trovato di fronte a tracce così imponenti come quelle che trovò fuori da Zubunti, capaci di attirare Pisittu e da farle rizzare il pelo. Quando Bainzu e Maxillium stimarono le dimensioni delle impronte feline che si trovavano fuori dal villaggio, entrambi furono concordi che esse dovevano appartenere a una creatura di proporzioni Mastodontiche (sia letteralmente che figurativamente). Il druido stimò che esse dovevano condurre verso una collina in lontananza Dove ha la sua tana la Bestia della Savana disse un agricoltore intento ad asciugarsi la fronte mentre raccoglieva pannocchie. Stimolato dalla concorrenza, Pan fu invece in grado di identificare tracce ancora più grandi (ebbene sì, Colossali) in lontananza, la traccia che avrebbero potuto seguire per raggiungere il tarrasque. La direzione non sembrava però coincidere con quello della sua usuale “residenza”. Gli abitanti ritornarono piano piano alle loro attività dopo quella pausa per interagire con il gruppo, che ora si ritrovava a fare i conti con diverse informazioni particolari... X tutti -
Capitolo Uno - Le bestie di Jasmal
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DM X Sophia I poteri psionici di Celeste Borealis, affinati nel corso di anni di avventure, sarebbero stati in grado di portare non solo sé stessa, i cinque avventurieri oltre a lei e la titanica Pisittu, ma anche l’elfo oscuro che accompagnava Gunnar. Esso, a quanto pare, non avrebbe però seguito il gruppo in accordo con quello che era il suo mentore D’accordo, non posso che augurarvi buona fortuna per tutto. Spero nessuno di voi venga mangiato aggiunse con un sorrisetto e una risatina. Quindi si schiarì la gola, per poi aggiustarsi uno dei dreadlock che aveva alla testa. Dopo aver disquisito per gli ultimi dettagli, il sestetto e l’animale partirono con un rapido balzo che li doveva portare a Zubunti. X Celeste Se molti dei viaggiatori provenivano da posti umili, tutti erano stati in un villaggio come quello di Zubunti appena una volta nella vita. Esso rispondeva agli stereotipi che ci si sarebbe potuti aspettare da una campagna rurale dal clima insolitamente temperato. Le picole colline verdeggianti che i druidi avevano aiutato ad innalzare in quella opera di sanificazione del deserto aveva reso Kahoor una terra molto fertile, con vigneti e frutteti a far da padroni nei numerosi poderi delle zone, mentre in lontananza era visibile l’imponente muro di Grand Iora. Zubunti si collocava in un piccolo avvallamento naturale, un piccolo insediamento fatto di case in legno con tetti di paglia e piccoli recinti dove il pollame poteva scorrazzare e chiocciare. Gli abitanti di Zubunti, un centinaio di anime, erano invece intente a lavorare come api industriose per portare carri, gerle e ceste cariche di frutta verso il limitare della città, dove si poteva intravedere un grande tumulo di cibarie. L’arrivo di eroi per mezzo della magia, peraltro così agghindati e pronti per la guerra, sembrò peraltro spronarli a un ulteriore impegno oltre che a un profondo rispetto nei loro confronti. Nessuno dei villeggianti cercò di incrociare il loro sguardo, ma tutti si prostrarono ai loro piedi mormorando ringraziamenti del tipo Che il principe sia lodato, Possano gli dèi proteggere la vostra salute! e Siano benedette le vostre anime e il vostro coraggio! X Osymannoch, Bainzu e Celeste X tutti -
Capitolo Uno - Le bestie di Jasmal
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DM Mal’Rannuz ascoltò in silenzio le domande e le richieste dei sei campioni, rivolgendo quindi uno sguardo al suo signore. Il principe Nuskahm ancora una volta non proferì parola, l’ombra di un sorriso solo quando udì l’assenso generale e la volontà di Maxillium di non chiedere una ricompensa. Che tale comportamento fosse parte di un sottile metodo di comunicazione non fu dato a sapere, ma in compenso il maggiordomo del signore di Jasmal non tardò a fornire una risposta La Bestia di Jasmal è conosciuta volgarmente con il nome di tarrasque disse rivolto a Gunnar Un essere unico la cui origine è ignota, grande come un palazzo e dalle fauci capaci di rompere qualunque cosa e divorare ogni essere vivente descrisse con parole solenni. Quando Celeste chiese circa un sostegno da sud, il portavoce del principe fu costretto a scuotere la testa I rapporti con i lucertoloidi sono tesi da qualche anno a questa parte. Da quando Acquastrino e Brughioro hanno portato la civiltà, colonizzando e risanando le aree più promettenti dando vita alla prosperosa Kahoor, gli abitanti della sabbia hanno visto questa come una invasione del loro territorio, quando esso in realtà non era di nessuno spiegò La morte del drago di ottone Unvarkerentilarhys e i rapporti tesi con la Duchessa di Acquastrino non hanno aiutato, motivo per il quale essi al momento non stanno commerciando con nessun regno, preferendo una autarchia che non promette bene per il loro futuro Mal’Rannuz fece spallucce Ma non penso ci siano loro dietro questo comportamento anomalo della Bestia della Savana. A corte la servitù chiacchiera molto e varie tesi sono state discusse circa la strana tempesta vista la notte del suo risveglio anticipato. Forse vorrete parlarne con loro direttamente. Se avete bisogno di disfare i vostri bagagli potrete farlo nelle sale degli ospiti del palazzo del principe suggerì il maggiordomo In alternativa posso darvi una descrizione sufficiente affinchè possiate raggiungere subito il villaggio di Zubunti, a un paio di ore di viaggio dal palazzo, l’insediamento più vicino alla tana della Bestia e forse il luogo più vicino da dove poterla rintracciare. Mal’Rannuz si aggiustò una manica della veste grigia Quale approccio seguirete, il principe e io torneremo comunque a palazzo. Se riuscirete a tornare vittoriosi, sono certo che la tesoreria del principe saprà offrire più di una valida alternativa alle terre, ai vigneti e ai poderi che Sua Altezza ha offerto in premio concluse. -
Capitolo Uno - Le bestie di Jasmal
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DM Il cameriere a cui si rivolse Osymannoch cercò di descrivere l’esperienza al meglio delle sue capacità La consistenza è pastosa, con un ripieno di crema dal sapore fresco e dolce, tale da spandersi nel palato. Il tutto tende a sciogliersi in bocca, dando una sensazione di rilassamento e piacere articolò, intimorito dalla vicinanza del non-morto. Le perplessità esposte da Maxillium e dal lich, comunque, non tardarono a ricevere risposta da parte di Mal’Rannuz, che sbattè l’asta color argento contro il proprio fianco Un semplice dono diplomatico alle vostre persone, un omaggio nei vostri confronti disse Tuttavia è vero, vi è un motivo se il principe è giunto di persona per incontrarvi aggiunse. Forse sapete che nella terra di Kahoor, nei pressi del principato di Jasmal su cui regna Sua Altezza, si trova una bestia più grande e terribile di qualsiasi altra abbia mai calcato Arth. Essa è la Bestia della Savana X Bainzu l’antico devastatore di regni. Nessun guerriero è mai stato in grado di prevalere su questa creatura, poiché la sua pelle è più dura dell’acciaio e le sue mascelle sono in grado di divorare interi eserciti mentre Mal’Rannuz parlava, gli avventurieri ebbero la sensazione che egli lo facesse con una punta di orgoglio nei confronti della Bestia, come se essa fosse una specie di mascotte nazionale La Bestia della Savana dorme per anni, ma quando essa si desta devasta tutto ciò che la circonda. Per impedire troppi danni è nostra costumanza preparare delle offerte: bestiame, barili di buon vino, fanciulle non sposate… che egli divora, saziando il proprio appetito e tornando alla sua tana. E’ sempre stato così e nessuno di noi ha mai provato ad ucciderlo, in quanto le leggende dicono che egli non possa essere sconfitto. Per capire quando la Bestia si desta ci rivolgiamo con anticipo ai nostri studiosi, capaci di predirne il risveglio e permetterci in questo modo di preparare con largo anticipo le offerte, che richiedono mesi per essere ultimate data la mole della creatura di cui stiamo parlando. Non sappiamo perché, ma la Bestia della Savana si è svegliata troppo presto, prima che potessimo preparare le nostre offerte. La Bestia si è infuriata e sta trasformando Jasmal in una terra desolata. Kahoor è nota per i suoi feroci guerrieri che non conoscono la paura e molti dei nostri migliori combattenti sono usciti per affrontare la Bestia, ma quando hanno provato a rallentare la sua marcia o costringerla ad arretrare sono stati ignorati o peggio divorati, non riuscendo nemmeno una volta a scalfire la impenetrabile corazza di cui è ammantata. E’ per questo che ci rivolgiamo a voi disse solennemente Mal’Rannuz Abbiamo sentito storie della vostra forza, narrate da tutti i menestrelli del regno. Gli artisti hanno intessuto arazzi con le vostre figure, allo scopo di adornare le più esclusive ville. Perfino sua Eminenza Celeste, Re Parhay il Trentunesimo, ha fatto i vostri nomi nella Sala degli Antenati, dove ha bruciato olibano in vostro onore alla Festa delle Nove Sfere spiegò il maggiordomo del principe Abbiamo bisogno di campioni. Abbiamo bisogno di eroi! L’elfo oscuro vicino a Gunnar gli diede un colpetto di gomito, per poi avvicinarsi al suo orecchio X Gunnar Mal’Rannuz però non sembrava aver finito Il principe non intende chiedervi un atto di puro eroismo, per quanto la vita di molti innocenti in pericolo possa aver già smosso i vostri cuori. Egli è infatti disposto a concedere in dono ad ognuno di voi una parte del suo principato, che potete governare e amministrare come preferite, qualora riusciate a fermare la minaccia della Bestia. Non è necessario che la uccidiate, in verità non credo sia nemmeno possibile, sarà sufficiente riportarla alla sua tana e convincerla a riprendere il suo sonno. La tana del tarrasque non era una meta inesplorata: Celeste Borealis l’aveva brevemente visitata anni addietro, nel corso dei suoi viaggi. Essa si trovava a sud di Kahoor, a qualche miglio di distanza dall’ultimo insediamento che si trovava all’interno del principato di Jasmal, il villaggio di Zubunti. Diverse miglia distanziavano sia l’insediamento che la tana dal Muro di Grand Iora, una colossale opera muraria costruita dalla collaborazione di Acquastrino, Brughioro e le popolazioni della Savana, che avevano collaborato per creare un confine artificiale all’interno della Savana, tale da separare l’area desertica che stava prendendo il nome di Domini di Sepsis, in onore del comandante militare hobgoblin che aveva unito tutti i membri della sua razza e gli orchi creando un esercito nomade di preoccupanti dimensioni. Dettaglio del confine sud della Lega di Ilitar x tutti -
Capitolo Uno - Le bestie di Jasmal
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Capitolo Uno – Le bestie di Jasmal Se la storia di molti eroi cominciava nelle locande, i tempi di tumulto che si avvicendavano su Arth sembravano lasciar presagire a ben altro tipo di ritrovi. Frondargentea aveva dichiarato guerra a Glantria e gli elfi marciavano in una guerra-lampo a cui la famiglia Von Gebsatell non era preparata, dopo che il tentato salvataggio della giovane principessa elfica Ciradyl aveva portato il tirannico Signore delle Fronde alla pazzia. Pur trovandosi più a sud, nella Lega di Ilitar la minaccia di un’entrata in guerra sembrava via via farsi più concreta. Per quanto re Augustus Mac-Tir non volesse portare gli stati su cui regnava a combattere, l’antica amicizia con Glantria richiedeva una risposta, pressata dai matrimoni organizzati come quello del principino ereditario Dorian Von Gebsatell con la erede al ducato di Acquastrino, la giovane e instabile Vassilixia Draconis, peraltro nipote della regina e moglie di Augustus, Vixenia, e quello del giovane Demetrius Mac-Tir, figlio della coppia reale, con la scagliosa celestiale Eoliòn Von Gebsatell. Laddove Augustus temporeggiava, i nobili delle regioni iniziavano ad organizzarsi. Perfino la regione più lontana dagli scontri, la rigogliosa Brughioro famosa per i suoi dorati campi di grano e i ricchi allevamenti di animali più grandi della norma, cercava di riunire alleati e sancire amicizie che potessero difendere quella che era la parte più debole e pacifica dell’intera Lega di Ilitar. Dopotutto il grasso conte Plinio Bistefani (degno figlio di suo padre!) aveva tutto fuorchè l’aria del condottiero, ben più adatto a parlare di agricoltura e produzioni di pane piuttosto che di strategie militari. Ciò che però il conte mancava in esperienza militare lo compensava in risorse e ingegno, invitando a banchetti e cerimonie sfarzose tutti gli avventurieri più esperti con cui avesse a che fare nella capitale Moenia. Tra bignè alla crema, mignon e bomboloni alla marmellata (per chi avesse papille gustative) dignitari e persone celebri si scambiavano promesse e protezione, combinavano matrimoni e facevano preventivi per le decime che sarebbero giunte come pegno alla guerra. Tra i bisbigli degli ospiti, non mancavano domande circa la presenza di Maxillium, il membro disconosciuto della famiglia Ivarstill, così come quella assai inusuale dettata dal selvaggio Gunnar (e il suo allievo drow) e dall’umile Bainzu (con tigre al seguito). Se gli occhi della maggior parte degli uomini in sala seguivano le movenze delicate e la figura della leggiadra Sophia Zhuge, qualunque gara per attirare l’attenzione sarebbe stata comunque vinta a mani basse da Osymannoch l’Inatteso, il lich delle terre del nord. L’evento, che in quella tarda mattinata avrebbe sancito l’inizio di un festeggiamento per il raccolto della durata di tre giorni, venne però presto interrotta dall’arrivo di un ospite inatteso. Egli non era però un assassino che colpiva dal buio, anche perché la sua carriera sarebbe stata assai breve. Anticipato da un sonoro squillare di trombe, una delegazione entrò nella capitale di Brughioro, facendosi strada fino all’ingresso del palazzo del conte Bistefani, il quale assieme alla collettività presente a quel party, si recò a vedere chi fosse giunto fino alla soglia di casa. La visita diplomatica che si presentò aveva più l’aspetto di una parata di carnevale, al punto da domandarsi se il principe giunto avesse messo in scena questo spettacolo per impressionarli o se, semplicemente, fosse costumanza a Kahoor, il cui vessillo di un diamante azzurro su sfondo verde. Essa era una nuova nazione nata a sud di Brughioro, un vero e proprio esperimento di colonizzazione e rinvigorimento della natura che aveva dato i suoi frutti, creando uno stato ricco e promettente, pur essendo il più esposto alla Savana (ulteriori dettagli richiedono una prova di conoscenze locali), tale da poter garantire ricchezza ai nobili che non mancavano di esibire il proprio sfarzo come stava lì accadendo. Al centro della processione si trovava una pesante e sfarzosa portantina, sopra la quale sedeva colui che doveva essere il principe in persona, portato in spalla da quattro corpulenti eunuchi dalla pelle abbronzata e le teste rasate. Dai lunghi capelli scuri e un pesante trucco sul viso, compresa una grande U dipinta al centro del viso, egli non rivolse parola ai presenti, soppesando appena il suo pesante scettro in oro in tinta con la veste porpora bordata di ermellino. Su entrambi i lati della processione si trovavano una decina di donne, dal capo chino e i volti coperti da veli color blu notte, lo stesso colore delle leggeri e svolazzanti vesti che indossano sopra gli atletici corpi da danzatrici. Sia davanti che dietro marciavano quattro guerrieri dall’aspetto massiccio, cinti da armature a scaglie imbullonate, ciascuno di essi armato di una coppia di scimitarre che brillano di riflessi blu, gli elmi calati al punto da lasciar intravedere solo un bagliore rossastro all’interno, come se all’interno covasse un fuoco. In testa a questo corteo si trovava un uomo magro con occhiali dalle spesse lenti nere, una U rovesciata disegnata sul viso e vestito da una tunica grigia con un mantello screziato intessuto per somigliare alle ali di una falena. Armato di una lunga bacchetta d’argento, egli sembrava dettare il ritmo mentre si schiaffeggiava la coscia ad ogni passo. La processione si fermò davanti ai quattro campioni, l’uomo-falena che prese la parola Il principe Nuskahm, signore della provinca di Jasmal, nella splendida Kahoor! proclamò, per poi fare un inchino di cortesia ai presenti Il mio nome invece è Mal’Rannuz, maggiordomo e capo della scorta del principe Mal’Rannuz fece un cenno alle donne che accompagnavano il principe, mezza dozzina delle quali avanzarono portando ognuna con sé (in apparenza senza sforzo) una scultura in legno nero alta circa un metro che depositarono ai piedi di ciascuno degli eroi presenti Un dono in occasione di questo incontro disse Mal’Rannuz. Le sei sculture erano uguali, a parte minuscole differenze, ed erano intagliate a forma di tigre, con intarsi in oro disposti in maniera tale da marcare le striature dell’animale nella sua colorazione naturale. Pisittu osservò il gruppo di sculture con un misto di sorpresa e sospetto, non certa se la sesta fosse un dono nei suoi confronti, almeno fino a che una figura non raggiunse gli eroi con un incedere sicuro Auspicando che sia di suo gradimento disse Mal’Rannuz rivolto a Celeste Borealis, la psionica che aveva contribuito a salvare il mondo una quindicina di anni prima. Nessuno degli altri presenti poteva anche solo pensare di rivaleggiare con la potenza dei sei presenti, coloro a cui il principe Nuskham (per mezzo del suo maggiordomo) si era rivolto. I membri della scorta, in particolare gli eunuchi e le ancelle, si guardarono attorno con sorpresa in quell’ambiente, mentre una piccola folla cominciava ad assieparsi alla distanza. Il principe di Jasmal, dal canto suo, non pronunciò una sola parola. -
Prologo - Un oscuro postulante
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Le parole di Gunnar furono solenni e Mhorannan annuì Sempre che non impari così tanto da poteri battere, maestro sogghignò per poi schiarirsi la gola Era uno scherzo disse stringendo la mano del combattente orso, ancora perplesso. Gli addestramenti proseguirono nelle settimane seguenti, il suo nuovo allievo diligente nell’impegnarsi al massimo e forse così tanto pragmatico da trovare iniziali difficoltà in tale senso. Eppure il leggendario mutaforma non potè non continuare a notare quell’impeto e quella passione che lo aveva convinto, sebbene i risultassi ancora non giungessero. Alla fine una folgorazione gli giunse. Ma certo, serviva l’esperienza! Combattere, affrontare nemici e superare difficoltà poteva formare quella creta grezza e tenere in forma il mentore. Gunnar non potè non trattenersi quindi dall’accettare un gustoso invito a sud, dove un nobile locale offriva un rinfresco. Magari non erano garantite avventure, magari sì… in ogni caso almeno qualcosa di decente lo avrebbe mangiato! -
Prologo - Un tremolìo nel Velo
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Con sollievo di Bainzu, Circe e le altre ninfe stavano bene. Il mostro, che Circe potè descrivere nei dettagli alle proprie consorelle, non fu visto nell’area di Biancocascata. Pisittu potè confermare, dopo un inseguimento terminato dopo ben venti metri, che egli sembrava dirigersi verso la zona orientale, in direzione di Scogliera Argento. L’agitazione non mancò però di serpeggiare nei giorni a venire, la capo congrega Luscinia in grado infine di identificare il mostro Se la vostra descrizione corrisponde al vero, esso doveva essere un divoratore annunciò. Diverse ninfe si portarono le mani alla bocca. Luscinia quindi proseguì Un non-morto planare, flagello delle carovane di viaggiatori astrali e famoso per consumare le anime di chi cattura come fosse legna da ardere. Bainzu sei stato eroico nel portare alla ragione quella creatura, ma temo la sofferenza che possa portare altrove. Tuttavia non crucciarti, informeremo le nostre sorelle di Radura Arcobaleno per cercare una soluzione insieme Bainzu aveva molto da domandarsi: come era giunto un essere così forte (per le persone comuni) su Arth? Che cos’era la frattura che aveva visto? E che cosa l’aveva procurata? Egli doveva trovare una risposta, motivo per cui accettò un invito a sud, dove voci lontane parlavano di fenomeni insoliti. Magari parlandone con uno dei lord locali ne avrebbe saputo di più! -
Prologo - Il fuggitivo
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Maxillium aveva compiuto un’altra missione. Quando Histramil venne consegnato al governo di Garnia, la capitale dell’Impero, essi ringraziarono sentitamente l’ex nobile. Tuttavia, mentre usciva per le strade della favolosa capitale, non mancò di porsi alcune domande: come mai Histramil si trovava proprio a Valleverde? Perché non cercare la via del mare o del lontano Katai se doveva fuggire? O perché non stare nel Sottosuolo, normale luogo di vita degli elfi oscuri? Di quel rapido incontro gli restava solo un souvenir magico, che la piccola ricompensa servì ad identificare. Con quella cattura la maggior parte della criminalità di quella zona era giunta ai minimi storici, eppure una sensazione che qualcosa di più pericoloso si tenesse in agguato non gli lasciava pace. Maxillium avrebbe cercato un po’ di distrazione, ma a volte certe situazioni non si potevano evitare. Questa era la vita di un eroe. -
Prologo - Un oscuro postulante
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Le ore che Gunnar non aveva dormito erano state investite in un piano molto preciso, una combinazione di prove invisibili nella quale Mhorannan sarebbe inevitabilmente incappato per dimostrare chi era sia come persona che come combattente. Il combattente orso non temeva di giorno attacchi alle spalle, ma sarebbe stato comunque pronto come ogni evenienza. Mhorannan era uno stregone, una carriera piuttosto comune tra i maschi della sua razza, ma come membro della Trenodia in Velluto sembrava avere abitudini diverse dai drow ordinari: vestiva con colori più sgargianti, fumava erbe e oppiacei, acconciava i capelli in dreadlock e venerava una non meglio specificata dèa dell’intossicazione (Mhorannan tossicchiò parecchio fumo mentre cercava di pronunciare il suo nome). Se queste caratteristiche lo rendevano un compagno di conversazione insolitamente loquace e versatile per diverse situazioni, quando il combattimento di prova ebbe luogo, bastarono pochi sganassoni ben assestati per piegare il drow sulle sue ginocchia, dotato di una forza sconsolante per qualunque maestro d’armi e fisicamente piuttosto fragile. Il momento della caccia fu accolto con molto entusiasmo dal drow Sono sicuro che ti stupirò disse con un ghigno sinistro. Egli puntò a un giovane cervo all’interno di un boschetto, indicandolo come sicuro di poterlo prendere… e in effetti la ragnatela magica che evocò fu in grado di intrappolare la preda con grande efficacia. Pronunciando quindi parole cabalistiche, Mhorannan evocò tentacoli di potere oscuro che stritolarono il cervo finchè le sue ossa non furono spezzate fino alla morte. Non fu l’unica creatura a ricevere un trattamento simile in quella settimana. Quando Gunnar cercò di mettere alla prova Mhorannan nel corso della liberazione di un paio di prigionieri da un gruppo di giganti, i tentacoli colpirono ancora e le urla di dolore di giganti e goblin squarciarono l’aria. Mhorannan parve comunque preoccuparsi molto degli avvertimenti del maestro di evitare di colpire i prigionieri, i quali furono da egli in persona liberati. Al termine della settimana, Mhorannan si rivolse a Gunnar con occhi estasiati (e anche un po’ arrossati) Quindi, maestro? Da dove cominciamo per quello che imparerò? domandò a più riprese. -
Prologo - Un tremolìo nel Velo
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Io non sono del vostro mondo rispose la creatura E ho un nome, Dragdruxith disse schioccando le scure labbra contornate di denti affilati. La creatura all’interno del suo petto urlò come in preda a un forte dolore Non so come mai sono finito qui, tutto ciò che so è che stavo seguendo una carovana planare di githyanki prima di venire risucchiato da una ferita nel piano e ritrovarmi in questo posto Dragdruxith sorrise, sgomitando e riuscendo infine ad uscire dalle piante rampicanti che lo avevano avviluppato. Pisittu ringhiò contro il gigantesco essere Ma ti dirò, non è male come posto… la mandibola della creatura scattò e la lingua vorticò come impazzita Non mi interessa stare in un libro, a me interessa ben altro! Dragdruxith compì quindi un balzo e raggiunse il limitare della radura, in direzione opposta a dove Bainzu sapeva trovarsi Biancocascata. Sembravano le ultime parole di quello strano incontro. -
Prologo - Il fuggitivo
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Il dubbio attanagliava Maxillium, ma la sua risoluzione non fu altrettanto titubante. Quando estrasse la propria ascia, l’elfo sbarrò gli occhi e sollevò il suo stocco, iniziando a mormorare una cantilena. Ma i suoi occhi fecero appena in tempo a visualizzare la lama di piatto della spada corta, già così vicina al suo volto da non poter essere parata. L’impatto che il membro disconosciuto della famiglia Ivarstill scatenò fu simile a quello di un meteorite in un pollaio, con l’inquilino della stanza scagliato con tale forza da schiantarsi contro l’appendiabiti che andò in frantumi, atterrando a terra poi con un tonfo, uno schianto e un gran fracasso. Pochi minuti dopo, quando Melsa e Seddon chiesero lumi su ciò che stava succedendo, al cacciatore di taglie fu d’obbligo spiegare la ragione di tale essere. Da quel momento in poi, mentre l’elfo conosciuto come Grey Jankin era ancora incosciente, iniziò una spasmodica attesa per scoprire se dietro tale identità si celasse il sinistro Histramil. Mezz’ora dopo la risposa giunse, nel momento in cui la magia che avviluppava il suo corpo e il suo viso iniziò a tentennare e tremolare per poi lasciar intravedere la pelle scura e i tratti affilati del Collezionista di Unghie. Melsa si portò le mani alla bocca Per gli dèi! esclamò. Seddon non commentò, andando a prendersi da bere per affrontare questa inaspettata situazione (o forse per il semplice gusto di bere). Maxillium aveva catturato la sua preda. -
Prologo - Un oscuro postulante
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Mhorannan accolse le parole di Gunnar con un sorriso sghembo, che poteva sembrare quasi sinistro Grazie… maestro! rispose, accettando di effettuare le loro lezioni il giorno successivo. Forse il modo di rivolgersi a tale onore fu male interpretato o forse la fiducia non era del tutto stata concessa, fatto sta che il combattente orso si dimostrò particolarmente restìo a chiudere gli occhi in serenitò. Quando anche la stanchezza lo portò a tentare un riposino, immagini di Mhorannan armato di coltellaccio che gli saltava addosso nel tentativo di sgozzarlo come un maiale al macello apparvero a più riprese, rendendo anche il breve riposo necessario assai scomodo. Quando la mattina però giunse, il suo allievo era sveglio e lo stava aspettando, mentre il suo sguardo contemplava con piacere una giornata particolarmente nuvolosa, ideale per chi come lui soffriva all’esposizione della luce diretta. Dato ancora più confortante, non c’erano coltellacci nelle sue mani Come vogliamo iniziare? domandò. -
Prologo - Un tremolìo nel Velo
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Forse la creatura non era così irragionevole come era sembrata, forse Bainzu si era dimostrato troppo lesto per le sue capacità o forse i viticci avevano suggerito un potere superiore al suo, fatto sta che la creatura fermò il suo assalto. Invece di rimanere flesso in avanti nel tentativo di sradicare le fastidiose piante che lo rallentavano, l’essere placò la sua foga per poi rivolgere i suoi occhi carichi di sadismo verso il druido Sei ostinato, umano disse, la grottesca bocca che scattò Ma sento che hai un grande potere, forse troppo per me. Accetto la tua offerta disse leccandosi le labbra con la lingua sproporzionata Mi allontanerò da questa zona e immagino non attaccherò le fatine che ho fiutato qui vicino… liberami e me ne andrò per la mia nuova strada! concluse. Che Bainzu fosse stato in grado di trovare una vittoria senza spargimenti di sangue? -
Prologo - Il fuggitivo
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L’interno della stanza dello “Zipolo e Chiodo” era arredata in maniera povera e spartana, in linea con il resto del triste locale gestito da Melsa e suo padre. Un letto di paglia con una coperta pulciosa e un pitale poco distante, una cassapanca tarlata e un appendiabiti con più appigli mancanti che presenti. L’unica presenza all’interno era quella di un elfo dalla pelle chiara e dai lunghi capelli brizzolati, che all’arrivo subitaneo di Maxillium scattò in piedi sul letto, lasciando cadere un libricino dal titolo “L’arte della guerra – di Paradiso Velleri”, sfoderando uno stocco dalla lama color verde smeraldo Chi sei? esclamò, gli occhi dilatati dallo stupore. Il breve momento di stallo tra i due fu rotto però sempre dall’elfo che doveva essere Grey Jankin D’accordo, cerchiamo di calmarci. Io non credo di sapere chi sei, ma non ti conosco e non credo di aver fatto nulla di strano da queste parti, se non uccidere qualche medusa per ricavare componenti magiche spiegò Possiamo puntarci le armi contro, ma non penso sia una buona idea. Che ne dici di andare di sotto da Seddon e Melsa e parlare da persone civili davanti a un bicchiere di vino? propose. Le parole dell’elfo sembravano voler mirare a una soluzione pacifica, ma qualcosa non tornava. Se la persona che si trovava di fronte a Maxillium voleva parlare da persone civili, perché il potere lanciato dal Nairdal in precedenza percepiva ora in lui una forte aggressività? -
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Pisittu ringhiò inferocita, le poderose zampe flesse e pronte al balzo, pur rimanendo nella posizione dettatagli dal suo padrone. Quanto al gigantesco assalitore di ninfe, esso proruppe in un suono gutturale, che dapprima Bainzu fece fatica a interpretare Preferisco venire da te! esclamò, dopo aver espresso quella che doveva essere stata una sinistra risata. Il santo, tuttavia, non era certo nuovo ad assalti nemici e con un rapido movimento della bacchetta scatenò una crescita di viticci, rampicanti, erbacce e rose che si avvolsero attorno alle gambe del poderoso avversario, che ringhiò mentre strattonava e sferzava quel tratto di foresta fitta che si era sviluppata al comando del sacerdote della natura Fai attenzione, Bainzu! Esclamò Circe, allontanandosi per buona misura da quello scontro. Per fortuna, se c’era qualcosa che le ninfe erano abili a fare era attraversare le aree più impervie delle foreste senza per questo rallentare di nemmeno un passo! La prudenza dell’anziano e potente druido sembravano dare ancora margini di dialogo, la distanza era ancora controllabile. Questo probabilmente era il pensiero del druido almeno fino a che l’essere non puntò un dito contro il suo nemico Non mi sfuggirai, umano! dall’unghia proruppe un raggio di energia crepitante, accompagnato da un grido di dolore della creatura visibile nel petto del mostro, una scia di energia che mancò per un soffio la spalla destra di Bainzu, prima di scomparire nella foresta. -
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Quando Gunnar gli chiese il nome, l’elfo annuì Chiedo perdono. Il mio nome è Mhorannan rispose. La sospensione nel giudizio fu accolta da un iniziale silenzio da parte dell’aspirante apprendista, il quale alla fine si limitò a rispondere con un D’accordo, allora tornerò domani Sebbene la sua risposta fu coincisa, al punto che Gunnar dubitò che lo avrebbe rivisto, Mhorannan mantenne la parola data. Quando la notte successiva una leggera pioggia sferzò quell’area di collina presso la quale il barbaro aveva posto il proprio rifugio, un rumore di passi già udito raggiunse le orecchie del leggendario mutaforma. Il drow era vestito come il giorno precedente, ma questa volta non si inchinò Sono tornato disse E ho le tre parole che mi avete chiesto: libertà, anarchia e difesa. Essere parte della Trenodia per me significa essere libero dalle gerarchie della società drow che conoscete, quindi allo stesso modo voglio che questi insegnamenti possano garantire la mia libertà. Anarchia, perché penso che chiunque debba essere libero di fare ciò che vuole e i governi restrittivi debbano essere abbattuti. Difesa, perché voglio essere in grado di difendermi qualora qualcuno minacci i miei valori, sia anche costretto a combattere per essi. Dopo questo discorso articolato, Mhorannan si schiarì la gola e rimase in attesa della risposta di Gunnar… -
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Fuocherello di Pescalia rispose Melsa, annuendo alla richiesta di una stanza. Data l’umiltà del luogo, Maxillium non dubitò che la sua moneta d’oro aveva già coperto più di un giorno di accomodamento. Il vino aveva un sapore molto corposo, capace di bruciare nella gola come un fuoco vivo, pur mantenendo un piacevole gusto fruttato. Una sensazione che non potè comunque offuscare la sua ricerca all’interno del locale. Per quanto avvinazzato, il locandiere non aveva intenzioni aggressive nei confronti dello psionico, così come Melsa, che portò la moneta offerta dietro il bancone. Chi si trovava al piano superiore, fosse stato egli davvero Grey Jankin oppure Histramil, non pareva essere a conoscenza di motivi per prepararsi a un attacco. Nessuna altra entità sembrava palesarsi nel raggio di lancio del potere di Maxillium, che a questo punto doveva decidere come agire. -
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Bainzu dovette essere lesto a recuperare il necessario per immortalare quell’insolito fenomeno, che venne rappresentato con un veloce schizzo quando in meno di un minuto divenne solo un ricordo di ciò che era stato, accompagnato dalla sensazione di leggerezza. Il druido, per buona misura, decise di verificare la presenza di eventuali strascichi di magia. Il suo incantesimo non mentì, dando tuttavia ben più di una questione su cui riflettere: non vi era magia in atto. Pur non essendo stato uno studioso planare, Bainzu sapeva che esistevano altri piani e che potevano essere creati magicamente dei collegamenti tra questi mondi. Tuttavia il fatto che esso si fosse formato in maniera naturale sembrava un ossimoro… i portali non nascevano dal nulla! E di certo non si richiudevano così in fretta! Quando il druido diede una voce a Pisittu, l’animale rispose con un ringhio. Con la gravità tornata ai livelli usuali, l’animale era sceso dall’albero ed egli era allerta, come se qualcosa avesse scosso i suoi acuti sensi. La tigre anticipò di qualche secondo un urlo femmineo provenire da poco distante. Lì in una radura giaceva bocconi una delle ninfe di Biancocascata, che Bainzu sapeva chiamarsi Circe, una bellezza statuaria alta e orgogliosa, dai capelli biondo scuro e luminosi occhi verdi. Eppure il viso delicato di Circe era contratto dalla paura, causata da una grottesca creatura che non poteva opporre una maggiore bruttezza nei confronti della ninfa. L’essere era alto circa due metri e ottanta, nudo e completamente glabro. A prima vista sarebbe potuto sembrare un gigante esile, ma le sue orecchie a punta e le sue fauci spropositatamente grandi sembravano dissipare questo dubbio. Le braccia e le gambe erano massicce terminanti con unghie aguzze, ma più di questi feroci strumenti naturali a intimorire era la piccola figura umanoide che si protendeva dal centro del petto della creatura, come se dall’interno cercasse una via di fuga, urlando e dimenandosi. Come un predatore che avesse fiutato una preda più sontuosa, l’essere interruppe il suo avvicinarsi verso Circe per voltarsi verso Bainzu e Pisittu Potere… ruggì gutturalmente, leccandosi le labbra di fronte ai nuovi arrivati. -
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Sebbene sapesse che i drow erano stati sconfitti e ricacciati nei loro reami oscuri, Gunnar non aveva mai sentito parlare della Trenodia in Velluto e il drow ai suoi piedi gli sembrò guardarsene bene dal diffondere troppi dettagli Non ho un numero preciso da offrire disse Ma siamo già qualche centinaio, esuli di un reame che ci ha cacciati quando abbiamo cercato di cambiare le cose spiegò Io non ne sono il leader, sia chiaro, ma mi ritengono uno dei più… ferrati a parlare con voi abitanti della superficie aggiunse. Quando il celebre combattente orso chiese lumi sull’uso dei suoi insegnamenti, l’elfo oscuro annuì lentamente Comprendo questo punto di vista. Ho studiato a lungo magia, ma non ho paura di imbracciare le armi per imparare la disciplina rispose E’ vero, voi sapete trasformare la rabbia in un fiume impetuoso di morte, ma sapete anche controllarla per non uccidere in maniera indiscriminata. Pur essendo molti gli incantatori che imparavano magia e viceversa, Gunnar sapeva bene che tutta la magia dell’elfo sarebbe stata inutile qualora avesse percorso i suoi passi, rendendo il suo addestramento alquanto scompagnato, sebbene non del tutto irrealizzabile. Le sue orecchie non percepirono altre presenze nelle vicinanze, tanto che i suoi pensieri poterono del tutto concentrarsi sul fidarsi o meno di questo oscuro postulante. Il giovane viso del drow sembrava una sfinge mentre attendeva le parole di Gunnar. -
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Preso dalla sua cerca, Maxillium dimenticò di sopprimere gli effetti visibili della propria mente e un lieve tremolìo percorse la stanza, accompagnato da un agitarsi delle fiamme delle candele accese nel locale. Melsa irrigidì istintivamente la schiena, ma sia lei che suo padre non parvero agitarsi, forse abituati come molti locandieri alla presenza di incantatori Le porto subito qualcosa rispose la giovane donna dai tratti affilati, per poi dirigersi dietro il bancone sotto gli occhi del padre Nessun problema biascicò il vecchio, lisciandosi i baffi bianchi In verità questo periodo è abbastanza tranquillo, anche se re Augustus ha fatto chiamare le riserve dell’esercito per riaddestrarsi in vista di una possibile guerra con gli elfi di Frondargentea brontolò A parte questo il nostro villaggio se la passa bene, pare che ci sia una tana di meduse poco distante, ma il cacciatore che ospitiamo si sta già adoperando per sistemarle. Si chiama Grey Jankin, un elfo molto educato e dalle ottime mance sorrise. Melsa tornò da Maxillium e gli portò un bicchiere di vino rosso scuro con un odore di noce moscata Sì, ma è anche molto riservato. Non vuole che nessuno lo disturbi e ha chiesto espressamente di essere lasciato in pace spiegò. Il sensore magico di Maxillium, fuori dalla porta da cui aveva percepito la presenza, rilevò un placido silenzio, come se la persona oltre la soglia stesse dormendo, meditando o facendo qualcosa di tranquillo. -
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Pur rimanendo lontano dai tamburi della guerra, quando essi suonarono, anche Gunnar aveva sentito delle atrocità compiute dal popolo degli elfi oscuri. Essi avevano agito nell’ombra, alleati del Katai e promotori di terrore e torture nei confronti dei più deboli. La sconfitta della terra orientale aveva gettato allo sbando anche le nemesi degli elfi di superficie, che combatterono per molti mesi nel tentativo di vendicarsi prima di essere ricacciati nelle loro tane sotterranee. Erano passati quindici anni da allora. L’elfo oscuro mantenne il capo basso Perché dall’ultima guerra il mio popolo ha ormai smarrito il proprio orgoglio, il proprio senso di scopo. Io non approvo la cieca lealtà che pretendono, come a voler cercare di sopperire a ciò che hanno perduto. Voi abitanti della superficie ci avete reso un servigio quando ci avete sconfitti. L’umiliazione ha aperto gli occhi non solo a me, ma anche ad altri della mia razza, una minoranza che vuole cambiare. Ci facciamo chiamare la Trenodia in Velluto, poiché piangiamo per il nostro passato, per gli anni che abbiamo sprecato in una guerra contro coloro che non sarebbero dovuti mai essere i nostri nemici! proclamò Non cerco il perdono degli eroi di allora, ma una leggenda che possa insegnarmi tutto ciò che sa. -
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Un sorpreso brontolìo fu la risposta che Pisittu diede a tale fenomeno, la tigre che aveva artigliato il proprio ramo come se una mano immensa cercasse di sollevarlo come un micetto. Ma né giganti né invisibilità, di questo Bainzu poteva esserne certo: i primi erano troppo rumorosi, la seconda richiedeva una magia che egli avrebbe percepito nell’aria. Qualunque fenomeno si stesse verificando in quella foresta era qualcosa di diverso, la cui natura sembrava in apparenza ignota anche per il saggio e anziano druido, ritenuto tra i più sapienti dei propri circoli. La vecchiaia non aveva però reso miopi gli occhi di Bainzu, che fu in grado di cogliere un barlume bluastro nella foresta. Con la prudenza che lo contraddistingueva, ma alimentato dalla curiosità per questo fenomeno, egli riuscì a farsi strada ed avvicinarsi abbastanza per raggiungere l’area dove si trovava l’origine di tale bagliore. Esso appariva come uno squarcio sul terreno, di forma serpentina e lungo circa due metri, dal cui interno si sprigionava una forte luminescenza blu, abbastanza intensa da risultare fastidiosa alla vista. Questo fenomeno non sembrava però destinato a durare in eterno: così come era apparso, questo fenomeno stava lentamente regredendo, le estremità dello squarcio che stavano ricucendosi lasciando di nuovo alla natura il dominio di quell’area. -
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Oltrepassata la soglia, Maxillium si trovò all’interno della piccola locanda, uno spazio ristretto in cui si trovavano ammassati un bancone con una mensola di vini polverosi, un tavolo con bassi sgabelli in legno tarlato e un camino dal fuoco scoppiettante. Una scala che sorgeva sul lato sinistro della costruzione conduceva al piano superiore. Lo sguardo appannato di un vecchio rubizzo dai baffi bianchi incrociò lo sguardo del cacciatore da dietro il bancone Oh, un ospite! sbraitò, la voce riconoscibile come quella che aveva udito fuori del locale Melsa! Dove sei? Vieni ad accogliere gli ospiti! disse per poi degustare un bicchiere di vino e grattarsi la pelata. Sono già qui, papà… rispose sospirando quella che doveva essere Melsa, una giovane donna sulla trentina dai lineamenti affilati e dai lunghi capelli crespi, la blusa stretta da un corpetto che ne risaltava la vita stretta Benvenuto allo Zipolo e Chiodo, messere disse la donna con una leggera riverenza E’ un po’ tardi per la cena, tuttavia abbiamo camere libere se desidera onorarci della sua presenza per la notte… disse con un sorriso di circostanza. Il potere che Melsa non poteva vedere sembrava confermare la sua versione. Con l’eccezione di una presenza al piano superiore, in cima alle scale che conducevano alle camere, lei e suo padre erano le uniche persone a trovarsi all’interno della locanda Papà, per favore, non davanti ai clienti! Sbottò la figlia all’ennesimo bicchiere scolato dal genitore Taci, mi sembri tua madre! rispose seccato il genitore. Melsa serrò le labbra offesa. -
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Prologo - Un oscuro postulante Gunnar non amava perdere la pazienza. Se doveva scegliere tra aiutare un contadino ad arare un campo e affrontare una cabala di maghi cancrena avrebbe di certo scelto il primo. Ma come egli ormai sapeva, il mondo era un luogo pericoloso e la gente aveva spesso bisogno di speranza. Le sue strade lo avevano condotto tra i vari paeselli di collina di Garnia, ricca capitale della Lega di Ilitar, confederazione di piccole regioni. Le escursioni in mezzo alla natura lo tenevano in forma e la gente di collina, pur con i modi rudi che li contraddistingueva, avevano cominciato ad apprezzare l’aiuto che un uomo del calibro di Gunnar era in grado di dare nel trasporto di prodotti e nella caccia. La caccia però aveva presto richiamato attenzioni indesiderate, quelle di Berillyarox, un drago verde che minacciò gli abitanti del piccolo villaggio di Alpenzù nel tentativo di ricevere cibo e donne con cui trastullarsi. Gunnar non seppe quando la cittadinanza cambiò parere nei suoi confronti. Forse fu quando si mise di fronte all’arrogante drago o magari quando si trasformò. Voci seguenti affermarono che il momento in cui strappò la faccia al drago a morsi fu il momento catartico, quello che rese i popolani isterici di gioia alla prospettiva di avere “un eroe” tra di loro. Le loro attenzioni si resero talmente fastidiose che Gunnar spese le notti seguenti lontano dal centro abitato, in cerca di un po’ di pace. Fu in una di queste notti che udì dei passi avvicinarsi in corsa verso di lui. Quando i suoi occhi videro il nuovo arrivato, egli cadde bocconi davanti a lui, le mani flesse a terra e il capo chino. Anche senza trasformarsi Gunnar potè udire un odore pungente provenire dai lisi abiti da viaggio, segno che il nuovo giunto doveva averli indosso da svariati giorni. Coperto da un mantello grigio, il nuovo arrivato si abbassò il cappuccio. I suoi lineamenti giovani e delicati si intonavano con le orecchie a punta, ma non con la carnagione nera come la pece, i piccoli tagli su di essa e i capelli bianchi legati in dreadlock. L’elfo oscuro guardò per un attimo Gunnar prima di chinare nuovamente il capo Leggendario Gunnar Artigli di Sangue, per favore prendimi come tuo allievo!