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La solita festa. Il solito ringraziamento ad una dea che serve come scusa e riparo per le azioni di semplici uomini e ragazzi che danno la vita per far proliferare il villaggio. Appoggiata al muro della taverna, Aixela sorride ironicamente osservando i festeggiamenti. Ma non può fare a meno di sentire quella stretta che significa felicità. Pur se le ragioni della festa sono deprecabili, resta pur sempre un momento di allegria per tutti. Non ricorda più da quanto tempo non vedeva dei bambini sorridere e della madri abbracciarli senza il timore di una razzia o di qualche catastrofe. Chissà se davvero c'è una Nehem da qualche parte a ridere di questa gioia. E chissà se la gioia che sta dando è gratuita o solo un preludio ad una più oscura maledizione. Come quella volta che stava entrando nell'ordine dei Cavalieri di Jamalièl. Non era la prima ragazza a fare una cosa del genere e non sarebbe stata l'ultima. Ma lei aveva una differenza. Una sola. La stessa differenza che ora l'ha resa una reietta, una fuggiasca... l'assassina di uno dei Cavalieri Anziani di Jamalièl. Era leggittima difesa. Il fabbro per il quale lavorarava e davanti al quale era successo il fattaccio l'aveva vista. Era stata attaccata per la sua diversità proprio dal cavaliere che rimase infilzato dalla stessa spada che lei aveva fabbricato per lui. Ma la mano che la teneva era quella di lei, una mano tremante, agitata, ma sicura come sempre quando impugnava una spada. Guarda sul suo fianco e nota la stessa spada che l'aveva resa fuggiasca riposare nel fodero. La osserva e si chiede se sia in attesa di spillare altro sangue o se stia riposando, stanca di imbeversi di liquido vitale. «Hai il fumo che ti esce dalle orecchie.» Aixela sussulta e si gira di scatto, la mano sull'elsa. «Ehi... calma... sei tesa come una corda!» La voce alza leggermente le mani con un sorriso. Poi, quando la vede togliere la mano dalla spada, le si avvicina abbracciandola: «Bella festa, vero?» Lei si abbandona tra le sue braccia: «Già... anche troppo.» «Riecco la mia pessimista. Quando le cose vanno troppo bene ha paura. Che ne dici di concedere una tregua ai tuoi pensieri?» Aixela si stacca dall'abbraccio e lo guarda, sorridendo: «Se non fossi... "diversa"... be', avresti già in mente come farmi passare i pensieri per un po', vero?» Gli strizza l'occhio sorridendo. «Be', non è un segreto che mi piaci. Purtroppo tu hai i miei stessi gusti in fatto sessuale, quindi... pazienza. Spero solo di non averti come rivale in amore.» Le sorride. Lei gli dà le spalle, poi si appggia con esse a lui, che la sorregge, cingendola con le braccia. «Parola di Trebor... ti proteggerò fino alla fine di tutto!» «Lo so... lo so...» Sorride. E' una bellissima giornata.
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dimmi che musica ascolti e ti dirò chi sei
Joram Rosebringer ha risposto alla discussione di PanuZ in Cinema, TV e musica
La vedo anche io... Ok... Ichil... manteniamo la nostra relazione solo sul lato "professionale"... (e basta OT ) -
dimmi che musica ascolti e ti dirò chi sei
Joram Rosebringer ha risposto alla discussione di PanuZ in Cinema, TV e musica
Ichil... potrei innamorarmi di te, lo sai? -
dimmi che musica ascolti e ti dirò chi sei
Joram Rosebringer ha risposto alla discussione di PanuZ in Cinema, TV e musica
Lo soc he non ha nulla a che fare con i mostri sacri che state citando e che molti di voi storceranno il naso e magari mi vorrebbero tanto occidere... ma... ... Venerdì esce alle radio il nuovo singolo di Biagio Antonacci!!!!!! Finalmente un nuovo album dopo quello di Novembre del 2001... "troppo tempo senza mai sentire mai, lo stomaco che chiude e che non chiede nulla a parte te"... E, altre 2 cose che faranno inorridire molti di voi: 1- Tra 9 giorni andrò ai due concerti di Claudio Baglioni! 2- Ho acquistato il nuovo DVD dei Bon Jovi con il concerto acustico... ed è spettacolare! -
dimmi che musica ascolti e ti dirò chi sei
Joram Rosebringer ha risposto alla discussione di PanuZ in Cinema, TV e musica
Non me la prendo assolutamente. Anzi sono il primo a dire che ognuno sente una cosa diversa nella musica e nei suoi diversi modi di essere. Io ascolto ogni tipo di musica e mi piacciono tutti, tranne la latino-americana e quella da discoteca. Ed anche io ho le mie preferenze, tra le cui spunta anche Baglioni. Ma ascolto U2, Dream Theater, Verdena, Nirvana, Blackmore's Night, Bon Jovi, Nickelback... e tanti tantissimi altri. Quello che intendevo io era proprio quello che dici tu: non si può dire che uno fa schifo e basta. Può piacere o non piacere. -
dimmi che musica ascolti e ti dirò chi sei
Joram Rosebringer ha risposto alla discussione di PanuZ in Cinema, TV e musica
Be', ragazzi, i gusti sono gusti, ma non potete dire che Baglioni abbia una brutta voce o che faccia musica banale, perlomeno non il Baglioni da Strada Facendo in poi, passati i momenti iniziali del "Piccolo grande amore" e "amore bello" che lo hanno reso famoso e famigerato. La sua voce raggiunge vertici impensabili (anche se non vi piace la sua musica, provate a sentire che cosa crea con la voce in "Tamburi lontani") e la sua tecnica di canto è quasi impareggiabile. Inoltre... provate a suonare una sua canzone, ma di quelle vere e non quelle classiche tipo le due che ho detto sopra. Vi assicuro che sono complicatissime. Ma, come al solito, "de gustibus..." Vi chiedo solo di non condannare uno solo perché fa canzoni d'amore (ma non solo, benché pochi lo credano) e perché ha successo da più di 30 anni. -
dimmi che musica ascolti e ti dirò chi sei
Joram Rosebringer ha risposto alla discussione di PanuZ in Cinema, TV e musica
Baglioni purtroppo ha l'immagine di quellom che canta "Piccolo grande amore" e "amore bello". Ma ne ha fatte tante di canzoni e ti assicuro che sono poesia. E questo è solo un esempio minimo... saranno stati scogli di carbone dolce dentro il ferro liquefatto di una luna che squagliò un suo quarto come un brivido mulatto o un bianco volar via di cuori pescatori acqua secca di un bel cielo astratto chissà se c'erano satelliti o comete in un'alba senza rughe larghe nuvole di muffa e olio appaiate come acciughe o una vertigine di spiccioli di pesci nella luce nera di lattughe e io dal mare venni e amare mi stremò perché infiammare il mare non si può aveva forse nervi e fruste di uragani scure anime profonde tra le vertebre di vetro e schiuma urla di leoni le onde o tende di merletto chiuse su farine corpi caldi di sirene bionde forse era morto senza vento nei polmoni graffio di cemento bruno barche stelle insonni a ramazzare nelle stanze di Nettuno o turbini di sabbia tra le dune calve sulle orme perse da qualcuno e io dal mare ho il sangue e amaro rimarrò perché calmare il mare non si può i miei si amarono laggiù in un agosto e un altro sole si annegò lingue di fuoco e uve fragole quando il giorno cammina ancora sulle tegole del cielo e sembra non sedersi mai. e innanzi al mare ad ansimare sto perché domare il mare non si può e come pietra annerirò a consumare a catramare a tracimare a fiumare a schiumare a chiamare quel mare che fu madre e che non so -
dimmi che musica ascolti e ti dirò chi sei
Joram Rosebringer ha risposto alla discussione di PanuZ in Cinema, TV e musica
Nulla vieta quello che hai appena detto. Il fato è che, come dice il grande Jack Folla, "gli italiani non amano i grandi italiani"... e purtroppo Baglioni e Zero, pur essendo molto più profondi di quello che tutti si aspettano, non hanno i riconoscimenti che dovrebbero avere. -
dimmi che musica ascolti e ti dirò chi sei
Joram Rosebringer ha risposto alla discussione di PanuZ in Cinema, TV e musica
Be'... ci stiamo scordando di Pino Daniele. -
dimmi che musica ascolti e ti dirò chi sei
Joram Rosebringer ha risposto alla discussione di PanuZ in Cinema, TV e musica
Davvero! Sul suo primo album, "it.pop", c'è una canzone totalmente strumentale che si chiama "Tre chitarre", ovvero una musica fatta con questa tecnica che fa in modo che sembrino tre chitarre a suonare... ... da urlo! -
Dragonlance
Joram Rosebringer ha risposto alla discussione di Joram Rosebringer in Ambientazioni e Avventure
No... -
dimmi che musica ascolti e ti dirò chi sei
Joram Rosebringer ha risposto alla discussione di PanuZ in Cinema, TV e musica
Verissimo! In effetti credo che sia uno dei pochi che dica in musica quello che la canzone dice a parole. Una volta senttti un'intervista a Piero Pelù e lui diceva che distingueva la canzoni dalle non-canzoni: le prime sono quelle in cui la musica corrisponde al testo ed al messaggio; le seconde solo quelle in cui la musica non c'entra nulla o poco con il testo. E nominava Bryan May ed i Queen come uno dei più grandi esempi di compositori ed esecutori di canzoni. -
dimmi che musica ascolti e ti dirò chi sei
Joram Rosebringer ha risposto alla discussione di PanuZ in Cinema, TV e musica
Comunque, scherzi a parte... ammetto che i gusti non si discutono, ma posso anche affermare di aver visto tante persone che la pensavano come te che, dopo avegli fatto ascoltare delle loro canzoni meno famose ma a mio parer più belle di quelle più pubblicizzate, hanno cambiato idea. Non sono diventati dei fans scatenati, ma almeno non li disprezzano più. Baglioni per esempio ha dei testi e delle musiche che non sono per niente banali, così come certe canzoni di Renato. -
dimmi che musica ascolti e ti dirò chi sei
Joram Rosebringer ha risposto alla discussione di PanuZ in Cinema, TV e musica
Ragazzi... e che dire dell'ultima traccia del 3° CD di "Metropolis 2000, Scenes from New York" dei Dream Theater? 25 minuti di godimento puro! 8) Con Petrucci che improvvisa anche la sigla dei Simpson alla chitarra elettrica. -
dnd 3e Due risate con D&D
Joram Rosebringer ha risposto alla discussione di dyrn in Dungeons & Dragons
"Scuola di polizia"? -
dimmi che musica ascolti e ti dirò chi sei
Joram Rosebringer ha risposto alla discussione di PanuZ in Cinema, TV e musica
Io la musica la ascolto tutta. Mi piace proprio la musica in sé, senza nessuna eccezione di sorta, se non per la musica da discoteca e quella latino americana (non so perché ma non riesco proprio ad ascoltarle). Le mie preferenze sono dettate più che altro da quello che hanno significato quei gruppi e/o quesi cantanti per me. -
dimmi che musica ascolti e ti dirò chi sei
Joram Rosebringer ha risposto alla discussione di PanuZ in Cinema, TV e musica
Be', ragazzi... ho ascoltato proprio ieri, dopo una massiccia dose di Ligabue e di Bon Jovi, i NickelBack... e mi sono esaltato! 8) -
dimmi che musica ascolti e ti dirò chi sei
Joram Rosebringer ha risposto alla discussione di PanuZ in Cinema, TV e musica
Recensione di These Days, Bon Jovi Uscito tre anni dopo "Keep the faith", che diede una sferzata musicale al rock dei Bon Jovi verso sonorità più melodiche (Jon stesso ha ammesso che è il loro "Sgt. Pepper"), ed un anno dopo "Cross Road", la raccolta di successi che li portò di nuovo in giro per il mondo, è un album che abbandona quasi totalmente il rock più duro, proseguendo verso quella linea melodica ancora di più accennata con i singoli "Always" e "Someday I'll be Saturday night" presenti nel già citato "Best Of". E' un album passato ai raggi X. Ogni nota è messa al posto giusto, frutto di uno studio melodico non indifferente. Le capacità chitarristiche di Richie Sambora vengono fuori in tutta la loro potenza (come se fosse necessario dopo il grandioso assolo di quell'epopea melodica che è "Dry County", contenuta nell'album "Keep the faith"), sia in assoli di rock duro che negli accompagnamenti arpeggiati e più propriamente melodici. Le tastiere di David Bryan eseguono accompagnamenti invisibili, impercettibili all'orecchio, ma senza i quali la canzone perderebbe gran parte della sua melodia. La batteria di Tico Torres viene picchiata selvaggiamente per poi essere accarezzata, con una sonorità molto dura e secca ed un uso maggiore dei rullanti che crea un bell'effetto introduttivo e di attesa. E anche il buon Hugh McDonald, al suo esordio con la band dopo l'abbandono del bassista ufficiale Alec John Such, se la cava non male, pur ottenendo un basso "scolastico", senza picchi solisti come invece fece il suo predecessore, per esempio nell'introduzione alla track title "Keep the faith". Ma ciò che più impressiona è Jon Bon Jovi, leader indiscusso della band, la cui voce raggiunge intensità notevoli, passando da tonalità basse e carezzevoli, pur se in molti casi accusatorie e rassegnate, ad altre assolutamente alte, urlando rabbia, frustrazione, amore e tutto quello che un cuore può urlare, arrivando a livelli incredibili e ad acuti veramente imponenti. Ed ogni canzone, pur se all'apparenza banale, nasconde un significato più profondo, tanto che questo credo sia l'album più personale di tutta la produzione dei Bon Jovi. «Ok... ready?» «Just about...» «Let's go!» 1- Hey God Arrabbiatissima canzone sul mondo attuale, sul dolore che lo pervade. Un appello a Dio per chiedergli "cosa diavolo sta succedendo" e che "sta diventando sempre più duro andare avanti". Il rock è duro, ricercato, ma arrabbiato. La voce di Jon è sprezzante, accusatoria durante tutta la canzone per poi urlare a Dio i suoi quesiti e la sua frustrazione ("I know how busy you must be... but hey hey hey... hey God... do you ever think about me?") ("So quanto devi essere impegnato... ma ehi ehi ehi... ehi Dio... ci pensi mai a me?"). Poi... l'assolo... e la calma. Jon descrive "a dying man too proud to beg spit on his own grave" ("un uomo morente troppo orgoglioso per mendicare sputare sulla sua tomba" oppure "un uomo morente troppo orgoglioso per mendicare uno sputo sulla sua tomba"): la sua voce è bassa, triste, ma risonante di un tono di accusa ("Was he too long to save? Did you even know his name? Are you the one to blame?") ("Era troppo andato per essere salvato? Conoscevi almeno il suo nome? Sei tu quello da incolpare?")... per poi ("I've got something to say") ("Ho qualcosa da dire") tornare ad urlare nel ritornello tutta la sua rabbia e la sua disperazione per un mondo lasciato a sé stesso da un Dio che non si sa se pensi più a noi. 2- Something for the pain Canzone d'amore dal ritmo molto allegro. La chitarra di Richie Sambora di lascia andare ad un assolo con arpeggi molto decisi e melodici e la sua voce molto blues esegue un pezzo da solista subito dopo il suddetto assolo, mentre Jon esegue il controcanto. Il tema della canzone è il volere una persona accanto per i momenti di dolore, come una medicina. Qui Jon interpreta la parte di un ragazzo al quale la felicità non gli è mai stata amica che ha provato ad aprire il suo cuore "ma tutto quello che ha fatto è stato sanguinare". Ma chiede aiuto ad una persona (amico? Parente? Amante?) per cacciare via il dolore, rendendosi conto quanto sia difficile farlo da solo e non avendo la forza per farlo (tema ricorrente nell'album il perdere o non avere niente a cui appoggiarsi se non noi stessi). Ma tutto questo viene affrontato con il cuore gioioso di chi sa che riceverà quell'aiuto che sta chiedendo, sicuro dell'appoggio che riceverà. Ed in questa chiave di lettura la canzone suona tutta come il parlare a cuore aperto ad una persona cara che ci aiuta e della gratitudine che abbiamo verso di essa. 3- This ain't a love song Ballad romantica, lanciata come primo singolo dell'album, ha le sonorità volutamente simili ad "Always", il singolo inedito della loro raccolta di successi, come per voler dire al pubblico "ehi, siamo tornati e abbiamo intenzione di continuare in questa direzione". Le parole sono dolci, tristi, come in ogni ballad che si rispetti, ma nasconde una tematica ricorrente molte volte quando finisce una relazione: lo scordarsi tutto quello che c'è stato nel mezzo. Ed è per questo che Jon canta, con una tonalità rassegnata, "if the love that I've got for you is gone... if the rivers I cried ain't that long... then I'm wrong... yeah I'm wrong... this ain't a love song" ("se l'amore che ho provato per te se n'è andato... se i fiumi che ho pianto non sono così lunghi... allora ho sbagliato... sì ho sbagliato... questa non è una canzone d'amore"). E per tutte le parti tra i ritornelli Jon non fa altro che descrivere quei momenti che evidentemente la sua lei non ricorda o non vuole ricordare, ammettendo anche le sue colpe ("but only fools are know-it-alls... and I play that fool for you") ("ma solo gli stupidi sono dei so-tutto-io... ed io ho recitato la parte di quello stupido per te") e costatando con voce disperata che "now it's so sad that whatever we had ain't worth saving" ("adesso è così triste che qualunque cosa avevamo non vale la pena salvarla"). E finisce dissolvendosi nei lamenti di Jon.... 4- These Days A mio parere la migliore dell'album! Da un crescendo di piano, a cui si unisce la chitarra arpeggiata con malinconia da Richie Sambora, inizia una descrizione cittadina vista con gli occhi di Jon che stava "walking around, just a face in the crowd, trying to keep myself out of the rain" ("camminando in giro, solo un volto tra la folla, cercando di ripararmi dalla pioggia"), vedendo "a vagabond king wear a styrofoam crown... wondered if I might end up the same" ("un re vagabondo indossare una corona di polistirolo... mi sono chiesto se avessi fatto la stessa fine"). E, dopo aver visto che "there's a man out on the corner, singing old songs about change" ("c'è un uomo dietro l'angolo, che canta vecchie canzoni sul cambiamento"), fa una costatazione: "everybody got their cross to bare, these days" (tutti hanno la loro croce da portare in questi giorni"). E la canzone continua, aumentando gli strumenti, con la stessa tonalità alta della voce a descrivere il mondo intorno, come durante una passeggiata. E le cose che si vedono fanno pensare che "these days the stars seem out of reach... these days there ain't a ladder on these streets... these days are fast, nothing lasts in this graceless age... even innocence has caught the midnight train" ("in questi giorni le stelle sembrano fuori portata... in questi giorni non c'è una scala in queste strade... questi giorni sono veloci, nulla rimane in quest'epoca sgraziata... persino l'innocenza ha preso il treno di mezzanotte"), anche se alla fine quel "there ain't anybody left but but us these days" ("non c'è rimasto nient'altro se non noi in questi giorni"), pur sembrando una rassegnazione, suona alla fine della canzone come uno slancio di ottimismo, affermando che noi abbiamo il potere di poter uscire indenni da questi giorni aiutandoci tutti insieme. E tale teoria sembra essere confermata nel ritornello finale modificato per dire che "these days are fast, nothing lasts... there ain't no time to waste... there ain't anybody left to take the blame... there ain't anybody left but but us these days" ("questi giorni sono veloci, niente rimane... non c'è tempo a perdere... non c'è rimasto nessuno che si prenda la colpa... non c'è rimasto nessuno se non noi in questi giorni"). Ovvero non perdiamo tempo e non diamo colpe a destra e a sinistra, ma pensiamo a noi e ad uscire indenni da questi giorni. 5- Lie to me Un momento difficile di una coppia ed il totale annullamento nell'altra persona, tanto da dirle "if you don't love me, lie to me 'cause baby you're the one thing I believe" ("se non mi ami mentimi perché piccola sei l'unica cosa in cui credo"). E' una canzone molto dolce ma che alla fine denota un male che affligge molte coppie, ovvero il totale annullamento di una delle due parti, disposta a tutto pu di stare insieme all'altro. La canzone sembra quasi una dichiarazione d'amore disperata, una prima volta per due ragazzi che si innamorano e le parole di lui che cerca di mettersi insieme a lei. Ma poi arriva quella frase che tradisce tutto: "I ain't too proud of all the struggles and the hard times we've been through" ("non sono troppo orgoglioso di tutti gli struggimenti ed i tempi duri per i quali siamo passati"). Allora la storia è iniziata! Non è un inizio: è una continuazione, un rafforzamento... un non perdere l'altro perché è troppo importante, così importante da diventare l'unica cosa in cui si può credere e che quindi ci può dire tutto, anche mentire perché noi gli crederemmo. Anzi, gli chiediamo noi di mentire, succubi come siamo del suo potere. E' quindi un annullarsi nell'altro, ma non visto in senso positivo: è visto come la necessità di chi non ha niente ed il conseguente e consapevole potere dell'altro che ne approfitta. Fa pensare... 6- Damned Canzone funkeggiante e allegra. Lui e lei sono amanti ma hanno già rispettive storie stabili. La canzone ha un ritmo frenetico, come se dovesse succedere qualcosa ("a door slams like a shotgun, you jump up to your feet... but it's just the wind blowing through the secrets that we keep") ("una porta sbatte come un colpo di fucile, tu salti in piedi... ma è solo il vento che sta soffiando sui segreti che abbiamo"), ma l'unica cosa che risalta è l'urlo di Jon che dice di essere "Damned if you love me, Damned if you don't... it's getting harder holding on, but I can't let you go... Damned if you don't need me, Damned if you do... God, I wish it wasn't me standing in these shoes" ("Dannato se mi ami, dannato se non lo fai... sta diventando sempre più difficle tenere duro, ma non riesco a lasciarti andare... dannato se hai bisogno di me, dannato se non ne hai... Dio vorrei che ci fosse qualcun altro al mio posto"). Ed infatti tutta la canzone parla di un tradimento carnale che però lui vorrebbe fosse anche più sentimentale, ma allo stesso tempo no perché ha già una relazione. Ha paura di innamorarsi della sua amante per non rovinare la sua relazione, ma da un lato lo vorrebbe. La vorrebbe anima e corpo, ma è indeciso anche se alla fine le dice: "Don't worry I ain't gonna call you or hear you say my name... and if you see me on the street, don't wave just walk away... Our lives are getting twisted, let's keep our stories straight... The more that I resist it, my temptation turns to fate" (Non preoccuparti non ti chiamerò né mi udirai dire il tuo nome... e s emi vedi nelle strade, non titubare ma semplicemente gira i tacchi... Le nostre vite sono diventate intrecciate, lasciamo filare dritte le nostre storie... Più resisto e più la mia tentazione diventa destino"). 7- My guitar lies bleeding in my arms La canzone più cupa e disperata dell'intero album, ad eccezione della seguente "(It's hard) letting you go", dalla quale comunque si distingue per la varietà e la profondità dei temi trattati. E' il brano più autobiografico e profondo dell'album e forse di tutte le opere di Jon, ad eccezione forse di "Dry County", dell'album "Keep the faith". Se dalla power ballad "Wanted dead or alive" del 1986 traspariva un ritratto intenso e verissimo della vita di strada degli artisti, girovaghi come dei cowboy moderni su cavalli d'acciaio, con una sfida da affrontare in ogni città in cui si fermavano per pochi giorni (a volte ore), da questa canzone traspare invece il rovescio della medaglia: come ci si sente quando non si ha nulla da scrivere? Come si sta con tante parole nella testa e la mano incapace di tradurle su foglio? Ed è così che nasce questa canzone. La chitarra e basso si fondono, quasi a creare un'atmosfera tipica di quei film di desolazione interiore degli anni '50, dando inizio alla canzone. La voce di Jon è bassa, triste e malinconica, tipica di un uomo che ha perso. A volte sussurra, a volte sospira. E' una sofferenza, un triste morire "notte dopo notte dopo notte dopo notte", come nel verso finale di "Dry County", a cui la canzone sembra volersi riallacciare soprattutto nel verso "each day you know you're dying from the cradle to the grave... i get so numb sometimes that I can't feel the pain" ("ogni giorno sai che stia morendo dalla culla alla tomba... mi sento così confuso a volte che non riesco a sentire il dolore"). La canzone sembra dedicata ad una persona che se n'è andata, ma è chiaro che essa altro non è che l'ispirazione, la quale ha abbandonato il cantante ("Life is feeling kind of strange since you went away... I sing this song to you wherever you are... as my guitar lies bleeding in my arms") ("La vita è diventata un po' strana da quando te ne sei andata... ti canto questa canzone ovunque tu sia... mentre la mia chitarra giace sanguinando tra le mie braccia"). Ma il tutto non si riduce ad un solo pianto per la perdita della creatività e della conseguente impossibilità di scrivere qualcosa, ma dà un affresco del mondo molto malinconico, riallacciandosi ai temi di "These days", ma visti stavolta in tema molto malinconico e senza quella speranza e allegria che pervadeva l'altra canzone ("Life is feeling kind of strange, it's strange enough these days") ("La vita è diventata un po' strana, è abbastanza strana in questi giorni"): se prima in "These days" era solo Roma che stava bruciando ("I know Rome's still burning") ("So che Roma sta ancora bruciando"), ora diventa il mondo intero a farlo ("Outside the world is burning, man it's so hard to believe") ("Fuori il mondo sta bruciando, amico è così difficile credere"). E tutto questo è raccontato da Jon con la sua voce più cupa e bassa, che rasenta la disperazione, la rassegnazione, il vedere che anche un cantante come lui non può fare nulla per cambiare il mondo, che le sue canzoni non servono. Quindi... perché scrivere? E soprattutto cosa scrivere? Un assolo duro sembra spezzare queste considerazioni, per poi rilassarsi con un arpeggiato morbido che sembra indicare rilassamento e pace oppure rassegnazione: per quale motivo scrivere? Jon non lo sa ("Staring at the paper, I don't know what to write... I'll have my last cigarette... well, turn out the lights... Maybe tomorrow I'll feel a different way... but here is my delusion, I don't know what to say") ("Fissando la carta, non so cosa scrivere... mi fumerò la mia ultima sigaretta... be', spegnamo le luci... Forse domani mi sentirò in maniera diversa... ma qui nella mia delusione non so cosa dire") e la sua delusione si trasforma in rabbia, una rabbia disperata, che viene urlata tutta nel finale, in un improvviso crescendo di musica ed emozioni, con la voce che raggiunge tonalità altissime e che tiene note prolungate, mantenendo tutta la sua angoscia, passando dal dire che non può scrivere canzoni d'amore perché non ha nulla da dire ("I can't sing no song of hope, I got nothing to say") ("Non riesco a scrivere nessuna canzone d'amore, non ho nulla da dire") al dire che non le può cantare perché non c'è nessuno a cui possano servire ("I can't sing no song of hope, there's no one left to save") ("Non riesco a scrivere nessuna canzone d'amore, non c'è rimasto nessuno da salvare"). Di sicuro la canzone più pessimista (l'unica?) dei Bon Jovi. Ma forse il fatto che sia riuscito a scriverla... è forse una nota di ottimismo? 8- (It's hard) letting you go Chitarra, sintetizzatore, percussione, voce. E tanta malinconia. Una storia è finita ed è finita male. Lui non si arrende alla perdita, ma non tenta di riconquistarla, pur se è così difficile lasciarla andare. Questa canzone, che insieme alla precedente fa parte di quelle più cupe, parla della difficoltà nel lasciare una persona con la quale si è condiviso tutto, desiderando a volte che questa persona ci abbia dato del dolore per poterla odiare e quindi non soffrire ("It would all have been so easy if you'd only made me cry") ("Sarebbe stato tutto così facile se soltanto tu mi avessi fatto piangere"). Il mondo lo vorremo diverso, che partecipasse al nostro dolore ("I wish the stars up in the sky would all just call in sick... and the clouds would take the moon out on some one-way trip") ("Vorrei che le stelle lassù nel cielo si dessero tutte malate... e le nuvole portassero via la luna in un viaggio a senso unico") e molte volte ci sembra anche lui consapevole della tragedia ("Now the sky it shines a different kind of blue... and the neighbor's dog don't bark like he used to") ("Adesso il cielo brilla di un differente tipo di blu... e il cane dei vicini non abbaia più come era solito fare"). Ma alla fine tutto questo è dovuto "solo" al fatto che l'altro ci manca e che è difficle lasciarlo andare ("Well, me, these days... I just miss you... It's the nights that I go insane... Unless you're coming back... for me that's one thing I know that won't change... It's hard, so hard... it's tearing out my heart... it's hard letting you go") ("Be', io, in questi giorni... semplicemente mi manchi... è la notte che divento pazzo... se tu non torni... per me è solo una la cosa che so che non cambierà... che è difficile, così difficile... mi sta strappando il cuore... è difficile lasciarti andare"). 9- Hearts breaking even Dedicata da Jon all'amico e chitarrista del gruppo Richie Sambora (che per registrare l'album era parecchie volte lontano dalla moglie Heather Locklear, impegnata anch'essa in film e nel telefilm "Melrose Place"), parla di due persone che si lasciano di comune accordo, anche se, ad una lettura più attenta, sembra voler parlare di quei momenti in cui due innamorati lontani, dopo essersi incontrati, debbano salutarsi per tornare ognuno alla propria dimora (proprio come Richie doveva lasciare ogni volta Heather per registrare l'album). Parla quindi di quei distacchi, di quei saluti, quegli arrivederci che però hanno il sapore dell'addio perché non si vorrebbe mai stare lontani dalla persona amata. E quindi si pensa al tempo passato insieme, si ricorda il passato ("We danced all night as the music played... the sheets got tangled in the mess we made") ("Abbiamo danzato tutta la notte finché la musica ha suonato... le lenzuola aggrovigliate nel casino che abbiamo fatto"), non potendo fare altro ("It's been a cold, cold, cold, cold night tonight... and I can't get you off my mind... God knows I've tried") ("E' stata una lunga, lunga, lunga, lunga, lunga notte stanotte... e non sono riuscito a toglierti dalla mia mente... Dio sa che ci ho provato"). Ma, nonostante il male che fa, un dolore che nessuno può capire ("Broken hearts can't call the cops, yeah it's the perfect crime") ("I cuori spezzati non chiamano i poliziotti, sì è il crimine perfetto"), sappiamo che è solo Amore e che è normale ("We didn't understand it, we couldn't understand it... but nothing's fair in love and hate") ("Non lo capivamo... non potevamo capirlo... ma nulla è facile in amore ed odio"). Quindi va tutto bene e si aspetta il prossimo incontro ("It's all right, just two hearts breaking even tonight") ("Va tutto bene, solo due cuori che chiudono in pari stanotte"). 10- Something to believe in Canzone che parla dei due più grandi pericoli presenti in questi giorni: il credere ciecamente in qualcosa ed il non credere in nulla. Non esiste più via di mezzo. Jon la canta con un tono che ricorda molto quello di "My guitar lies bleeding in my arms", un tono di chi si è accorto che non credendo più in nulla ha perso molto, ha perso un appoggio stabile, un punto di riferimento. Dal credere in tutto è passato al non credere in nulla ("I lost all faith in my God, in his religion too... I told the angels they could sing their songs to someone new... I lost all trust in my friends, I watched my heart turn to stone... I thought that I was left to walk this wicked world alone") ("Ho perso tutta la fede nel mio Dio, anche nella sua religione... ho detto agli angeli che potevano cantare la loro canzone ad un altro... ho perso tutta la fiducia nei miei amici, ho guardato il mio cuore diventare pietra... pensavo che fossi stato lasciato solo a camminare in questo debole mondo"). Ma, pur senza esagerare nel credere troppo ("And I had lost touch with reason [...] Been waiting for a miracle") ("E ho perso il contatto con la realtà [...] Sto aspettando un miracolo"), capisce che, pur se le cose in cui credere sono ormai imposte e non è bene seguirle in tutto e per tutto, dobbiamo avere un qualcosa in cui credere, un'ideale, qualcosa che può anche non trovarsi tra gli dei che ci offre il mondo, ma dentro noi stessi. Questa canzone è anche una critica pesante al sistema religioso che impone a cosa credere, che indica la via da seguire quando è il sistema stesso che non lo fa e quando la realtà ci fa vedere che non si può seguire ciecamente la religione e che quello che dice non va bene. E l'urlato accusatorio e disperato finale, che ricorda anch'esso "My guitar lies bleeding in my arms", è un bel contrasto con l'inizio con la sola batteria ed gli slide di basso ("If I don't believe in Jesus, how can I believe the Pope... if I don't believe in heroin, how can I believe the dope... if there's nothing but survival, how can I believe in sin... in a world that gives you nothing, we need something to believe in") ("Se non credo in Gesù, come posso credere al Papa... se non credo nell'eroina, come possono credere alla droga... se non si fa altro che sopravvivere, come posso credere nel peccato... in un mondo che non ti dà nulla, abbiamo bisogno di qualcosa in cui credere"). 11- If that's what it takes Una semplice canzone d'amore con tono allegro per alleggerire le tensioni delle canzoni più cupe a partire da "My guitar lies bleeding in my arms". Ha un andamento deciso, molti rullanti utilizzati anche per dare il ritmo e dare all'inizio della canzone uan sensazione di cavalcata selvaggia, per poi lasciare lo spazio alla voce di Jon che canta molto dolcemente e allegramente, rendendo bene l'idea del ragazzo che si crede un cuore infranto, recitando quella parte bene fino a crederci veramente. Ma alla fine ha lei per la quale farebbe di tutto: "Se è quello che ci vuole, è quello che farò"... più chiaro di così! 12- Diamond ring Altra semplice canzone di amore puramente acustica che parla di quanto significhi un anello di diamanti posto a sigillo di un amore ("Diamond ring, wear it on your hand... it's gonna tell the world, I'm your only man") ("Anello di diamanti, indossato sulla tua mano... dirà al mondo che sono il tuo unico uomo"). Bel testo, un po' troppo smielato e ritmo troppo lento. 13- All I want is everything Bonus track per il mercato europeo (la versione americana dell'album finiva con la precedente canzone), riprende il tema affrontato da "Hey God", come a volerlo concludere. Analizza un male che possiamo vedere tutti i giorni, che porta i giovani e anche i meno giovani ad ammazzarsi e a rischiare la propria vita: il volere tutto e subito. Il testo non risparmia nulla. Parla di morti, di ragazzini violenti, di persone che lasciano tutto per affari di droga. La musica è arrabbiata. E' la prima canzone rock dopo "Hey God" e anche l'ultima dell'album. Ma qui non è Dio ad essere preso in causa, ma semplicemente l'uomo che vuole essere come Dio, che vuole avere tutto. 14- Bitter wine Altra bonus track per il mercato europeo, è una canzone d'amore molto dolce, con un bel pianoforte carezzevole ed una chitarra acustica a fargli da controstrumento. La voce di Jon è suadente, un po' nasale. Tutta la canzone procede descrivendo l'amore bellissimo tra due ragazzi che finisce, portando l'amato a pensare che forse tutte le cose belle sono destinate a finire. E' una canzone malinconica, ma non triste, un ottimo riassunto dell'album che ha raccontato temi forti, ma lasciando sempre la speranza e l'ottimismo, sia nella musica che nelle parole. Altre note: A parer mio, questo è il miglior album dei Bon Jovi. Gli strumenti sono messi tutti la posto giusto al momento giusto e così anche le note. Ogni cosa è stata analizzata nei minimi particolari, ma solo per rendere più belle una serie di canzoni nate improvvisando. Tecnicamente è realizzato benissimo e Jon Bon Jovi lo recita benissimo, tenendolo in piedi con le sue interpretazioni vocali altamente evocative e con una voce che, come ho già detto, è imponente e raggiunge tonalità altissime. Peccato che i Bon Jovi sembra si siano dimenticati di esso, visto che sia nei concerti dopo gli album Crush (uscito 5 anni dopo, nel 2000) e Bounce (uscito nel 2002) che nel nuovo album in uscita il 3 Novembre 2003 ("This left feels right", una raccolta di successi rivisitati in chiave acustica) non hanno mai suonato una canzone presa da quest'opera che, ripeto, per me è la migliore. Forse è troppo personale e fotografa un momento particolare ormai passato. Non so. Comunque rimane per me il loro album migliore. -
Nessuno ha ancora letto questa ambientazione? Prima di passare a dire la mia, dato che me la sto studiando per bene e l'ho quasi finita, vorrei sapere cosa ne pensate voi.
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dnd 3e Due risate con D&D
Joram Rosebringer ha risposto alla discussione di dyrn in Dungeons & Dragons
[OT] Chi se lo ricorda? "I... I feel like I could... I feel like I could... I... feel... like... I... could... ... TAKE ALL THE WORLD!" [Fine OT] -
dnd 3e Due risate con D&D
Joram Rosebringer ha risposto alla discussione di dyrn in Dungeons & Dragons
Be'... postatele tutte. 8) Invece io non vedo l'ora che arrivi Gennaio - Febbraio, vistoi che inizierò la campagna con un gruppo nuovo di zecca... e con il mio cugino Caotico Barbarico (Devron) che ogni volta ne combina una delle sue. -
dimmi che musica ascolti e ti dirò chi sei
Joram Rosebringer ha risposto alla discussione di PanuZ in Cinema, TV e musica
Aggiornamento da urlo, da MTV Mail Alert. Cioè... dico... WOW! -
dimmi che musica ascolti e ti dirò chi sei
Joram Rosebringer ha risposto alla discussione di PanuZ in Cinema, TV e musica
Concordo, ma mi è piaciuto molto... anche se comunque io preferisco il trittico di Erotomania di "Awake" e l'album "Falling to infinity". -
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Joram Rosebringer ha risposto alla discussione di PanuZ in Cinema, TV e musica
Comunque, per chi fosse interessato, è uscito il nuovo CD dei Dream Teather... SPETTACOLARE! -
dimmi che musica ascolti e ti dirò chi sei
Joram Rosebringer ha risposto alla discussione di PanuZ in Cinema, TV e musica
Ma nessuno conosce le Rasputina e/o sa il nome dei loro CD? Sono disperato! Aiutatemi a trovarle! P.S. per kender: avevo trovato un programma per farlo, ma alla fine mi è andato in crash il PC ed ho perso questi file che stavano sotto il mio profilo.