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Joram Rosebringer

Circolo degli Antichi
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Tutti i contenuti di Joram Rosebringer

  1. Vada per il sondaggione. Io naturalmente voto "Bimbumbaleggiù", visto che ancora oggi non riesco a dire "che compare giù".
  2. Domanda: cosa sono i "Riferenti" indicati nel profilo, indicati nella sezione "Informazioni Forum"?
  3. Dai... vediamo cosa succede a chi scende a 0.
  4. Si è firmato... a meno che non abbia utlizzato un altro nick per poterlo fare. Ne sono sicuro perché era a 8 quando io gli ho dato reputazione negativa, portandolo a 7. E lui mi ha dato reputazione negativa "per ripicca", ma DOPO che io l'avevo data a lui, quindi quando era già a 7 (se non meno).
  5. Io credo che alla fine, comunque, al di là se abbia tolto punti o meno (nel mio caso ne sono sicurissimo), il fatto è che non avrebbe neanche dovuto avere la possibilità di darti la reputazione.
  6. Anzi, ora che ci pesno ne aveva 7, perché quando ne aveva 8 gli ho dato io reputazione negativa e lui me l'ha "ridata". Sono STRASICURO che ne avesse 7.
  7. Allora come è possibile? Io avevo 28 punti Reputazione ed un utente che ne aveva 8 mi ha dato reputazione negativa e mi sono ritrovato a 27.
  8. In effetti così doveva essere, ma a me ha tolto un punto.
  9. Sì, modifica, perché io ero a 28 e mi sono ritrovato a 27.
  10. Riguardo la reputazione... Io ho ricevuto reputazione da un utente che aveva 8 punti.
  11. MIO MIO!!!!! Tom Tom all'inizio del film "The MIllion Dollar Hotel"! Ed ora una facile facile... «Come dice Jon Bon Jovi, "nessun uomo è un'isola".»
  12. Veramente, anche se per tuttala mia infanzia e parte dell'adolescienza l'ho sempre cantata come l'hai scritta tu, in realtà il testo dice "E' Daltanious che compare giù". Sigla Daltanious
  13. «Se vostro figlio a 8 anni darà fuoco al tappeto del salotto... be', siate buoni con lui.»
  14. Dico "La Maledizione della Prima Luna". Johnny Depp è robbbba mia.
  15. Joram Rosebringer

    Cyberpunk V3

    Vedendo tutte queste cose (come la "leggenda" di CP con il sistema d20) posso solo dire di ritenermi motlo fortunato ad avere i vecchi manuali ancora con me... ... e non me ne separerò MAI!
  16. Mi viene in mente "Pompieri".
  17. Trovò l'erboristeria con una facilità che lo rese triste. Ormai era diventato bravissimo a rintracciare ediici muovendosi silenziosamente tra di essi. Ma, conoscendo i fini per cui lo faceva, la cosa non gli dava gioia. E si chiese ancora una volta perché mai insistesse nel sopravvivere. Si affacciò cauto da un angolo di una casa adiacente e vide quello che si aspettava: una guardia ritta in piedi davanti alla porta d'entrata ed una luce da una grata che dava al sotterraneo, segno di un'altra presenza all'interno. Prese un profondo sospiro e incominciò a fare un largo giro silenzioso tra vari vialetti bui, fino ad arrivare alle spalle dell'erboristeria, proprio sopra la grata illuminata. Tenendosi attaccato al muro, gli occhi che vagavano alla ricerca di un minimo movimento, sfilò dallo zaino la solita pozione di Olio del Sonno che aprì, versandone parte del contenuto in una mezza sferetta di vetro, che poi richiuse con un'altra metà. La agitò fino a quando il liquido interno divenne gassoso, rendendo il tutto opaco. Poi la gettò attraverso la grata. E attese i soliti suoni. Rumore del vetro infranto. Cigolio della sedia sulla quale la guardia interna russava beatamente. Tonfo di un corpo a terra e di nuovo un sordo ronfare. La porta d'entrata che si apre. Passi frettolosi verso il sotterraneo. Una leggera esclamazione di sorpresa. Un altro tonfo pesante di un corpo. Joram sorrise. Un sorriso amaro. Silenzioso come la notte stessa che percorreva, entrò dalla porta principale, trovando subito la saletta interrata dove giacevano le due guardie a terra, addormentate. La sua sciarpa imbevuta di oli gli impedì di cadere addormentato mentre frugava tra gli scaffali, prendendosi le dosi necessarie di quell'erba che per lui significava vita. Mise il tutto ordinatamente nello zaino, afferrando anche un paio di pozioni di Olio del Sonno. Prima di uscire si fermò sull'uscio, guardingo. Le sue orecchie stavano attente a qualsiasi rumore, così come i suoi occhi penetravano l'oscurità alla ricerca di ogni presenza vivente. Quando si accorse che soltanto lui ed un gatto che passeggiava lì accanto, diffondendo il suo canto d'amore, erano gli unici ad essere svegli, scattò verso il bosco. La sua figura si muoveva sinuosa atraverso i vialetti, fino a giungere alla distesa di alberi, dove cercò un altro nascondiglio, nel caso quello vecchio fosse stato scoperto. Dopo le solite operazioni di sicurezza, gettò lo zaino a terra e, stringendo l'elsa della spada nella mano destra, chiuse gli occhi appoggiandosi ad un albero. E finalmente si addormentò.
  18. Riporto la lista per non dimenticare.
  19. Dopo una breve chattata cion Airon, abbimao comunque deciso di dare a questa storia fantasy un'impronta leggermente diversa rispetto alla prima, ovvero narrando le storie dei nostri personaggi in maniera indipendente, per poi farli incontrare in seguito (magari anche non tutti insieme e senza che rimangano uniti per il resto della storia, ma potendosi separare ancora). In questo modo si creerebbe un po' più di suspance ed ogni personaggio verrebbe a sapere delle gesta dell'altro, magari tramite voci, le quali potrebbero anche essere distorte e quindi indurre a credere cose sbagliate. Questo a livello narrativo. Ad un livello più propriamente "tecnico", ciò faciliterebe l'inserimento di altri personaggi da parte di altri scrittori.
  20. Trovava ormai difficile tenere aperti gli occhi. Dalla posizione attuale della luna, intuì che doveva essere passato parecchio tempo da quando si era seduto lì. Tese le orecchie per percepire qualsiasi rumore proveniente dal villaggio, ma il vento gli restituiva soltanto il sussurro delle foglie. Si alzò in piedi di scatto, come a volersi svegliare del tutto. Dopo una rapida occhiata intorno, si stirò, sbadigliando silenziosamente. Poi prese la sua roba e si mise in cammino, rifacendo la stessa strada che aveva fatto all'andata. Arrivò al sentiero in un tempo che gli sembrò brevissimo, chiedendosi subito se fosse una sua percezione distorta del tempo o se magari era stato incauto e si era messo ad aspettare in un punto troppo vicino. Scacciò questi pensieri fastidiosi dalla mente e si incamminò in silenzio lungo il centro del sentiero, calpestando l'erba per non fare rumore. Stavolta il percorso per tornare al villaggio gli sembrò esageratamente lungo, pur se capì di essere lui stesso ad andare piano, i sensi perennemente all'erta per captare qualsiasi segno di vita. Raggiunse la ghiaia, fermandosi proprio sul ciglio. Si guardò intorno per vedere qualche movimento o qualche finestra che ancora mostrasse la luminosità tipica di chi era ancora sveglio. Nulla. Rinfrancato, lasciò subito la strada principale per inoltrarsi dentro il labirinto di viette secondarie, più buie e nascoste.
  21. Dieci anni appena, una piccola elfa. Piccola… eppure l'unica tra i bambini a non essersi fatta prendere per andare al sicuro e che anzi si era messa alle spalle di Sturmir, aggrappata al mantello. Sembrava una bimba come tutte le altre, eppure fu l'unica in grado di svegliarlo dal torpore orripilante che lo aveva paralizzato nel vedere il raccapricciante spettacolo. Non era mai stato più sveglio e lucido di ora. La magia percorreva il suo corpo in estatiche scariche di potere. Per la prima volta dopo anni poteva dare libero sfogo al suo potenziale, senza paura di venir scoperto e cacciato. Iniziò a iscrivere nell'aria una runa di potere quando qualcosa lo urtò e gli fece sbagliare i movimenti finali dell'incantesimo. Trattenne il respiro, attendendo qualche conseguenza, ma per fortuna non accadde nulla. Furioso più per la paura che per la rabbia, si voltò e ciò che vide non migliorò il suo buon umore. Un kender Aveva sbattuto sulla sua schiena e dopo un attimo di sbandamento si era alzato, togliendosi con noncuranza la polvere di dosso e presentandosi, la mano tesa: Garfuss Pottlepot, ecco il nome del disastro incombente. «Piacere, sono Sturmir.» Tese la mano per stringere quella minuta, sospirando. Poi la ritrasse. «Ora mi faresti finire ciò che stavo facendo prima che succeda un disastro?» Disse, pur sapendo che era del tutto inutile cercare di mandare via un kender quando decideva di stare in un posto. Per fortuna le sue tasche erano protette magicamente contro le intrusioni: una piccola scarica elettrica gli avrebbe impedito di "perdere" oggetti che il kender avrebbe poi "ritrovato".
  22. Ashling entrò nella sua stanza dopo aver salutato i suoi due nuovi amici. Chiuse la porta alle sue spalle e vi si appoggiò silenziosa, la testa adagiata sul legno e gli occhi fissi verso un soffito macchiato. Sorrideva, vedendo le immagini della serata. Era da tempo immemore che non si divertiva tanto. Avevano bevuto e mangiato di tutto, rovesciando la birra per le loro gole riarse, solo per poi versarsela reciprocamente in testa per gioco. Ricorda ancora gli sguardi delle persone che guardavano verso di loro. Una volta quegli occhi spalancati e accusatori (tranne per quei barbari nell'angolo che si unirono poco dopo alla festa) l'avrebbero mandata su tutte le furie, invece in quel momento la fecero ridere ancora di più, complice anche la massiccia dose di alcol ingerita. Si staccò dalla porta e prese a camminare in direzione del letto, gettando sul pavimento la cintura con il fodero e la sua nuova spada. Poi fu la volta dei bracciali e dello zaino. Ogni tonfo la faceva sussultare, riempendo il silenzio di un rumore improvviso. Eppure rideva di se stessa e di questi fugaci spaventi. Si slacciò la camicia e la mise insieme ai pantaloni sulla sedia vicina al letto. Stava per mettersi a riposare, quando decise di andare a vedere se quello che aveva messo nell'armadio era ancora lì. Aprì le ante e trovò quello che cercava, sorridendo al pensiero delle facce che avrebbero fatto l'indomani mattina Burk e Furm. Chiuse il tutto e si sdraiò sul letto, sorprendentemente comodo. Ascoltò ancora un po' i commenti dei suoi compagni nella stanza accanto. Sorrideva nel sentir le loro espressioni di stupore ogni volta che scoprivano un'arma e qualche pezzo di armatura che aveva comprato loro. Era felice.
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