Khiman
Il primo istinto è reagire, ribaltare a terra il nemico piegato su di me e piantargli il più velocemente possibile una lama nel collo, prima che lo faccia lui a me.
Poi la vista riprende lucidità, così mi accorgo di non avere su di me un duergar puzzolente, ma Felun.
Mi sollevo sulla schiena dolente, getto un'occhiata alle numerose ferite sparse sul corpo.
Felun ha una fiala tra le mani, una delle mie, e capisco di avere un debito che non avrei voluto contrarre.
Se però lui è qui con me, significa che il combattimento coi duergar ha avuto successo.
Grazie... dico a denti stretti, un po' per il dolore, un po' per un senso di vergogna che si fa strada. Anche se a dire il vero, ogni colpo d'ascia ricevuto è un colpo d'ascia che non han preso loro.
Qui non è come a casa, nelle squadre di combattimento del casato. Qui non c'è collaborazione verso l'unico nemico, non c'è strategia né tattica... ognuno pensa a sé e fanno a gara a mandare avanti gli altri.
Sollevandomi in piedi, mi riprometto di non fare mai più la carne da macello per i comodi altrui.