L'ho letta, e in generale mi piace. Non la trovo indispensabile, dato che le capacità altalenano tra quelle di un druido e quelle di un licantropo, ma non è male.
Premettendo che non amo Harry Potter, e quindi parlo solo da un punto di vista D&Distico, devo dire che non mi hanno convinto alcune cose: innanzitutto, il fatto che l'archetipo vincoli la classe mi pare una forzatura troppo estrema. Appartenere ad una classe non ti impone una classe, come può un archetipo (anche di nascita) farlo?
Sulla restrizione di taglia: quelli che nascono Animagus possono trasformarsi in qualsiasi animale o bestia magica, mentre quelli che lo diventano possono scegliere solamente animali di taglia piccola o media.
Questo mi pare sgravato in due sensi: troppo potente l'abilità dei "nati Animagus" e troppo scarsa quella degli altri: e se volessi un animagus orso?
Inoltre, in questo modo un umano potrebbe trasformarsi solo in creature della sua taglia o di una taglia più piccola, mentre un halfling in una creatura della sua taglia o di una taglia più grande... Due pesi e due misure. Non sarebbe meglio dire (ad esempio) di taglia compresa tra una taglia in più e una in meno della propria? In questo modo un piccolo potrebbe spaziare dal "molto piccolo" (o come cavolo si chiama) al medio, un medio dal piccolo al grande... Insomma, si andrebbe più a logica.
Poi magari su "Harry Potter e la scopa vagante che trova la propria meta nel suo deretano" la cosa funziona come dici tu, ma qui bisogna tener conto della presenza di incantatori di taglie diverse.