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Joram Rosebringer

Circolo degli Antichi
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Tutti i contenuti di Joram Rosebringer

  1. E pensare che io Amadeus l'ho visto ed è un film che adoro... ma non mi ricordavo proprio quella frase.
  2. Non credo, visto che Balle Spaziali lo so praticamente a memoria...
  3. Ma a che ora e dove lo danno?
  4. Questa opzione, come ha ripetuto AZA più volte, sarà disponibile con la nuova versione del forum.
  5. Lo so che appesantirebbe il sistema di gioco, ma se si decidesse di adottare il sistema descritto da mantis io vedo questa soluzuione come la più logica, in quanto non credo che sia logico né giusto avvantaggiare così uno che ha un'iniziativa alta (e sto parlando io che ho sempre un c**o enorme con l'Iniziativa).
  6. Come hanno già rispoto in molti, dipende dalla storia e dalla sua realizzazione. Per esempio, preferisco gli anime di "Saint Seiya" e di "Maison Ikkoku" rispetto ai fumetti (bellissimi anche questi), mentre di opere tipo "Video Girl Ai" preferisco la versione stampata. E sono d'accordissimo con Aurian riguardo l'odore della carta stampata.
  7. Be', dopotutto in Italia, come diceva Benigni, l'unica cosa che è rimasta legale è l'ora.
  8. Perché qualcuno posta dal lavoro dove ci sono quei bellissimi server proxy che bloccano le chat o che hanno il compito di renderle insopportabili (per esempio il mio, anche se mi ci fa accedere, non me la aggiorna e così vedo solo i primi due o tre messaggi... e poi nulla).
  9. Bellissima questa (e soprattutto vera)!
  10. Aixela reggeva Ariaston, abbracciandolo ala vita mentre il braccio di lui era posato sulla sua spalla. Aveva un certo timore nell'averlo così vicino, temendo che potesse estrarre il suo pugnale o la sua daga ed infilargliela nel cuore... e forse se lo meritava anche per quello che aveva fatto, per i massacri che aveva compiuto quando era con Ashling. Ma sapeva anche che non aevava mai avuto intenzione di fare male ai suoi compagni e che anzi aveva pregato la sua compagna affinché facesse in modo che loro fossero sempre al sicuro. E nonostante lei avesse rifiutato di intervenire mentre il demone li minacciava, non sentiva odio nei suoi confronti, considerando che l'aveva lasciata libera di fare quello che voleva e di andarsene. Si scoprì a pensare ad Ashling con nostalgia. «Ma tu guarda!» Esclamò il vecchio, interrompendo bruscamente i suoi pensieri. «Ho acceso la luce... e ce ne fosse uno che apra gli occhi!» Scosse la testa. «Come'era quell'incantesimo? Palla di... di...?» Perenor sgranò gli occhi, e così fecero tutti gli altri, intuendo il resto della frase. «Non credo che sia il più adatto.» «No?» Fizban sembrò sinceramente sorpreso. «Eppure funziona sempre... be', quasi sempre.» Si grattò la testa e, sentendo il cappello sotto le sue dita sembrò sollevato. Iskra' scese dalla nave proprio in quel momento, lo sguardo che oscillava tra il vecchio e la donna dai capelli rossi che sorreggeva l'elfo. Non aveva ancora deciso se lei fosse un'amica o una nemica, ma al momento non aveva voglia di verificarlo, incantata com'era dai draghi che dormivano nelle nicchie. Tutti guardarono poi verso l'alto, osservando quelle scaglie lucenti che si sollevavano ritmicamente con il respiro pesante del sonno. Fizban sembrava platealmente irritato, sbuffando e borbottando qualcosa riguardo la maleducazione di quei draghi e la loro pigrizia. Infine decise di fare un fischio che risuonò per l'intera caverna, sembrando a tutti esagerato e fuori luogo. In quel momento quei riflessi si scossero e dei punti gialli tagliati da una riga nera apparirono piano piano in tutte le nicchie. I draghi si stiracchiarono, qualcuno con forza tale da fare cadere qualche sassolino a terra. Poi uno di loro aprì le ali e guardò sotto di lui. Lo sguardo si caricò di ostilità. All'improvviso ci fu uno sciamare di battiti d'ali e la caverna di oscurò mentre stormi interi di draghi atterravano circondando il gruppo, che si ritrasse in cerchio, stringedosi come se fosse un'unica cosa, gli occhi che tradivano terrore. Solo il vecchio rimase impassibile, sorridendo. «Era ora!» I draghi si girarono verso la voce... ... e si accucciarono come tanti cuccioli, in un inchino riverente verso Fizban.
  11. Be', quello che dico l'ho letto su parecchi giornali di musica che divoravo dal dottore, in attesa di essere ammesso alla visita. Poi ammetto anche che nel campo economico sono una vera pippa, quindi...
  12. E' vero, ma è anche vero che qui in Italia i CD hanno cominciato ad aumentare in corrispondenza dell'avvento e della crescita del p2p. Purtroppo in altri paesi la musica è condsiderata un bene culturale e quindi da porre a prezzi accessibili, mentre in Italia è solo un altro mezzo per commerciare e far soldi.
  13. No, non è normale una pena quasi più grave di una per omicidio, ma sono dell'opinione che il caro prezzi del materiale originale sia anche dato dalla libertà di reperire il materiale gratis via internet... penalizzando quindi gente come me e Aarhus.
  14. Mi unisco in pieno al pensiero di Aarhus.
  15. «Sto bene, tranquillo.» Dice Sheila accarezzando il volto di Paul, mentre lui la accompagna verso la sua moto. Paul si chiede ancora una volta come abbia fatto a non vedere quella di lei, parcheggiata quasi accanto alla sua, ma liquida il tutto come la troppa sete di vendetta. Avrebbe voluto che fosse una cosa più spettacolare, più... più bella. Voleva vedere Remy che lo supplicava di lasciarlo in vita, vedere i suoi occhi sorpresi nell'accorgersi che aveva scoperto tutto il suo gioco, che lo aveva trovato... e poi voleva leggere la sua paura nel volto quando gli avrebbe puntato contro la pistola. Invece lo ha trovato morto, un buco in fronte ancora fumante, come la canna della pistola di Sheila che proprio in questo momento si stava appoggiando ad uno degli alberi si lati della strada. Lui la guardò con un misto di ammirazione e senso di colpa verso Venus, che sicuramente si stava preoccupando. Non aveva neanche portato il suo cellulare proprio per evitare interruzioni. Sheila forse intuì i suoi pensieri perché si staccò dall'albero e si mise a cavallo della sua moto. «Andiamo. Mike e Venus potrebbero preoccuparsi... soprattutto se scoprissero che stiamo qui insieme.» Gli fece un occhiolino complice e accese il motore, facendolo rombare. «No,» disse, interpretando lo sguardo di Paul. «non ho intenzione di cambiare questa vecchia moto con una nuova.» Sorrise e sembrò quasi impossibile che avesse appena ucciso un uomo. Paul salì sulla sua moto e rispose al sorriso, accendendola. Pochi minuti dopo eranio già sulla statale, pronti a ritornare al rifugio di Burton, schivando veicoli velocità folli e sentendo ancora le sirene della polizia che sembravano volerli inseguire, ma sapevano che era solo un sistema per intimorire e nient'altro. Girarono per una vecchia via abbandonata e presero a correre verso la destinazione. Sembravano dimentichi dei loro problemi, finalmente liberi e con il vento in faccia, come ai vecchi tempi. Ma in loro c'era quella vocina che urlava che tra poco sarebbe tutto finito e che sarebbero dovuti partire per quella missione suicida. Parcheggiarono le moto e si guardarono, nei loro occhi una silenziosa preghiera di tranquillità, una bugia di chi, senza avventure, non avrebbe saputo che fare.
  16. A qualcosa di noto no, ma il genere è comunque cataolgato come fantascienza, anche se la parte di Eymerich rasenta un po' lo stile fantasy.
  17. E' una regola che mi attrare molto e che mi piace, ma che rende il gioco un po' troppo duro e difficile, in quanto un tiro di dado andato male potrebbe essere una catastrofe. Io direi che andrebbe aggiunta anche una prova di chi ha l'iniziativa più alta per vedere se riesce a capire le intenzioni degli altri, dopotutto l'iniziativa è la sveltezza di una persona e non la sua consapevolezza.
  18. Ho appena finito di leggere questo romanzo, il primo di una serie che vede l'inquisitore Eymerich affrontare varie avversità con i suoi occhi e la sua mente chiusa, spietata e decisa, ma anche con intelligenza e coraggio. Un capolavoro, anche per come inizia, si svolge e per i colpi di scena (quello finale è spettacolare e geniale). Il primo capitolo parla di uno studente universitario incompreso che elabora una teoria sui viaggi nello spazio. Il secondo parla di un'astronave nel futuro che viaggia sfruttando i principi dello studente di cui sopra. Il terzo capitolo parla di Eymerich e della sua investitura a inquisitore ed al primo problema che deve risolvere. Ed alla fine tutto combacia! Ve lo consiglio vivamente!
  19. http://www.dragonslair.it/forum/viewtopic.php?t=1698
  20. Poca roba questa settimana: qualche scippo sventato, due o tre scontri con superesseri ed un inseguimento con dei rapinatori finito con la macchina dentro un bozzolo di ragnatela e loro appesi ad un lampione. E pensare che mi ero ripromesso di darmi da fare per rifarmi un'immagine, dopo quello sfogo che mi ha fatto quasi distruggere la via dove lavoro. La gente comincia ad avere paura di me, anche se tutte le mie azioni precedenti e seguenti a quell'attimo di follia la fanno vacillare, non sapendo decidere se sono un eroe o solo l'ennesimo pazzo in costume che lotta contro altri pazzi in costume. Ma a me, come sempre, basta vedere lo sguardo di gratitudine negli occhi di chi salvo ed aiuto... ed il resto sono solo dettagli. Stamattina, comunque, mi sento carico come poche volte lo sono stato nella mia vita. Non so perché. Forse sarà stato il salvataggio di ieri sera, un atto in cui ho rimediato un brutto graffio su una mano e dei bei doloretti muscolari. Ma non importa. Erano dodici anni che mi svegliavo con la tristezza, con quella sensazione che non stavo facendo niente per nessuno e che ero un pessimo salvatore, avendo lasciato morire la mia Gwen. Invece stamattina mi sento... pimpante, pronto all'azione. Per questo non sono andato al lavoro. Ho detto che tarderò perché devo fare delle analisi. La cosa è credibile, visto che sono almeno tre anni che non mi prendo neanche un po' di febbre e, da quando ho questi poteri, nemmeno un raffreddorino piccolo piccolo. Un essere umano dovrà pur ammalarsi prima o poi, no? Così eccomi qui sul tetto delle mia ex scuola. Come al solito mi chiedo se rivelare la mia identità alla professoressa che tanto mi ha dato negli anni in cui sono stato lì, diventando anche una sorta di amica e confidente. La vedo passare proprio sotto di me, come al solito indaffarata. Pur non vedendole il viso, immagino il suo sguardo carico di dolore per la recente perdita di suo marito. Mi ricordo quando al liceo avevo l'adolescenziale desiderio di essere io suo marito. Invece lei era già sposata... ed ora lo sono anch'io. Non oso immaginare il dolore che potrei avere se perdessi mia moglie. E non oso neanche immaginare il dolore che potrei darle se dovessi morire in una delle mie azioni in costume. Rialzo gli occhi verso quella piccola figura che scompare dentro il portone della scuola e scuoto la testa, capendo il suo dolore e mandandole un silenzioso bacio di conforto. Mi alzo in piedi, stiracchiandomi un po'. Mi rendo conto di aver bisogno di un po' di movimento per vincere questo freddo intensissimo. Non bastano due maglie aderenti e altrettanti scaldamuscoli sotto il costume. Mi sento un po' come l'omino della Michelin, ma sempre meglio goffo che congelato. Guardo in basso sentendo delle urla. Mi preparo per intervenire, ma mi accorgo solo che sono urla di ragazzi e ragazze (soprattutto queste) che mi hanno visto, indicandomi ed osannandomi. Al mio orecchio arrivano voci come "Portami con te!", "Prendimi!" e cose del genere. Decido che è un'ottima occasione per fare un po' di moto e mettermi in vista. Dall'alto della guglia dove mi trovo, lancio una tela in basso, gettandomi radente alle loro teste, salutandoli. Rispondono tutti con un'ovazione, mentre tante affusolate mani femminili si protendono per cercare di toccarmi. Sorrido al pensiero della gelosia di mia moglie se sapesse di tutti questi occhi puntati su di me. E mi metto proprio a ridere pensando alla figura che farei se, salutando tutti mentre volteggio, andassi a sbattare contro qualcosa. Di sicuro sarebbe la fine di un mito. Con un triplo salto mortale mi porto sul muro proprio sopra il portone esterno d'ingresso, osservandoli tutti e bagnandomi delle loro grida di gioia. Ogni tanto fa bene sentirsi ancora un eroe agli occhi di qualcuno. In un improvviso moto creativo mi metto a lanciare la mia tela sul muro sopra di me, facendo un cuore abbastanza bello, salutato con altre urla ed ovazioni. Mando un bacio e mi porto via di lì, volteggiando nella maniera più spettacolare possibile. Dopo qualche minuto mi trovo sdraiato pancia all'aria sul tetto di un autobus, diretto verso il centro. Ho voglia di rilassarmi un po', prima di gettarmi tra i minumenti. Prevedo una mattina di puro godimento, non essendoci quasi mai nessuno da salvare durante questo periodo. Invece l'autobus sbanda, andando a finire contro un albero. Solo i miei poteri di aderenza mi salvano dal venire scaraventato in avanti. Ma il mio pensiero va subito ai passeggeri che sicuramente non hanno questi poteri. Mi getto sulla strada, cercando di valutare la situazione. E scopro che non abbiamo colpito un albero. Mi trovo davanti l'anergumeno forzuto che avevo gettato contro un muro qualche settimana fa. Eppure quel tizio chiamato Electro l'aveva portato via per incarcerarlo da qualche parte, almeno così credevo. Non mi aspettavo davvero di vederlo ancora in libertà. E non mi aspettavo davvero di vedere di nuovo proprio Electro che mi guarda con gli occhi pieni di scuse, come se fosse sua la colpa della probabile fuga di quell'energumeno. Ma non ho tempo per pensarci ora: c'è gente ferita nell'autobus. Guardo alla mia destra e vedo l'ospedale San Camillo. Lì vicino c'è il Pronto Soccorso. «Pensaci tu a lui!» Grido ad Electro che sembra darmi ascolto, mettendosi in posizione di combattimento. Vedo una sorta di paura nei suoi occhi, dopotutto quell'essere enorme lo aveva già sconfitto. Infilo le mani in una porta quasi divelta e la strappo letteralmente via dall'autobus. Entro dentro, notando gli sguardi sconvolti della gente, molti dei quali ancora non hanno realizzato quello che sta succedendo, vedendo quindi come immediato colpevole me. Alzo le mani, spiegando che non è colpa mia, indicando al tempo stesso il tizio enorme che stava affrontando Electro. Poi chiedo se vi è qualche ferito: fortunatamente sono solo in tre, quindi con due viaggi ce la potrei fare. Ne prendo due, caricandomeli sulle spalle, uno per parte, ed esco dalla vettura saltando il muro che divide la strada dall'ospedale. Corro come un forsennato verso il Pronto Soccorso, lasciandoli ai portantini e dicendo sempre loro di far giungere un'ambulanza e la polizia nel luogo dello scontro. Preso l'ultimo e portato anche lui in salvo, torno all'autobus, dove Electro stava per avere la meglio. Gli do velocemente una mano, fissando i piedi del colosso a terra. Una scarica elettrica del mio temporneo alleato lo mette poi a nanna. Electro lo lega con dei cavi che sembravano di metallo, poi mi fa segno di seguirlo su un tetto lì vicino. Stavolta lo seguo, più perché sta arrivando la polizia che per semplice cameratismo. «Possibile che tu non ti chieda come mai ci sia stato quest'avvento improvviso di superesseri?» Dice a bruciapelo, appena atterro sul tetto accanto a lui, che sta posando a terra il colosso. «Pensavo infatti di contattare l'antidoping.» Rispondo io, spiazzato da quella domanda. «Divertente.» La sua espressione dice il contrario «C'è un pazzo che inquina i prodotti alimentari per i suoi pazzi esperimenti... e tu tutto quello che sai fare è una battuta?» Un momento! Che sta dicendo? «Io sono stato morso da un ragno. Forse doveva essere radioattivo, modificato geneticamente... o dopato. Non ho...» «Non era il ragno ad essere modificato o... "strano". Hai mai pensato che sei tu quello modificato per accogliere in te dei poteri? Hai mai pensato alla stranezza di avere in giro tutti superesseri con poteri simili a quelli dei fumetti?» Se ci avevo mai pensato? Lo avevo fatto, ma avevo archiviato il tutto come ad una sorta di scherzo del destino. Invece ora il destino ha un nome ed un volto. Ma la cosa che più mi preoccupa è che in giro possono esserci altri alimenti contaminati. «Cosa possiamo fare?» «Unisciti a noi e...» «No... mai!» Stringo i pugni, poi mi rilasso «Non voglio unirmi a nessuno. Mi devo fidare della tua parte o di quell'altra? Chi è che sta cercando di fermare veramente qesto pazzo? Chi è che lo sta aiutando?» Scuoto la testa «I miei poteri li ho visti sempre come una maledizione ed una benedizione... per vari motivi che tu non puoi sapere. Non voglio quindi che diventino uno strumento in mano a qualcuno che li possa usare a suo piacimento.» Mi volto, dandogli le spalle, salendo sul cornicione del tetto. Guardo in basso e vedo la polizia e l'ambulanza che si danno da fare per aiutare la gente coinvolta nello scontro. Lancio una tela sul palazzo vicino e mi giro poi verso Electro «Comunque, avrai sempre un mio aiuto se si tratta di salvare della gente.» Lo saluto con un gesto della mano e salto giù dal tetto, volteggiando fino al lavoro. E' un viaggio lungo e difficile, come sempre, ma lungo il tragitto ho tempo di pensare a cosa fare, come comportarmi. C'è un pazzo in giro e qualcuno deve fermarlo!
  21. Joram Rosebringer

    netrunner

    Ehm... mi accorgo solo ora di questo Topic... Rispondo subito a silvernight, magari con una risposta che non lo soddisferà e che potrà sembrare banale, ma è quello che penso dopo 10 anni passati a giocare a Cyberpunk. Non esiste una regola per creare un personaggio, soprattutto un Netrunner, in quanto è una classe che si dipana in due mondi: quello virtuale e quello reale. Se lo fai troppo forte da una parte, rischi che nell'altra venga sempre "preso a bastonate". Un mio amico ha creato un personaggio Netrunner che è passato alla storia (perlomeno tra di noi): Patrick Le Beau. Era un Netrunner che aveva: Chimipelle, in modo che, quando si eccitava per una battaglia, il suo viso diventava striato ai lati come una tigre; Artigli; Amplificatore Olfattivo; Cyberudito con Amplificatore; Amplificatore di Riflessi Kerenzikov. In pratica un Wolverine che però si connetteva alla rete ed era uno degli hacker più forti che esistessero. E nel combattimneto era mediocre, infatti tutti quegli accorgimenti erano solo per scoraggiare gli avversari. Tutto questo quindi per dire cosa? Che devi decidere dove essere più bravo. Vuoi essere solo uno che apre le porte infiltrandosi nei sistemi informatici, facendo da spalla ai combattenti? O vuoi essere uno che si infiltra nei sistemi più potenti? Non serve essere bravo a sparare, dopotutto. Basta dare l'impressione che lo sei. Riguardo Dusdan... devo dire che la noiosità del Netrunner dipende soprattutto dal master. I primi tempi in cui ho iniziato a fare il master per Cyberpunk trovavo sempre difficoltoso gestire tale classe, vedendo gli sguardi annoiati degli altri giocatori, mentre un solo personaggio viveva avventure tutte sue. Poi sono migliorato ed ho trovato degli stratagemmi per non far annoiare gli altri... e credo di esserci riuscito più che bene.
  22. Potreste postare razza, classe ed una qualche descrizione fisica dei vostri personaggi? Inserite il tutto in "La nostra storia: supporto hardware".
  23. Aggiungo una cosa alla descrizione di Wolf: qui ognuno interpreta se stesso, immaginando come cambierebbe la sua vita una volta acquisiti dei poteri o delle capacità sovrannaturali. Il personaggio, quindi, sei tu: devi solo immaginare quello che faresti e magari una trama di fondo.
  24. Questa? (facile) «Ti amo!» «Lo so!» 8)
  25. Lo so che mi ucciderete perché sto per postare un'altra canzone di Baglioni, ma non posso farci niente, davvero. Ho tentato di resistere, postando qui canzoni solo quando non ne potevo fare a meno. Ma stavolta questa la sento troppo mia, troppo fotografia di questo periodo. Quindi mi scuso... e la posto, dedicandola a me... Io dal mare Claudio Baglioni Saranno stati scogli di carbone dolce dentro il ferro liquefatto Di una luna che squagliò un suo quarto come un brivido mulatto O un bianco volar via di cuori pescatori, acqua secca di un bel cielo astratto Chissà se c'erano satelliti o comete in un'alba senza rughe Larghe nuvole di muffa e olio appaiate come acciughe O una vertigine di spiccioli di pesci nella luce nera di lattughe E io Dal mare Venni e amare Mi stremò Perché infiammare Il mare Non si può Aveva forse nervi e fruste di uragani, scure anime profonde Tra le vertebre di vetro e schiuma urla di leoni le onde O tende di merletto chiuse su farine, corpi caldi di sirene bionde Forse era morto senza vento nei polmoni, graffio di cemento bruno Barche, stelle insonni a ramazzare nelle stanze di Nettuno O turbini di sabbia tra le dune calve sulle orme perse da qualcuno E io Dal mare Ho il sangue e amaro Rimarrò Perché calmare Il mare Non si può I miei si amarono laggiù In un agosto e un altro sole si annegò, lingue di fuoco e uve e fragole Quando il giorno cammina ancora sulle tegole Del cielo e sembra non sedersi mai E innanzi al mare Ad ansimare Sto Perché domare Il mare Non si può E come pietre annerirò A consumare A catramare A tracimare A fiumare A schiumare A chiamare Quel mare Che fu madre E che non so
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