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Joram Rosebringer

Circolo degli Antichi
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Tutti i contenuti di Joram Rosebringer

  1. Paul guarda la ragazza e vede i suoi occhi furenti diretti proprio verso di lui. Non capisce a cosa è dovuta la sua rabbia. Il suo volto gli è familiare, abituato com'è a registrare ogni incontro che fa. E poi quel volto l'ha visto proprio insieme a quel ragazzo dai capelli biondi. Sì, sono quei due che ha urtato per sbaglio mentre correva alla moto per andare da Sheila. E allora? Solo per un urto lei lo odiava in quel modo? No, doveva esserci qualcos'altro e forse aveva proprio a che fare con le persone uccise dentro il bar, l'ultima operazione del genere della sua vita. Ormai lo aveva deciso. Vorrebbe dire tante cose, ma sa che peggiorerebbe solo la situazione. Avrà perso qualcuno di caro e lui sa il dolore che si può provare. E si sente terribilmente in colpa per quel dolore. «Maledetto bastardo, mi hai distrutto la bicicletta!» Paul la guarda stupito. La bicicletta! Tutto questo astio per una bicicletta? Vorrebbe ridere, ma sa che peggiorerebbe la situazione, quindi si limita a fare il punto della situazione: «Io e la mia amichevole amica siamo braccati. La storia è lunga, ma sappiate che è gente che fa paura, gente che ha il potere di rintracciarvi ovunque e di farvi fuori come e dove vogliono. Questo locale...» Allarga le braccia per indicare tutto quello che ha intorno «Sembra sia stato fatto a pezzi dall'interno, ma non è così. Hanno rubato tutti i chip neurali e le porte sono state sfondate con un colpo preciso ed esperto dall'esterno.» Guarda la ragazza negli occhi, malcelando una lieve paura «Stanno cercando di ucciderci... e chiunque si avvicini a noi rischia la vita.... voi due compresi.» Sheila si avvicina a lui, quasi a volerlo proteggere. Paul le sorride, poi torna con gli occhi sui due. «Mi dispiace per la tua bici, davvero. Come mi dispiace per tutto quello che ho fatto fino ad ora. Non cerco pietà, né giustificazioni. So solo che ora ho finito.» Tende la mano a Veela «Mi spiace... ma farò di tutto per rimediare. Solo che dovete andarvene da qui, prima che vi vedano con noi.» Veela lo guarda titubante, sta per tendere la mano... per attaccare o poer stringerla non si sa. «Interessante storia, signori. Ora che ne dite di mettere tutti le mani in alto e di spiegarmi cosa succede?» Paul guarda verso l'entrata. E' un poliziotto, quello che dirigeva le operazioni al bar. Istintivamente guarda Sheila... e la vede sorridere malignamente.
  2. Non ti preoccupare... comunque Ottimo Post! Ora sta a me... 8)
  3. NO, ikl Faber è Fabrizio Dè André, controlla meglio, visto che in quell'album cantano tutte le sue canzoni (da notare Ligabue con "La guerra di Piero" e il contestatisismo Celentano che si scrodò le parole dlela canzone).
  4. Sheila AVEVA gambe metalliche. Ora le ha normali di carne, seppur clonate.
  5. Esatto... ... faber era il soprannome dato a De André. vedere anche l'album del tributo che si intitola "Faber amico triste".
  6. Per me è Arte anche una cacca di mucca se dà emozioni. Se penso alla passione, io non vedo una reale differenza tra questa e un'emozione… o un groviglio di emozioni. Le emozioni sono… forse… sì… la cacca di mucca sul terreno in cui cresceranno le passioni. Quindi… Che cos’è l’emozione? Cacca di mucca. Che cos’è la passione? Il grano che cresce. Che cos’è la poesia? E' un’emozione o una passione? E' solo grano o porta con sé anche un po’ della cacca di mucca che l’ha concimato? Perché una rosa è più poetica della cacca che ci è voluta a farla venire su bella? Perché il brutto, ma importante si mette da parte per il bello che da quello dipende? Perché Giuda non è importante quanto Gesù? Dopotutto, come diceva il Faber? “Dai diamanti non nasce niente… dal letame nascono i fior…” … un pensiero ed una lacrima per lui…
  7. Allora diciamo che i Linkin Park hanno comunque delle ottime trovate melodiche in qualche canzone (delle quali solo una o due sono uscite come singoli). Il resto è abbastanza simile, con la stessa forma ripetuta in più tracce. Ma ogni tanto hanno veramente qualcosa in più. A mio parere dobbiamo solo aspettare che crescano un po', visto che comunque già dal primo album al secondo le differenze si sentono notevolmente... ed in meglio.
  8. Infatti è per questo che ti ho detto se eri pronto a rabbrividire...
  9. Pronto a rabbrividire? Li hanno definiti anche Cross Over!
  10. Ovvio... Bella lì! E' un piacere parlare con persone come te. 8)
  11. Certo! Non dico che sia per tutti così. So anche io che un assolo di John Petrucci è "migliore" (se mi si passa il termine) del più bell'assolo di Richie Sambora. Ma, mentre i Dream Theater mi piacciono e adoro ascoltarli, nei Bon Jovi mi ci immergo proprio, pur ammettendo che tecnicamente non hanno nulla dei primi. Ma mi fanno emozionare e li sento miei, così come Baglioni, Bryan Adams, Antonacci e gli U2 (che sono i primi nella mia classifica personale). Questi cinque mi danno emozioni forti, uniche, e sono legati a momenti particolari della mia vita. In poche parole sono parte di me, del mio stile di vita, del mio carattere.
  12. Non voglio fare una discussione sulla musica, ma per me la musica è qualcosa che deve provocare emozioni, come l'arte in generale. Se fatta bene, tanto meglio. Ma io per esempio mi sono scoperto a lacrimare al primo ritornello di "Una storia che vale" della Pausini, della quale NON ho un solo CD o disco o cassetta perché non rientra tra i miei gusti. Ma in quel periodo mi ha emozionato, come ora sento mia "Numb" dei Linkin Park.
  13. Il fatto è che a me la musica piace tutta, quindi ho apprezzato anche questi. Basta che non mi date musica d discoteca o latino americana ed io ascolto tutto.
  14. Ecco... è successo di nuovo... sono arrossito...
  15. Ah... Ok... Io all'inizio li detestavo, ma poi sono stato attratto dai testi (e dal fatto che comunque mio fratello li sente in una maniera che definire assidua è poco ) e li ho apprezzati. Non sono un loro fan, ma li ascolto volentieri.
  16. Vaoci di corridoio (ovvero mio cugino) dicono che ci sarà quest'anno una data (forse anche più di una) in Italia dei Linkin Park. 8) Inoltre è prevista per Novembre sia l'uscita del nuovo album degli U2 che del mega cofanetto dei Bon Jovi per festeggiare i loro 20 anni di carriera.
  17. Rappresenta Osiride, il padre di Horus.
  18. Trebor sistemò un altro ceppo sul fuoco. Gli scoppiettii della legna pervadevano l'aria insieme al caldo e rassicurante torpore delle fiamme. Prese i tre conigli che aveva ucciso e li infilzò con dei bastoni che aveva appuntito per bene pochi minuti prima. Li mise uno accanto all'altro sulle fiamme, girandoli lentamente. «Stasera mangeremo bene.» Disse, sorridendo a Lirian. Lei gli rispose con un sorriso, rapita dai muscoli dell'uomo davanti a lei, mentre, seduta in un angolo semibuio della grotta con le ginocchia piegate al petto, lo fissava cercando di non farsi vedere. E intanto lanciava degli sguardi verso l'entrata celata dai rami. E sospirò nel pensare che Aixela era uscita da lì pochi minuti fa, nonostante le insistenze del suo compagno. Sembrava molto decisa, forse arrabbiata. Ricorda che voleva portarla con lei, ma che Trebor si oppose perché lì fuori era pericoloso. Ed allora se ne uscì di corsa, il passo furente. Ricordò quegli occhi così belli diventare quasi luminosi. Le sembrava impossibile, eppura avrebbe giurato di aver visto un riflesso viola in essi. Aixela procedeva con la spada in mano lungo il bosco. Doveva tornare alla taverna in rovina per prendere delle coperte per Lirian. Non ci aveva pensato la prima volta che l'avevano incontrata. E questo non era da lei. Cosa le stava succedendo? Scosse la testa e avanzò nella notte. La sola luna le indicava la strada. Sorrise nel vedere che non vi erano nuvole e che quindi avrebbe avuto la luce che le serviva per tutto il tragitto. Anche se forse avrebbe potuto vedere anche al buio, visto che lo aveva fatto il quel villaggio sotto una cappa di oscurità magica. Chissà. Ma non era tempo per esperimenti. Affrettò il passo e giunse in vista del vecchio edificio abbandonato. Di nuovo un tuffo al cuore nel vederlo come era una volta, risuonante del chiacchericcio delle persone e dello scricchiolio dei carri. Come quel vociare che stava sentendo in quel momento. Mise a fuoco e vide delle torce entrare nella locanda, parlando un linguaggio che lei indentificò subito come quello dei Predoni. Nascosta dietro ad un albero, cercò di contare quanti erano ed arrivò alla conclusione che ce ne dovevano essere solo tre. Avevano trovato i corpi dei compagni e stavano giurando vendetta, oltre ad urlare il disappunto nel notare che avevano trafugato delle cose. Impugnò la spada e si incammina silenziosamente verso di loro. Finché... ... una voce... una stretta al collo... grida di aiuto... un pugnale... un braccio muscoloso e sangue... sangue... elettricità... tanta... troppa... dolore... dolore... dolore! Aixela cadde in terra, in ginocchio. Vide una luce irradiarsi da lei, dalle sue spalle. Sotto la camicia i tatuaggi splendevano. Li poteva vedere chiaramente. Basta! Non ce la faceva più! Perché le stavano succedendo queste cose? Perché? E quei predoni... quei maledetti predoni a rubare le coperte che doveva prendere per Lirian... per la sua Lirian. Maledetti. Maledetti. Maledetti! Istintivamente puntò la spada verso la casa. Sentì calore, un calore intenso quasi insopportabile, ma piacevole. Le scorreva in tutto il corpo, la faceva sentire meglio, più forte, più in forma... ... viva! Poi una palla di fuoco si diresse verso la casa. Uno schianto di assi spezzate ed il mondo davanti a lei esplose in mille schegge di legno infiammate, unite alle urla di dolore e di agonia dei predoni che bruciavano uscendo di corsa dalla casa. Si rialzò, il corpo che la comandava. Tagliò la testa al primo predone, al secondo, al terzo. Ne vide arrivare altri. Una decina. Un sorriso si disegnò sul suo volto... poi fu tutto buio. Aixela riaprì gli occhi. C'era il sole. Le sue narici percepirono un acre odore di bruciato. Alzò la testa e vide la locanda completamente annerita e distrutta, circondata dai corpi di decine e decine di predoni, molti dei quali con la testa mozzata, mentre altri erano stati dilaniati dall'acciaio. Un movimento attirò la sua attenzione. Si alzò in piedi e vede Trebor inginocchiato di spalle, proprio davanti a sé. Lo sentiva singhiozzare. Non capendo il motivo si avvicinò, spada alla mano. Lui la sentì e si girò, scattando in piedi e sfoderando la sua arma, allontanandosi da lei. «Trebor... ma che...?» «Stai lontana! Cosa sei diventata? Cosa?» Le urlò contro lui. Solo allora lei vide il corpo di Lirian in terra, una ferita sanguinante sul fianco, i giovani occhi che la fissavano impauriti. Solo allora capì. «Sono... sono stata io?» «Eravamo venuti a vedere perché non tornavi e sentivamo i predoni attaccare... e ti abbiamo trovata qui... a fare una strage.» Trebor abbassò l'arma, restando guardingo «Li hai massacrati tutti. Tutti. E...» Singhiozza «Hai colpito lei che ti si era avvicinata, una volta che era finito tutto.» Le mostrò una ferita sulla sua fronte «E poi hai colpito me con l'elsa... credo.» Le si avvicinò di un passo «Cosa ti succede? Cosa sei diventata?» Aixela lo guardò inorridita di se stessa, poi cadde in ginocchio, piangendo.
  19. Paul impreca tra sé. Che stupido è stato! Dietro il bancone non hanno tempo per capire la natura di chi si sta avvicinando. Hanno proprio l'entrata davanti a loro e quindi, chiunque entri ci metterà poco per arrivare dietro il bancone. Ed in un vicolo stretto come quello, i colpi di pistola non avrebbero attirato nessuno. Si alza in piedi di scatto, andando nel laboratorio. Sheila lo segue, gli occhi fissi sulla porta e le orecchie pronte a percepire ogni cosa. Sente anche lei i passi. E sente anche le voci. Una ragazza ed un ragazzo. «Seguimi, siamo quasi arirvati.» Dice la voce femminile. Si avvicina a Paul e gli riferisce la frase. «Stanno venendo proprio qui, allora.» Commenta lui. «E quel colpo di pistola che ho sentito doveva essere provocato da loro.» «Colpo di pistola?» «Già... scusami, ma a volte dimentico i limiti umani.» Gli sorride. Paul accenna una lieve sorriso poi si mette a frugare tra qullo che rimane dei tavolini in ferro e le sedie. Deve essere qui! Me lo aveva sempre detto. «Tu dai un'occhiata fuori.» Dice a Sheila, pur sapendo che non ve ne è bisogno. La vede affacciarsi dal laboratorio, lo sguardo fisso sulla porta d'entrata nascosta dietro l'angolo. Una volta il laboratorio era ben nascosto. Ora la porta sfondata lo rende solo un'altra stanza del locale. Basta girare dietro il bancone, seguire per due metri un piccolo corridoio che va al bagno e ci si trova al porta sfondata sulla destra. Ma Paul sa tutto questo. Lui sta cercando un'altra porta, la famosa "capsula", come la chiamava Remy, indicando le scialuppe di salvataggio delle Spaceboat. Il congegno doveva essere da quelle parti. Era ben nascosto, ovvio. E Remy non glielo aveva mai mostrato, dandogli solo qualche indicazione generale. «Ma tu non puoi damri uan mano? Contatta remy, no?» Dice Paul, rovistando agitato tra i rifiuti. Non vuole morire. «Non lo ricevo più. Non sono più collegata a lui. Mi spiace.» Lui sbuffa e riprende a rovistare... «Ma che cazzo è succeso qui?» E' la voce di una ragazza. Paul si gira e vede l'espressione di Sheila, capendo tutto prima che lei gleilo dicesse: «Sono entrati.»
  20. Oggi sembra che ho poco da fare al lavoro (grattatina scaramantica ), quindi sia qui che in Cyberpunk mi inventerò qualcosa.
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