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Joram Rosebringer

Circolo degli Antichi
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Tutti i contenuti di Joram Rosebringer

  1. Già bellissima questa scena... ogni volta che la vedo ho i lacrimoni. Kyoko: «Promettimi solo una cosa.» Godai: «Cosa?» Kyoko: «Promettimi che vivrai più a lungo di me... sono stanca di essere sola.»
  2. Ed ecco che finalmente arrivo a parlare del mio fumetto nonché anime preferito. Per ora (essendo al lavoro) non posso scrivere tanto, ma vorrei sapere qualche vostro parere (e, se possibile qualche notizia riguardo l'uscita di DVD con le puntate della serie da parte della Dynamic) su quest'opera della regina Rumiko Takahashi.
  3. Chi ricorda "Automan"? 8)
  4. Nel sentire le parole di Eliah, Sheila si alza di scatto in piedi, risvegliandosi da quel suo torpore contemplativo. Quel ragazzino sta chiedendo loro un favore in cambio del suo aiuto e lei odia i ricatti o anche solo le cose che si avvicinano ad essi. Per fare un favore a qualcuno si è ritrovata in questa situazione, dando ascolto a chi invece li ha traditi. Nella sua mente vede il volto di Remy De La Rose, l'unico che potrebbe dire loro qualcosa su quel chip che hanno trovato nel minor tempo possibile. Ma sa che il vederlo le farebbe provare una rabbia così intensa che non esiterebbe a spingere il grilletto della sua pistola, la canna diretta tra gli occhi di quello che credevano un alleato e soprattutto un amico. Stringe i pugni e guarda davanti a sé quel ragazzo che sta indicando loro dove andare. In cambio di un favore. «Non ci serve un netrunner... piccolo.» L'ultima parola è marcata, ironica. Poi tenta di calmarsi. «Ci serve solo un dannatissimo fottutissimo computer. Niente reti, interfacce e cose del genere. In questo momento...» Indica un finestrino dell'AV, mostrando una scena di combattimento tra guardie corporative spaesate e relitti umani «... in questo momento non credo che troverai quello che cerchi in rete.» Eliah sta per rispondere, quando vede Paul che appare alla spalle di Sheila, posandole una mano sulla spalla, in quel solito gesto che serve a calmarla e a farle riacquistare la ragione. Ma stavolta sembra non funzionare. Stavolta lei gli toglie la mano con rabbia e se ne va nell'abitacolo dell'autista, accanto a Mike che sta sapientemente evitando tutti i vari scontri in strada. Veela si alza in piedi, sorprendendo tutti quelli che pensavano che ormai stesse dormendo. Osserva Paul con un misto di attrazione e repulsione, poi si avvicina a lui. «Fammi vedere il chip.» Chiede duramente. Poi si morde il labbro. «Per favore.» Paul rimane a fissarla per un lunghissimo secondo. Mette la mano in tasca e tira fuori quel piccolissimo oggetto di silicio e metallo, mettendolo nella mano di lei, tenuta aperta sotto la sua. Si gira un attimo per dare un'occhiata a Venus quando sente un esplosione più vicina delle altre che fa scuotere un po' l'abitacolo. Poi torna a fissare la ragazza davanti a lui, notando con la coda dell'occhio lo sguardo di Sheila, uno sguardo che lui identifica con la gelosia e con la rabbia. «A volte mi chiedo come avete fatto a sopravvivere a tutte queste cose!» Sbuffa Veela, rigirandosi nella mano il chip, un sorriso ironico sulle labbra, unito ad uno sguardo di vittoria e... di speranza? «State cercando da tempo un fottutissimo hacker o un computer... quando potevate vedere il contenuto di tutto questo da tempo, ormai.» Guarda Sheila e si dirige verso di lei, appoggiandosi ad una parete dell'abitacolo quando una curva brusca rischia di mandare tutti gambe all'aria «Hai begli occhi, sai? Soprattutto... firmati.» Sorride ironica. Sheila la guarda con un'espressione stupita. Poi capisce. «Esatto... hai capito.» Indica il tavolo dove è Venus che riposa ancora «Lì c'è tutta l'attrezzatura necessaria per poter inserire il chip in un tuo occhio.» Indica la sua tempia «Basterà un piccolo taglio qui e avremo accesso alla struttura cibernetica dell'occhio, dove potremo inserire questo.» Mette in mostra il chip «Poi un altro taglietto dalla parte opposta...» Indica l'altra tempia «... e avremo la possibilità di inserire il cavo che porta a quello schermo... e vedere tutto!» Sheila annuisce. Infatti ricorda che Remy le diceva sempre che ogni volta che installavano una cyberottica mettevano dei dispositivi di sicurezza per registrare e depositare immagini, utili in caso di morte improvvisa della persona. «E chi mi taglierà la faccia? Ora dobbiamo cercare un medico, non credi?» «Lo farò io.» La interrompe Veela, riportando alla mente le immagini delle numerose tracheotomie che ha eseguito ai suoi compagni, soffocati dal loro stesso sangue. Trattiene a stento un sussulto, poi guarda con decisione Paul: «Procedo?» Paul annuisce per riflesso condizionato, senza sapere veramente quello che sta per succedere. Sheila lo guarda come se a lui non importasse nulla della sua sorte e si avvicina al lettino. Respinge a fatica l'impulso di gettare via dal lettino Venus, guardandola solo mentre viene adagiata a terra su una coperta predisposta da Eliah. Mike prende una stradina che sembra libera da tutti i tumulti e si nasconde in un garage abbandonato, evitando così sobbalzi del mezzo. Poi si mette vicino a Sheila, mano nella mano con Nora. Veela prende da una cassettina il bisturi, mentre Paul inserisce l'ago della siringa di anestetico locale nelle tempie di Sheila. «Ora so come deve sentirsi un Netrunner.» Dice lei sorridendo. L'operazione risulta molto facile per le mani di Veela. Una volta approntato il secondo taglio, il cavetto viene inserito nella cyberottica destra. Il monitor mostra subito le immagini del soffito di un AV. E' il loro AV. A quel punto Veela inserisce il chip nell'altro taglio. Subito vengono mostrate immagini di un'isola con dei complessi sotterranei imponenti. Numerose scritte evidenziate indicano la fabbricazione di serbatoi criogenici mai visti prima, programmati per mantenere una persona viva ed in salute per centinaia di anni, forse migliaia. Non viene specificata la destinazione dei serbatoi. La documentazione sembra essere su un altro chip o comunque tenuta su quell'isola. Le immagini continuano a scorrere. Paul ha un sussulto quando vede l'antrata di quel complesso: sulla porta vi è la costellazione di Orione, come quella che lui ha tatuata sulla spalla. E sotto di essa non vi sono solo due simboli, ma due parole nel linguaggio dei geroglifici. Altre immagini di luoghi sotterranei sparsi per il mondo, note di spese, liste di nomi, tra i quali spuntano grossi dirigenti dell'Arasaka e della Militech. Tutto sembra un preparativo per affrontare qualche evento anomalo di portata mondiale. Poi l'ultima immagine: le coordinate dell'isola. In Italia, quella che una volta era conoscita come Isola d'Elba, ribattezzata però da molti "Hell's Island" per le mutazioni genetiche in cui incorrono quelli che vi passano troppo tempo. Il monitor si spegne e torna a mostrare il tetto dell'AV. I tagli alle tempie di Sheila vengono richiusi e lei si addormenta. «Sta succedendo qualcosa di grosso... di troppo grosso.» Mormora Paul, lo sguardo fisso su Venus.
  5. Ovvio che è in rimonta... magari chi legge non capisce che McGuyver è in realtà McGyver...
  6. «Io la conosco!» Esclamò improvvisamente Lirian, leggendo la scritta sulla corteccia che l'uomo stava afferrando. Aixela la guardò con il volto di chi è stanco di dover sopportare troppo. Ma sentiva che l'ultimo pezzo del puzzle era stato inserito e che la figura ormai era completata, pur se era troppo miope per vedere l'immagine nel suo insieme. Tutto combaciava. Tutto. Eppure non riusciva a capire in che modo. Troppe cose erano successe da quando era entrata in quel villaggio con Trebor, solo un punto di passaggio per riposarsi dalla sua eterna fuga. Invece tutto aveva cominciato a scorrere vertiginosamente intorno a lei. La sua particolarità aveva cominciato a farsi sentire con tutta la sua potenza, risvegliadosi, aumentando. E non capiva il perché. «La conosci?» Fu tutto quello che riuscì a dire. Lirian si girò verso di lei, una bambola di porcellana che regalava calore. «Sì... l'ho sognata... tante volte...» Diceva con la voce rotta di chi vede relizzarsi qualcosa in cui non credeva. L'ha sognata! E Aixela... non lo aveva mai fatto. Non l'aveva mai sognata... eppure l'aveva sempre sentita. Dove? Come? Non lo sapeva. Ma era dentro di lei. Fu in quel momento. Era come se la sua mente si stesse liberando dalla nebbia che aveva intorno, come se tutto quello che aveva vissuto fino a quell'istante stesse accedendo contemporaneamente, in quel luogo, in quel tempo, in quell'istante. Non sapeva esprimere quello che stava provando, ma decise di spegnersi, di finire... di finire... cosa? Non capiva, ma doveva finire. Guardò Lirian intensamente, fissando i suoi occhi e vedendo quello che sospettava, anche s enon aveva la minima idea di quello che stava vedendo. Non lo vedeva, ma lo percepiva. Allungò una mano e prese quella di lei, notando un sorriso in quel viso di bambola nel momento in cui la pelle venne a contatto. Lirian svenne. E tutto il mondo cambiò. Tutti si ritrovarono ancora in quella capanna abbandonata in cui erano entrati ed in cui avevano assistito alla morte della madre di Aixela, a quell'illusione creata da lei stessa in un momento di oblio. Stavano vivendo i ricordi di Aixela e tutte le sue paure, il fatto di non essere mai nata, di aver preferito non esistere mai pur di vedere il padre salvare la madre e farli vivere per sempre felici. E questi ricordi li stavano vivendo in prima persona tutti... ... per mano di Lirian. La rivelazione la colpì all'istante. Lei non avrebbe mai potuto fare una cosa del genere da sola. Non poteva manipolare la magia se non con la sua spada. E non sapeva neanche come farlo. Lo sguardo scese sui suoi fianchi e vide la sua arma riposta nella fodera, innocua e inutile. Chi brillava di una luce fioca che andava sempre più spegnendosi era proprio Lirian. Aixela si avvicinò al piccolo corpo in terra che dormiva beato. Allentò il laccetto dei pantaloni di pelle e scoprì un fianco sotto gli occhi allibiti di tutti. E gli stessi occhi allibiti si spalancarono per lo stupore quando videro che sui fianchi della ragazza vi erano gli stessi tatuaggi che Aixela aveva sulla spalle e che la piccola elfa aveva sulle tempie.
  7. Joram Rosebringer

    Star Trek

    Io per sbaglio ho votato la prima, mentre volevo votare The Next Generation...
  8. E' bellissima la canzone "Our farewell"
  9. E che dire delma go che ha detto ad Argo che è intelligente?
  10. Ma neanche qui in questo forum? Facci un salto e vedrai che non ne rimarrai delusa...
  11. Grandioso il professore!
  12. Il fatto è che io non ci sto capendo molto e rischio di fare qualche cavolata, quindi aspetto qualcuno per inserirmi.
  13. C'è nessunoooooooooooooooo?????????
  14. Non finirà in fretta in quanto ci sono molte altre cose da fare: dopotutto siamo in america e dobbiamo andare all'Isola d'Elba, no?
  15. «La prima volta dovrà essere bellissima.» Diceva «Dobbiamo volerlo insieme: io e lui… senza forzature. Lo faremo quando ci sentiremo pronti. E quando arriverà il momento, voglio che sia dolce come il miele, anzi di più… e bellissimo, più di… più di… be’, più di un poster di Jon Bon Jovi.» E così è stato. E dire «più bello di un poster di Jon Bon Jovi» per lei è come dire «più bello del sole e della luna messi assieme». Questione di gusti. Non importa il termine di paragone: basta capire il vero significato. Voleva che fosse una cosa speciale e bellissima, come per lei è questo cantante… come per te era la tua amata, con quel volto così simile a quello di questa ragazza. Così la segui mentre esce soddisfatta dalla casa del suo fidanzato. Deve andare a dormire e la madre, che crede sia andata ad una festa, la aspetta per l’una di notte. Manca poco: meglio accelerare il passo. Non ci riesce. E’ troppo presa a pensare a quello che ha fatto stanotte. Lei ed il suo ragazzo hanno fatto l’amore, quello vero, non quella cosa che si fa sulle videocassette che si vedono nelle edicole, tornando da scuola: quello non è fare l’amore, quella é pornografia! Ed è proprio il contenuto di quei nastri che la impauriva. Rabbrividiva soltanto al pensiero di venire usata in quel modo, un oggetto per esaudire le voglie sessuali di un suo eventuale ragazzo. Aveva paura e tutto per colpa di quelle... quelle cose lì, come le chiami tu, che le odi dal profondo perché fanno vedere soltanto la parte materiale di una donna e non la sua anima dolce e bellissima. Anche lei le odiava, e le odia ancora, perché rappresentano le sue paure. Per molto tempo ha rifiutato ogni rapporto con un ragazzo perché li vedeva tutti come dei porci che volevano mettersi con una ragazza solo per una “toccata e fuga”. E, anche se nella maggior parte dei casi aveva ragione, questo le ha impedito di avere qualcuno che le volesse bene e che la amasse. Poi, le sue paure si acquietarono: cominciò a capire che lei era la padrona del suo corpo e che soltanto lei poteva decidere se offrirlo e a chi. Cominciò così ad accettare delle proposte amorose, sicura che i suoi erano soltanto dei timori infondati e che i ragazzi non erano poi tutti così male. Ma dovette ricredersi ancora: tutti, ad eccezione di uno che dovette partire per l’Inghilterra, la lasciavano ogni volta che si rifiutava di andare a letto con loro. Non é difficile capire cosa pensasse degli uomini ed infatti, dopo altri inutili tentativi di valorizzare la «razza umana maschile», si arrese, notando che tutti erano attirati da lei soltanto per quei seni tondi e perfetti che persino tu non puoi fare a meno di notare. Era, insomma, solo un bel bocconcino, non una ragazza con la quale si sarebbe potuto anche parlare… e questo lei non lo sopporta! Si chiedeva come fosse possibile che tutti quelli con cui si metteva la volevano solo per fare… certe cose. Persino quando pensava evitava di dire certi termini, termini che non dovevano esistere, che non accettava! Lei voleva una storia d’amore bella e romantica, come quelle che vedeva nei film, possibilmente senza tutte quelle sofferenze che precedevano il “vissero felici e contenti”. E fu per questa ragione che, nauseata dalla sua comitiva, d’estate se ne trovò una nuova, con tanti altri ragazzi che non erano per nulla come quelli precedenti. Parlavano con lei di tutto e non le facevano i complimenti solo per un vestito provocante che metteva in risalto le sue curve, ma anche per quello che diceva, faceva, per le piccole cose di cui parlava. Loro sì che sapevano come trattare una ragazza! Ed infatti erano tutti fidanzati. «Be’,» diceva alle amiche «non si può aver sempre tutto. Mi basta sapere che ho davanti delle persone intelligenti e poi… chi è che ha detto che non ci può essere amicizia tra un ragazzo ed una ragazza?» Non si può dire che le mancava l’ottimismo, dopotutto “la razza umana maschile” le si era rivalutata sotto gli occhi. Quell’estate, insomma, era stata la migliore di tutte quelle passate precedentemente. Non era mai stata così bene. Poi, come se non bastasse, all’inizio dell’anno scolastico, i genitori le fecero trovare a casa un bel motorino. Loro erano terrorizzati all’idea di vederla sulla strada con un veicolo a due ruote, ma la sua felicità li ricambiò non poco dello sforzo che avevano fatto. L’anno scolastico ricominciò. E la classe era sempre la stessa. E i ragazzi, finché non arrivò un po’ di freddo che portò via gonne corte e body, le sbavavano letteralmente dietro, come al solito. Ce n’era solo uno che non ci aveva mai provato con lei, ma non le importava più di tanto: vista la gente che frequentava, non poteva essere diverso. Ma la cosa che la sconvolse fu che, verso la fine dell’anno, proprio lui le chiese se voleva essere la sua ragazza. Per sua fortuna lei ha un grande autocontrollo, altrimenti se si fosse liberata di quello che aveva dentro, gli avrebbe staccato la testa. «Non ti azzardare più a chiedere una cosa simile! Sai come la penso su quelli come te e ti fai avanti? Sparisci!» Lo odiava! Giura su Dio che era sicura di odiarlo... oppure era soltanto la delusione che il ragazzo che le piaceva veramente era come gli altri? Non voleva pensarci e perciò non lo guardava neanche in faccia e non ci parlava più, ma, invece di ottenere l’effetto che sperava e dimenticarlo, le dispiaceva trattarlo così. Era diventato triste… e non sopportava di vederlo in quel modo. Doveva rimediare: forse non era come pensava, forse la sua richiesta era sincera. Non fece in tempo a chiedergli scusa, che il motorino la tradì e si ritrovò all’ospedale. Niente di grave, ma dovette ugualmente passare due settimane lì dentro. I suoi compagni andavano a trovarla raramente e mai tutti insieme. Solo lui era sempre presente ogni pomeriggio e, pur se aveva trovato un lavoro estivo che lo teneva occupato gran parte della giornata, non mancava mai all’ora delle visite, riuscendo a volte anche a restare oltre l’orario consentito. Era bello parlare con lui: sapeva intrattenere le persone con gran maestria e, al contrario di quello che lei credeva, non era come pensava. Le rivelò che lo faceva solo per non essere giudicato male dagli altri, i quali, al di là di tutto, non erano poi così male. Passò poco tempo dall’uscita dall’ospedale, che si fidanzò con lui. Le giornate che seguirono furono eccezionali. Conoscendo le sue paure ed il suo carattere, lui non osò mai chiederle di fare l’amore. Mai… fino ad una settimana fa. Inutile dire che ne rimase sconvolta. Non ci poteva credere: il suo ragazzo, quello che si era scelta tra tanti, l’unico che era diverso dagli altri, dopo poche settimane che stavano insieme voleva portarsela a letto. Lo stava per lasciare, quando un pomeriggio le telefonò. «Io nun volevo... ehm, non volevo offenderti, davvero.» Le disse «Solo che... be’, ti voglio... ma non solo per fare... certe cose: lasciamolo fare a chi non si vuole veramente bene e a quelli delle videocassette. Io... vedi è un po’ difficile dillo pe’... dirlo per telefono con i miei che girano per casa. Che ne dici di vederci? Non ti preoccupare non farò niente di strano: voglio solo fini’ de... di parlarti.» Silenzio totale. «A che ora?» Chiese la flebile voce di lei. «Anche oggi, verso le…» «No, intendevo Domenica: hai detto che avrai casa libera, no? Mi avevi invitata. A che ora posso venire?» «Guarda che se non te va...» «Io voglio farlo, capisci? Pensavo che tu me lo avessi chiesto solo perché volevi... volevi... be’, mi hai capita... ma ora che mi hai detto così, ho capito che ti avevo frainteso... e poi anche io voglio coronare il mio sogno romantico con una cosa altrettanto romantica, una cosa che tutti e due noi vogliamo fare, senza alcuna forzatura.» Pausa. «Alle sette. Vieni qua alle sette. Ho comprato anche due candele: cucineremo qualcosa e faremo una bella cenetta, proprio come quelle che hai sempre sognato.» E tutto il litigio, se così si può chiamare, finì con questa telefonata. Da quel giorno l’hai seguita e ti sei completamente disinteressato delle altre persone che ti circondavano, tranne quando dovevi nutrirti. Volevi sapere assolutamente come andava a finire, ma l’unica cosa che sei riuscito a vedere di questa serata è stata la romanticissima cena al lume di candela e lui che, dopo averla fatta sedere sul letto, le ha tolto la camicetta. L’unica cosa che, invece, avresti voluto vedere è stato il tuo cereo viso che diventava rosso per la vergogna mentre volgevi lo sguardo altrove, imbarazzato da quella situazione. Sei ancora umano, dopotutto, e questa ne è la conseguenza. Eccola, ora, la ragazzina piena di sogni, ormai diventata una donna, che torna a casa più felice che mai… da sola. Non dovrebbe farlo: è buio ormai da parecchio. Infatti, come volevasi dimostrare, ecco dei bellimbusti che le stanno venendo incontro: non vogliono certo parlare con lei, che, se non stesse pensando a quello che ha appena fatto, avrebbe evitato quella strada. Nessun problema. Pochi minuti dopo lei è a casa e quelli che le stavano andando incontro sono sopra un tetto spiovente, cercando di tenersi saldamente per non diventare purè di carne fresca. E mentre loro cercano di mantenere il più a lungo possibile una forma solida, tu osservi la tenera fanciulla addormentarsi dolcemente. Dopo un rapido esame della sua mente, sai che non hai bisogno di farle sognare qualcosa di bello: lo sta già facendo da sola. Senza fare il minimo rumore ti allontani da lì e poggi a terra quei disgraziati che, ne sei sicuro, non usciranno più dopo il tramonto per un bel po’ di tempo. Eccoti arrivato a casa. La notte sarà ancora lunga e tu la passerai da solo. Stai quasi per uscire di nuovo ad osservare qualche storia interessante e a salvare delle vite, quando decidi invece di andare in un negozio di dischi per prendere un CD. Tornato, cominci a chiederti quello che penserà il proprietario quando vedrà dei soldi sul bancone che lo rimborsano largamente del piccolo furto subito e dei danni che hai involontariamente fatto alla vetrina interna, inciampando su uno sgabello. Trattenendo a stento un sorriso, accendi il tuo stupendo stereo e aspetti che la musica cominci a fluire nella stanza. E questo sarebbe il suo gruppo preferito? Be’, non si può neanche dire che non sia una musica piacevole, anzi è più che orecchiabile. Subito selezioni le canzoni d’amore che lei adora, mettendoti a sedere. Mentre ne ascolti una, guardi verso la finestra e le auguri con tutto il cuore di scoprire veramente nel suo ragazzo “un nuovo Jon Bon Jovi”, come le piace dire.
  16. Qui andrei anche avanti io (sarebbe interessante vedere le reazioni di Aixela), ma non ci sto capendo un granché...
  17. Venus dorme beata, ingnara di tutto quello che le accade intorno. E forse è meglio così. Se aprisse gli occhi vedrebbe lo sguardo di Sheila posato su di lei, uno sguardo che indica come il suo salvataggio sia stata la fine di quello che poteva essere definito un sogno che si stava riproponendo. Ricorda quel rincorrersi tipico dei bimbi innamorati, quello schernire l'altro che non riusciva a prenderla. E poi quegli abbracci dolci e forti e quella sensazione di incontrollabile animalità che la possedeva quando era con lui. Vede ancora con chiarezza i pericoli che hanno affrontato, le persone che hanno visto morire davanti a loro e quelle che hanno salvato. sente ancora il dolore alle gambe di quel carro antisommossa e sente ancora quelle braccia forti e delicate che la trasportavano in ospedale. Si scopre ad accarezzarsi le ginocchia, come per assicurarsi che fossero ancora lì e che non fossero sotto quei cingoli. Ora c'è carne e non più quel metallo che la rendeva ancora meno umana di quello che stava diventando. Già... umana, una cosa che non avrebbe mai voluto diventare. Lei è una killer, una fredda assassina dal cuore di pietra che prova gioia solo nell'uccidere, nel portare a casa un bel gruzzolo e nel ripetere ancora l'operazione finché non avesse deciso di smettere a casua di un proiettile dritto nella sua testa. Ormai in questo mondo di muore solo di cancro o di AIDS. La morte in un letto, con la sola compagnia della vecchiaia non è più comntemplata dalle leggi di quel Dio in cui lei ha smesso di credere da tempo. Ricorda come Paul le dicesse che quelli non eranop i soli due modi di morire. Ve ne era un terzo: morire ammazzati. Ma lei non ci pensava mai, in quanto era lei stessa a mettere in atto questa terza possibilità. E non voleva questo tipo di responsabilità. Un movimento di Venus la distoglie dalla visione dei ricordi. La guarda con un misto di odio e di rabbia, ma sa che grazie a lei il suo Paul ha ricominciato a credere nella favole ed è tornato quello che era sempre stato. Ed ora hanno bisogno di lui, di quel ragazzo che era, di quell'uomo deciso in tutte le cose che faceva. Si gira a guardarlo e lo vede parlottare con Mike. Già... Mike. Un altro tassello della sua vita che non si sa spiegare. Per la prima volta non sente il bisogno di uccidere un poliziotto. Ma soprattutto non sente il bisogno di andarci a letto e basta. Lo vorrebbe per lei ed il pensiero la spaventa. Nessuno deve stare con lei. Lei è maledetta. Non sa amare. E forse non vuole. Alza gli occhi verso il finestrino dell'AV e lo spettacolo che le si presenta davanti la lascia a bocca aperta. Vede macchine in fiamme, sparatorie tra bande, guardie coorporative stese a terra sanguinanti mentre nomadi e booster saccheggiano le loro parti vitali e metalliche per poi rivenderle al migliore offerente. Più in là la polizia tenta di sedare una sommossa di senzatetto, mentre un idrante spruzza acqua bollente sulla folla con il solo risultato di farla inferocire di più. Sarebbe tutto normale, l'ennesimo giorno in una zona povera e di combattimento. Ma sono in una zona corporativa di lusso. Ed in queste zone tutto è controllato dai richci e potenti signori di quei palazzi enormi, gli stessi palazzi che vede per la prima volta nella sua vita completamente spenti e privi di ogni luce e controllo.
  18. Arriva arriva... solo che, potendo connettermi principalmente dal lavoro (ed essendo in un'altra sede a fare altro di più impegnativo), non riesco a scrivere in dettagliato tutto. Non posos mandarvi una cosa non sdettagliata in quanto è "grossa".
  19. Benvenuta anche a nome mio e del Sindacato delle Mantidi Religiose Scomunicate. 8)
  20. Non è tanto lungo (Oddio... forse un pochettino....), ma il fatto è che fino a Mercoledì sera sarò... ehm... come dire... impegnato...
  21. OK, ragazzi... Giovedì avrete il mio MP.
  22. Be', diciamo che qualsiasi cosa facciamo, la cosa che deve capitare capiterà lo stesso (sto tenendo i calcoli dei giorni che stanno passando nella storia).
  23. E' un po' difficile mandare in fumo la... ehm... :-#
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