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Ho bisogno di una mano! Sto cercando di collegare il portatile in rete tramite il pc di casa. Siamo riusciti a creare la rete lan senza problemi (lo scambio di file tra pc funziona), ma non riesco a connettermi in rete. Vorrei sapere se il modem ADSL va installato anche nel portatile o da cosa può dipendere il problema. Grazie!
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E' normale che alcuni dei personaggi vi sfuggano, visto che molti sono nati da dialoghi personali o addirittura da piccole battute in chat. Mi scuso ancora per tutte le persone che non ho potuto nominare, ma mi sono ritrovata la sera del 23 a mezzanotte che ancora dovevo finire!
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Riuppo questa discussione perchè ho trovato (hanno trovato va bè ) una CdP che potrebbe essere una buona fonte di idee: è il Geomancer dal Complete Divine.
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Domande, richieste, spiegazioni...
Samirah ha risposto alla discussione di nhemesis in Dragons’ Lair
Mi è stato segnalato che al momento di effettuare il logout il messaggio dice "Coockie" invece di "cookie". -
dnd 3e [HR] Sistema di Annegamento alternativo [DnD 3e]
Samirah ha risposto alla discussione di Artigorn the Duelist in House rules e progetti
Scusate, ma la Costituzione media per un umano è 10, mentre 12 da un bonus di +1. E comunque 2 minuti non sono un'esagerazione per chi ha una certa resistenza, imho. -
Qui ne fa una descrizione abbastanza buona: http://www.fantasy.it/Giochi/Risk%20ilsignoredeglianelli.htm
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A me è piaciuto. E tanto.
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Operazione riuscita! Peccato per l'auricolare un po' scomodo... Molto, molto bello!
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film Film vari (commenti e opinioni)
Samirah ha risposto alla discussione di Wolf in Cinema, TV e musica
E' decisamente uno dei più bei film che io abbia mai visto (e rivisto!!!) -
Installato, se qualcuno di voi spammone volesse rendersi utile nel testare questo programma invece che star lì a perdere tempo...
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Si recò difatti tutto sconsolato verso le cucine, dove il cuoco si stava esibendo nel grande rituale della preparazione del cenone della vigilia. Costui era un individuo assai strano, tanto che andava ciarlando in giro di essere un dio, ma la gente di solito non ribatteva niente perché era un ottimo cuoco e quindi c’era poco da lamentarsi. Quando la spug… ehm, il maggiordomo si presentò in cucina, il cuoco lo avventò senza pensarci: “Ah ecco dov’era finita!” e cominciò a lavare la montagna di piatti che aveva già accumulato nel lavabo. “EHI!!!” gli urlò con la vocetta stridula il maggiordomo. Il cuoco strabuzzò gli occhi e si rese conto con vero stupore che la spugna che aveva in mano stava parlando. Cominciò a balbettare e divenne paonazzo. Finalmente riprese il controllo di sé ed esclamò: “E tu chi diavolo sei?!”. Il maggiordomo cercò di spiegarsi il meglio possibile ed alla fine il cuoco dovette cedere all’evidenza. Intanto nel salone si stava facendo la conta dei presenti. Il gran cerimoniere Della Tavola Lunga, uno dei guardiani più severi ed intransigenti, fece l’appello e si accorse che mancavano ancora alcuni dei partecipanti. In quel mentre entrò ansimando un nano: “Uff, scusate questo vecchio spaccarocce, ma il Sacro Forgiatore ha posto sul mio cammino, per mettere alla prova la mia devozione, un maledetto orecchie a punta! Ma eccomi! Son arrivato giusto in tempo! Il Grande Padre non avrebbe permesso che questo suo figlio giungesse tardi a questo evento!”. Il gran cerimoniere sbuffò e propose di attendere ancora qualche minuto i soliti ritardatari. Intanto, in cucina, il povero maggiordomo era giunto alla fine del suo racconto e finalmente fece la sua richiesta al cuoco: una tazza di caffè. La faccia del cuoco divenne di tutti i colori, cominciò a tremare visibilmente di rabbia, stritolando la spugna nel suo pugno. “COSAAAAAAAAAAAAAA??!?!?? Ma come osi fare una richiesta del genere! Sai benissimo che tutte le scorte di caffè del castello sono destinate al nostro amatissimo lich. Ha bisogno di berne una tazza ogni ora per mantenere smagliante la sua non vita. Quindi la questione è chiusa!” e detto questo, scaraventò la spugna per terra. Il poveretto non sapeva come fare: non aveva accesso al caffè ed il cuoco era irremovibile. Uscì sconsolato dalla cucina e prese una direzione a caso, già rassegnato a passare il resto della sua vita in quella ignobile forma. All’improvviso ebbe un’idea malvagissima! Tornò quatto quatto in cucina e si nascose, attendendo pazientemente. La cena si svolse nel migliore dei modi e tutti erano satolli e soddisfatti. Il grande lich ovviamente non aveva toccato cibo, ma aveva presenziato al lauto pasto dal posto di capotavola, attendeva con impazienza la fine della cena per il suo caffè. Finalmente si giunse ai dolci ed il cuoco si accinse a preparare la calda bevanda che il suo signore amava tanto. La piccola spugna si agitò lievemente per l’impazienza nell’angolo in cui si era nascosta e tese le orecchie, per capire quale sarebbe stato il momento giusto per agire. Finalmente sentì il gorgoglio dell’acqua ed i passi del cuoco in direzione del fuoco. Sgusciò fuori dal suo nascondiglio e vide il cuoco versare l’acqua bollente in una grande tazza. Si fece coraggio e si avvicinò al tavolo. Con grande fatica salì su uno sgabello, poi dopo qualche salto riuscì ad afferrare il bordo del tavolo ed a tirarsi su. Quando il cuoco si voltò dall’altra parte per dare un’occhiata ai commensali, corse senza pensare verso la tazza e… ci si tuffò dentro! Solo in quel momento si rese conto che probabilmente il dolore pazzesco poteva anche ucciderlo, ma invece dovette constatare con stupore che l’unica sensazione che avvertì fu quella di una improvvisa pesantezza: stava assorbendo il caffè. Prima che il cuoco si girasse di nuovo verso di lui, schizzò fuori dalla tazza, ma si rese subito conto del punto debole del suo piano: così appesantito riusciva a malapena a camminare. Cercò di spostarsi il più velocemente possibile, ma prima che fosse giunto al bordo del tavolo, il cuoco si voltò e lanciò un urlo agghiacciante. Si avventò sulla spugna, che di riflesso si gettò giù dal tavolo, piombando sul pavimento con un tonfo sordo e lasciando una vistosa macchia marrone su di esso. Cercò di rialzarsi il più in fretta possibile e sgusciò dalle dita del cuoco, che già lo stavano avvinghiando, anche grazie all’abbondante liquido di cui si era impregnato. Riuscì a raggiungere la porta e quindi il corridoio. Il cuoco lo inseguì, ma si vide bloccare la strada da uno degli uomini più oscuri che si aggiravano per il castello: il detentore della legge. Era un uomo terribile, intransigente e senza emozioni, che faceva rispettare le leggi del reame all’interno del castello. Tutti lo temevano, qualcuno lo odiava, in pochissimi osavano mettersi contro di lui. Impose una mano davanti al cuoco per fermarlo: “Dove credi di andare?”, lo apostrofò. “Quella spugna sta fuggendo col caffè del grande lich…” rispose il cuoco tremando. “Impossibile, ti rendi conto della stupidità della tua affermazione?” “Ma, ma… è proprio lì, dietro di te, che sta scappando!” “Le spugne che corrono non esistono, quindi non è possibile che una spugna stia correndo per questo corridoio! O vuoi forse insinuare che in questo castello possano accadere cose che le leggi non contemplano?!” tuonò minaccioso. Al che il povero cuoco dovette tornarsene tutto afflitto in cucina, pensando a come fare per rimediare al pasticcio. Se il lich non avesse ricevuto il suo caffè in tempo, avrebbe scatenato la sua ira sul poveraccio. Intanto il maggiordomo correva per i corridoi, trascinandosi tutto il peso del caffè, ma cercando di non lasciarsi sopraffare dalla stanchezza. Raggiunse finalmente la porta della camera della strega ed urlò a gran voce: “Eccomi! Sono qui per il voto sacro del caffè!”. La porta si aprì lentamente, senza fare il minimo rumore. Il maggiordomo entrò un po’ intimorito, un po’ innervosito da tutta questa situazione. La stanza era debolmente illuminata da una candela e la sagoma della strega, vestita di nero, si stagliava di fianco al tavolino dov’era appoggiata la boccia di vetro. Solo che ora sul tavolino c’erano solo due piccole tazze di porcellana ed una zuccheriera. La spugna si avvicinò sempre più intimorita. La strega gli parlò: “Allora, non dirmi che ce l’hai fatta?” Il maggiordomo allora si inorgoglì e si avvicinò tutto impettito al tavolino, con un enorme sforzo si tirò su e… si strizzò! Riuscì a riempire le tazzine con il liquido ormai freddo, ma ancora col caratteristico aroma. La strega fece una risatina di compiacimento ed improvvisamente sul suo viso comparve un inaspettato sorriso. Agitò delicatamente le dita sopra le tazzine, che cominciarono a fumare, e vi versò un po’ di zucchero. Il maggiordomo era talmente frastornato che non si accorse di essere seduto in poltrona… di nuovo col suo corpo. Era confuso: “Ma, ma, perché tutto questo?” “Che domande! Sei il mio mortale nemico e come tale non avresti mai dovuto tentare di mettere piede di soppiatto nella mia stanza. Ma sai come si dice no? A Natale sono tutti più buoni. Quindi beviti il tuo caffè e andiamo dagli altri, che la cena sta terminando e stanno per cominciare i festeggiamenti per la mezzanotte”. Difatti dal salone stavano giungendo voci sempre più goliardiche ed il bardo aveva cominciato la sua esibizione. I due bevvero con estrema soddisfazione quella rara bevanda, non volendo ammettere a se stessi che il lich si sarebbe in qualche modo vendicato, ma in fondo speravano che la sua vecchiaia gli avrebbe impedito di capire l’andamento degli avvenimenti. Si alzarono quindi dalle poltrone e si diressero soddisfatti verso il salone delle feste. Tutti stavano esprimendo la propria gioia per il Natale ormai prossimo e quasi nessuno fece caso ai nuovi arrivati, neanche il lich, che continuava a guardare furioso verso le cucine. La festa si svolse nel migliore dei modi ed allo scoccare della mezzanotte il bardo smise di suonare e, rivolto a tutti gli astanti, parlò con la sua voce melodiosa: “Madamigelle e cavalieri qui riuniti, è con grandissima gioia che vi annuncio che è Natale! Sia per tutti voi una giornata di felicità e di serenità! Vi auguro che ogni vostra speranza possa prendere forma e diventare realtà, per poter vivere ogni giorno col sorriso e per regalarlo alle persone che vi sono vicine. Ed ora, bando alla ciance, è ora di aprire i regali!!”.
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C’era una volta, tanto tempo fa, un castello incantato… Il castello era abitato da strane creature, che vivevano in armonia fra di loro… o quasi. A guardia del cancello si ergeva un enorme cane a tre teste, che impediva l’ingresso ad ogni viandante così folle che osasse avvicinarsi al castello. Perché soltanto coloro che avevano ricevuto il consenso dal possessore delle chiavi erano autorizzati ad entrare nel castello. Costui era un uomo dai modi schivi e dalla parole stringate, ma la sua conoscenza era smisurata ed il suo potere incommensurabile. Ma una volta entrati, lo spettacolo che si presentava agli occhi era stupefacente! Un maggiordomo dai modi impeccabili elargiva i migliori benvenuti a tutti i nuovi visitatori, riservando le attenzioni più ragguardevoli alle dolci donzelle che si presentavano alla porta del grande castello. Dopodiché il bardo di corte si premuniva di presentare i nuovi giunti a sua maestà, il lich… Al suo cospetto chiunque veniva colto da grande timore e tutti i suoi sudditi agivano secondo la sua fredda volontà. In particolare i suoi servitori più devoti, i guardiani del castello, si aggiravano per il castello cercando di contentare il loro padrone al meglio delle loro possibilità. Chi si aggirava terrorizzando i sudditi troppo rumorosi, chi si preoccupava che l’arredamento fosse sempre impaccabile. Tra questi era poi presente il folle giullare, che raccoglieva a sé i migliori artisti del regno e vagava giorno e notte per il castello allietando (o spaventando) con le sue folli storie gli abitanti ormai rassegnati alle sue pazzie. Gli faceva una strenua concorrenza il malefico gnomo rompiscatole, in grado di creare un caos terrificante nel giro di pochi secondi, per poi tornare velocemente nella sua tana, dove passava il tempo ad inventare nuovi ed esilaranti trucchetti per far impazzire il malcapitato di turno. Ma alcuni dei servitori erano ben più oscuri. Il boia del castello si aggirava nelle ombre per sorprendere gli incauti che osavano trasgredire le ferree regole del castello. Non aveva alcuna pietà dei poveri sventurati che capitavano fra le sue grinfie. Molti dei sudditi erano rispettosi e ben pochi osavano alzare la voce per contrastare il grande potere che li sovrastava. Ma fra questi, alcuni coraggiosi (o molto ingenui), cercavano di creare zizzania per il semplice gusto di far correre come matti i poveri guardiani. Costoro si avvalevano di straordinari poteri di illusione e riuscivano sempre ad evadere qualunque tipo di sorveglianza da parte dei guardiani. Uno di questi, conosciuto come il temibile pinguino, aveva la capacità spaventosa di cambiare aspetto repentinamente e senza preavviso. Suoi compagni di marachelle erano un uomo di cui poco si conosceva, se non il suo carattere irascibile e le sue infime velleità da molestatore ed un pazzo, che amava farsi chiamare re dagli abitanti del castello. Contro costoro combatteva un valoroso guerriero, discendente di un drago splendente, di cui si narrano gesta eroiche, ma anche ire funeste. Solo i folli avrebbero osato mettersi contro di lui. Ma anche quest’uomo aveva i suoi punti deboli… una tremenda allergia al pelo di gatto! Solo il gatto di corte era talmente temerario da affrontarlo, e spavaldo come solo i gatti sanno essere, si divertiva a far infuriare il guerriero, che dal canto suo non risparmiava fendenti mortali e ruggiti poderosi. Solo la sera, di fronte al caldo del camino, tornava a regnare la pace nel grande castello, il momento magico in cui tutti placavano i propri animi. Ma nelle torri più recondite qualcuno non riposava mai. Là, in una stanza nascosta e dimenticata da tutti, il folle alchimista proseguiva i suoi esperimenti senza tregua. Il suo sogno era quello di creare il sasso spannomerale, in grado di creare e diffondere il caos in questo luogo di scherzi e delizie. A volte usciva dal suo laboratorio per cercare nuovi adepti per la sua causa, in particolare cercava di far cadere in tentazione i nuovi arrivati. Se con le promesse di potere non otteneva nulla, allora offriva loro una ghianda. I suoi adepti erano numerosi e crescevano di numero ogni giorno di più. Questa era la tranquilla vita del castello. Il Natale era ormai alle porte e tutti si stavano preparando al meglio. Gli addobbi erano già sistemati, molti avevano tolto dagli armadi il vestito della festa e la bella giardiniera, dolce compagna del bardo di corte, stava sistemando le ultime decorazioni che avrebbero reso il già stupendo giardino ancora più incantevole. Tutto sembrava filare liscio, quando la vigilia di Natale si presentò alle porte del castello una strana figura. Nevicava fitto quel giorno ed era avvolta da un lungo mantello per proteggersi dalle gelide folate. Arrivò davanti al grande cancello, il cane a tre teste cominciò a ringhiare, ma una mano avvolta da un caldo guanto di pelle si protese verso lo strano animale, che si acquietò all’istante. Il maggiordomo aprì lo spioncino per vedere chi fosse lo strano visitatore e si vide presentare un pezzo di pergamena ripiegato. Il maggiordomo lo valutò ed aprì il portone per lasciar entrare il nuovo arrivato. La strana figura entrò con passi lenti, quasi non volesse far udire neanche un suo passo all’interno del castello. Abbassò il cappuccio svelando un viso dalla pelle d’ebano. Il maggiordomo ebbe un brivido lungo la schiena ma si risparmiò ogni commento. La donna dalla pelle nera come la notte, una strega dai grandi poteri malvagi, porse il suo mantello al maggiordomo, che… malauguratamente se lo fece scappare dalle mani! La donna spalancò gli occhi di uno strano colore viola, li puntò minacciosi sul pover’uomo ed esclamò: “Come hai osato? D’ora in poi sarai il mio mortale nemico!!”, ed indignata si allontanò dal maggiordomo, che sussurrò fra i denti: “E tu, la mia mortale nemica…”. La sera giunse a riportare la calma nel tumultuoso castello, anche se l’atmosfera della vigilia permeava ogni angolo. Tutti giravano allegri nei saloni e nei corridoi, pensando alla grande cena che si sarebbe tenuta di lì a poco. Nel salone delle feste erano presenti già in tanti, pronti ad ingozzarsi smodatamente per tutta la notte, finché non fosse giunta l’ora di aprire i regali. Ma qualcuno ancora non si vedeva in giro. La strega non si era più fatta vedere dal suo arrivo ed il maggiordomo, curioso come una scimmia, decise di dare un’occhiata in giro. Si recò dal possessore delle chiavi per sapere in quale stanza alloggiasse la sua mortale nemica e rimase stupito di sapere che si era sistemata in una delle stanze riservate ai guardiani. Il suo stupore crebbe quando vide il boia di corte uscire proprio da quella porta salutando cordialmente. Si fece coraggio e si avvicinò silenziosamente alla porta che il boia aveva appena chiuso. Appoggiò l’orecchio per riuscire a percepire qualunque rumore potesse provenire dall’interno della stanza, ma non udì nulla. Allora sfilò da sotto la giacca una copia della chiave universale, che gli era appena stata spedita dall’associazione “Maggiordomi solerti per padroni contenti”, e la infilò con delicatezza nella serratura. Con straordinaria abilità riuscì a farla scattare e, premendo appena sulla maniglia, la porta si aprì senza alcun rumore. La stanza era completamente immersa nell’oscurità e sembrava che non ci fosse nessuno. Eppure il boia era appena uscito salutando. Il maggiordomo inghiottì per farsi coraggio e si addentrò nella stanza. Dopo qualche secondo i suoi occhi cominciarono ad adattarsi al buio e cominciò a distinguere i contorni dei vari mobili. Poi qualcosa cominciò a brillare al centro della stanza: una sorta di sfera luminescente cominciò ad apparire sopra ad un tavolino rotondo. Il maggiordomo si avvicinò incuriosito e si rese conto con sommo stupore che si trattava di una boccia di vetro con un pesce rosso! Strabuzzò gli occhi per l’incredulità e si avvicinò ancora di più per osservare meglio quello strano fenomeno. Senza rendersene conto il suo viso arrivò a sfiorare la boccia di vetro ed improvvisamente si ritrovò scaraventato a terra. Cercò di rialzarsi ma era come se non riuscisse più a rimettersi in piedi, come se non avesse la forza di sollevare il proprio corpo. Ma dopo qualche secondo si rese conto di essere perfettamente in piedi, ma… al livello sbagliato! Era ben al di sotto del bordo del tavolino e tutto sembrava infinitamente più grande attorno a lui. Con grande terrore abbassò gli occhi ed osservò il proprio corpo… era diventato… cos’era diventato? Il suo corpo era giallo e sembrava una sorta di cubo bucherellato; si tastò e l’effetto fu stranissimo, sembrava… una spugna! Anzi, era una spugna! Il povero maggiordomo cominciò a disperarsi, ma le sue lacrime non fecero che peggiorare la situazione, perché venivano assorbite dal suo nuovo corpo, che si gonfiava sempre più e gli impacciava i movimenti. Cercò di correre fuori dalla stanza, ma una figura imponente gli sbarrò la strada. Era la strega, che lo osservava con un ghigno beffardo. “Vedi cosa succede a diventare il mio mortale nemico?” “Maledetta mortale nemica!” squittì lui con una vocina che non riconosceva come la propria. “Sai che hai solo un modo per tornare com’eri prima: impegnarti nel voto sacro del caffè!”. Il maggiordomo inorridì, perché il voto sacro del caffè era vincolante più di un patto di sangue. Ma il problema era anche un altro: riuscire a convincere il cuoco a farsi dare del caffè. Sapeva che non sarebbe stata un’impresa facile…
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Eccomi qua, a postare queste righe nate da uno scherzo e poi sviluppatesi giorno dopo giorno fino a diventare una piccola fiaba che vi regalo per augurarvi un buon Natale. Ho scritto di getto, spontaneamente, e spero che mi perdonerete le imperfezioni e le imprecisioni che sicuramente le più pigne di voi sapranno trovare! Chiedo scusa in anticipo a tutti coloro che non sono riuscita a ricordare, ma siete veramente tanti, e soprattutto mi scuso nel caso qualcuno dovesse sentirsi offeso dalle mie parole: non era di certo mia intenzione. Spero che vi divertirete a leggere almeno quanto io mi sono divertita a scrivere. Buona lettura e... Buon Natale!!
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dnd 3e Ogni quante avventure fate salire i pg?
Samirah ha risposto alla discussione di dhamon in Dungeons & Dragons
Il nostro master neanche li tiene i conti dei PX: quando pensa che sia ora di passare di livello ce lo dice e buonanotte. Io, come master, ne tengo invece un conto maniacale, ma devo dire che i passaggi di livello richiedono ben più di 4-5 sessioni (chiedete ai giocatori in chat! siamo ancora al 1° livello!), ma onestamente farei fatica a fare una media. Questa è una discussione simile di qualche tempo fa: http://www.dragonslair.it/forum/showthread.php?t=1171&highlight= -
Ibanez RG series. E' questa qui!
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La Nostra Storia – Supporto Hardware
Samirah ha risposto alla discussione di Joram Rosebringer in Prosa e Poesia
Nome: Lariel Elencur Razza: elfa Classe: mago Anni: 145 anni Aspetto Fisico: Lariel è molto alta per essere un’elfa ed il suo corpo non è quello esile e filiforme di molte fanciulle della sua gente. Ha un fisico robusto e scattante, come quello dei migliori guerrieri. Eppure questo dono di nascita viene costantemente camuffato dalla pesante tunica di lana azzurra, bordata di pelliccia, che rappresenta la divisa della sua disciplina all’interno dell’Accademia dell'Arcana Maiestate: la divinazione. Dal bordo inferiore si intravedono appena degli stivaletti di lana e pelliccia, indispensabili per contrastare il clima freddo di queste zone. Sulla tunica spicca un unico, semplice oggetto: una spilla a forma di arco, il simbolo della sua famiglia. Legata in cintura ha sempre con sé un cilindro di pelle, foderato in seta, in cui conserva gelosamente alcune pergamene di incantesimi. Porta sempre i lunghi capelli neri raccolti in una treccia e si sforza sempre di apparire inappuntabile in tutto. Soltanto gli occhi verdi, chiari e luminosi, lasciano trasparire la sua curiosità per tutto quello che le accade intorno, anche se spesso sono impegnati nella lettura degli enormi tomi presenti nella biblioteca della scuola. Background Spoiler: Lariel è nata con un fisico abbastanza robusto per essere un’elfa, cosa che fece al gioia dei suoi genitori, specialmente di suo padre, famoso artigiano ed amante degli archi. Sognava di vedere diventare la figlia un’abile tiratrice, proprio come suo fratello. Ma la giovane elfa aveva le idee ben chiare. Al compimento dei suoi 100 anni scelse come nome “Lariel”, che era quello della nonna paterna, un’elfa che aveva votato la propria vita alla ricerca della conoscenza ed allo studio della divinazione. Le insistenze di suo padre furono quindi senza risultato e non poté far altro che acconsentire alle richieste della figlia di essere inviata alla famosa Accademia dell'Arcana Maiestate, nella vicina città di Aalborg. Non che fosse un grosso sacrificio economico per la famiglia Elencur, ma il padre di Lariel soffrì profondamente per la partenza della figlia, ma l’amava troppo per lasciar trasparire la sua tristezza. In fondo, non le avrebbe potuto far cambiare idea e le risparmiò questo senso di colpa. Lariel partì da casa sua piena di speranze e di ambizioni, ben decisa a rendere onore alla memoria di sua nonna. -
Come sempre Dedalo ha fatto centro! FedeXX, non spaventarti però, non sono tutti così! PS: Dedalo, per Natale ti regalo una bacheca porta medaglie!! PPS: ho riaperto il topic perchè FedeXX chiede anche qualche consiglio di combo.
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dnd 3e Interrogativo PE e interpretazione
Samirah ha risposto alla discussione di Codan il bardo in Dungeons & Dragons
Io in linea di massima seguo le indicazioni del Manuale: 50 PE x livello del personaggio per avventura (o sessione, dipende). Non li distribuisco sempre, ma considerando che faccio pochi combattimenti, mi sembra giusto premiarli in questo modo, se no rimaniamo di 1° livello fino all'eternità! Poi aggiusto in base alla soddisfazione che mi hanno dato i giocatori (a volte, ma solo a volte, anche in negativo!! ) -
Come ho potuto lasciarmi sfuggire questo topic in tutto questo tempo? Alice per me è stato il primo grande approccio alla musica rock per me e già solo per questo gli devo tantissimo. Prima dei cd c'erano le cassette e devo dire che alcune di quelle cassette (leggi "Hey stoopid") più che consumate, sono disintegrate! Poi sono arrivati i cd, ma anche loro stanno cedendo! E' sempre grazie ad Alice che mi sono incaponita con la chitarra, anche se poi ho dovuto lasciar perdere a causa del poco tempo (e qui Ichil mi bacchetta!). Come non ricordare poi l'emozionante concerto a Roma nel lontano luglio del '97... che nostalgia!! Ora ho ampliato un po' il mio range di ascolto (ed era ora!), ma adesso che ho in mano la discografia completa, di tanto in tanto ripesco certe chicche che mi fanno ancora emozionare tantissimo. Quindi, W il mio papino Alice!!
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Discussione già esistente! http://www.dragonslair.it/forum/showthread.php?t=258 Chiudo
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film O.C. - The Orange County
Samirah ha risposto alla discussione di chandwick in Cinema, TV e musica
Io la prima serie me la sono guardata tutta ed ora mi sto riguardando le puntate quando posso. Devo dire che a me è piaciuto tantissimo e non sono certo una che segue telefilm del genere, perchè non sopporto nè la combriccola di Dawson né altre storielle del genere. Però OC mi ha appassionata, forse per la presenza di un personaggio fenomenale, che dovrebbe fare lo sfigato di turno, ma che secondo me è veramente una figata, ovvero Seth Cohen (il moro). -
Ma la ragazza del disegno non è Liv Tyler? Perchè sembra proprio lei...
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Questa è la tua canzone... tu non lo sai...
Samirah ha risposto alla discussione di Joram Rosebringer in Cinema, TV e musica
Dedicata a chi ha avuto una classica giornata storta, di quelle giornate in cui sei costretto ad ingoiare l'ennesimo rospo, in cui sembra che ogni singolo elemento dell'universo ti sia avverso... è per voi questa canzone, che mi ha fatto tornare il buonumore mentre guidavo mestamente verso casa... Alice Cooper - House of Fire House of fire House of fire, yeah Let’s build a house of fire, baby Not one of wood or stone Walk through my door of desire, baby Come on in and make it your Home Don’t need a window to watch You, baby Don’t need no roof overhead Don’t need no key to unlock ya, Baby I’ll use my lovin’ instead I won’t tire Take me higher Building a house of fire, baby Buildin’ it with our love We are buildin’ a house of fire Every time we touch House of fire House of fire We ain’t gotta pay rent now, baby No landlord to throw us out I want to play in your garden, Baby When you want it give me a shout I won’t tire Take me higher Building a house of fire, baby Buildin’ it with our love We are buildin’ a house of fire Every time we touch We are building this house Together, baby Standing on solid ground We are building a house of fire That you can’t tear down Brick by brick the flames get Higher Build it strong with our desire Building a house of fire, baby Building it with our love We are building a house of fire Every time we touch We are building this house Together, baby Standing on solid ground We are building a house of fire That you can’t tear down Building a house of fire, baby Building it with our love We are building a house of fire Every time we touch -
Fa molto drow tutto ciò...
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magia Rapidità di mano e incantesimi
Samirah ha risposto alla discussione di Samirah in D&D 3e regole
Azar ha pienamente ragione. Avevo dimenticato il discorso sui quei talenti, che oltre a togliere una componente rendono più difficili i riconoscimenti degli incantesimi. Peccato però, sarebbe stato divertente! Va bene, allora mi considero soddisfatta e chiudo!