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Samirah

Circolo degli Antichi
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  1. Samirah ha pubblicato una voce blog in Il gatto di giada
    Era forse un rumore? No, probabilmente non era nulla. Ma ormai gli occhi sono aperti. Fastidioso e pigro, il caldo vento notturno entra a fatica dalla finestra, si spinge come un serpente in agonia fino alla stanza di fianco, lasciando dietro di sé strascichi di un refrigerio soltanto illusorio. Le lenzuola sono come tralci di piante rampicanti avide di linfa, che si attorcigliano attorno alle gambe, il cuscino è un appoggio sempre troppo caldo. I piedi poggiano sul pavimento, grati per l'improvvisa sensazione di fresco e tastano con cautela il pavimento, seguendo un percorso ormai noto. Le scale di marmo, il piccolo studio avvolto nell'oscurità, tutto urla silenzio, ogni cosa reclama riposo. Ma la quiete di questa notte è falsa, ingannevole. La sedia è più scomoda del solito, eppure fino a un'ora fa era un giaciglio quasi più accogliente del letto. Ora è soltanto un appoggio forzato per un corpo che non vorrebbe fermarsi, allentare il ritmo del metabolismo convulso di una serata disarmonica. Gli occhi non vogliono affrontare la luce, ma una luminosità evanescente irradia nella stanza e lo sguardo si tuffa in quel portale spalancato, un varco verso il nulla. Altro silenzio, altro contorcimento dell'anima. Di nuovo quel rumore. Mani compongono parole spezzate, occhi seguono i caratteri, piccoli esseri senza vita costretti a fare bella mostra di sé. Niente privacy per loro, nessun quinto emendamento. Di nuovo quel rumore. La musica comincia ad inondare l'aria satura di umidità e di stanchezza, la mente la percepisce lontana, ovattata, mentre un dolore sordo e insistente comincia a farsi strada, monito per ogni minuto di sonno perso. Di nuovo quel rumore. E un movimento. Le ombre della stanza danzano lente, vibrando alle note dolenti che cercano una via attraverso i pensieri. Sembrano diluirsi, per poi addensarsi di nuovo, in forme note solo all'inconscio. Piccoli tentacoli di tenebra che si insinuano sibilanti tra le dita, risalgono lungo le braccia, accarezzano le spalle, si intrecciano attorno al collo. Allora il rumore non era uno scherzo della mente sfiancata, non era un gemito della brezza calda e strisciante. Eri tu. Tu che sei rimasto ad osservare fino ad ora, nascosto nella tua stessa trama d'ombra. Eri inatteso, la tua venuta non era annunciata. I tuoi piccoli tentacoli approfittano della sorpresa, si contorcono in un un'orgia di oscurità densa come l'aria che non riesce più ad entrare nei polmoni. Abbracciano il collo in una morsa decisa, pronti a compiere ciò per cui si sono spinti sino al cospetto della luce. Ed ecco, la notte non trasuda più il suo umido secreto di umidità, il gelo si è sostituito al velo di sudore che ricopriva il corpo, pungendo la pelle, provocando tremuli brividi. Il corpo si contrae in una convulsione, ma quando infine l'amante oscuro lascia che il suo abbraccio asfissiante diventi una dolce carezza, le membra trovano finalmente, irrimediabilmente, riposo.
  2. Samirah ha pubblicato una voce blog in Il gatto di giada
    La strada saliva simile a un grande serpente di vecchio asfalto tra le colline coltivate a viti e peschi. Era una via secondaria, percorsa soltanto da poche auto ed era frequente incontrare qualcuno a passeggio, soprattutto nella bella stagione. La giovane coppia stava camminando a ritmo blando, godendosi il fresco della serata estiva e compiacendosi del paesaggio rurale reso incantevole dalle lucciole che danzavano lungo i fossi. In fondo a quel tratto di strada, prima che questa svoltasse a sinistra, inerpicandosi tra case coloniche e villette immerse nel verde dei loro giardini, si stagliava maestosa un'antica quercia. Poteva avere cento, duecento o forse anche più anni, ma a loro non era dato saperlo. I suoi maestosi rami erano stati potati da pochi mesi, troncati a una lunghezza decisamente imbarazzante, per l'imponenza del grande albero. Ma la quercia non aveva ceduto il passo ed i tozzi monconi erano tornati a vivere, disseminati di quelle piccole foglie, quasi sproporzionate alle dimensioni dell'albero. Poco invogliati a proseguire il cammino sempre più in salita, si sedettero sull'erba che cresceva a ciuffi tra le radici della vecchia quercia. Un lanterna, vecchia ed arrugginita, penzolava da un perno infisso nel legno del tronco chissà quanto tempo prima. La piante era cresciuta, inglobando parte del metallo, abbracciandolo e chiudendolo dentro di sé. Una piccola luce dentro la lanterna dai vetri opacati dal tempo illuminava debolmente attorno a sé, creando ombre intricate nel largo tronco della quercia. La ragazza guardò in su, chiedendosi per l'ennesima volta chi fosse la misteriosa mano che ogni sera passava ad accendere la pallida luce. Il ragazzo l'abbracciò a sé e lei dimenticò in fretta quella domanda ricorrente che non trovava mai risposta. Una lieve brezza si alzò, come la mano amorevole di una madre arruffa gentilmente i capelli della propria bambina, in una carezza che fece frusciare le giovani foglie sui rami antichi. Una lucciola girò attorno al perno di metallo che reggeva la lanterna, mandando bagliori intermittenti al suo passaggio, per poi posarsi sulla copertura arrugginita. Mosse le sue zampette rapide, scendendo lungo l'incrinatura di uno dei vetri. Una piccola mano si posò sul lato interno del vetro, facendo volare via la lucciola. Il piccolo gnomo dentro la lanterna osservò melanconico l'insetto allontanarsi, col suo insistente lampeggiare monotono e regolare. Si sedette sul minuscolo scranno nell'angolo e osservò la campagna circostante con lo sguardo velato dalla tristezza. I due giovani sotto di lui si stavano allontanando a loro volta, diretti verso casa o, forse, verso un altro luogo. Non lo sapeva, non l'avrebbe mai saputo. Ma il suo compito non era quello di conoscere le cose, lui doveva soltanto svegliarsi ogni tramonto ed accendere la piccola lampada sferica che si trovava al centro della sua altrettanto piccola dimora. Un gesto delle sue mani, un lieve sfioramento sul vetro, e la luce, con un singhiozzo, cominciava ad emanare al di fuori dei vetri. All'arrivo dell'alba, con un altro agonizzante singhiozzo, si spegneva, mentre il piccolo gnomo eterno chiudeva gli occhi in un sonno monotono, sempre uguale, come il ritmico lampeggiare di una lucciola.
  3. Ho ritenuto opportuno postare altri racconti nel mio blog, strumento che sto rivalutando sempre più di giorno in giorno. Chiudo quindi il topic, in quanto copierò questi racconti nel blog, per poi aggiungerne altri, e quindi anche tutti i commenti confluiranno lì. Conto di ricevere ancora commenti, soprattutto critiche, perché è da quelle che si impara, più che dai complimenti.
  4. Mah, mi sembra un po' presto per dirlo, bisognerebbe aspettare l'uscita dei manuali. Decidere a priori mi sembra alquanto pregiudizievole, a dire il vero. Certo, se uno sa già che non vorrà spendere soldi per nuovi manuali, è un conto, ma altre motivazioni tipo "la quarta edizione sarà una ciofeca" non possono reggere. Direi che se ne parlerà tra qualche mese.
  5. [MOD] - Vi rimando anche a questo topic, così evitate di ripetere la discussione infinita che si era creata. Questo è un topic di creazione personaggio, per cui vi invito a non andare OT discutendo sulle peculiarità delle singole classi più del dovuto.
  6. Ci sono giorni in cui le cose da fare si accumulano come sacchi e sporte che ci si attaccano addosso e dobbiamo portare tutto quel peso senza cedere di un passo, senza poggiare un ginocchio a terra per riposarsi. Eppure, sembra che proprio nei giorni di maggior pressione, riusciamo a tirare fuori una forza residua, primordiale, che ci consente di caricarci di altri pesi e magari di farlo sorridendo, perché stiamo accumulando materiale utile. Ci sono invece giorni cosiddetti di relax, intere giornate trascorse nel nulla, in cui avremmo il tempo per fare tutto quello che fino a quel momento veniva portato avanti a singhiozzo nei piccoli ritagli di tempo. E invece no. E' l'apatia, la fiacchezza più assoluta. E così le ore passano come tanti treni a cui non corriamo neanche dietro, sbraitando ed agitando le braccia perché ci facciano salire. No, ci sediamo sulla banchina e, come bambini annoiati, guardiamo i treni passare, uno dopo l'altro. Poi ci alziamo, usciamo dalla stazione e andiamo a protestare perché non c'era un treno giusto per noi. E cosa c'entra tutto questo con l'ispirazione? C'entra, perché va di pari passo con la nostra laboriosità. Non so se capita anche a voi, ma quando sono sotto pressione, soprattutto per gli esami universitari, riesco ad elaborare idee che mai avrei immaginato di poter avere, riesco a produrre a ritmi impensabili, invece, quando ho tutto il tempo del mondo (come oggi) sto davanti al pc come un'ebete. Ma non è solo mancanza di voglia. Non riesco proprio a tirare fuori niente, come se i pochi neuroni schiavizzati e sfruttati allo stremo decidessero di entrare in sciopero a tempo indeterminato. Ecco, questa cosa è irritante. E sono curiosa di sapere se capita anche ad altri, se in effetti i tanti impegni ci costringono ad un'organizzazione, soprattutto mentale, che non riusciamo ad avere nei momenti di calma.
  7. Samirah commented on DarKnight's commento su una voce blog in The Man in Black
    Guarda, il mio elenco potrebbe essere molto simile al tuo. Non ho mai provato ad imparare a disegnare perché la mia negazione è più che palese, il massimo delle mie creazioni informatiche si fermano a qualche modifica al mio blog e al tiradadi per msn plus, ho cominciato a suonare la chitarra piena di aspettative, ma poi il tutto è naufragato per mancanza di un gruppo con cui divertirsi veramente, ho fatto 5 anni di kung fu per poi mollare miseramente anche lì, conosco a malapena inglese e francese, ogni prova di masterizzazione è sfumata nel nulla, a parte un PbF che però procede a singhiozzo... vado avanti? Per la scrittura il discorso è diverso, mi avevano ormai fatto credere che sarebbe stato l'ennesimo sogno chiuso in un cassetto di cui la chiave era andata perduta, invece ho scassinato il cassetto e me ne sono riappropriata. Soltanto il tempo ci dirà come andrà a finire. Il discorso fumetteria è un po' diverso. Non penso sia una cosa da escludere a priori, anche se farei un pensierino ovviamente ad aprirla in un altro posto, con un bacino di utenza maggiore. Ora, non so perché ho scritto tutto questo, forse semplicemente per dire che ognuno di noi ha un elenco di sogni attaccati alla testata del letto, ma quasi sempre nessuno di questi viene portato a compimento, un po' per sfiga, un po' per colpa nostra. L'importante è continuare a sognare e MAI MAI MAI staccare il post-it dalla testata del letto.
  8. Abbiamo provato questo gioco al raduno e devo dire che l'ho trovato molto divertente. Certo, non ho queste grandi conoscenze di boardgame per valutare se sia meglio o peggio di altri giochi, ma devo dire che mi pare strutturato molto bene. Soprattutto è interessante il concetto di gioco di squadra, di solito peculiare dei gdr ma quasi sconosciuto al mondo dei boardgame. Poi, il fatto che alla sottoscritta sia capitata la carta del Traitor è un altro discorso! Spero proprio di poterci giocare di nuovo, perché la prima volta le meccaniche del gioco non sono mai chiare al 100%, soprattutto considerando che questo è in inglese. Aggiornamenti a presto, con la riapertura della stagione del boardgame!
  9. Per il distacco da Telecom funziona così. Prima di tutto Libero (o chi altri) ti deve dire che ha la possibilità di fare il distacco, altrimenti non puoi fare piani speciali come TuttoIncluso e cose del genere. Poi, una volta partite le pratiche, il distacco richiede comunque un po' di tempo. In questo periodo, continui a pagare la bolletta Telecom (con solo il canone), che ti viene scalata dalla bolletta del nuovo operatore, finché non avviene il distacco definitivo. Da me ci hanno messo 4 mesi..... =_=' Per recedere dal contratto, dovrebbe essere giusto quello che hai trovato.
  10. [MOD] - Ho ripulito il topic, visto che eravate OT; per la discussione sulle cadute, potete continuare qui, mentre in regole trovate questi: http://www.dragonslair.it/forum/showthread.php?t=12732 http://www.dragonslair.it/forum/showthread.php?t=11252 http://www.dragonslair.it/forum/showthread.php?t=4637
  11. Allora, la tipa del servizio tecnico mi ha detto di provare a resettare il router. L'ho fatto e ora ho un altro problema. Usando la connessione con cavo lan al router invece del wireless riesco a navigare tranquillamente e mi va anche msn (quindi era un problema del router evidentemente). Solo che ora non mi va più la connessione wireless. Non si connette proprio.... Edti: tutto a posto! Ho ripristinato la connessione wireless, reimpostando tutto, e ora sembra che sia tutto a posto. Forse col passaggio dalla rete Telecom alla rete Infostrada il router aveva sbarellato un po'.
  12. Sto aspettando di parlare con qualcuno al servizio tecnico, anche se temo attese molto lunghe. Per il momento posso dire che msn mi dà l'errore 81000306, ma cliccando su "Risoluzione dei problemi" non ne rileva nessuno (ci sono solo spunte verdi, nessuna croce rossa). Inoltre anche il telefono di casa ci mette qualche secondo in più per la composizione del numero e per prendere la linea.
  13. Io ho un problema simile a quello di Nadrim, con la differenza che DL è uno dei pochissimi siti che mi va normalmente. Gli altri, o non si aprono o ci mettono una vita. Inoltre non mi va msn, mentre skype si apre ma poi non mi invia i messaggi. Ho anche l'upload praticamente a 0, visto che non riesco neanche a caricare cosette piccole come la foto del profilo. Questo problema è cominciato giovedì, dopo che Infostrada ha fatto il distacco definitivo da Telecom. Colpa loro? O semplicemente si è sfasato qualcosa nei dati di connessione? Il problema è che non posso usare google per fare ricerche, perché poi non mi apre le pagine dei forum che trova..... =_='
  14. Samirah commented on DarKnight's commento su una voce blog in The Man in Black
    Eeeehhhh tutte queste scuse!!
  15. Samirah commented on DarKnight's commento su una voce blog in The Man in Black
    Nelle quali farei un particolare accenno ad una giornata afosa in cui voi romani vi siete distinti per il vostro sicuro senso dell'orientamento!
  16. Samirah commented on DarKnight's commento su una voce blog in The Man in Black
    Non è mai troppo, quando si scrive di se stessi
  17. Trovato! E' proprio Arcani Rivelati! E' a pagina 58 del manuale inglese, nel capitoletto "Other Class Variants", paragrafo sul chierico.
  18. Io ho votato ladro, intendendolo in senso lato. Mi piacciono i personaggi furtivi, tattici, con molte abilità a disposizione. Anche quando faccio classi diverse, quasi sempre punto ad ottenere queste capacità.
  19. Ebbene sì, finalmente ce l'ho fatta. Avevo iniziato questo racconto mesi fa, con l'idea nata per caso da una conversazione su msn. C'erano i personaggi, ma mancava tutto il resto. I personaggi hanno cominciato a muoversi, a vivere, e hanno dato vita alla storia. Ma la storia non stava vivendo sul serio e tutto si è fermato. Inoltre mancava un mondo in cui dare forma a questa storia. Domande. Dubbi. Nubi che si sono dissipate nelle ultime settimane. E' nato un mondo, sono nate nuove razze e nuovi dei, e di lì, sono rinate anche le parole. In questi due giorni di febbrile rilettura ho sistemato le vecchie pagine e ho dato vita a quelle nuove, fino ad arrivare, oggi, alla conclusione. Quasi sicuramente ci saranno parti da rivedere, forse da riscrivere in toto. Probabilmente il finale stesso è carente e ci sarà la necessità di modificarlo. Ma questo non sminuisce la soddisfazione del completamento, una sensazione che riempie di orgoglio, indipendentemente dal risultato. E scrivo qui solo per atteggiarmi un po', per vantarmi di questa piccola conquista. Spero che chi leggerà queste righe vorrà perdonarmi la mancanza di modestia del momento, ma soprattutto la mia speranza è che quelle righe possano veramente trasmettere qualcosa. Vorrei che la storia vivesse per chiunque abbia voglia di assaporarla.
  20. Forse perché nella prima puntata si sente la voce si Sylar al telefono e sembra proprio lui... Comunque, anch'io mi sono messa a seguirlo solo per pura curiosità e devo dire che mi sta piacendo parecchio. Considerando che non sono una facile agli entusiasmi per i telefilm (mai guardato Lost e compagnia bella, seguo quelli di stampo medico per deformazione professionale e Ugly Betty per consolarmi un po' :megreen:), devo dire che mi sembra ben riuscito e che, se anche si ispira agli x-men come concetto di base (super poteri derivanti dall'evoluzione), sono comunque riusciti a portare la cosa su un piano più legato all'evoluzione mentale che fisica (a parte la rigenerazione, che forse è il potere che stona un po' lì in mezzo, ma va bè ). Insomma, per ora piace, poi vedremo come andrà avanti.
  21. Puoi essere più preciso? Le mie informazioni provengono dal numero di luglio di Focus, per cui puoi capire i dubbi che mi ritrovo. A cercare su internet mi fido ancora meno, perché spesso ho l'impressione che su questi argomenti ognuno scriva di tutto di più.
  22. In questi giorni mi sto letteralmente facendo fumare il cervello, presa da mille pensieri e dall'idea di cominciare a buttare giù qualcosa di serio. Vorrei fare una domanda a chi avesse già avuto modo di interessarsi dell'argomento. Ho letto che l'impaginazione migliore con cui mandare manoscritti sarebbe con un carattere classico (tipo Times New Roman), dimensioni 12 e interlinea 1,5, lasciando i margini laterali abbastanza ampi per eventuali correzioni a mano. Ok, ho fatto tutto questo e in effetti la lunghezza del mio racconto è quasi raddoppiata. Però poi mi sono ritrovata a leggere anche che una pagina, in media, contiene 200 parole. Le mie ne contengono più di 300. Possibile? Se stringo ancora di più i margini non si legge più niente! Ho interpretato male qualcosa? Dovrei considerare la pagina di default non come A4? Boh... Lo so che sembrano paranoie assurde, ma in realtà si tratta più che altro di curiosità.
  23. Samirah commented on DTL's commento su una voce blog in DiTiElle Weblog
    Ho provato a sistemarlo, ma non ci son riuscita...
  24. Samirah ha pubblicato una voce blog in Il gatto di giada
    Il sole si accinge al riposo. Mi sembra quasi di dargli il cambio della guardia, mentre esco dalle porte di Silverymoon per i pattugliamenti notturni. I miei compagni sono tutti elfi, come me. Gli umani vedono male al buio e quindi a loro spettano i turni di giorno. Siamo divisi in due squadre e proseguiamo decisi lungo la strada che si allontana dalla città, dopo aver scelto la zona di foresta che perlustreremo questa notte. Salutiamo l'altro gruppo, che si sposterà verso sud, mentre i nostri piedi deviano lungo uno dei primi sentieri battuti che incrociamo, puntando nella direzione opposta. Mezz'ora di cammino e ci inoltriamo in mezzo ai primi alberi. Qui è già buio, le folte chiome imprigionano i residui raggi solari come in una ragnatela e impediscono loro di raggiungere il terreno. Mi metto in testa al gruppo, come al mio solito. Fin dai primi mesi dell'arruolamento, si sono divertiti a chiamarmi “l'ombra cacciatrice” e ho sempre portato questo soprannome a testa alta, perché sono pochi quelli che possono vantare un'abilità pari alla mia nel muovermi inosservata nel sottobosco. E allo stesso modo, è sempre stato più naturale per me camminare con gli occhi puntati sul terreno alla ricerca di tracce, piuttosto che avanzare con la spada brandita e lo scudo al braccio come i miei compagni. Nonostante l'addestramento delle reclute sia impostato in modo che ognuno riceva rudimenti in ogni campo, in seguito ogni elemento viene ottimizzato per ciò che è più portato. Soltanto le stupide civiltà degli orchi e dei goblin pensano che tutti debbano saper fare le stesse cose. I guerrieri devono impugnare l'acciaio... e le ombre devono strisciare nell'oscurità. Vivo per attraversare la notte, per sentire l'affondare leggero dei miei passi nel sottobosco, per avvertire la tensione dei muscoli quando l'arco diventa naturale prolungamento delle mie braccia. Vivo per respirare l'aria umida del vapore acqueo che si condensa al calare del sole, per ascoltare le voci degli alberi che innalzano inni eterni alla madre terra. Vivo per questo. E ogni volta, affronto la morte per questo. Dopo quasi otto anni, conosco questi terreni quanto il mio stesso corpo, il frusciare delle foglie è in armonia con il mio pensiero ed il pulsare della vita in questi boschi è all'unisono con i battiti del mio cuore. Ma ora, questo non mi basta più. I vasti territori attorno a Silverymoon mi stanno ormai stretti come vestiti di bambino su un corpo che è ormai cresciuto. Ho amato e continuo ad amare queste terre, ma la mia mente sogna nuovi spazi, nuovi luoghi da scoprire. Il vento mi porta odori e suoni di foreste lontane, gli uccelli percorrono strade impalpabili che conducono verso picchi montani su cui il mio occhio non si è ancora posato. E io devo vedere, devo conoscere. Spinta da questo desiderio ormai troppo pressante, questa mattina, al termine del turno della notte scorsa, ho chiesto il congedo. E, senza stupore alcuno, mi è stato concesso. Sono tanti gli elfi che abbandonano la terra natia per posare i piedi su terreni mai calpestati, come altrettanti sono quelli che giungono qui da altri lidi. Siamo un popolo di viaggiatori, di menti curiose che non possono soffermarsi troppo a lungo nello stesso posto. E nel viaggio noi riviviamo lo spirito di libertà di coloro che ci hanno creati, ampliando le nostre conoscenze e facendo sbocciare appieno la nostra natura. Per questo domattina, quando torneremo in città, finirò di preparare le mie cose, abbraccerò mio padre e mia madre, e mi metterò in cammino, lasciando che i Seldarine traccino il mio percorso e guidino i miei passi. Perché io sono Laryel, “l'ombra cacciatrice”, e seguirò le orme che il destino ha lasciato per me.
  25. Samirah ha pubblicato una voce blog in Il gatto di giada
    Era bella la vita a castello. Vita agiata, divertimento, spensieratezza. Non si poteva desiderare niente di meglio. Certo, il castello della famiglia Numisir non era dei più grandi, ma aveva il suo prestigio fra i piccoli territori feudali delle Montagne del Ghiaccio e il Duca William Numisir faceva in modo di valorizzare al meglio ciò che possedeva. Julie non conosceva niente del mondo al di fuori del castello dei Numisir. Non aveva sangue nobile nelle vene, ma per fortuna la sua non era tra le famiglie costrette a lavorare nei campi o nelle miniere per vivere. Suo padre era un esploratore che viaggiava per lunghi periodi dell’anno per conto del Duca. Julie attendeva sempre con molta trepidazione il ritorno del padre, non solo per poterlo riabbracciare, ma anche per ascoltare le storie su paesi lontani e popoli a lei sconosciuti. Amava in particolare i racconti sugli gnomi, che trovava buffi e pieni di iniziativa. La madre invece era una sacerdotessa di Pelor e questo permise alla piccola Julie di godere di una vita agiata. Già da bambina, Julie avrebbe voluto seguire le orme della madre. Ma il fuoco sacro non bruciava in lei. Pregava ogni mattina al sorgere del sole, richiamava a sé il potere del sole durante il giorno, ma nulla. La frustrazione cresceva in lei e soltanto nei brevi momenti in cui suo padre era a casa, il suo animo si rasserenava. Dopo aver ascoltato i racconti del padre, correva in camera sua a scrivere. Riportava su fogli di pergamena quelle storie belle e fantastiche, esaltandole, manipolandole, trasformandole ogni volta in racconti leggendari. Sembrava il passatempo di una bambina, ma che presto si rivelò come un vero e proprio talento. Fu durante una lunga sera d’inverno, mentre fuori imperava la tempesta ed il cantastorie di corte era a letto con una brutta influenza, che Julie poté mostrare la propria abilità. Aveva ormai 16 anni e, vincendo la sua timidezza, si presentò di fronte al Duca, proponendo di intrattenere i presenti con un racconto. Il Duca, fra lo scettico e il divertito, acconsentì. Julie si sentiva tremendamente in imbarazzo, le sue prime parole furono incerte e senza pathos, ma ben presto il racconto cominciò a scorrere, come sospinto da una forza invisibile. Tutti gli sguardi, tutte le menti erano rivolti a quella voce melodiosa. Le parole di Julie risuonavano come musica nell’ampio salone, le fiamme del grande camino sembravano più rilucenti del solito ed il freddo sembrava scomparso. Alla fine della narrazione nella sala il silenzio era interrotto solo dal vento che soffiava feroce all’esterno. Ma durò solo pochi secondi, perché un fragoroso applauso si levò da tutti i presenti. Julie si sentì scossa, si sentiva come se fosse appena stata svegliata bruscamente. Vedeva le persone indistintamente di fronte a sé, come impazzite. Il rumore era insostenibile, le girava la testa. Si svegliò nel suo letto, sormontata dal viso della madre, preoccupata e più pallida di lei. La donne le teneva la mani sospese sopra, bisbigliando parole sacre. Il calore era piacevole e Julie sorrise. Sua madre si sentì sollevata e le chiese come si sentiva. Le accarezzò dolcemente i capelli, scherzando sui brutti effetti dell’emozione. La tensione si sciolse e Julie si sentì improvvisamente completa, soddisfatta. “Mamma” le disse, “voglio viaggiare il mondo insieme a papà e raccogliere ancora tante storie da raccontare”. La madre divenne improvvisamente seria, ma comprese il desiderio della figlia, dopo aver vissuto tanti anni a fianco di un uomo sempre smanioso di partire e viaggiare. Non tentò di fermarla, ma la pregò almeno di seguire un percorso spirituale prima di partire. Julie non capì, non era mai stata capace di creare un legame stretto con la divinità, ma si sentiva talmente felice della concessione, che non trovò nulla da obiettare. La sacerdotessa di Pelor stupì completamente la figlia. Julie non si sarebbe mai aspettata di trovare in lei una guida così attenta e preparata. La donna la guidò attraverso un percorso difficile ma gratificante. Le insegnò a incanalare in modo diverso il potere del dio. Se la via ecclesiastica non faceva per lei, poteva però trasformare in parole e musica ciò che provava dentro di lei. Così le preghiere diventarono poesie, le invocazioni si plasmarono in canti che scaldavano l’animo. E poi, arrivò anche la magia. All’inizio furono soltanto luci fluttuanti, la capacità di individuare la magia, poi Julie imparò ad utilizzare il proprio talento per ravvivare gli animi, affinando la propria abilità. Non erano le grandi magie spettacolari a cui puntava, quanto piuttosto la capacità di portare la luce in modo diverso, meno plateale rispetto ad un chierico, ma efficace allo stesso modo. Ci vollero alcuni mesi perché Julie potesse considerare completo il suo addestramento. Attese con pazienza il ritorno del padre e poi, alla sua partenza, si unì a lui. Julie era estremamente entusiasta, ma ben presto si rese conto di come le sue fantasie si erano spinte troppo oltre. Non incontrò nulla di fantastico, nulla di leggendario. Soltanto qualche goblin e animali selvatici. Julie cominciava a pentirsi della sua decisione. Era molto più divertente stare a casa, scrivendo storie assurde ma avvincenti, piuttosto che viaggiare nella scomodità, costretta ad usare l’arco piuttosto che pennino ed inchiostro. Il viaggio verso sud proseguiva lentamente, le deviazioni erano tante e noiose. Julie cominciò a pensare sul serio a tornare a casa. Una sera, davanti al fuoco, lei e suo padre stavano in silenzio. Cercava le parole per dirgli che non voleva più proseguire il viaggio, quando un rumore secco la distolse dai suoi pensieri. Fu un attimo, soltanto una piccola distrazione, e si ritrovarono circondati da un gruppo di orchi. Una lama luccicò al riflesso delle fiamme e il corpo dell’uomo cadde pesantemente a terra. La voce le si strozzò in gola. Come poteva essere? Cosa stava succedendo? Mani forte e ruvide l’afferrarono, trascinandola via nel folto della foresta. Era troppo buio, e lei era troppo spaventata per capire dove stavano andando. Fu gettate rudemente sulla nuda roccia, all’ingresso di una caverna. Gli orchi le stavano intorno, guardandola pieni di cupidigia. Julie cominciò a piangere, colma di terrore, alimentando il divertimento di quelle bestie. Ma quando uno di loro avvicinò la sua mano sporca verso di lei, Julie riprese improvvisamente il controllo. L’immagine della madre si ravvivò in lei e le parole cominciarono a fluire una dopo l’altra, senza sosta. Gli orchi rimasero come incantati. Piano piano Julie modificò il tono della sua voce, trasformandola in una dolce nenia, che fece cadere gli orchi in un sonno profondo. Si alzò con fatica e fece qualche timido passo verso l’uscita. Quando si rese conto che non sarebbe stata fermata, corse come una furia all’esterno della grotta. Voleva tornare da suo padre, voleva abbracciarlo, voleva far tornare indietro il tempo. Trovò il corpo e pianse il suo dolore tutta la notte. All’alba trovò la forza di cercare un villaggio, perché l’aiutassero a seppellirlo. Non si prese neanche un giorno per riposarsi, ma ripartì subito diretta verso casa sua. Fu straziante tornare da sua madre e raccontarle quanto era accaduto, ma ancora una volta trovò in lei una donna forte in grado di sostenerla. Fu però dura per entrambe superare il dolore della perdita e si appoggiarono l’un l’altra sempre più saldamente. Julie ricominciò così il suo cammino, ora indirizzato ancora di più verso una purificazione prima di tutto interiore. Passò così un altro anno e le sofferenze di Julie sembravano essersi attenuate, ma qualcosa ancora non andava. Sua madre se ne rese conto e si decise a proporre alla figlia una nuova via: la via della ricerca. Julie non ne voleva sapere di ripartire, ma sua madre le spiegò che soltanto viaggiando avrebbe potuto ritrovare se stessa. Le diede un incarico preciso: trovare le sale dei cori angelici. Un luogo leggendario, forse addirittura inesistente, ma la cui ricerca le avrebbe comunque permesso di riacquistare sicurezza e fiducia. Julie era molto dubbiosa, ma si fidò della donna che tanto la amava e tanto le era stata vicina. Partì quindi di nuovo, questa volta con un obiettivo, ma senza meta. Non aveva vie da seguire, solo il suo istinto e la fede che portava nel cuore.