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nhemesis mi faresti davvero un grosso favore se mi evidenziassi in un mp gli errori di battitura, non uso word perche' ci ho leticato da piccina, e con la tastiera (si deduce dai miei notevoli sbagli) ho un rapporto a dir poco conflittuale Terro' conto dei consigli che mi hai dato, puo' essere che il ritmo dell'intro sia troppo scivoloso come dici perche' di solito non rileggo quello che scrivo, se lo facessi...cestinerei tutto come e' successo nel 90% dei casi Cmq son contenta se ti e' piaciuto, e' la prima volta che metto on line qualcosa che scrivo, in genere archivio sempre tutto nei floppy che regolarmente perdo oppure nel cestino della carta straccia P.s. ricambiero' sicuramente e a brteve il favore Per quanto riguarda tutti gli altri....vi ringrazio tutti dell'interessamento leggete pure con tutta calma
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Anche io sono indecisa su quale sia il piu' bello....decisamente pero' sono molto belli tutti e due
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4. Il rumore secco di un tuono squarcio' il silenzio della notte, la pioggia batteva incombente contro il tetto della locanda, i lampi si susseguivano ai tuoni illuminando di una luce spettrale la campagna circostante. Sharanna si sveglio' di soprassalto, come sempre più' spesso le accadeva sogni demoniaci turbavano il suo sonno. << Era solo un tuono piccolina>> Accidenti Kyltha un giorno o l'altro le avrebbe fatto prendere un accidente penso'. Si volto' in direzione della voce, si era sempre chiesta come facesse ogni volta a comparirle alle spalle, questa cosa la inquietava sebbene non avesse nulla da temere da lui. <<Appari e scomparti sempre velocemente, senza preavviso come i lampi in una notte di tempesta. Un giorno mi dovrai spiegare come fai.>> <<Oh e' semplice sai. Tu non ti fermi mai a osservare le cose? Io lo faccio spesso.>> e sorrise, il suo solito sorriso enigmatico, cosi' familiare ma cosi' impenetrabile. <<Tu non osservi le cose Kiltha, sembra che punti la preda, e dovresti saperlo che a me non piace se la parte della preda tocca a me.>> Rimasero in silenzio a fissarsi per qualche attimo, era come se un tassello di un mosaico fosse fuori posto, ma quale? <<Fuori era un tempo da lupi sorellina, ho pensato che a te non sarebbe dispiaciuto poi troppo offrire rifugio al tuo povero fratellino che la fuori si stava inzuppando.>> poi il tono della sua voce si fece serio <<non volevo svegliarti e ci sono riuscito, ma non ho il potere di fermare la bufera che imperversa fuori di qui, ad ogni modo ormai che sei sveglia, vorrei discutere con te qualche particolare di questo viaggio.>> Cos'era che l'aveva spinta a seguirlo in questa follia? Amore, affetto? No non bastavano, c'era qualcos'altro qualcosa che non riusciva a capire ma che c'era ne era sicura, qualcosa che si annidava nel profondo, nell'animo, un qualcosa a cui ancora non sapeva dare un nome. <<Bene discutiamone, anche se credo che dovresti essere solo tu a parlare, non so nemmeno perché' ti ho seguito in questa pazzia, spiegami bene cosa vuoi fare, quando avrò' il quadro della situazione forse potrò' porti le mie domande.>> <<Come sempre sei estremamente razionale, anche da bambina volevi sempre sapere tutti i perché' delle cose>> la canzono' lui bonariamente. <<Bene, penso che di storie sul regno dimenticato se ne siano sentite anche troppe, ogni storia e' l'elaborazione, la manipolazione della precedente e ogni storia reca seco un po' di verità', l'altro giorno ai festeggiamenti in città' ho sentito il cantore che narrava delle vicende accadute molti secoli fa nei territori del nord, il mio acuto interesse per tali leggende si e' rinvigorito, come una fiamma che mi bruciava dentro e che credevo spenta da tempo. In questi anni ho avuto modo di studiare dettagliatamente tutto quello che e' rimasto delle cronache dell'epoca, valutando anche che chi scriveva le cronache era in un luogo sicuro al riparo dagli eventi, e che non vi sono memorie perché' non vi e' nessun sopravvissuto. Mi sono finito gli occhi alla luce di una candela ogni notte per brama di sapere. Ho ricostruito una mappa basandomi su dati dell'epoca>> le porse una pergamena << stando ai calcolo molto approssimativi questo e' il luogo dove dobbiamo recarci>> disse indicando un quadretto marcato di nero con su scritto Shelander << il tratteggio che vedi e' il luogo dove pare si trovi il portone che non si vede, si tratta di una barriera, ma non e' da intendere come un muro invalicabile, e' una striscia di terra entro la quale e' confinata una forte magia, chi vi si addentri finisce per perdersi, gli spiriti non possono uscirne per entrare nel mondo dei vivi, ma i vivi possono entrare, solo che dopo varcata la soglia sono destinati anch'essi a divenire spiriti, consumati dalle loro paure che in quel lasso di spazio li perseguitano al pari degli spettri, o finiti per mano di essi, cosicché' anche i vivi entrano a far parte del regno dei morti. A sud vedi che si snoda un sentiero, a meta' del quale e' segnato l'ultimo villaggio abitato, non e' detto che sulla strada che va a nord non vi siano altri agglomerati, ma nessuno lo sa con certezza, dato che anima viva da tempo immemorabile non osa percorrere la strada verso nord per paura di cadere nella rete della maledizione delle streghe grigie.>> <<Vedo che conosci dettagliatamente i particolari che riguardano la zona fisica dove intendiamo recarci, ma cosa sai tu realmente della maledizione? Di certo non tanto di più' di quello che narrano vecchi e cantori.>> <<Ammetto che non si trovano spiegazioni dettagliata di un incantesimo, e del resto lo immagini anche tu, in un mondo in cui la magia era dominata dagli elementi, scomparendo i prescelti ben presto e' scomparsa anche lei, l'unica traccia di magia che si trova ancora e' proprio la barriera, ma nessuno sa come sia stata creata ne come fare a dissolverla, ne semplicemente a traversarla.>> <<La magia non e' che una favola per bambini e sai che non mi ha mai affascinata più' di tanto, ad ogni modo, se il nostro mondo era retto dai prescelti per ogni elemento, manca qualcuno che governasse le acque, e poi perché' le prescelte per governare gli spiriti dei venti erano le cinque sorelle? perché' degli esseri malvagi? Avevano forse le streghe scoperto il modo di usurpare i poteri degli elementi?>> <<Uhmm per essere una che non e' affascinata da tali argomenti poni un sacco di domande, bene con ordine. Manca un prescelto che governasse le acque ed e' vero, vi era un tempo si narra prima dello scoppiare della guerra una bellissima fanciulla, che abitava le profondità' del mare ghiacciato, ella era la detentrice sei poteri delle sacre acque, lo scoppio della sanguinosa guerra la indusse al sacrificio, le cinque sorelle padrone dei venti avrebbero ben presto trasformato le sue acque calme e placide in tifoni, e allagamenti, che avrebbero spento il fuoco di Arthen e sommerso la terra di Orion, ella sigillo' in fondo al mare i suoi poteri in una sfera di ghiaccio indissolvibile, e la affido' alle profondità' marine, ma la donna in se senza il suo potere non era nulla, rinunciare alla carica di prescelto equivaleva a darsi la morte. Le cinque sorelle non erano in origine streghe maligne, erano spiriti buoni dei venti, un oscuro viandante incrino' l'armonia dei loro animi, rendendole impure, bruciarono nel fuoco della perdizione, da cui rinacquero come esseri malvagi, la brama di potere le aveva conquistate, non si sa se agivano per conto dell'oscuro viandante, a dire il vero solo in una leggenda si trova traccia di questo essere, ma ogni dettaglio vale la pena di essere vagliato. Si dice che al tempo della grande guerra vi fosse una profezia, di cui rimangono poche annotazioni di storici e studiosi di arti arcane, in cui si recitava che il solo potere rimasto avrebbe assorbito in se tutti gli altri, lo scopo era eliminare i prescelti di terra e fuoco poiché' esse potessero regnare sovrane sul nostro mondo.>> <<La storia prosegue se non cado in errore che l'annientamento a vicenda delle forze in gioco produsse un annientamento della stessa magia, vero Kiltha?>> << Si più' o meno questo e' quel che si dice, quello che non si dice e' che come nel mare ghiacciato esiste la sfera di ghiaccio contenente i poteri delle acque altre sfere esistono nei territori del nord, una palla infuocata che arde di un fuoco che non brucia, una sfera di roccia sepolta non si sa dove, e la quarta, la quarta sfera e' la sfera dei venti, e dalle altre differisce poiché' non ha luogo stabile, e' custodita dagli alit di vento stessi che la doneranno a colui o colei che sarà' in grado di gestirne la forza, colui o colei che raggiungeranno i boschi a nord di Shelander.>> <<Sai molte cose Kyltha, ti preparavi da tempo a questo viaggio, da tempo pensavi di andare a sfidare la morte>> il suo sguardo si fece cupo << ma con me non ne avrei mai fatto parola, pensavi davvero che ti avrei ostacolato in qualche modo? Tu che sei libero come il vento, tu che non si sa mai da dove vieni e arrivi sempre come una brezza leggera attraverso le mie finestre? Avrei potuto io ostacolarti nei tuoi intenti?>> <<No non credo avresti potuto, ma avresti tentato, ti ho messa di fronte al fatto compiuto allora sapevo che avresti scelto di seguirmi, ne ero certo, perché' quello che sento dentro di me, quello che vedo nei miei sogni la notte, sono certo che e' cio' che vedi e che senti anche tu, saresti partita, solo se avessi sentito di perdermi, di perdere l'ultima parte della tua famiglia l'ultima parte di vita che ti ha visto felice, se ti avessi spiegato, senza io stesso essere ancora al corrente di molte cose, avresti tentato di dissuadermi, non mi avresti seguito e io ti avrei dato l'ennesimo dolore, l'ennesimo abbandono, non volevo farti male.>> Kyltha, s'era sempre preoccupato per lei fin da che erano piccoli, i suoi ricordi di bambina erano troppo confusi, si vedeva già' grande non riusciva a ricordare se stessa in situazioni precedenti, e da che cominciavano i suoi ricordi, c'era sempre stato anche lui, era come una parte di se', eppure erano come il giorno e la notte. <<Ha smesso di piovere>> <<Si lo vedo, un timido raggio di luna spunta da dietro le nuvole, dormi ragazzina, domani ci aspetta un lungo viaggio.>> Sharanna si tiro' le coperte fin sotto gli occhi, ma non riusciva a prendere sonno. Cosa avrà' voluto dire Kyltha quando parlava di cio' che sente e cio' che vede? Cosa non le aveva detto, mancava sempre quel pezzetto di mosaico, ma ora no, ora non era tempo per pensare adesso era troppo stanca, un leggero torpore si stava impadronendo di lei, scivolava piano nel regno dell'oblio, prima di addormentarsi le parve di sentire una strana canzone, una lingua dimenticata, antica, una lingua morta da tempo, ma nella sua mente ancora cosi' viva.
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Shelander, il regno dimenticato. 1. Le cinque lune di Earthas splendevano in cielo, contornate da un alone violaceo che le rendeva a prima vista surreali. Taharas, la luna più' piccola era gai' scesa sull'orizzonte, quasi a baciare le vette delle bianche montagne di Thirnas. Il polveroso sentiero dimenticato che si snodava nelle campagne, dentro la profondità' delle foreste addormentate, fino a inerpicarsi per le montagne di Thirnas, riluceva di un colore spettrale, da tempo immemorabile nessuna razza calpestava più' quelle terra, che per tutti era diventata la terra dei morti senza pace. Aldilà della barriera costituita dalle inaccessibili montagne i vecchi dei villaggi di Shernaz raccontano che esistesse, in un tempo lontano, la meravigliosa città' di Shelander, essa era dominata dai signori del fuoco e della terra, umani, elfi, nani, gnomi, ve ne erano di tutte le razze a Shelander, un mosaico di etnie, di incroci, e niente sembrava strano, tutto quello che vi si trovava anche agli occhi di un forestiero appariva come assolutamente normale, tutto ciò' che vi si poteva ammirare, non avrebbe potuto avere altra collocazione che quella nel mondo. I vecchi narrano ancora della lunga guerra tra le cinque sorelle del vento, le streghe grigie, cosi' chiamate per il colore della loro pelle, un grigio chiaro come la cenere che si disperde nel vento, e il vento che loro comandavano aveva quel sapore acre di cenere e di morte, e i sovrani della terra, Arthen di razza elfica, e del fuoco, Orion, un umano nato e forgiato nel sacro fuoco. La furia di quegli elementi scatenati gli uni contro gli altri, porto' al regno di Shelander solo morte e distruzione, generazioni di guerrieri, maghi, e ogni specie di combattenti morirono per difendere ognuno la propria ragione, il proprio padrone, la propria fede. Di essi non rimane che la terra degli spettri, si racconta che i morti vaghino ancora in quelle regioni dimenticate, che le anime non possano trovate pace, la maledizione delle cinque sorelle porterà' le anime a macchiate di sangue a vagare e vagare sulla terra confinate in quel luogo, immutabile in forma e sostanza dove il giorno e' come la notte e la notte e' come il giorno e dove anima viva non si addentrerebbe mai, se non a cercare una morte orrenda, in preda alle sue più' folli paure. Le parole dei vecchi spesso sono leggende, ma e' dalle leggende che le civiltà' hanno costruito ideologie, religioni, e ogni leggenda dentro di se custodisce gelosamente un seme di verità', nascosto celato, in parole rime suoni e canti, portati dai bardi di città' in cita', raccontati dai vecchi alla progenie del villaggio. Un bardo cantava di una terra lontana, di una terra immutabile, in cui tutto e' ciò' che e' ma nulla e' come sembra, in cui nessun essere nel cui corpo vi sia il calore del sangue può' mettere piede, di una terra sigillata da un invisibile portone, oltre il quale il male scatenato non possa avventurarsi, in cui il ciclo si ripete, in cui la vita non vita non termina mai, esseri già' morti eppure nelle loro menti ancora vivi, ripercorrono le strade i sentieri ai loro occhi tutto e' come allora, i secoli non toccano la loto terra, e ancora muoiono e rinascono in un ciclo infinito uccidendosi ancora e ancora e ancora, fintanto che le anime non saranno sciolte dalla maledizione del vento. Cantava un bardo in una terra lontana, cantava di una chiave che apre la porta, apre per se sola e nessun altro, di fatto e' la Sola a poter oltrepassare il portone, non ha volontà' di condurre alcuno con se, essa sola non vede il confine, cantava di una chiave lucente, come una stella e oscura come la notte, che poteva essa sola dare pace a quella terra dimenticata o tormento al mondo intero. <<Le canzoni dei bardi attiravano gente, durante le feste in città', prestate le vostre orecchie all'ascolto, che siano liete le ore in cui una canzone vi intrattiene, prestatevi all'ascolto e al bravo menestrello che tesse le trame regalate un sorriso e dategli un pezzo del vostro pane....>> 2. La canzone che il bardo aveva cantato, le ricordava qualcosa, qualcosa di lontano lontano nel tempo nella memoria, qualcosa che forse non era neanche suo, sicuramente qualche altro cantore prima di lui aveva raccontato questa storia, forse quando era bambina, durante una delle feste per le celebrazioni dei reali della città'. Shranna sedeva in disparte dal gruppo intento ad ascoltare la storia, ma udiva distintamente le parole del cantore, la chiave non sapeva vi fosse una chiave del regno dimenticato, della terra degli spettri, ma a cosa poteva mai servire quella chiave lucente come una stella se nemmeno il suo possessore poteva varcare la soglia, quale magia conteneva il segreto portone? Aveva sempre sentito la nonna raccontare le storie degli spettri, e l'avevano sempre affascinata fin da bambina, ma erano solo storie si era sempre detta, ma la sua curiosità' la spingeva a credere che un giorno avrebbe potuto calpestare il sentiero dimenticato, aggirarsi tra le rovine di Shelander, avrebbe sentito l'eco dei suoi passi nelle immense sale del palazzo di Orion e Arthen, avrebbe scoperto le ricchezze dimenticate i segreti di tanto potere, che tanti esseri da secoli bramavano senza poter avere. Purtroppo erano sogni, sogni che non si sarebbero mai avverati, lei era una semplice mezz'elfa, guardata con un po' di sospetto dagli elfi, perché' in lei scorreva sangue umano, derisa dagli umani per quelle sue strane orecchie, non umane e non elfiche. La campana suono' undici rintocchi, era ora di andare, si alzo' spolverandosi i calzoni, strinse alla vita la rossa fascia che sorreggeva la sua magnifica spada, e si avvio' con passo veloce, deciso verso la caserma di Herg. All'ingresso si accalcavano i ritardatari, come al solito al rientro dalla festa cittadina i soldati si accalcavano al portone della caserma, al sopraggiungere dei passi leggeri e decisi di Sharanna, i soldati leggermente fecero spazio, un corridoio nella folla le si apri' davanti e un sorriso di compiacimento le si stampo' sulle labbra, era una mezzo sangue per tutti loro, ma era pur sempre uno dei loro capitani, e questo grado le dava rispetto. Attraverso' velocemente la corte, le due guardie poste davanti agli alloggi dei superiori le aprirono con deferenza la porta, lei la varco' mormorando un <<Buona sera>> quando ormai la porta si stava già' richiudendo alle sue spalle. L'ampia gradinata che portava alle stanze superiori era degna di una reggia più' che di una caserma, ma il regnate della cita' all'epoca della sua costruzione, un Lord di gusto squisito nei gusti e nei modi da che se ne dice, aveva voluto che gli alloggi dei suoi ufficiali rispecchiassero il lustro della stessa città', quasi al pari del palazzo reale. Giunse davanti alla sua porta, non vi erano serrature, non una chiave per aprirla, solo le sue dita che disegnavano intricati intarsi sulla liscia e nera superficie potevano far cedere ogni magica resistenza. Shranna poggio' con delicatezza, quasi con amore la spada sul letto, sciolse la fascia rossa che portava in vita, segno che erano un capitano della guardia cittadina, si passo' una mano tra i neri capelli, sciolse in fretta il laccio che li teneva prigionieri, li senti' ricadere morbidi lungo la schiena, profumavano ancora di fori di campo. <<Come sei bella quando levi la maschera della guerriera e torni ad essere solo una donna>> proferì' una voce melodiosa scaturita dall'oscurità' alle sue spalle. <<Non cambi mai vero Kyltha? Ogni volta mi chiedo come diamine riesci a sbucarmi alle spalle, anche in camera mia>> disse voltandosi nella direzione della voce << Ma ogni volta che cerco di capirti mi sfuggi sempre di più'. Bene adesso dimmi a cosa devo questa tua ennesima visita? O devo forse chiamarla intrusione?>> il tono era scherzoso, sul suo volto si era disegnato un dolce sorriso. Dall'oscurità' alle sue spalle vicino alla finestra, illuminato dal raggio di una flebile luna, comparve Kyltha, ogni volta che lo vedeva era sempre bello come la prima volta, peccato solo che.....che fosse quello che era, figlio di un'elfa e un un elfo scuro. I suoi occhi, quegli occhi che tante volte l'avevano fatta tremare, che sembravano scavarle dentro, in ogni angolo della sua anima, nei meandri della sua mente, si sentiva nell'aria il suo odore, Kyltha sapeva....di qualcosa di fresco come un ruscello montano, solo che la gente non lo capiva, i suoi capelli erano ...strani, sempre arruffati, come se si fosse appena alzato da un lungo letargo e gli uccellini avessero fatto la il loro nido, ma non per questo erano sporchi, anzi, parevano bianchi fili si seta. Ammirava la sua persona, non tanto alto di statura, forse di qualche centimetro inferiore a lei, lo sguardo le cadde sulle mani, e sorrise, quante volte quelle mani l'avevano stretta con forza, e quante volte quelle mani impugnando un'arma l'avevano difesa? Tante, tante volte, ma era tutto diverso era tutto lontano, tutto apparteneva a un passato che non le sembrava più' nemmeno suo. Viveva ancora nel villaggio ai bordi del bosco, con suo padre e la nonna, sua madre era morta nel darla alla luce, nel bosco viveva Kyltha, allevato dagli elfi, come uno di loro, ma diverso da loro. Il flusso dei ricordi fu interrotto dalla voce di Kyltha << Chissà' forse mi mancavi sorellina, o forse avevo semplicemente voglia anche io di godermi la festa seppur clandestinamente, e poi cos'è non posso fare un saluto a una cara amica?>> Eh già' una cara amica, lei era solo questo per lui, una cara amica e nulla di più', una sorella più' piccola da proteggere sempre ad ogni costo, sospiro' <<Kyltha, tu porti sempre con te un mare di imprevisti e spesso di guai, avanti siediti qui sul letto accanto a me, e raccontami tutto, perché' so che c'è qualcosa che mi devi raccontare, ti conosco troppo bene ormai>> Kyltha si sedette, la sua voce si fece seria << Parto sorellina, parto e forse non tornerò' mai più', volevo salutarti, dirti addio, volevo chiederti da principio di venire via con me, viaggerò' verso nord lungo la vecchia strada dei mercanti fino a Shelmoore da li' prenderò' la deviazione per Luzan>> gli occhi di lui indagavano nello sguardo di lei per capire per vedere quello che lei non avrebbe mai detto. Shelmoore, la strada dei mercanti, la deviazione per Luzan, l'ultimo baluardo prima.....prima della terra degli spettri, del regno dimenticato. <<NO!>> si accorse di aver alzato un po' la voce, ma forse non l'avevano sentita << Sei....sei anche tu un bastardo Kyltha, come lo era come lo era mio padre>> le parole, la rabbia repressa esplosero in lei emozioni e ricordi sopiti da troppo, e calde lacrime le rigavano il volto, un volto che aveva perso la fierezza del comando, per lasciar trasparire l'animo di donna fortemente provato <<Non puoi Kyltha, non puoi andare, hai sentito la storia del cantastorie vero? Beh l'ho sentita anche io, anche io per un attimo avevo pensato di varcare il portone invisibile ma sai che non e' possibile, che tutti coloro che hanno tentato sono finiti prigionieri della maledizione delle streghe del vento, tutti anche mio padre, mio padre.....e tua madre, anche loro sono morti in questa impresa, Kyltha non andare tu, non sei mio fratello e io non sono tua sorella, ma sei l'unica famiglia che mi e' rimasta, non andare.>> <<L'unica famiglia che ti e' rimasta?>> la voce del mezzo drow si fece dura <<parli di famiglia Sharanna, ma ti devo incontrare di notte al buio nella tua stanza, o in locande in cui arrivi mascherata da viandante, pensaci Sharanna, noi non siamo più' nulla, da quando sei venuta a vivere qui per scacciare il dolore, per trovare il rispetto, hai dimenticato che io ero la tua famiglia.>> fece una pausa, sentiva di essere stato troppo duro <<Non te ne faccio una colpa tu non hai trovato nella tua terra il rispetto che io avevo e che ho perso venendoti appresso, ma non m'importa, ti voglio bene, non potrei vivere dovendo rinunciare a vedere il tuo viso e sentire la tua voce.>> Se era una dichiarazione era a dir poco bislacca, certo da uno come Kyltha non che ci si potesse aspettare diversamente, ma questi pensieri sparirono quando lui ricomincio' a parlare <<Sharanna capisci? tu hai trovato quello che volevi, nessuno più' giudica le tue orecchie troppo corte per essere elfiche, troppo lunghe e appuntite per essere umane, ma io, io sono costantemente sotto giudizio, esci nelle campagne e sentirai parlare di un demonio dal colore della notte che infesta le campagna, se un brigante uccide una capra per rubarla, e' stato il demonio scuro che ha ucciso la capra per compiere in suo rito di sangue, e sentirai i vecchi che dicono che ora il demonio non vorrà' più' solo la capra, ma presto prenderà' la vita dei loro bambini. Sharanna, quello sono io per il mondo. Tu mi ami da sempre lo so, lo so e non te l'ho mai detto, ma tu vedi oltre quel che si vede, ma io mi guardo intorno e vedo nei miei confronti solo odio e timore, rabbia e paura, ho diritto a trovare il mio posto nel mondo, fuori dai confini del mio amato bosco, ho diritto a vendicare la morte di mia madre, ho diritto a guadagnarmi il rispetto delle altre razze, per questo andrò' nella terra da cui nessuno ritorna, e varcherò' il portone che non si vede infrangendo il sigillo.>> Il silenzio era pesante, palpabile. <<No>> disse Sharanna in un sussurro, prendendogli la mano <<No non andrai da solo, non posso lasciarti andare da solo, perderti senza averti mai avuto, sarebbe il rimpianto più' grande della mia vita, ma perderti senza averti aiutato fino all'ultimo lo sarebbe ancora di più'.>> Solo con Kyltha, veniva fuori il suo lato di donna, per il resto tutti la conoscevano solo come una valorosa guerriera. <<Adesso Kyltha va', non puoi restare a lungo lo sai che e' pericoloso se qualcuno bussasse alla mia porta non so dove potresti nasconderti e se ti vedessero, oh non riesco a pensare a quello che succederebbe.>> <<Verrai con me? Non e' questa notte l'ultima notte che ti vedrò'.>> <<Vai su....no non e' l'ultima notte, domani andrò' a parlare con il generale in persona, e gli dirò che ho motivi miei personali per chiedere una pausa dal lavoro, ti raggiungerò' a Nord del bosco fatato, sulla strada dopo il villaggio c'è una locanda, quella dove mi venivi a trovare quando dovevo dare la caccia al demone nero che sgozzava le capre.>> Rise. Saluto' Kyltha con un fuggevole bacio, e lui veloce e silenzioso come un gatto, saltellando nelle ombre era già' fuori dalla fortezza. 3. L'indomani mattina ai primi raggi di sole Sharanna era già' abbigliata in alta uniforme, camminava con passo deciso verso le stanze private del generale. La guardia alla porta l'annuncio', e la fece accomodare nella grande sala dal tavolo ovale, quella in cui il generale Rahns teneva le riunioni. <<Capitano Sharanna, a cosa devo la vostra visita cosi' presto al mattino?> <<Generale>> si profuse in un inchino, ma lui le prese la mano facendole cenno che non occorreva <<Vede generale, sono qui per chiederle il permesso di assentarmi per un po' di tempo, sento il bisogno di tornare al villaggio, di andare a onorare con il dovuto rispetto la tomba di mia madre rimasta abbandonata dopo la morte presumo orrenda di mio padre su a Nord...>> <<Vostro padre era uomo degno di rispetto da quel poco che so di lui, non intraprese quel viaggio come molti altri per brama personale di potere, era un uomo che aveva notevolmente sofferto e solo sciogliere l'altrui sofferenza gli avrebbe portato la pace.>> <<Già'>> parlare di suo padre le faceva sempre effetto, lo ricordava ancora nell'alta uniforme, dopo la morte della mamma anche lui era entrato nelle guardie cittadine, era il solo modo per dimenticare, proteggere gli innocenti lo aiutava a dimenticare, ma evidentemente non era bastato, cosi' come forse non bastava più' nemmeno a lei. <<Bene capitano, e' libera di partire per il villaggio quando vuole, vi rimanga tutto il tempo che le sarà' necessario>> <<Grazie generale>> Uscendo da quella lussuosa sala, ebbe la certezza che era per l'ultima volta. <<Gart dov'è il mio cavallo>> chiese allo stalliere della caserma. Era un ragazzino, senza ne padre ne madre, che adorava i cavalli e lavorava da loro in cambio di un tozzo di pane e un tetto sulla testa. <<Oh capitano, e' mattiniera stamani>> sorrideva sempre Gart, avrà' avuto si e no 13 anni, il viso coperto di simpatiche lentiggini e i capelli rossi, sempre allegro e sorridente, i suoi occhi verdi sembravano due smeraldi che brillavano sempre della luce dell'allegria. << Goccia di rugiada non e' nella stalla, lo sa che io la vizio molto quella cavalla, e' la' ai recinti, le piace fare colazione con un po' di erba fresca>> disse il ragazzo facendole l'occhiolino. Sorrise lo saluto' come tutti i giorni e si diresse ai recinti, Goccia di rugiada era effettivamente al pascolo. <<Ehi buon giorno viziatella>> sussurro' all'orecchio dell'animale, il quale per tutta risposta avvicino' il muso a quello della padrona in segno di affetto. <<Andiamo oggi ci aspetta un viaggio fuori porta>> Parti' che il sole non si era levato da tanto, prima di sera sarebbe giunta alla locanda. Non era tornata mai più' al villaggio dopo la morte della nonna, tanto nessuno si voleva prendere la briga di pensare anche a lei, la città' le era sembrato il posto migliore dove poter trovare un lavoro, e cosi' un giorno con poche cose messe in un fagotto era partita. Le sembrava che tutto fosse come allora, solo il percorso era diverso, un tempo aveva creduto di lasciare il villaggio al limite del bosco fatato per non tornarvi mai più', adesso lasciava la città' esattamente con lo stesso sentimento, solo che c'era qualcosa che la rendeva felice, si lasciava dietro una vita che le aveva dato una buona nomea, ma aveva davanti Kyltha, seppure fossero morti nell'impresa, insieme avrebbero oltrepassato il confine della vita, insieme come erano sempre stati fin da piccoli. Bosco fatato, come era bello visto di sera con le cinque lune che lo illuminavano, i colori degli alberi variavano a seconda del riflettersi della luce sulle chiome iridescenti, i colori si smorzavano in tutti i toni del blu dell'azzurro dell'indaco e del viola, sconfinando a volte nell'argenteo, bosco fatato era proprio il nome che si meritava penso'. Poco oltre si intravedevano le luci della locanda, fermo' Goccia di rugiada e scese da cavallo, slego' dolcemente la fascia rossa e la ripose in una sporta che pendeva a una lato della sella, poi ripose l'armatura nella cassa che il cavallo portava in groppa, da ultimo sciolse i capelli, adesso sembrava una innocua ragazza che cercava riparo per la notte. Dalla locanda venivano suoni di canti e di risa, qualcuno che aveva esagerato col bere, entro' si guardo' velocemente intorno, c'erano molti avventori quella sera, forse molti commercianti che tornavano verso le loro case dopo la festa in città'. Si avvicino' al banco, e l'oste un omone grande e grosso, con la pancia resa tonda come un uovo di drago dalla troppa birra che negli anni aveva bevuto, le si fece incontro. <<Bella signorina, cosa cerchi da queste parti? Lo sai che le donne non dovrebbero viaggiare da sole a quest'ora di notte? Cerchi riposo o solo un po' di compagnia?>> queste ultime parole le proferì' con estremo sarcasmo, troppo. Sollevo' solo di poco il mantello a mostrare la spada, poi lo lascio' cadere e piantando nel viso dell'oste due occhio verdi, gelidi come la brina d'inverno disse <<Voglio una stanza, del cibo e un riparo per il mio cavallo, non disturbarti a dirmi il prezzo questi dovrebbero bastare, scommetto che non ne hai mai visti tanti in vita tua in una volta sola>> detto questo getto all'oste una moneta di platino e qualche moneta d'oro. Il viso di quest'ultimo se alla vista della spada s'era oscurato adesso alla vista dei soldi pareva quello di un bambino che ha appena ricevuto un dono << Subito signora prego accomodatevi, ho per voi la stanza migliore.....>> si profuse ancora un pò in convenevoli ma lei già' non lo ascoltava più', mentre saliva le scale verso il piano di sopra senti' che stava impartendo ordini al garzone su come trattare il cavallo della rispettabile signora, accidenti finiva che avrebbe attirato su di lei anche troppa attenzione. Kyltha non si vedeva, di certo non poteva aspettarsi di vederlo dentro la locanda al suo arrivo, e poi era certa, sarebbe stato lui a trovarla. Si distese sul letto, stanca del lungo viaggio, chiuse gli occhi per un attimo e scivolo' in un sonno profondo, ma turbato da incubi. Stasera mi e' venuta l'ispirazione e ho ripreso in mano una bozza che avevo scrito circa 4 o 5 anni fa....chi avra' il coraggio ma sopratutto la pazienza di leggere i primi 3 capitoli mi faccia spere che ne pensa.... anche se sono critiche che sono sempre costruttive. P.S. man mano che si sviluppa nella mia testa mettero' anche il seguito
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Aveva appena finito di sistemarsi nel suo anfratto, quando senti' delle voci e dei passi poco lontano, riconobbe la voce della piccola Alathariel e del kender. Garfuss con parole sue stava spiegando ad Alathariel , cosa fosse un elfo scuro, il suo cuore si gonfio' di amarezza, sentiva il peso della nomea della sua razza su di se', sentiva la pesantezza della giornata sulle sue spalle, e sentiva che il giorno seguente avrebbe dovuto dare non poche spiegazioni. Gli occhi le si chiusero, come se una mano invisibile le chiudesse dolcemente le palpebre, scivolo' in un sonno agitato, per tutta la notte vide i volti degli amici di ieri di oggi, ognuno dei quali puntava il dito contro di lei proferendo parole taglienti come e piu' della lama della sua spada. Alcarohtar, l'abile quanto bello guerriero elfico, il viso contratto dalla rabbia, gli occhi piccoli come fessure, la sua voce un tempo ridente e scherzosa, adesso suonava quasi piu' tetra di una minaccia <sei solo una sporca drow, ci hai ingannati tutti, me per primo, se puo' conosolarti nemmeno il tuo sanfue sulla mia spada potrebbe servire a lavare via l'odio che ora ho per te> e Handir, un elfo dedito alle arti arcane che tante volte l'aveva accompagnata e aiutata durante quei mesi nelle sue notturne incursioni in palazzi e accampamenti, lui che per mano di alcuni drow aveva perso la famiglia tra cui la sorellina, e superando l'antico odio e rancore l'aveva accolta sotto la sua ala protettrice, sempre pronto a dire una parola in sua difesa quando le cose sembravano mettersi male e il nano Kael si scagliava contro di lei, e anche kael alla fine l'aveva presa come parte del gruppo, e poi Lentar, quante volte leui aveva curato le sue ferite? Quante volte l'aveva strappata alla morte in quei mesi, mesi felici che aveva gettato al vento. Li rivide tutti Alcarohtar, Handir, Kael, Lentar, i suoi "amici" e nella sua testa risuonarono le loro parole di odio, per lei , per la sua razza, odio e rabbia per il suo tradimento, per aver venduto le loro vite a uno della sua specie, per essersi asservita lei stessa a cio' che aveva sempre odiato. E poi Zahal, quel drow che aveva un suo Dio e delle sue leggi, che non erano quelle che lei aveva sempre conosciuto, lui che l'aveva lasciata andare quando lei voleva conoscere il mondo fuori da quella foresta in cui aveva trovato qualcosa di simile a una casa e a una famiglia, e ancora Zahal quel giorno che vedendo le sue lacrime difronte alla rabbia degli amici traditi si accorse che qualcosa in lei stava andando in frantumi, le tese la mano ma nei suoi occhi c'era solo gelo e morte, le disse <vieni con me....non dovrai piu' preoccuparti di loro..> ma lei aveva paura di afferrare quella mano, sapeva che ovunque lui l'avesso condotta, l'avrebbe portata verso la sua morte, non le avrebbe perdonato di essersi fatta scoprire e di aver rivelato i suoi piani a quegli scomodi individui, Zahal ancora una volta la chiamo' con tono imperioso, fu allora che alle sue spalle senti' una voce familiare, Elkas, quello strano elfo che l'aveva sempre considerata come qualcosa di assolutamente nomale, le sue parole, e la porta dimensionale in cui lui l'aveva trascinata, e poi.....poi le tornarono alle mente le parole del kender <...MA ALLORA SEI UN ELFO SCURO!? Via! Rauss, demone nero! ...> si sveglio' con la fronte imperlata di sudore, erano le prime luci dell'alba, per la prima volta si sentiva davvero sola ed aveva voglia di piangere. I primi raggi di sole che filtravano dall'apertura nella roccia, il sole accendeva il giorno e una nuova fiducia si accendeva nel suo cuore Iskra' lentamente si tiro' a sedere ricordava vagamente il sogno della notte precedente, e comunque le accadeva spesso di sognare il passato, si stiracchio' pigramente, raccolse tutta la sua determinazione e decise di uscire dal suo rifugio notturno. La sua pelle candida sembrava diventare leggermente dorata sotto i raggi del sole che dolcemente l'accarezzavano. Aveva fame, c'era una specie di dispensa in quell'accampamento ma mangiare quello che mangiavano gli orchetti le risultava alquanto difficile anche solo come pensiero, non vide nessuno degli altri, penso' che stessero dormendo o che fossero li nelle vicinanze, si addentro' un po' tra arbusti e cespugli, e dopo circa un'ora era sulla via di ritorno verso l'accampamento con qualche cosa di commestibile da mangiare, non uccideva animali un po' per principio un po' perche' non ne era assolutamente capace, ma cogliere qualche frutto non avrebbe certo fatto del male all'albero che li ospitava. Le piaceva la natura. Improvvisamente c'era qualcosa che pero' contrastava con la natura circostante, un odore forte, un puzza piu' che un odore, accidenti un altro di quei mostriciattoli puzzolenti era nelle vicinanze. Infilo' velocemente il cibo nello zaino e mise la mano sull'elsa della sua spada. Trovare la bestiaccia puzzolente non fu troppo difficile, bastava seguire la scia maleodorante che questo si portava dietro, solo si chiedeva come era possibile che si fosse spinto cosi' vicino a loro senza che nessuno se ne fosse accorto. Fu piu' silenziosa di un gatto nell'avvicinarsi e prenderlo alle spalle non fu difficile, miro' un unico colpo, la ferita che provoco' all'orchetto era grave ma non mortale e prima che questo avesse tempo di tentare anche solo di reagire, lei gli sbatte' violentemente l'elsa della spada sulla nuca, cosi' privo di sensi e ferito era piu' innocuo, lo lego' e se lo trascino' dietro fino all'accampamento, magari poteva essere di un qualche utilizzo, in genere preferiva uccidere i propri bersagli, ma non si sa mai spesso in passato le era capitato di "giocare" con il suo bersaglio finche' quello non fosse stato disposto a dare informazioni e in ogni caso che parlassero o meno finivano sempre per fare tutti la stessa fine, anche solo per le torture subite, se non per sua stessa mano. Era poi certa che a loro servissero informazioni sugli orchetti che infestavano la zona? No non ne era certa affatto, pero' per quanto ne sapeva....uhmm no a dire il vero si rese conto proprio in quel momento che non sapeva un bel nulla, chi erano i componenti del gruppo? che cosa stavano facendo? Ariaston, le aveva detto se non ricordava male che nemmeno loro si conoscevano poi troppo bene tra di loro. Forse era giunto per il il tempo di dare delle risposte, ma anche quello di porre domande. Accidenti a quando le era venuto in mente di portarsi quell'affare appresso, la puzza di quel coso era insopportabile, e poi quanto pesava anche a trascinarlo non era mica impresa semplice, oh ma perche' s'era preoccupata di prenderlo vivo, da morto avrebbe sicuramente dato meno problemi, lamentandosi con se stessa per la stupida idea che aveva avuto arrivo' all'accampamento. Il gruppo era tutto riunito, apparentemente discutevano qualcosa tra di loro e stavano facendo colazione. Bella cosa loro, lei non ci poteva nemmeno pensare a mangiare prima doveva levarsi di dosso la puzza che il coso emanava. Fu cosi' che Iskra' fece comparsa quella mattina, la stavano fissando tutti, presumibilmente il kender aveva spifferato ai quattro venti che lei non era quello che sembrava, gli sguardi si spostarono dopo un po' da lei, all'orchetto malconcio, semisvenuto e legato che lei si stava portando appresso. <Beh ? Finito di guardare? Ma avete perso tutti la lingua stamattina? Questo l'ho trovato qui vicino non so se era solo o meno non sono stata a chiederglielo, e' ancora vivo se vi serve, altrimenti ..... posso spedirlo all'inferno se non e' utile, potrebbe essere un buon modo di cominciare la giornata.> E per un attimo un sorriso maligno le sfioro' le labbra, non avrebbe mai perso il gusto che provava nell'uccidere.
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Piccola comunicazione di servizio: voi andate pure avanti con la storia, anche senza di me che per una settimana saro' all'estero
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Bene e male, buoni cattivi e cattivi buoni,aiuto... i discorsi di quel kender erano ogni volta piu' ingarbugliati, per lei che vivacchiava girando di citta' in citta' era sicuramente piu' semplice esplorare da sola una foresta inesplorata senza perdersi che riuscire a stare dietro alla loquacita' di Garfuss! Nonostante fosse intricato, come tutti i suoi discorsi, il piccoletto aveva reso una descrizione accettabile dello stato di cose che vigevano nella sua citta', cosi' come in tutto il sottosuolo dove albergavano i drow. Giocherello' ancora per un attimo con il suo magico anello, guardo' il colore della sua pelle, tiro' un sospiro e torno' ad assumere le sembianze di un'elfa qualunque. <Immagino che domani, tutto il gruppo sapra' cosa sono io realmente....> disse rivolta ad Ariaston, poi aggiunse con tono carico d'odio e disprezzo <...un elfo scuro...appartengo alla stessa razza che odio di piu' al mondo.> L'elfo non espresse nessun commento, in fondo chi e' che non si portava dentro dell'odio verso qualcuno o qualcosa? Forse un po' tutti, ma non era il caso di fare domande, anche perche' sembrava che Iskra' parlasse piu' a se stessa che non a lui. Rimasero per qualche tempo in silenzio, poi fu dinuovo l'elfa a rompere il silenzio. <Poco prima dell'arrivo di Garfuss mi chiedevi qualcosa su questo anello... beh posso dirti che e' come un'assicurazione sulla vita per me, mi permette di diventare tutto cio' che voglio, qualcosa che conosco come qualcosa che non conosco, posso prendere le'satta forma di chiunque, se volessi in questo momento potrei assumere le tue sembianze e tu ti troveresti davanti a uno specchio, con l'eccezione che cio' che vedrai non sara' solo il mero riflesso di uno specchio, un altro te stesso almeno apparentemente.> L'elfo acolto' attentamente le parole di iskra' e rimase a meditarvi su per un po', mentre Iskra', abituata a dormire un po' qua un po' la si era trovata un anfratto nella roccia, che nonostante tutto la faceva sentire un po' a casa e vi stava dando un occhiata per passarvi eventualmente il resto della notte. Aumenta lo studio ....e diminuisce ogni mia forma di ispirazione.....
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io diciamo che suono la chitarra...anche se non avendola mai studiata seriamente non posso dire di saper suonare, guisto qualche canzone mi viene abbastanza bene ...... prima o poi mi riprometto che dovro' fare un corso...altrimenti le mie due chitarre finiranno per prendere posto e polvere nell'armadio...
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L'ho visto solo ora il topic... cmq il mio voto senza ombra di dubbio va ai metallica, non so la prima volta che li ho sentiti penso d'essermi "innamorata"
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Iskra' sposto' velocemente gli occhi scuri dal viso di Ariaston al cielo stellato, poi torno' a fissare il suo sguardo negli occhi verdi dell'elfo, respiro' profondamente l'aria fresca della notte. <Beh non sono stata io la prima a parlare di elfi scuri, li ha nominati il kender in uno dei suoi discorsi, a cui come al solito ancora non mi sono abituata e spesso non riesco nenahce a capire.> disse sorridendo. <Per quanto poi riguarda la tua curiosita', beh...> smise di sorridere lo sguardo si fece cupo e la voe divenne improvvisamente seria <io posso soddisfarla, conosco quella razza abbastanza bene.> Ando' a sedersi a un metro dal suo intelocutore, e inizio' a raccontare. Un fiume di parole ininterrote, di ricordi, di rabbia troppo a lungo repressa, parlo' della citta' dove era nata, di come si scalavano le gerarchie all'interno della societa', della meschinita' di quella razza, inganno morte e tradimento, erano trte delle parole che gli elfi scuri preferivano, anche tra di loro, anche tra fratelli, racconto' tutto quello che sapeva, tutto quello che ricordava, tutto, perfino della morte del fratello, omettendo il luogo dove era nata e molti altri particolari, che potessero svelare la sua vera natura. Iskra' riprese fiato, soffoco' il dolore che ancora oggi provava, e riprese a parlare. <Esistono anche elfi scuri che vivono in superficie, alcuni scappano dal sottosuolo, ripudiando il sistema di vita matriarcale che vige in quella societa', vivono per lo piu' tutti assieme in gruppi organizzati, hanno le loro regole e il loro dio, non che sia paritolarmente simpatico traversene davanti uno, ma sono diversi dai loro fratelli del sottosuolo. Per un certo periodo di tempo....anche io ho vissuto con loro.> Ariaston pensava che quell'elfa era sempre piu' strana. Dopo il racconto di Iskra' cadde il silenzio tra i due, rotto solo dal mormorio del vento tra le foglie. Iskra' sembrava pensierosa, come lo era quasi sempre del resto, ma dopo tutto quel racconto pareva esserlo ancora di piu' <Ariaston > si rivolse all'elfo continuando a guardare le stelle <se tu incontrassi un elfo scuro proprio adesso, cosa faresti?> L'elfo la guardo' incuriosito <Beh suppongo nulla, perche' non vedo nessun elfo scuro nei paraggi> rispose sorridendo < e poi non saprei dirtelo, te l'ho detto non ne ho mai incontrato nessuno,anche se dal racconto che mi hai fatto, non deve essere proprio piacevole avere a che fare con loro.> Iskra' lo guardo',deposito' ai piedi di Ariaston la sua spada, che era anche l'unica arma che possedeva, a quel punto, disarmata, lo fisso dritto negli occhi, le era sempre piaciuto rischiare, molte volte aveva gia' giocato con la morte ma questa volta era diverso, e con un rapido gesto si sfilo' l'anello dal dito..... La sua pelle era tornata di colpo scura come la notte, i suoi capelli risplendevano argentei sotto la luce della luna, e i suoi occhi dall'iride talmente chiara da sembrare quasi completamente bianchi, scrutavano il viso di Ariaston, cercando di indovinare i suoi pensieri.
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Certo che stare dietro ai discorsi di quel kender era davvero impresa non di poco conto, penso' Iskra'. Che quell'improvvisa sfera di oscurita' avrebbe destato delle domande da parte dei suoi nuovi "amici" lo sospettava, l'importante e' che non legassero l'accaduto con gli elfi dalla pelle scura che il kender aveva appena nominato, per fortuna pero' nominare gli elfi scuri l'aveva poi portato a saltare ad un'altra storia, e il discorso era stato lasciato cadere. Ad ogni modo doveva dare una giustificazione alla domanda che aveva originato tutta la strana narrazione del kender. < Beh Garfuss > disse rivolgendosi al kender con tono pacato < e' un giochetto piuttosto semplice che conosco da anni, tanto che non ricordo neanche piu' chi me lo ha insegnato, ma decisamente e' carino non trovi?> sorrise poi continuo' a parlare < Effettivamente hai ragione quando dici che non sono di queste parti, e non saprei nemmeno dirti di preciso come ci sono arrivata. Tu parlavi di un bastone che tele qualcosa, forse volevi dire che teleportava le persone? Credo che sia lo stesso modo in cui sono giunta qui solo che forse non e' qui che mi sarei dovuta trovare, e' un racconto un po' complicato forse un giorno ti narrero' la mia storia. Parli poi di elfi dalla pelle scura ma non capisco cosa questo c'entri nel resto della narrazione che hai fatto, del resto > disse con tono scherzoso, ridendo < tu parli talmente tanto e tanto in fretta che a volte faccio anche fatica a tenere il ritmo della narrazione. Comunque elfi dalla pelle scura esistono anche dalle mie parti, ma noi elfi non li amiamo direi, o meglio nessuna razza che calca il suolo del mio mondo vorrebbe mai incontrane uno sulla sua strada, anche se non ti nascondo che uccidere quegli esseri malvagi da una notevole soddisfazione.> Sorrise nuovamente, un sorriso che malcelava un odio e un rancore profondi nei confronti di quella razza, e un lampo di vendetta saetto' nei suoi occhi neri come la notte. Quanto tempo era che la sua spada non trafiggeva il cuore di un drow? non se lo ricordava quasi piu', ma ricordava bene la sensazione di soddisfazione che le dava, non era come uccidere un qualunque altro essere, le morti su commissione, che poi erano il lavoro che meglio sapeva fare, non le davano alcuna soddisfazione...come non le dava soddisfazione il fatto di doversi celare sotto le sembianze di un elfa, ma purtroppo ovunque andasse non aveva molte altre scelte, non poteva mostrarsi per cio' che realmente era. Richiuse gli occhi appoggiata ancora con la schiena sulla fredda roccia, e si immerse nuovamente nei suoi pensieri sperando che al kender fosse bastata la sua semplice spiegazione. Si riscosse solo all'arrivo del resto del gruppo, quando Perenor le si avvicino' per curarle il braccio ferito.
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gh ehm beh non ci credete? correggo subito gli orecchi con orecchie...magari poi ti spieghero' anche perche' lo scrivo sempre sbagliato
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La nostra storia...supporto hardware
DeeD-iTH ha risposto alla discussione di daermon in Prosa e Poesia
Visto che non vi ho dato una descrizione fisica precisa di iskra' ne del suo equipaggiamento rimedio adesso. Equipaggiamento spada corta che aggiunge danni da acido anello cambiare sembianze zaino con: 1)corda 2)attrezzi da scasso sacchetta per le mondete Descrizione con le due sembianze: Elfa: alta 1.65 capelli neri occhi neri Drow: altezza sempre quella capelli bianchi iride color argento tanto che gli occhi paiono quasi completamente bianchi Passatemi i termini un po' molto presi da D&D se dovessi darle un livello direi 16 cosi' diviso per classe decimo di ladra sesto di assassina. -
Si era resa vagamente conto che questo mondo era abitato piu' o meno dagli stessi esseri che calcavano il suolo del suo, quindi era facile che vi fosero anche qui elfi scuri e che non fossero certo visti come una manna dal cielo, usare qualcosa che la potesse ricollegare alla sua maledetta razza era pericoloso tuttavia c'era poco tempo per pensare quell'orchetto che era improvvisamente arrivato fino a loro quattro avrebbe sicuramente fatto del male a qualcuno e a giudicare dal gruppetto, nessuno era in grado di farci molto, e lei era sempre una ladra, affrontarlo apertamente in un faccia a faccia non era uno dei suoi "giochi" preferiti. L'unica cosa che le venne in mente in quel momento seppur rischiosa, era quella di lanciare un globo d'oscurita' sull'orchetto. Quando il globo d'oscurita' investi' il mostriciattolo, Iskra' spicco' un balzo verso l'alto e agilmente ricadde all'interno del globo presumibilemnte alle spalle dell'orchetto, sperando che non avesse cambiato posizione e che fosse rimasto un attimo frastornato dall'accaduto. L'oscurita' magica non sarebbe durata molto, il vantaggio era che l'orchetto non avrebbe potuto vederla, ma lei che era abituata fin da tempi lontani a combattere i nemici con l'ausilio del suo udito piuttosto che della sua vista avrebbe avuto un vantaggio. Sentiva distintamente il respiro puzzolente del mostriciattolo proprio difronte a se', estrasse velocemente la sua corta spada, nemmeno il bagliore verdognolo dell'arma fendeva il buio completo, ascolto' ancora un attimo, poi nella sua mente si formarono i contorni precisi dell'orchetto che le stava dando ancora le spalle, non aspetto' oltre e colpi'. Un fendente menato con eccellente maestria si sarebbe detto dall'urlo di dolore e dal rantolo che ne segui', senti' l'orchetto cercare di muoversi di indovinare l'uscita di quella trappola mortale, poi imporvvisamente per una non si sa quale casualita' si volto' di scatto proprio mentre Iskra' gia' aveva mosso i primi passi per attaccarlo, non vedeva la lama che sicuramente le era rivolta contro, spostarsi dalla sua posizione poteva sbilanciarla troppo, fu una frazione di secondo, e senti' il dolore pervaderle il braccio sinistro, e il sangue scendere fino alle dita della mano,fu allora che meno' un altro colpo colpendolo di striscio, e un terzo che stavolta squarcio' il torace dell'orchetto che cadde a terra senza vita. Con un altro dei suoi acrobatici saltelli usci dalla sfera oscura che dopo qualche attimo si dissolse. Si rese conto dello sguardo pressapoco sbalordito di Lirian, con una rapida occhiata si rese conto invece che il kender e l'elfetta, apparte un'espressione di stupore nel vedere l'orchetto morto non sembravano altrettanto meravigliati. Ripuli' con cura la sua arma dal sangue nero e maleodorante e la rinfodero'. Poi si guardo' il braccio ferito, non era niente di grave, altre volte aveva rischiato la morte per cose ben piu' gravi che un graffio. Adesso forse qualcuno le avrebbe posto altre domande, forse qualcosa di piu' impegnativo di un semplice <Tu chi sei> come era succeso fino ad allora. Sorrise, qualcosa di palusibile da dire le sarebbe venuto in mente al momento opportuno, e in cuor suo penso' che in fondo incaponirsi, come aveva fatto lei, nell'imparare ad usare le orecchie al posto degli occhi in combattimento, non era stato lo sciocco capriccio di una piccola ladruncola, come nei bassifondi di Menzoberranzan, i suoi compagni di "lavoro" spesso le avevano ripetuto, e per questo anche l'avevano notevolmente derisa, ma lei sapeva che non sempre e' possibile scappare, quindi doveva anche sapersela cavare quando la situazione lo avrebbe richiesto. Ed in questo caso se l'era cavata tutto sommato abbastanza bene, Menzoberranzan, ancora il nome della sua citta' le risuonava in testa, si trovo' a sorridere ancora, tutto sommato se davvero in quel teletrasporto qualcosa era andato storto e questo non era il mondo che conosceva, almeno un fattore positivo c'era, nessuno della sua famiglia le avrebbe piu' dato la caccia, di tanti problemi almeno uno si poteva considerare risolto, o almeno cosi' sperava. Poi si rivolse al piccolo gruppetto di "amici" notando l'altro orchetto steso a terra. <Ehi voi ... state tutti bene?> L'elfetta e il kender sorrisero per tutta risposta. Quando lo sguardo di iskra' incrocio' quello di Lirian vide dai suoi occhi che ancora non le era chiaro quanto era successo, non voleva dare troppe delucidazioni in merito, per questo le disse, rivolgendole un sorriso: < Spero di non esserti apparsa troppo originale nei miei modi di combattere, ma lo faccio di rado, evitando lo scontro quando posso, ma quando devo...beh non esito a ricorrere ad ogni trucchetto che possa portare le sorti del gioco a mio favore.> Poi si sedette a terra, ripuli' il sangue dalla ferita e appoggiando la schiena a una roccia chiuse gli occhi perdendosi nei suoi pensieri.
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Iskra' aveva osservato tutta la scena dall'alto del suo albero, e adesso che quell'elfo si era seduto proprio li' lei non poteva fare altro che osservarlo. Curiosa lo era sempre stata, e poi osservare bene le cose e le persone faceva parte del suo mestiere, e quell'elfo dai capelli neri solleticava la sua curiosita', che pure sarebbe stata ben capace di trattenere, se in quel momento non fosse un pochetto scivolata facendo di conseguenza muovere il ramo, rumore che fece riscuotere lo traniero dai suoi pensieri e che si volto' verso l'alto mentre ancora lei lo fissava. Un turbinio di pensieri le passava per la mente, dopo tutto quello che le era successo sentiva il bisogno di parlare con qualcuno, qualunque cosa fosse, purche' non volesse ucciderla s'intende, e quando il suo sguardo incontro' gli occhi verdi dell'elfo non vi lesse ostilita', ma solo sorpresa. <Salve> disse Iskra', in elfico,aveva imparato che se se ne conosce la lingua e' sempre meglio rivolgersi ad ognuno in quella che gli e' propria <scusami se ti stavo osservando cosi' intensamente ma da quassu' non ho potuto fare altro che assistere allo scontro, se tu fossi cosi' gentile da rinfoderare la tua arma, io scenderei da qua su.> L'elfo per un attimo continuo' a guardarla scettico, poi con un gesto della mano la invito' a scendere. Si trovarono cosi' faccia a faccia, che strana sensazione, dopo tutti gli anni pasati da sola dopo i suoi disastrosi contatti con la sua razza in primo luogo e con le altre razze, per ben due volte erano sempre stati degli elfi a tenderle una mano quando ne aveva avuto bisogno. <Credo di doverti un grazie, visto che se quei "cosi" mi avessero trovata sarei diventata molto probabilmente il loro pasto. Il mio nome e' Iskra'> aggiunse dopo una breve pausa. Poi ad un impercettibile movimento della spalla notò sul suo viso una fugace espressione di dolore. <Il mio nome è Ariaston,> rispose l'elfo con una voce che risultava molto piacevole da ascoltare <eri dunque tu il loro oggetto di caccia?> disse indicando i cadaveri puzzolenti poco distanti da loro. Iskra' noto' quanto la voce di quell'elfo fosse piacevole da ascoltare. <No oh beh no non credo> si affretto' a rispondere <del resto non credo che sapessero proprio della mia esistenza, cioè..ecco..oh è una storia complicata da spiegare, piuttosto ti prego dimmi dove ci troviamo?> La richiesta ad Ariaston parve assai strana, come assai strana era l'elfa che aveva difronte ad ogni modo rispose alla domanda, ma gli parve che quella risposta che era per altro naturalissima avesse provocato un qualche oscuro turbamento sulla giovane elfa. Altre domande seguirono la prima, e ogni domanda preva all'elfo sempre piu' strana. <Quindi mi stai dicendo che mi trovo su un'isola, e va bene potrei non conoscere quest'isola, ma poi mi dici che Waterdeep e il mare delle spade non esistono, che il Dorso del mondo non esiste..... tutto il mio mondo.....non esiste piu.> e queste ultime parole, proferite in un soffio, sembravano dette a se stessa come se fosse nuovamente sola, come se fossero, e lo erano, l'amara verità che l'attendeva. Un'amara tristezza si dipinse allora sul volto di Iskra', dinuovo tutto cominciava da capo, dinuovo era un'esule in una terra straniera, dinuovo non aveva una casa, sebbene le fogne della sua città potessero essere un pò originali come casa, la sotto vi era il suo regno, la sotto, era solo se stessa senza alterazioni, e ora, tutto era svanito, costretta ancora una volta a mentire a essere qualcosa di diverso dal suo essere naturale. Ariaston comprese che la situazione non era delle più felici, e che con ronde di orchetti a giro non era saggio restare troppo tempo fermi in quel punto, di tempo ne era passato fin troppo, forse era rischioso portarsi dietro la nuova venuta ma decise tuttavia di portarla con se. <Non credo sia questo il posto giusto per parlare e da quanto ho capito tu non sai dove andare, che ne dici di venire con me?> Gia' andare con lui dove? non sapeva nemmeno nulla di lui, anche se in cuor suo sentiva di potersi fidare,ma quanto lui avrebbe poi potuto in futuro farlo con lei? Le immagini del suo recente passato del suo tradimento bruciavano ancora nella sua mente, e pensare che ... no no non era quello il momento di pensare, l'unica cosa saggia da fare era fidarsi di quell'elfo e seguirlo, da sola in quella boscaglia vagando senza meta sicuramente sarebbe morta comunque, quindi valeva la pena tentare. L'elfo si incamminò a passo deciso, lei gli camminava a lato, pensava che avrebbe dato fastidio a chiunque avre uno sconosciuto armato alle spalle. Mentre camminavano ebbe modo di osservarlo bene, era un tipo di elfo alquanto strano, soprattutto la sua attenzione fu attirata dalle mani, da quelle mani così bianche e da quei due disegni uno dei quali non riusciva a capire cosa rappresentasse di preciso. Camminarono per un pò fino a giungere allo spuntone di roccia che lei aveva visto dalla spiaggia, da qui egli la condusse in un pertugio che si apriva nella roccia, inspiegabilmente lei sorrise e una luce le si accese negli occhi. Sebbene Iskrà amasse la superficie del mondo, perlomeno del suo, sentirsi al riparo in grotte cunicoli e caverne era quasi un sentirsi a casa sua, quella "casa" che avrebbe disconosciuto per il resto della sua vita ma che lasciava in lei un segno indelebile che niente avrebbe cancellato, fosse altro che per il suo aspetto. Una volta dentro alla grotta si accorse della presenza altra gente, tutti quegli incontri in una sola giornata cominciavano ad essere quasi troppi per lei, nonostante tutto sorrise amabilmente a tutti, e il suo primo pensiero fu che avrebbe dovuto dare a tutta quella gente delle spiegazioni, e dovevano essere convincienti, certo omettendo verità scomode, per il momento seppur a malincuore doveva ammettere che aveva bisogno degli altri, per la seconda volta in vita sua, aveva bisogno di aiuto. così di getto non mi veniva niente di meglio di questo
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Al mattino la pioggia era finita e i dolci raggi del sole fecevano capolino tra il fitto fogliame del bosco. Iskra' si sentiva l'umidita' della pioggia della notte precedente arrivarle fin dentro le ossa, ma non poteva continuare a stare appollaiata su di un ramo, era ora di scendere e visto che ormai era in quel luogo di dare anche un'occhiata intorno. Scesa dall'albero che l'aveva ospitata e le aveva offerto un riparo seppur minimo, rivolse a quella pianta uno sguardo come fosse un segno di gratitudine, le erano sempre piaciuti gli alberi fin dalla prima volta che arrivo' sulla superficie. Poi inizio' a guardarsi attorno attentamente, che si trovasse in una foresta non v'erano dubbi, solo che non vi erano sentieri da seguire, e lei pratica di vicoli cittadini, fogne e quant'altro potesse servire a una ladra per muoversi inosservata nelle citta', non era cosi' pratica spersa nella boscaglia. Una direzione valeva l'altra decise, in ogni caso non cercava nulla di preciso e anche seguire un sentiero, qualora lo avesse trovato,in un mondo che non era nemmeno il suo poteva rivelarsi assai rischioso. Facendo il minimo rumore possibile inizio' a camminare in una direzione qualunque seguendo il soffio del vento, il suo incedere si interrompeva a tratti per restare in ascolto, ma il vento non portava nessun rumore particolare. Finalmente, dopo un lasso di tempo imprecisato, dato che la boscaglia era molto fitta e non vedeva lo spostamento solare, le piante cominciarono a diradarsi e qua e la apparivano sprazzi di cielo terso. Si fermo' ad ascoltare, oltre al mormorio delle foglie mosse dal vento, adesso sentiva un suono diverso ben distinto, sembravano onde che lente andavano a infrangersi sulla battigia. Ricordava quel suono, lo aveva gia' udito molto tempo prima, e le era rimasto impresso nell'animo, nel sottosuolo non c'era suono alcuno che fosse cosi' melodioso ed in ogni caso non vi erano proprio suoni melodiosi, non per le sue orecchie. Con passo leggero giunse al limitare della boscaglia, oltre le ultime frasche si vedeva una spiaggia e poi l'azzurro del mare. La spiaggia non offriva riparo alcuno, era troppo pericoloso avventurarvisi, certo pero' non poteva restare nella foresta in eterno. Decise dunque di continuare a camminare parallelamente alla spiaggia, da qualche parte sarebbe pur arrivata. Ogni tanto la tentazione di uscire allo scoperto per poter osservare meglio tuttavia vinceva le sue remore e le sue paure, fu cosi' che noto' che piu' avanti vi era un costone di roccia. I suo pensieri sul da farsi furono interrotti da dei rumori, non c'erano troppi ripari la intorno la cosa migliore era salire sul primo albero abbastanza robusto e osservare silenziosamente dall'alto. Prima delle loro figure arrivo' il loro odore, orchetti! Passarono oltre, rantolando qualcosa in quella loro lingua che lei non capiva e non assomigliava a nulla di quello che conosceva, non la notarono lassu' nascosta tra il folto fogliame. Visto che non conosceva il luogo e la compagnia del vicinato era poco piacevole, decise che era il caso di essere molto prudenti, ad ogni modo voleva raggiungere il costone roccioso prima di sera, forse da lassu' avrebbe avuto una migliore visione di cio' che la circondava visto che dalla cime degli alberi si distinguevano solo alberi e mare.
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Era notte, pioveva, lei non aveva idea di dove si trovasse, ricordava di aver tradito chi l'aveva accettata, di aver per amore di un drow venduto i suoi compagni alla morte, ma la morte non se li era presi, ma la morte va sempre pagata,e il prezzo sarebbe stato lei, se quello strano elfo non le avesse detto - Preparati ti porto a casa mia - poi aveva proferito delle parole, l'ultima cosa che ricordava era come un tunnel di luce, la sua mano che scivolava via da quella dello strano elfo, e ora era li'. Tutto quello che sapeva e' che di sicuro non era piu' il suo mondo, lei non ricordava come si chiamava il mondo da cui proveniva lo strano elfo che l'aveva aiutata e che lui chiamava casa, e che le importava del resto? Forse non era nemmeno quello dove si trovava ora! Chissa' se esistevano i drow anche li'? sperava proprio di si, perche' ucciderli era la cosa che le dava piu' soddisfazione, e non sarebbe ricaduta mai piu' nell'errore di amarne uno. Mentre questi pensieri turbinavano nella mente di Iskra' , si rese conto che pioveva che era in una fitta boscaglia, che non aveva da mangiare e non c'erano case di ricchi signori dove andare a rubare qualche soldo per pagarsi un letto decente in una locanda....non c'erano nemmeno locande. Quella notte l'avrebbe dovuta passare all'addiaccio, ma sarebbe di certo sopravvissuta, fiduciosa si arrampico' in cima a un albero abbastanza alto decisa a passarvi la notte. Il suo ultimo pensiero ando' al suo anello che le permetteva di acquisire una qualunque sembianza a suo piacimento, e decise che forse era meglio nascondersi come sempre sotto le mentite spoglie di un'elfa dalla pelle color dell'alabastro, si avvolse stretta nel suo mantello, poi il sonno la strinse nel suo abbraccio, e non l'avrebbe lasciata fino alle luci di una nuova alba....
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DeeD-iTH ha risposto alla discussione di daermon in Prosa e Poesia
Beh la reazione difronte a un drow e' sempre la solita ( o fose e' quella che mi e' sempre capitata)...e si traduce in "ammazza il drow" , per l'avatar ...ce l'ho pronto bellino disegnato da me....ma non trovo lo scannero l'ho disperso durante il trasloco finche' nn risalta fuori staro' senza -
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DeeD-iTH ha risposto alla discussione di daermon in Prosa e Poesia
Allora con ordine: Wolf: come un po' tutti penso sono abituata ad avere un mio sttereotipo di PG, e credo che il BG che sto strutturando possa andare bene per entrambi i fini Manzotin: conserverei la parte drow del tipo sfrutta fin che ce n'e' e poi molla l'osso quando nn serve piu'...pero' una torturina ogni tanto a gratis come puro divertimento personale mika si disdegna Appena c'ho un po' di tempo, come gia' avevo detto nel topic di presentazione, mi rileggo per bene tutta quanta la "vostra storia" e poi trovero' il modo per unirla al resto del gruppo -
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DeeD-iTH ha risposto alla discussione di daermon in Prosa e Poesia
si si ma per me potete permettervi di dare consigli anzi acceto volentieri, cmq si chiama ISKRA' (e' che incespico con i tasti) Beh un personaggio cattivo c'e' da dire cmq che 'e poco gestibile...neutrale e' meglio vorei che da una lato fosse in parte come un elfo normalissimo, dall'alra parte vorrei che conservasse lati tipici di un drow...( sto creando un mostro ) per questo penso che mantenerla sospesa tra bene e male sia meglio, anche perche' poi vorrei che tutta la sua vita oscillasse sempre come un pendolo tra bene e male. A cormanthor non ci deve restare per molto tempo, quel tanto che basta, diciamo una settimana massimo una e mezza, in fin dei conti sta parte di storia l'ho giocata davvero, e forse descritta meglio puo' funzionare Per quanto riguarda il fatto che e' ricercata ..l'idea tua e' buona e mi piace ....solo c'e' un problema...prendi un gruppetto di 5 drow (che gia' son pure troppi) mettici un mago e 4 guerrieri (giusto per non mettere nel mezzo anche una chierica) Iskra' e' una ladra...bravina ma sempre una ladra...contro un mago/stregone e 4 guerrieri non so quante possibilita' ci siano che resta viva ad ogni modo l'idea sarebbe buona vedro' cosa mi posso inventare Grazie del suggerimento -
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DeeD-iTH ha risposto alla discussione di daermon in Prosa e Poesia
Nemmeno io voglio che sia una drow buona....anzi avrei volto proprio fosse cattivissima ma per esigenze di compagnia mi sono dovuta adattare. di drow buoni basta drizzt direi.... di Iskra' penso si possa dire tutto ma non che e' buona, non potrei mai giocarlo un personaggio buono ... va troppo contro la mia natura di giocatrice. Poi dicevi della fuga che collima con la battaglia de "l'assedio delle ombre", e' stato il punto di partenza di tutta la storia ho cominciato a scriverla a ritrovo, vengono molto meglio le cose se fisso un di partenza alla fine piuttosto che all'inizio. Quando invece parlo della corte elfica....mi riferisco alla corte elfica abbandonata di Cormathor (non so come diamine si scrive) che adesso e' abitata da drow di superficie, non che mi piaccia sta cosa...e' un po' una forzatura al mio pesonaggio ma in qualche modo dovevo far saltare fuori come e' entra in possesso di un anello per cambiare sembianze...e quello e' stato l'unico modo che son riuscita a trovare....(qui pero' mi sono ispirata a una precedente avventura che ho giocato un annetto fa... non e' proprio tutta farina del mio sacco) -
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DeeD-iTH ha risposto alla discussione di daermon in Prosa e Poesia
oddio il fatto della "mancata caccia" , non deve essere per forza mancata...cioe' posso anche infilarcela in una qualche maniera (il master mi aveva chiesto un BG dettagliato ma forse non s'aspetta una cosa cosi' dettaglita ), metti che poi non la prendono perche' nella scalata dela gerarchia dei casati un altro casato eliminao quello di Iskra' o qualcosa di sto tipo qua, ancora non so bene ma prima di sabato qualcosa mi devo far venire in mente quindi vedrete presto le opportune modifiche alla storia -
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DeeD-iTH ha risposto alla discussione di daermon in Prosa e Poesia
Azothar le tue domande sono piu' che legittime...infatti stanno anche nella mia testa ma devo trovargli una risposta...per la marcia dei drow in superficie...non ho specificato molto perche' dovrei fare tutto il sunto di un intero libro di R.A. Salvatore e mi faceva un po' fatica. Per tutto il resto devo ancora pensare bene a come organizzare i punti in sospeso, infatti per ora si tratta solo di una bozza. Ti faro' sapere qualcosa appena il mio cervello elabora qualcosa di accettabile per le risposte alle domande mi hai posto.... Wolf: Lo so che e' scritta un po' complicata infatti io scrivo sempre complicato e' un mio difetto spesso succede che nn si capisce cosa voglio dire.. e poi non rileggo quasi mai quello che scrivo .. altrimenti mi viene i ripensamenti apporto modifiche, tagli e riesami di interi pezzi e va a finire che viene su un macello che di regola poi cestino. Quindi se ci sono delle incongruenze se c'e' qualcosa che non e' chiaro...ditemelo voi cosi' cerco di apportare le modifiche dove realmente servono -
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DeeD-iTH ha risposto alla discussione di daermon in Prosa e Poesia
Wolf, ecco fatto Per ora e' solo una bozza....mi dite che ne pensate? Dovrebbe diventare il background di un mio PG. PG: Iskra' Razza: Drow Anni : 110 Liv. : 13 Ladra P.S.: I nomi non saranno tutti giusti ... la memoria fa quel che puo'...chiedermi anche come si scrivono e' troppo Menzoberranzan pare dormire, sotto le volte fredde di pietra scura, scura come un cielo senza luna e senza stelle. Solo il grande orologio segnava lo scorrere del tempo, la citta' pareva addormentata immobile n un sonno che sapeva di oblio, ma a Menoberranzan c'e' sempre qualcuno o qualcosa che guarda e ascolta. Era notte fonda quando i cancelli di adamantio di uno dei casati minori si aprirono per far passare Erthas, il primo figlio maschio del casato Azhnarel, il quale doveva affrettarsi a raggiungere il fratello minore Kerynder e le due sorelle Faenys e Yshmys, intente ad assistere la matrona madre che quella notte avrebbe dato alla luce due figli. . La matrona madre aveva dato alla luce due piccoli drow un maschio e una femmina, il maschio, come ogni terzo figlio drow doveva essere sacrificato alla dea Lloth. Il piccolo fu deposto su una specie di piedistallo di adamantio, raffigurante un ragno steso sulla schiena con tutte e otto le lunghe zampette che avvolgevano quella che sarebbe stata la sua preda, fu chiamato con il nome di Ahyrian. La matrona madre depose il piccolo sulla pancia del ragno, mentre le sorelle sistemavano la femmina a terra, la testolina dai candidi capelli si trovava esattamente sotto l'orribile e luccicante testa del ragno, mentre le sorelle cantilenavano una nenia, di cui anche chi non avesse compreso le parole avrebbe sicuramente compreso l'angoscia che da esse si sprigionava, invocando il favore della Regina ragno. La nenia ebbe termine, il pugnale del macabro rituale affondo' nel petto del piccolo che esalo' l'ultimo respiro lanciando un vagito, un lamento che pareva provenire da un altro mondo, qualcosa di non terreno. Il sangue che copioso stillava dalla ferita si andava incanalando in un fiumiciattolo rosso lungo tutto il corpo del ragno d'adamantio, per ricadere come una macabra cascata sulla fronte della femmina, che aveva cosi' ottenuto il suo battesimo nel nome di Lloth, e fu chiamata Iskra'. Di certo nessuno ha ricordi che risalgono a prima dell'eta' della parola, ma tra due gemelli esiste sempre un legame speciale, come se lei sapesse esattamente cosa era successo quella notte di qualche anno prima. Non avrebbe mai perdonato la matrona madre per averle sottratto il fratello, quel fratello che era destinato ad essere come lei, riluttante alle regole di una societa' cui infondo non apparteneva. Ben presto capi' che se voleva sopravvivere doveva fuggire, nascondersi o sarebbe stata costretta a piegarsi alla Regina ragno, nella morte come nella vita, ma una vita consacrata a quella mostruosita' che l'aveva battezzata nel sangue del fratello che vita sarebbe stata? No, era piccola ancora ma sufficientemente grande da capire che avrebbe dovuto andarsene, se non per se' almeno per non rendere vano il sacrificio di Ahyrian, non avrebbe mai dimenticato quello che aveva sentito quell'orribile notte in cui era nata, quella sensazione e quell'urlo straziante, quell'angoscia che ancora la notte tornava a riempirle le orecchie con la sua voce. Mancava poco ormai di li a breve sarebbe stata mandata ad Arach-Tinilith, e se avesse messo piede in quel luogo la sua anima si sarebbe perduta per sempre. Era nuovamente notte la torre dell'orologio magicamente illuminata segnava che era l'ora del buio profondo, come bagaglio i suoi vestiti, un mantello nero come la notte e uno stocco rimediato nella sala delle armi, dove durante il giorno aveva guardato i fratelli confrontarsi, e tanta speranza e sogni nel cuore, Iskra' scivolo' tra le sbarre del pesante cancello di adamantio. Una volta oltre la barricata, si tiro' il cappuccio fin sopra gli occhi e senza pensarci volto' le spalle alla sua perdizione. Iskra' sapeva perfettamente che nei cunicoli attorno a Menzoberranzan si celava la morte, drow di pattuglia che sicuramente l'avrebbero riconosciuta, e ricondotta al suo casato, dove di certo nessuno ne avrebbe avuto pieta', ma i drow non erano l'unico pericolo nel sottosuolo. Nelle gallerie si nascondeva la morte, per mano di orrendi mostri. Fuggire da Menzoberranzan non sarebbe stato facile, ma ci sarebbe stata l'occasione buona e le avrebbe saputo afferrarla. Mentre camminava nella notte senza fine della citta', persa nei suoi pensieri non si era accorta della pericolosa direzione che aveva preso, la strada non era piu' ben lastricata di lisce lastre di pietra, ovunque c'erano detriti, e soffiava un vento caldo e solforoso, si era incamminata verso il grande precipizio ai bordi del quale, ammassate sulla destra per chi proveniva dalla strada maestra si vedevano miriadi si casupole e catapecchie, piu' che altro sembravano tanti ruderi uno addossato all'altro, i bassifondi di Menzoberranzan. Non poteva piu' tornare indietro, e in fin dei conti forse quello non era il posto piu' sbagliato in cui poteva capitare, di certo avrebbe trovato come tirare infondo la giornata,e nessuno sarebbe venuto a cercarla li. Trovo' una casa, se il nome che si poteva dare a un cumulo malmesso di sassi era casa, che pareva da molto tempo abbandonata, si accoccolo' in un angolo e inizio' a pensare alla sua nuova vita, era tardi aveva sonno, e si addormento' profondamente. Quella notte imparo' la prima regola, mai abbassare la guardia, si sveglio' infatti con le mani legate e qualcuno che la tirava per la lunga treccia argentata e le teneva un coltello puntato tra le scapole. Un altro figuro stava frugando la capanna da cima a fondo alla ricerca di chissa' che cosa. " Bah qui non c'e' nulla, ma sei sicuro che abbiano visto proprio questa qui arrivare dalla citta'? a me sembra un avanzo dei bassifondi come noi." - senti' dire in sottocomune. "Bah forse e' solo una pezzente coraggiosa che ha cercato il colpo grosso che e' tornata a mani vuote." rispose il tipo che la teneva bloccata in quella scomoda posizione, e punzecchiandola di piu' con il pugnale le disse: "Beh allora? non sai parlare? O forse te la sei fatta sotto dalla paura signorina!" Il tono sprezzante di quei due, era uguale a quello di tutti gli altri drow, ma avrebbero pagato prima o poi tutti quanti, il conto si sarebbe presentato un giorno con o senza di lei. Intui' comunque che i due ladruncoli potevano fare al caso suo. "Io metterei giu' le tue sporche manacce dai miei capelli, sempre che tu non voglia finire trasformato in qualche cosa di cosi' orrendo che non si puo' nemmeno immaginare!" Quello perplesso dal tono indugio' fu allora che facendo ricorso a tutto il suo sangue freddo inizio' a cantilenare delle parole, di certo quei due ladruncoli non sapevano un accidenti di magia, almeno quanto non ne sapeva lei, bastava che la credessero una maga. Il trucco funziono' e il tipo la lascio' andare. Il tizio che la teneva sotto la minaccia di un pugnale si chiamava Zhenter e l'altro Amuril, entrambi facevano parte della gilda di ladri di Menzoberranzan, occupando ruoli abbastanza bassi nella gerarchia. Quando disse loro di aver bluffato poco ci mancava che non l'ammazzassero. Non conosceva nessuno nei bassifondi e quei due le sarebbero stati immensamente utili, non sarebbero stati mai amici perche' per i drow non esisteva questa parola, e forse nemmeno lei ne conosceva il significato,ma utili le sarebbero stati eccome, almeno fino a che non si sarebbe presentata la sua grande occasione. Visse per diversi anni nei bassifondi, imparando ogni giorno di piu' sul suo nuovo mestiere fino a diventare una ladra non eccellente, non ancora, ma di certo se la sapeva ormai cavare abbastanza bene. Insieme a Zhenter e Amuril, formavano un trio ben assortito, lavoravano quasi sempre insieme, in breve tempo i tre compagni fecero carriera all'interno della gilda. Non si chiedeva mai da chi arrivavano le commissioni, nessuno sapeva chi era il capo, ma nemmeno ci pensava piu' di tanto, non sarebbe rimasta la sotto a lungo. La sua grande occasione arrivo' dopo diversi anni, ma arrivo' solo questo ormai contava. A Menzoberranzan tutti si stavano preparando, era giunta voce che il rinnegato, Drizzt Do'Urden, si trovava a Mithryl Hall, le matrone madri dei casati piu' importanti erano pronte a sferrare il loro attacco, a cogliere la vita del drow rinnegato per il favore della loro sanguinaria dea. Che lo prendessero o no non aveva importanza per Iskra', pero' ammirava quel drow che si era, come lei, sottratto a quel mondo di caos e malvagita'. Quando la spedizione fu pronta a partire verso la superficie, Iskra' annuncio' a Zhenter e Amuril che sarebbe fuggita in superficie, ai due il comportamento della compagna parve assai strano, ma replicarono che non erano certo affari loro e che comunque un aggancio in superficie poteva sempre fare comodo. La istruirono sulla corte elfica abbandonata ed ora in mano ai drow di superfice, di Chormantor, cosi' in ogni qual caso avrebbe avuto un posto dove andare. Il giorno dell'attacco arrivo' finalmente, eserciti di combattenti drow, sacerdotesse di Lloth e marone madri si riversarono nei cunicoli che conducevano alla superficie. Intrufolatasi in un gruppo di soldati, camuffata da gran sacerdotessa, disse al comandante di essere stata mandata a loro come supporto da uno dei casati minori, questi rimase all'inizio perplesso per non essere informato prima, ma poi si convinse che forse non ce ne era stato il tempo vista l'imminente partenza. I cunicoli verso la superficie erano abbastanza sgombri, vista anche l'ingente quanita' di drow mobilitati. Iskra vide per la prima volta le stelle brillare nel cielo in una notte che sapeva di sangue, nonostante fossero solo puntolini iridescenti le pungevano i delicati occhi rossastri, ma non aveva tempo per pensarci al momento, non poteva compromettere la sua fuga. Erano sbucati fuori dal tunnel in una radura ai piedi di Mhytril Hall, come da copione i guerrieri marciavano avanti, mentre lei si manteneva piu' indietro, un boschetto che costeggiava il sentiero faceva al caso suo e nel momento in cu era sicura che nessuno l'avesse vista, scomparve tra le frasche. Che avrebbe fatto adesso? Come sarebbe stata la luce del giorno? Che effetto avrebbe avuto sui suoi occhi abituati alla tenebra senza fine? Tante domande e nessuna risposta, ma anche quelle sarebbero arrivate come era arrivata la sua occasione di salire in superficie. Adattarsi alla luce del giorno fu un processo lungo e doloroso, ma dopo un po' di tempo i suoi occhi cominciarono a non risentire piu' di quella luce pungente. Viaggiava per lo piu' di notte, quando nessuno l'avrebbe notata troppo, e fu di notte che giunse alla corte elfica di Chormantor. Era decisa a non cercare altri drow ma come avrebbe fatto da sola, in un mondo dove un drow era peggio di un demonio? Rimase alla corte elfica per qualche tempo, finche' un giorno in un assalto a una carovana, perquisendo il corpo di un mercante che aveva appena ucciso noto' che portava in una tasca da cintura un anello di bellissima fattura, sottile che emanava riflessi argentei. Non vista da nessun altro, dato che erano impegnati tutti ad aprire le casse che erano nel carro, prese l'anello con se'. Lo fece vedere a uno stregone dopo qualche tempo, egli le spiego' come usare l'anello per mutare aspetto a suo piacimento. Aveva per le mani la chiave della sua liberta'! Fu cosi' che un giorno abbandono' la corte elfica sotto le mentite spoglie di un'elfa dalla pelle color alabastro, sperando di non incontrare altri drow sulla sua strada, non li odiava ne piu' ne meno di altre razze, del resto qualsiasi razza odiava la sua era naturale che lei stassa non provasse simpatia per nessuno. Tuttavia, il rancore per il fratello che le era stato strappato, per la vita che non aveva vissuto, si era, in quegli anni limitata a sopravvivere, le facevano desiderare di affondare la sua lama nella carne di ogni maledetto drow, che vivesse sopra o sotto la superficie non importava, e quando questi pensieri le passavano per la mente una luce assassina le brillava negl'occhi e sentiva sulle labbra l'amaro sapore della vendetta.