Giambecco
Seduto vicino alla finestra che da verso i campi, sono chiuso in un silenzio ostile e nervoso. L'arrivo dell'esattore è stata una calamità che neanche le cavallette che si erano mangiate tutta l'erba, quell'anno quand'ero piccolo. E adesso tutti che parlano e parlano, soprattutto mia madre che non sta mai zitta e ha la dolcezza di una vescica di bile. A me verrebbe solo da mollare qui tutti e andarmene a fare un giro nel bosco.
A malapena riesco a ringraziare con un cenno della testa Patrigna, bella e brava, quando mi porta il piatto di pasta. Grassie nè le rispondo a labbra strette, distogliendo lo sguardo per non farle notare gli occhi umidi come l'autunno là fuori.
Povere, le staranno maltrattando tutte... La Primula, la Bianchina, il Mirtillo, la Candida, la Clamidia... Tutte chiuse nelle gabbie, prese a calci, schernite per le loro belle corna... Il pensiero mi fa ribollire il sangue e ancor prima che me ne accorga, stringo i pugni battendoli forte sul tavolo che scricchiola. Il silenzio scende nell'Asino Bagnato, sento troppi sguardi voltati verso di me.
Scusate, c'ho un po' di tristessa... borbotto per poi tornare a guardare fuori. Anche il Tobia mi hanno portato via. Il mio becco! Con il pelo lungo e le corna belle. Gli farà odore in tutto il castello, quel bell'odore di maschio virile, che ci piace tanto alle caprette. Ma cosa se ne fanno loro del caprone, eh? Cosa vogliono farci al Tobia!?!
Mi torna il prurito alle mani ed è meglio se sto zitto.