Sono d'accordo sul disprezzo per la Troisi. Credo che i problemi siano molteplici: innanzitutto nel mondo innumerevoli persone scrivono o scribacchiano fantasy, e non certo tutte le loro opere arrivano a noi, c'è una scrematura dettata da logiche di mercato internazionale. Quello che invece viene scritto da autori italiani ci arriva senza filtro, o meglio (peggio) passa per un filtro all'italiana: non leggiamo quelli bravi, leggiamo quelli che sono amici di amici di editori, o quelli che si prostituiscono meglio (anche letteralmente). In altri termini, se la Troisi fosse stata inglese non l'avremmo mai sentita nominare, ma siccome siamo in Italia è stata spintarellata verso il successo. Beata lei, poveri noi.
Altro fattore è quello culturale: in Italia ci si può interessare al fantasy in santa pace da relativamente poco tempo, poiché fino a poche decine di anni fa tutto era politicizzato e strumentalizzato, con risultati nefasti. Provate a indagare sulla prima edizione italiana de Il Signore degli Anelli, scoprirete che per anni non è stato accettato da alcun editore poiché troppo "fascista". Ancora oggi capita di sentire persone che fanno un uso strumentale del fantasy, ma sono molti meno che in passato, e soprattutto vengono zittiti dalle pernacchie della comunità. L'ostracismo verso il fantasy, sia come sia, ha tarpato le ali di una bella fantasia come quella italiana molto a lungo: i romani ne avevano rubate di mitologie, eh? Anche solo basandosi sul folklore italiano ce ne sarebbero di storie da raccontare... eppure manca la cultura fantasy, o meglio manca la tradizione del fantasy in Italia. E mancherà a lungo, se continuano a pubblicare la Troisi invece di destinare le sue porcherie all'autodafè.