Ciao!...
Il racconto sotto riportato nasce dalla mia collaborazione con il progetto Dreamwake, i cui diritti sono tutti riservati all'autore (Hasimir).
Questo breve testo sarà, probabilmente, inserito come introduzione al casato Kenon che, per introdurlo brevemente, si presenta come una casta il cui scopo è insegnare agli allievi a svuotare la mente e a far si che il corpo reagisca in automatico agli attacchi et similia.
Soggetto del racconto è la prova a cui il Theristes (lascio a voi il comprendere che ruolo abbia un Theristes nel casato) sottopone Alexandros, un giovane ragazzo...
Mi è stato "criticato" il modo con cui sposto i personaggi da una zona all'altra: non si capirebbe bene che i due escono dalla stanza.
Nella critica ditemi prima di tutto se confermate la critica sopra riportata e solo dopo commentate il resto. Buona lettura!
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Lucius osservava la stanza, il volto rigato da unte macchie di sudore. Era solo, abbandonato a sé stesso, ma non si arrendeva: il suo avversario era pressoché invulnerabile, così almeno pensava, ma lui imbracciava quella piccola pistola, puntata ora verso i muri della stanza, ora verso l'ingresso, da dove filtravano strani bagliori rossastri.
Già due colpi aveva sparato a vuoto, gliene rimanevano soltanto 3: non poteva sprecarli.
Un movimento alle sue spalle lo fece sussultare: si voltò, ma non vide nulla. Solo sentì un fendente raggiungerlo all'altezza della coscia. Piegato dal dolore si accasciò al suolo. Un altro fendente gli sferzò il volto, calci lo raggiunsero al torace. Aprì gli occhi e lo vide: davanti al suo viso pupille marroni lo osservavano e un volto solcato da un ghigno. Un altro pugno affondò nel suo stomaco e filamentose bave di sangue sgorgarono dalla sua bocca.
Racimolando le ultime forze, si alzò, le gambe in precario equilibrio, cercò di prendere la mira e sparò: il proiettile attraversò in pochi istanti quel breve spazio, solcando l'aria umida e viziata.
Fu inutile: quell'individuo schivò, balzando verso il muro, si lanciò in una folle corsa e, dopo aver evitato un altro sprecato proiettile, strinse le sue mani al collo di Lucius. Sentire il sangue che lentamente cessava di scorrere fu terribile; provare ad alzare le braccia e sentirle schiacciate dai piedi di quell'individuo non fu piacevole; sapere di stare per morire fu più che una semplice tortura. E mentre tutto lentamente si oscurava, Lucius piangeva, costretto alle lacrime da quell'avversario.
-Complimenti, ragazzo-.
Il Theristes tastò il polso dell'uomo appena morto: un malvivente qualsiasi chiamato Lucius, utilizzato per l'addestramento del suo allievo.
Gli occhi del ragazzo, traboccanti ammirazione e fieri del complimento appena ricevuto, guardarono quelli del Theristes.
Erano stati anni duri quelli che i due avevano passato insieme: anni di fatiche, insuccessi e, talvolta, soddisfazioni. Il rapporto che si era creato era più di quello tra un maestro ed un allievo, era quello di due commilitoni, due camerati pronti a combattere per il casato.
I due si abbracciarono, si strinsero amichevolmente, stimandosi l'un l'altro. Quanto si sentiva orgoglioso l'allievo ogni qual volta il Theristes apprezzava il suo operato!
Ora, come sempre quando le mani di un Kenon si sporcavano di sangue, sarebbe stato il momento del rito: il corpo nudo del ragazzo sarebbe stato bagnato alle acque della fonte, dopo il breve tragitto fatto sotto la guida del Theristes.
Uscirono dalla stanza e si incamminarono: la luce del sole abbagliò per qualche istante l'allievo, confondendo alla sua vista le possenti spalle del Theristes. Ci vollero alcuni secondi perché tutto tornasse a fuoco e, dopo quel breve lasso di tempo, i due si incamminarono, dirigendosi verso quel continuo gocciolio proveniente dallo zampillante flusso della pura acqua.
Giunti all'ingresso, il Theristes prese il braccio dell'allievo e lo indirizzò verso la fonte, come di solito avveniva.
Fu allora che tutto accadde.
Il braccio destro dell'adulto si alzò e rapidamente si abbassò: il volto del ragazzo venne scosso, colpito da un tremendo schiaffo. La mano sinistra del Theristes si chiuse in un pugno e affondò nel ventre dell'allievo, lasciandolo agonizzante di dolore. Macchie scure di sangue sporcarono il vestito del giovane: si teneva lo stomaco, aveva uno sguardo atterrito e non comprendeva. Che cosa aveva fatto? Perchè meritava quel trattamento? Subito un calcio lo prese sulla mandibola e dense gocce di bava scivolarono lentamente dalla bocca di sangue arrossata. Singhiozzava, piangeva e ancora fu colpito. Alzò lo sguardo ed un pugno si affossò su di un occhio; si coprì il volto con una mano ed un calcio gli colpì la testa. Non sapeva cosa fare: reagire? Soccombere? Fuggire? Avrebbe voluto urlare, ma sapeva che facendolo avrebbe ricevuto altri colpi.
Strani pensieri si mescolarono ad immagini di affetto passato: i continui colpi, incessanti, ripetuti, martellanti, asfissianti, stavano cancellando lentamente ogni piacevole gioia, ogni gaudente momento di felicità passato con il suo maestro, la sua guida.
Forse a causa del sangue di cui ormai anche gli occhi erano impregnati, forse per altre ragioni, il suo istinto agì per lui. I piedi da soli si alzarono e spiccarono un balzo; svuotata la mente da ogni cosa, pensò solo ad allungare la gamba e a cercare di colpire il suo Theristes sul volto: pochi secondi dopo vide il vecchio sbattuto violentemente a terra.
Si avvicinò; chiuse gli occhi; alzò il braccio e lo abbassò: una mano più forte della sua bloccò quel temibile colpo.
Il Theristes si alzò e sorrise.
-Hai superato la prova, ora sei un Kenon. Superando la tua più grande paura, il tuo timore di venire tradito da persone a te care, hai dimostrato di essere degno di affrontare Deliria. Benvenuto tra noi, Alexandros-.
I due nuovamente si guardarono e il Theristes si alzò, aiutato dalla mano del ragazzo.