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Sesbassar

Concilio dei Wyrm
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Inserzioni blog inviato da Sesbassar

  1. Sesbassar
    Introduzione
    In questi giorni Facebook mi ha ricordato di uno stato pubblicato da una pagina che seguo, e mi ha fatto parecchio riflettere (di nuovo) su un tema a me caro, l'utilità della filosofia. Vi pubblico una immagine dello stato della pagina in questione (questo è invece il collegamento diretto allo stato😞

    Traduzione per i non-anglofoni: "Quando qualcuno dice che la filosofia è inutile, fate molta attenzione a ciò che dicono dopo: molto probabilmente sarà qualche filosofia che non vogliono veder criticata".
    Questa simpatica rimbeccata, è buon cibo per il pensiero, ed è primariamente una critica dei pensieri espressi da persone come Stephen Hawking (che definì "morta" la filosofia nel suo "Il grande disegno"). Il rifiuto della filosofia si basa su ciò che la filosofia è, oppure su un'idea distorta che si ha della filosofia? La filosofia è solo una speculazione fine a sè stessa, o prende anima dalla realtà? Purtroppo nella nostra temperie culturale siamo soliti pensare alla filosofia in modo settoriale (come per qualsiasi altra disciplina), e quindi se pensiamo alla filosofia, spesso ci vengono in mente le filosofie: filosofia della scienza, del diritto, dell'arte, della morale... Si è persa un po' la funzione unificante della filosofia, di quella che era considerata la filosofia prima, cioè la metafisica. Questo ha degli strascichi, anche per come viene considerata la filosofia oggi dai nostri contemporanei (scienziati e non). Partiremo con alcune considerazioni, su alcune idee che sono entrate nel grande fiume del pensiero condiviso inconsciamente dalla popolazione, per poi esplorare quello che invece può essere un antidoto a questa filosofia anti-filosofica.

    Positivismo, Hume e... Paolo Flores d'Arcais?
    L'avvento delle scienze empiriche da Galileo in poi, ha segnato un punto di non ritorno per l'essere umano: a volte questa svolta si determina come un'euforia per gli enormi traguardi compiuti, a volte come un'ubriacatura da adolescenti che scoprono per la prima volta l'alcool. Tuttavia, è indubbio che l'avvento delle scienze empiriche abbia cambiato totalmente il modo in cui guardiamo il mondo, e questo vale per tutti, credenti, non credenti, filosofi, non filosofi. Alcuni tra i filosofi hanno cercato di spiegare questo nuovo mondo, tenendo conto di questa rivoluzione non solo scientifica, e infarciti di amore per queste nuove forme di conoscenza sono giunti ad affermare addirittura che è l'unica forma di sapere affidabile (in diverse maniere).
    David Hume (1711-1776) è uno dei filosofi della scienza più citati a riguardo, per quella che è la sua teoria della conoscenza, e della conoscenza scientifica in particolare. Per Hume tutti gli oggetti passibili di ricerca o ragionamenti umani appartengono a due tipi: le relazioni tra idee, e i dati di fatto (Ricerca sull'intelletto umano, sez. IV, parte I). Le prime sono le scienze matematiche, i secondi sono invece le percezioni che abbiamo delle cose, e in via teorica, secondo Hume, il contrario di ogni dato di fatto è sempre possibile. Quindi l'astrazione matematica, e la ricerca empirica sono le uniche fonti di sapere per Hume. Questa visione positivista della realtà (chiamata Hume's Fork, dagli addetti ai lavori, che si può tradurre come "forchetta di Hume") è senz'altro seducente, è semplice, chiara (per lo più), e ha il vantaggio di catalogare in modo efficace la ricerca umana. Cosa si può odiare di un'idea del genere? Non saprei, forse il fatto che è auto-contraddittoria. Infatti la cosiddetta "forchetta di Hume" non è nè una relazione tra idee, nè un dato di fatto: il buon Edward Feser lo scrive meglio di me, "'l'affermazione che 'tutto ciò che è oggetto della ragione o della ricerca umana' sono o dovrebbero essere problemi di 'analisi concettualì o delle scienze naturali non è in sè nè una verità concettuale nè una proposizione della quale troverete, o potrete trovare, la benché minima prova nelle scienze naturali. Bensì è una proposizione metafisica, esattamente come quelle che uno Scolastico potrebbe affermare, differenziandosi da queste solo nell'essere auto-contraddittoria" (Scholastic Metaphysics, 28).
    Eppure psicologicamente parlando è allettante, soprattutto per l'uomo moderno/contemporaneo, accettare acriticamente questa affermazione metafisica, ubriacati come siamo dai risultati indubbi delle scienze naturali.
    Il filosofo nostrano Paolo Flores d'Arcais dà una versione personale di questo genere di biforcazione, riprendendo un altro concetto particolarmente amato da Hume, che è quello di probabilità. In "Atei o Credenti?" presenta come uniche fonti di sapere certo (inteso in senso probabilistico appunto) le scienze "dure" e la logica (Atei o Credenti?, 8). Purtroppo come il suo padre filosofico, anche Flores d'Arcais non risolve il problema di base di questo tipo di affermazioni: se le uniche fonti di sapere certo sono le scienze e la logica, questa affermazione (che non è nè scientifica nè di per sè logica) ma è un presupposto metafisico, che tipo di certezza ci dà? Seguendo il suo stesso principio, dovrebbe questa certezza (anche probabilisticamente intesa) essere pari a 0. Particolare come un amante della scienza e della logica caschi in un'auto-contraddizione così palese. Il problema ovviamente non sta nel pensiero di Flores d'Arcais, ma in generale nel positivismo di stampo humeano. Se proprio si volesse salvare questo genere di affermazioni (e questa è una delle critiche di Feser), si dovrebbe ampliare il concetto di "logica", o di "relazioni tra idee", in modo così ampio, da includere in esso praticamente tutti i sistemi di pensiero con una coerenza interna... e oplà, ecco rientrare dalla finestra la metafisica (e con essa anche la teologia però!) cacciata dalla porta.
     
    L'addio al positivismo e la ricerca di senso
    "E va bene Devid, ma alla fine sono problemi di lana caprina, a chi vuoi che interessi...". Beh, se fossero soltanto problemi autoreferenziali sinceramente me ne fregherei, ma non è così. Perché quello che i vari "Hawkins" e i "Flores d'Arcais", vogliono contrabbandare con questo disprezzo per la metafisica (o per la filosofia tout-court) non è tanto l'amore per la scienza: qualsiasi persona dotata di un minimo di buon senso ama la scienza, la scienza è una mega figata. Quello che invece vogliono mettere ben in chiaro è che la vita non ha un senso (ed è questa la "filosofia" che non vogliono veder messa in discussione), perché le domande di senso principali possono trovare risposta con le scoperte scientifiche (così dicono loro), o ricorrendo al caso (l'amore per la probabilità...). E in questo frangente storico c'è una precisa ragione per cui parliamo tantissimo di diritti e pochissimo di doveri, ed è proprio per questo divorzio tra la realtà e il suo senso, tra la ragione scientifica e la metafisica, tra la libertà e la responsabilità. Tutte queste cose sono correlate molto da vicino: se la realtà non ha un senso, non c'è un ideale a cui tendere, se non costruito ad arte, e se la ricerca (anche legittima) del riconoscimento dei propri diritti, non è parimenti legata ai doveri che da essi derivano (e i quali prendono la loro ragione d'esistere proprio nel contesto della nostra ricerca esistenziale di avvicinamento all'ideale), il primo capro che sacrifichiamo sull'altare è proprio quello del senso. Ci troviamo con una vita spoglia di motivi per essere vissuta, che non siano la semplice inerzia, la conservazione della specie.
    Adesso, io non so quale elemento sia causa dell'altro, non so se è stata l'ubriacatura scientifica a provocare la ricerca di senso verso altri lidi che poi l'hanno distrutta, o se è un problema soltanto contemporaneo, per cui siamo sensibili più alle rivendicazioni di diritti, che non ad assumerci le nostre responsabilità, per cui perdiamo di vista anche la creazione di sistemi di senso derivati dal prendersi cura (perché questo è avere la responsabilità di qualcosa o qualcuno); non so se è un serpente che si morde la coda, un circolo vizioso tra i due elementi (progresso scientifico + perdita di senso / rivendicazione dei diritti + rinuncia alle responsabilità).
    Cerco però di farmi un'idea a riguardo, e ultimamente ho "scoperto" (per così dire) uno psicologo canadese, tale Jordan Peterson, che pur essendo giunto alla ribalta per questioni correlate marginalmente a questo discorso, ha in realtà discusso ampiamente di questo tema, e cioè la ricerca di senso. Quello che trovo interessante del discorso che fa Peterson (potete vedere diversi suoi video su questo argomento, alcuni anche molto brevi), è che i sistemi religiosi, e io ci aggiungerei anche i grandi sistemi metafisici, hanno dato tantissimo all'umanità proprio sotto questo versante, quello del senso, i quali fanno (tra le altre cose) ricordare agli esseri umani le responsabilità delle proprie azioni, il perché agire in un certo modo, o agire in generale, di fronte alle difficoltà della vita (Peterson ne parla ampiamente nel secondo capitolo di Maps of Meaning). E questa è una domanda alla quale non possiamo rispondere nè con le scoperte scientifiche, nè con la logica (la quale è un mero strumento). Gettando la ricerca filosofica, la ricerca di senso (e il linguaggio simbolico ad essa correlato poi, sarebbe da aprire un discorso anche solo di questo), dal balcone, ci siamo trovati sprovvisti di strumenti per affrontare la vita in modo unitario, e la frammentazione della nostra società è un indice proprio di questo abbandono: se ognuno lotta per il riconoscimento dei propri diritti, chiudendosi alle richieste altrui, e alle responsabilità (proprie o di altri!) che da tali diritti derivano, ogni uomo diventa un'isola a sè.
     
    Conclusione - non buttiamo il bambino con l'acqua sporca
    Ok, il positivismo non mi piace, e il cuore di esso è auto-contraddittorio. Però questo non significa che si debba ripudiare le scienze per questo. Quando facciamo filosofia, dobbiamo tenere in considerazione ciò che del mondo dicono le scienze, non solo per i loro indubbi risvolti pratici, bensì per evitare di sconfinare nel loro dominio, e dire semplicemente sciocchezze. Come anche gli scienziati dovrebbero essere più cauti a parlare in modo assoluto quando espongono le loro ricerche scientifiche più simili, come campo di ricerca, a quelle che sono le domande esistenziali. Si dovrebbe evitare di mescolare filosofia e scienza, o per lo meno, farlo in modo consapevole, coscienti di ciò che si dice di derivante dai fatti, e ciò che si dice come presupposto metafisico. Anche perché, a conti fatti, non possiamo non avere una metafisica di riferimento (che sia materialista o spiritualista).
    Parte della sfiducia nei confronti delle scienze oggi è a mio parere da imputare proprio a questo: quando lo scienziato troppo ardito si inoltra in supposizioni metafisiche di stampo hawkinsiano, che non può in alcun modo scientifico provare, e fa appello al proprio status di scienziato per dimostrare la sua autorità a riguardo di ciò che scientifico non è, non sta in realtà facendo un servizio alle scienze, perché la ricerca di senso è così connaturata all'uomo, che esso può tranquillamente mandare al diavolo le scienze, se queste gli vengono proposte in antitesi alla ricerca di senso; invece è vero il contrario, cioè che proprio le scienze si nutrono di questa ricerca di senso, quindi questo anticorpo dello spirito umano che rigetta il becero materialismo deterministico (a ragione o torto) per mantenere una visione unitaria del reale, se si vede proposta la scienza come necessariamente foriera del suddetto materialismo, rischia di combattere anche ciò che di buona essa ha in una reazione auto-immune dalla portata catastrofica.
  2. Sesbassar
    Introduzione

    In questo periodo di ferie mi sto sparando decine e decine di filmati su youtube che riguardano eventi sovrannaturali: criptozoologia, fantasmi, demoni, possessioni, alieni e chi più ne ha più ne metta. Alcuni video sono credibili, altri sono evidentemente fake ottenuti con un po' di CGI, e altri ancora ottenuti con trucchi più spartani. Io sono convinto che la totalità dei video su youtube siano fake, anche se credibili, non solo perché non creda nell'esistenza di alieni, fantasmi o demoni (questi in effetti penso esistano), ma perché: 1) non credo che un video reale, che confermi la presenza di alieni sul pianeta Terra, sarebbe lasciato visionabile al pubblico, rischiando un'isteria collettiva degna di War of Worlds di Orson Welles; 2) il concetto stesso di fantasma mi pare contraddittorio: se il fantasma corrisponde a ciò che rimane dell'essere umano privato del corpo (lo spirito, o l'anima a seconda delle tradizioni di riferimento), stiamo parlando di qualcosa di assolutamente impossibile da verificare empiricamente, non solo dai nostri sensi, ma anche da strumenti che li amplifichino, perché non si tratta di una cosa potenzialmente osservabile (come un virus), ma qualcosa di completamente differente dalla materia; 3) per ragioni analoghe a quelle di sopra non penso si possa registrare la presenza "fisica" di un demone, non avendone egli alcuna.

    Il demone Zozo e le tavole ouija

    Ok ok, l'immagine di sopra non c'entra niente con Zozo, però visto che spesso viene tirata in ballo non ho potuto fare a meno... 😛 Cosa, o meglio chi, sarebbe Zozo? In una marea di video su youtube sarebbe uno spirito, ma alcuni pensano sia un demone, che vuole possedere i partecipanti alla seduta spiritica. Credo che esista un demone di nome Zozo? Irrilevante. Credo che le tavole ouija siano dei veri metodi per parlare con gli spiriti, demoni o morti? Irrilevante. Quello che è rilevante è che molto spesso si leggono delle critiche a tali pratiche, che però non hanno alcun senso all'interno della visione di chi crede siano efficaci.
    E qui sta il busillis della questione: se una persona è sufficiente convinta di una precisa weltanshauung, non la si convince nemmeno puntando alle contraddizioni interne, figurarsi mostrandone di esterne. Faccio degli esempi di critiche sbagliate, prima di passare direttamente a Zozo:
    - Se i partecipanti sono bendati le parole create dalle persone non hanno senso: a questa obiezione, i credenti rispondono semplicemente "certo, perché gli spiriti non hanno occhi, e hanno bisogno dei nostri"; abbastanza divertente il fatto che come risposta abbia pienamente senso e sia perfettamente coerente con la loro visione del mondo;
    - Io sono scettico, ho partecipato, e non è venuto fuori nulla: ma di sicuro, perché un classico dell'esoterismo, e della magia, è che la persona debba credere in ciò che fa, o almeno debba prenderla sul serio per farla funzionare (infatti è anche una delle regole della tavola ouija);
    - Io sono credente, ma non ha funzionato: eh certo, non è mica detto che ci siano per forza degli spiriti presenti ovunque!
    Come potete vedere queste risposte possono essere considerate ricorsive (soprattutto la seconda), però non si può certo accusarle di incoerenza. Quella che riguarda Zozo però merita una discussione a parte, perché è particolarmente scema come obiezione:
    - Zozo è un nome che non esisteva prima del [inserire anno a caso], il trattato di demonologia che si dice lo citi in realtà non ne parla, ed è molto tardivo comunque, quindi è un falso: ragazzi, io non so quali siano le vostre conoscenze di demonologia e di esoterismo, le mie sono piuttosto frammentarie e lacunose, tuttavia qualcosa so, e una cosa abbastanza no-brainer è che i demoni non dicano mai il loro vero nome. Men che meno senza una contropartita sufficientemente interessante (l'anima del contraente il patto, o di qualcuno a lui caro). Questo perché il vero nome di una creatura è la sua vera essenza, e conoscerlo significa avere un enorme potere su di essa (ed infatti è il motivo sottostante al divieto biblico di nominare il nome di Dio). E' quindi abbastanza ovvio che il nome Zozo sia FALSO, non perché il demone non esista (in realtà potrebbe essere una deformazione di Pazuzu, demone ben conosciuto, anche se dal carattere diverso da come viene dipinto Zozo), ma perché se anche esiste di sicuro lo farà sotte le mentite spoglie di qualcos'altro. Chi dice che è un fenomeno psicologico può aver ragione (secondo me la ha), però il credente potrebbe ribattere che un demone stia sfruttando questa notorietà del nome "Zozo" per portare avanti la sua agenda (il che spiegherebbe anche la differenza di "carattere" con il suo quasi omonimo Pazuzu).
    Le tavole ouija hanno tutta una serie di regole, diverse a seconda di chi le cita, per essere utilizzate fruttuosamente (a detta di chi ci crede), quindi se volete usarle assicuratevi di seguirle. Io vi sconsiglio di usarle per due ragioni: se non ci credete è solo una perdita di tempo, mentre se ci credete state dando potere su di voi a una presenza che non è detto sia benevola. Insomma è un chiaro caso di una posizione lose-lose, dalla quale non uscirete con niente... niente di buono almeno!
    Conclusione

    Come debunkare questo genere di fenomeni paranormali per lo più effetto di emulazione di massa? Non fatelo. Come ho detto prima, cercare di convincere qualcuno della falsità di qualcosa è praticamente impossibile se la persona è sufficientemente convinta (ed è il motivo per cui ormai non discuto più nè sui forum, nè su facebook). L'unica cosa che potete ottenere è un fegato verde bile, e una persona ancora più convinta. Se proprio dovete discutere con persone del genere, il mio consiglio è di non usare delle argomentazioni dando per scontato che ciò che dice il vostro interlocutore sia falso. Anzi, penso sia più fruttuoso il discorso se date per scontato che le credenze del vostro interlocutore siano vere, e in caso cercare delle contraddizioni interne (il metodo maieutico socratico insomma).
    Personalmente, anche se non credo in alieni e fantasmi, non penso ci sia niente di sbagliato nel crederci, anche se credo che la totalità dei video su youtube siano falsi: solo perché quelli sono falsi però, non è una prova sufficiente per bollare tutte le affermazioni positive della loro esistenza; può essere che siano solo allucinazioni, illusioni ottiche, o wishful thinking, potrebbero anche essere vere però. Penso il modo migliore per approcciarsi a questo genere di cose, sia mantenere una mente elastica a sufficienza per lasciare libertà di crederci come non crederci... e poi alcuni video sono davvero inquietanti e incredibili, sai mai che..
     
  3. Sesbassar
    Introduzione

    Come sempre gli articoli del mio blog non seguono alcun tipo di filo logico tra loro, e mi riservo la libertà di continuare a postare quello che mi pare 😄 Oggi vi voglio parlare del gioco di carte (online) di Pokemon. Parlerò in parte del gioco di carte in sè, e quindi dei pregi e difetti che ha rispetto agli altri giochi di carte, come anche del client in sè, il quale ha diversi vantaggi, e alcuni svantaggi, rispetto ad altri prodotti analoghi. In generale il mio giudizio è positivo, ma vediamo perché!
    Un po' di storia

    Iniziai a giocare a Pokemon TCG nel lontano 2000, per colpa di un mio amico che comprò i primissimi mazzi tematici (a quel tempo erano appena usciti il set base e l'espansione Jungle se non ricordo male). Il gioco era divertente, io ho sempre amato quei piccoli mostriciattoli tascabili, e alla fine smisi di giocarci per semplici questioni economiche: ero un giovane adolescente delle case popolari, con tanto ammmore e pochi soldi. Quindi lasciai perdere il gioco, e continuai a fare il master di D&D, anche perché i manuali li avevano già comprati i miei compari di gruppo. Ogni tanto riprendevo le carte per rivedere le mie preferite (una delle quali era un bellissimo Scyther foil), ma dopo pochi mesi mi ero già dimenticato le regole, e non avevo amici che ci giocavano comunque. Alcuni di voi che conoscono Magic: the Gathering potrebbero pensare: "Devid, tu giocavi a Pokemon quando era appena uscito, quindi le carte vecchie devono valere un casino, sarai ricchissimo!!!". Ebbene Pokemon non ha seguito il trend di Magic: le vecchie carte sono molto meno potenti delle carte nuove, in 18 (caspita se ne è passato di tempo) anni il power creep ha lasciato impotenti le vecchie carte, rendendole ridicole in confronto ai pokemon attuali. Mentre 18 anni fa un pokemon base in media aveva 30-40 punti ferita, e una fase 2 (la massima evoluzione) al massimo 100, con piccole e rilevanti eccezioni, oggi ci sono pokemon base con più 100 punti ferita, ricolmi di abilità sempre attive, o attivabili al di fuori dal combattimento, attacchi fortissimi che costano poche energie e altre particolarità. Insomma, il gioco si è evoluto parecchio, e ci sta: quando è uscito era gestito da Wizards of the Coast, che ha rischiato di farlo fallire, ed è stato preso in mano da The Pokemon Company, per evitare che facesse la fine di centinaia di altri giochi di carte (ovvero: il dimenticatoio). Mentre però per M:tG la WotC ha scelto uno sviluppo ascendente ma sinusoidale (con un power creep costante per quel che riguarda le creature soprattutto, ma non esagerato), la strategia di The Pokemon Company per il suo TCG è stata più aggressiva: pian piano ha continuato a stampare sempre più pokemon e carte allenatore forti, e sempre più forti di quelle passate, in modo non solo da obbligare, ma anche per invogliare i giocatori a comprare le nuove espansioni, tutto per giocare il formato standard del gioco (cioè le nuove espansioni). Questo ha dei vantaggi ovviamente, perché in ogni momento in cui inizi a giocare sai che giocherai con carte fortissime, ma anche degli svantaggi, perché sai che nel futuro le carte che hai comprato all'inizio non varranno praticamente nulla.
    Il gioco di carte

    Un esempio eclatante di power creep...
    Di per sè il gioco non è cambiato tantissimo in 18 anni, infatti ho re-imparato le regole in pochi minuti. Di base ci sono tre tipi di carte diverse: i pokemon, le carte allenatore, e le energie. I pokemon si suddividono a loro volta in pokemon base ed evoluzione, ed entrambi possono avere delle versioni chiamate -EX o -GX, le quali sono molto più forti delle controparti normali (soprattutto le versioni -GX), e che hanno come svantaggio il concedere due carte premio invece di una all'avversario, se riesce ad ucciderli (cosa non proprio scontata). Le carte allenatore invece si dividono in: carta Aiuto (ogni turno se ne può giocare una sola), la carte Strumento (se ne può giocare quante se ne vuole a turno), le carte Stadio (può essercene una sola in gioco, e se un avversario ne gioca una diversa quella precedente viene scartata) e le carte Oggetto Pokemon, cioè delle carte Strumento speciali che possono venire assegnate a un pokemon, e che gli concedono di solito un vantaggio particolare. Le carte energia sono quelle che sono cambiate di meno e si dividono principalmente in Energie base (quelle dei tipi di pokemon: Acqua, Fuoco, Lotta, Psico, Erba ecc.ecc.), e le Energie speciali, che hanno abilità e particolarità uniche.
    La struttura della partita è molto semplice: si mescola il proprio mazzo, si pescano 7 carte, e solo se non ci sono pokemon base si possono rivelare le carte all'avversario e ripescarne altre 7, fino a quando non si trova un pokemon base. L'avversario può pescare una carta per ogni volta in cui si è rimescolato il mazzo in questo modo. Quando entrambi hanno una mano accettabile si prendono 6 carte dalla cima del mazzo, e queste saranno le carte premio: vince per primo chi uccide tutti i pokemon dell'avversario, o chi per primo ha preso tutte le sue carte premio (solitamente uccidere un pokemon consente di prenderne una). Si pesca una carta ad ogni turno (anche il primo), e il primo ad iniziare non può attaccare, mentre il secondo può attaccare per primo. Ogni giocatore inizia la partita almeno con un pokemon attivo, e cioè quello che attaccherà il, e verrà attaccato dal, pokemon attivo dell'avversario, e può mettere in panchina al massimo altri 5 pokemon base, sia nella fase di allestimento della partita (dopo aver scelto il proprio primo pokemon attivo), sia nei turni successivi. Il turno del giocatore si svolge di tre fasi principali: la pescata, il turno, e l'attacco. La pescata è obbligatoria, durante il turno si possono usare tutte le carte Strumento che si vuole, e una sola carta Aiuto, o usare Abilità dei Pokemon, mentre dopo l'attacco si passa il turno automaticamente all'avversario.
    Il gioco ha una certa complessità quindi, però non è nemmeno così complicato, soprattutto se qualcuno viene da giochi molto più complessi, come Magic o Heartstone. Alla fine le vecchie espansioni sono carta straccia, quindi non c'è nemmeno bisogno di conoscerle, basta aver presente le carte più forti degli ultimi 4-5 anni se proprio si vuole giocare Extended (un formato in cui sono disponibili diverse espansioni di poco più vecchie delle ultime uscite), ma per chi vuole giocare Standard non c'è bisogno di approfondire troppo. In più, in generale, se si vuole imparare le regole base, e avere una panoramica di tutte le regole, praticamente tutti i mazzi tematici più recenti hanno carte che permettono di farsi un'idea abbastanza generale. Per chi viene da Magic poi, i costi dei mazzi di Pokemon sono risibili in confronto a un tier 1 qualsiasi del Modern, ma anche dello Standard.
    Il client

    Una schermata di gioco classica
    Quando alcuni amici mi dissero che il gioco di carte di Pokemon aveva un client online che era free-to-play impazzii. Com'era possibile che ancora non lo sapessi? Ovviamente rimediai praticamente subito, scaricando il client dal sito, e incominciando a giocarci. La cosa che mi attirò di più è che c'era la possibilità di giocare sia per divertimento, sia "competitivamente", anche solo con i mazzi tematici. Ecco, questo aspetto, rispetto a tutti gli altri giochi di carte, è l'aspetto più interessante e anche innovativo: certo anche nei mazzi tematici c'è una power creep evidente tra quelli della serie XY e quelli della serie Sun & Moon (per esempio), però sono a disposizione di tutti, sono uguali per tutti, e hanno diverse varianti casuali al loro interno, per cui non è sempre tutto detto solo con la scelta del mazzo. Comunque questa opzione permette di giocare i tornei (delle piccole leghe ad eliminazione diretta da 8 giocatori) anche per chi ha praticamente appena iniziato a giocare online: anche se non si ha un pool di carte ampio, e non ci si può permettere ancora di giocare in Standard, intanto si può scalare la ladder, e giocare ai tornei comunque.
    Se volete giocare con il client online dovete sapere come funzionano tre cose principali: le sfide, il negozio, gli scambi.
    1) Le sfide si suddividono in: sfide allenatore, cioè sfide con giocatori gestiti da AI, che giocano mazzi poco più forti dei mazzi tematici, e che dovete sconfiggere con i vostri mazzi tematici per guadagnare bustine, carte e gold; poi ci sono le  sfide giocatore, cioè sfide con altri giocatori come voi, che si suddividono per formato, e nelle quali potete giocare con mazzi tematici, con mazzi standard, extended o storico (mai giocato in questa versione, non so nemmeno che carte siano legali o meno): ogni vittoria nella sfida giocatore vi farà guadagnare qualcosa come sfida giornaliera (di solito gold o ticket), e in più aggiungerà punti alla sfida mensile, la quale a seconda dei punti che avete vi fa guadagnare qualcosa (gold, buste, ticket e carte molto rare); infine ci sono gli eventi, cioè i tornei, i quali hanno un costo in ticket: sono semplicemente dei tornei di diversi formati (mazzo tematico, standard o extended) a eliminazione diretta tra 8 giocatori, e a seconda del numero di vittorie si vincono diversi oggetti (gold e buste di solito).
    2) Il negozio permette di spendere i gold guadagnati nelle sfide giornaliere, mensili, o nei tornei, e comprare bustine di praticamente ogni espansione, e ogni mazzo tematico, più altri oggetti come buste per carte, scatole per mazzi e altre amenità. I gold non si possono ottenere in nessuna maniera se non giocando.
    3) Gli scambi si possono effettuare solo con buste o oggetti che sono ottenuti come premi dei tornei, o in alcuni rari casi come premi della ladder giornaliera (a me capita spesso con le bustine). Le bustine che comprate nel negozio, e quindi anche le carte che sbustate da esse, non sono scambiabili: solo le carte sbustate da buste a loro volta scambiabili possono essere scambiate nell'apposita zona scambi. Fate attenzione quando scambiate, perché non tutti gli scambi che la gente propone sono onesti, spesso c'è chi cerca di guadagnarci un po' troppo, soprattutto se c'è molta hype nei confronti di alcune carte.
    Giudizio conclusivo

    1) Il gioco di carte non è molto diverso da come lo ricordavo a dire la verità: il feeling è lo stesso, anche se c'è molta meno casualità (per lo meno in Standard), e l'infinità di effetti che permettono di pescare carte e filtrare le pescate sono disponibili a tutti sottoforma di carte Aiuto, livellando di molto il power level dei mazzi. Rispetto a Magic c'è molta più varietà in realtà, anche se alcuni mazzi Standard sono molto forti, è più una questione di carte singole particolarmente facili da giocare in praticamente ogni mazzo (una delle più forti attualemente è Tapu Lele-GX ad esempio). Una volta che avete quelle precise carte, in realtà si può lavorare molto sulla shell del mazzo, e giocare diversi archetipi, alcuni dei quali molto divertenti e particolari.
    2) Il client ha sicuramente dei difetti: rispetto a Magic Online, non c'è una corrispondenza tra l'ambiente competitivo cartaceo e il gioco online, quindi tutto ciò che accade online rimane online, e basta. Però ha anche dei vantaggi: spendere soldi in realtà non fa guadagnare granché, permette solo di giocare più tornei. L'unico modo per guadagnare davvero qualcosa in game spendendo soldi è comprando i codici per i redeem, una idea geniale di The Pokemon Company: ad ogni prodotto, che siano piccoli box, bustine singole, o mazzi tematici, corrisponde un codice di redeem, per cui potete ottenere lo stesso identico oggetto anche online gratuitamente. Ovviamente non tutti giocano anche online, quindi ci sono diverse piattaforme che vendono i codici dei redeem a prezzi stracciati (davvero stracciati), e il vantaggio è che tutti gli oggetti ottenuti con i redeem sono scambiabili, quindi comprando i codici sarà più facile ottenere le carte di cui avete bisogno scambiando buste per carte (ad esempio).
    La mia idea riguardo al gioco è che sia una buonissima fonte per testare i mazzi, se giocate a pomemon TCG competitivamente, ma anche una buona occasione per giocare con i nostri mostriciattoli preferiti anche solo for fun (come faccio io): alla fine non serve spenderci niente, ci giocate un po' ogni giorno per divertirvi, guadagnare qualche gold, qualche bustina, e giocate con quello che avete, senza grandi pretese!
  4. Sesbassar
    1- Introduzione
     
    Recentemente mi è capitato di vedere questo video, pubblicato in una pagina che seguo su Facebook, e il contenuto mi ha portato a riflettere. Non dico che l'autore abbia ragione a prescindere, però ci sono stati degli episodi riguardanti Magic: the Gathering che non mi sono piaciuti per niente, e temo che abbia ragione, se non del tutto almeno in parte. Vi consiglio di ascoltarlo, anche se è solo audio, ed è in inglese. Riassumendo all'osso si potrebbe dire che l'autore è preoccupato per il comportamento della Wizards of the Coast (WotC, Mamma Wizzy, Wizard), e per il braccio armato, la DCI, per quel che riguarda la politica pseudo-femminista (ma che col femminismo non ha niente a che spartire), liberal, e in generale progressista, che traspare, spesso troppo evidentemente, dalle scelte della compagnia. Voi direte, “ma che ti frega”, e avreste pienamente ragione, se non fosse per l'atteggiamento censorio, e in generale illiberale (!) che la compagnia porta avanti, e che ha il suo riverbero anche nelle scelte di aziende che dipendono da mamma Wizzy.
     
    2- Il caso Zach Jesse e i doppi standard
     
    Vorrei innanzitutto discutere di un caso che è accaduto l'anno scorso, il ban (praticamente) lifetime di Zach Jesse. Se non conosceste la querelle, e vi direi che è stato bannato a vita, probabilmente pensereste a chissà che atrocità abbia potuto commettere durante un torneo. Avrà picchiato un arbitro, il suo avversario, avrà rubato le carte a un cieco, o chissà che cosa. Perché di solito è per questi motivi che si banna per così tanto.
    Beh, in realtà Zach Jesse non ha fatto niente di illecito per quel che riguarda Magic. Zach è stato squalificato perché in passato è stato condannato per molestie sessuali. Ovviamente siamo tutti d'accordo che si sia comportato in modo inaccettabile, e che giustamente dovesse pagare il proprio debito con la giustizia. E lo ha fatto. Ha accettato il patteggiamento, e ha vissuto tre mesi di prigione. Per quello che ha fatto sembra poco, ma a quanto dice l'avvocato della vittima, lei era d'accordo con questo patteggiamento. Orbene, questo orribile atto venne commesso da Zach nel 2004. Lui ha pagato il suo debito, si è rimesso in carreggiata, si è ricostruito una vita, e non ha commesso altri reati dopo. Sembra una buona storia di redenzione, esattamente ciò che un qualsiasi sistema penitenziario in uno stato di diritto, democratico, considererebbe una vittoria.
    Ma per mamma Wizzy, patrona dei deboli e degli oppressi, non è abbastanza. “Grazie” al simpatico Drew Levin, si è venuti a sapere di questa condanna passata di Jesse, e il giocatore ha subito la squalifica praticamente subito. Ovviamente questa cosa non è andata giù a molti, e le discussioni su Reddit si sono sprecate, quindi un portavoce della WotC, Jarrett Trick, ha dovuto fare un annuncio ufficiale, in cui sostanzialmente diceva che la decisione era stata presa per rendere l'ambiente accogliente e sicuro. Come potete vedere dal link, l'obiezione del buon Paulo Vitor Damo Da Rosa, che, per chi non lo conoscesse, è uno dei più grandi giocatori di Magic, è parecchio stringente: come faccio a sentirmi accolto e sicuro, se posso venire squalificato dal nulla per ragioni sconosciute, che non hanno niente a che fare col gioco o con la compagnia, e in più del tutto arbitrarie? Nel regolamento di Magic non c'è scritto niente del genere!
    Perché il punto è proprio questo: di solito i ban (soprattutto quelli così lunghi) sopraggiungono per violazioni gravi del regolamento torneistico (tipo minacciare un avversario fisicamente), o per violazioni di accordi con l'azienda (tipo vendere buste o box di un'espansione al pubblico, prima che sia ufficialmente rilasciata). Non era mai capitato che una persona fosse squalificata per qualche ragione esterna al gioco. Quello che ha fatto indignare tanti, è stato il doppio standard che la WotC ha adottato per casi precedenti: Patrick Chapin, giocatore dal palmares ben ricolmo, è stato condannato e imprigionato per spaccio di droga in passato (fine anni '90). Lo sanno tutti, e la sua storia è stata venduta spesso come una storia magggica di redenzione, del cattivo ragazzo che diventa buono, del potere rigenerante delle figurine, e altre castronate di questo genere. Ma chi è la WotC per decidere che io mi sento accolto e sicuro, o che considero i miei figli accolti e sicuri, in presenza di un ex-spacciatore, più che di un ex-stupratore? Se entrambi hanno pagato per i propri crimini, perché il primo è un ambasciatore del gioco, mentre il secondo è squalificato a vita? Ecco, questa ipocrisia, questo palese doppio standard, è vomitevole, ed ha la sua radice nel desiderio di fare politica, dove la politica non c'entra niente.
     
    3- Social Justice Wizard
     
    Purtroppo la condotta paternalistica della WotC non si ferma qui, ma continua in altri atteggiamenti paternalistici, e ridicoli.
    Non è un mistero che ultimamente la Wizard cerchi di avvicinare al gioco il pubblico femminile. Niente di sbagliato, per carità, anzi, sarebbe bellissimo avere una presenza femminile importante anche ai tornei locali, il problema è che lo fa in modo artificioso, e questo è talmente plateale, da essere risibile. Nei recenti Pro Tour, per chi li avesse seguiti, avrete potuto accorgervi della presenza, tra gli addetti al settore R&D che espongono il nuovo set, di una ex-giocatrice, Jackie Lee. Ecco, lei, per il fatto stesso di essere una donna che gioca a Magic, che ha avuto l'occasione di giocare a dei Pro Tour (senza farvi peraltro grandi risultati), e nonostante fosse stata anche squalificata dalla DCI, è stata assunta nel settore R&D della WotC. Se dovessero assumere tutti i giocatori con lo stesso curriculum, la Wizard avrebbe migliaia di dipendenti solo alla R&D!
    Ultimamente anche CF ha cercato di aumentare il proprio pubblico femminile, e la propria sensibilità nei confronti delle donne (e fino a qua, l'intenzione è lodevole). Per chi segue i coverage dei Grand Prix, quelli organizzati da CF vengono condotti ora da una ragazza, Gaby Spartz, giocatrice dagli sconosciuti meriti. Ora, non solo non ho nulla contro di lei (anzi, è molto simpatica), ma è evidente che sia una aggiunta posticcia al proprio staff: hanno preso una bella ragazza, che forse sapeva giocare già prima, e l'hanno piazzata lì a fare articoli da Cioè, e condurre i coverage. Buon per lei, ma è ridicolo, soprattutto perché il suo apporto come commentatrice non può certo essere al livello necessario per commentare un torneo dove spesso vedi giocatori fortissimi, che hanno un thought process molto complesso da analizzare. Ci vuole uno che sia (circa) al loro livello. Punto. Che sia donna o uomo, ma ci vuole un giocatore, o giocatrice, abile.
    Accenno ora a un altro problema: la censura. Travis Woo è un personaggio, è fuori di testa, e probabilmente non vorrei mai passarci insieme più di dieci minuti. Eppure è un ottimo deckbuilder, e un decente giocatore, e ultimamente ha avuto quel pizzico di fortuna in più per arrivare in finale a un Grand Prix. Travis Woo era stato precedentemente cacciato da ChannelFireball, a causa di una sua idea personale sulla storia della II Guerra Mondiale, esposta durante una live su Twitch.
    Lo ripeto, Woo è uno fuori di testa, e le sue idee a riguardo erano perlomeno discutibili, però questo cosa ha a che fare con noi? Eppure, al Grand Prix Portland del 13-14 agosto scorso, Woo è stato praticamente tagliato fuori dal coverage, il programma in diretta che mostrava il torneo su Twitch, parlando di lui il meno possibile, e praticamente evitando di mostrarlo nelle riprese. Obtorto collo hanno dovuto mostrare almeno la finale, nonostante la chat di Twitch stesse tuonando per questa censura, che nulla aveva a che vedere con Magic. Quello che mi preoccupa però è: se questo è quello che non si vergognano a mostrare, quanto c'è dietro le decisioni di chi mostrare nei coverage, piuttosto che di chi chiamare a fare i deck tech, piuttosto che di chi mettere a condurre le trasmissioni? Qual è il criterio con cui queste decisioni vengono prese?
    Voglio aggiungere solo una cosa poi, per gli illusi che credono la Wizard segua una certa agenda politica infervorata dal bisogno di giustizia: ricordate che per lei siete numeri che devono tramutarsi in utile. “Se guadagniamo X con il pubblico maschile, e duplichiamo il pubblico raggiungendo anche quello femminile, guadagneremo 2X, o no?” Beh, più o meno è questo quello che succede nelle menti del reparto marketing della WotC, che voi ci crediate o no. Alla fine alla Hasbro interessano i soldi, e se non fosse così, dubito che continuerebbe a fare affari miliardari.
     
    4- PVDDR e l'articolo nascosto
     
    L'episodio che vi racconterò ora invece è, a mio avviso, uno dei più gravi casi di censura, molto peggio che per la censura in streaming di Woo. Questo perché quello che è accaduto toglie ogni fiducia che si possa avere nei confronti delle recensioni nei siti dedicati a Magic.
    Settembre 2015. Esce Battle For Zendikar, espansione pompata di hype da mesi (soprattutto per il ritorno ad un piano amatissimo dai giocatori), e dopo i soliti spoiler centellinati al giorno, il disappunto di molti è chiaro. L'espansione è la classica trappola mangiasoldi, piena di cartacce, dal power level infimo, ma soprattutto con la presenza totalmente random, di terre speciali (chiamate Expedition), che valgono un bilione di petroldollari l'una, così rare che se ne trova una ogni 6 box.
    Con l'uscita di Battle For Zendikar, esce anche un articolo, di Paulo Vitor Damo da Rosa, il quale non lesina le critiche alla R&D. Ora, se uno dei più grandi giocatori di Magic, e uno dei migliori produttori di contenuti ad esso relativi, ti dice “guarda che questa espansione mi fa schifo”, e motiva il suo disappunto, questo dovrebbe portare a riflettere. Non stiamo parlando del raglio di un asino a caso su Twitch, né di pubblicità comparativa fatta dalla concorrenza. PVDDR è il primo a essere interessato a vedere dei bei set di Magic, perché è il gioco che gli dà da vivere, e che gli permette di guadagnare. Se Magic entra in flessione, e incomincia a vendere di meno, il suo contributo sarà sempre meno richiesto, i soldi che potrà guadagnare da questa attività diminuiranno, e potrebbe trovarsi con le pive nel sacco. Fossi io nella WotC prenderei sul serio la sua critica. Invece.
    Invece dopo poche ore, il suo articolo viene oscurato, e non compare nella home page del sito, nonostante sia stato appena pubblicato. Io stesso, che l'avevo letto poche ore prima, non riuscivo più a trovarlo. Mi pareva di essermelo inventato, ma non era stata la mia fervida immaginazione. Molti altri si stavano lamentando della cosa, così tanti, che CF ha poi ritrattato questa censura silenziosa, riportando l'articolo in home page, e dicendo che si trattava di un errore.
    Certo, una voce così critica da parte di un proprio collaboratore, su un set che speri ti faccia guadagnare parecchi soldi, non è il massimo della vita. Ma se CF non si è fatto problemi a censurare un articolo già uscito, seppur ritrattando, cosa può farmi mai credere che: 1) articoli di questo tenore non vengano censurati alla fonte dal redattore (e questa sia stata una svista madornale); 2) le altre recensioni più positive non siano commissionate ad hoc. Da allora la mia fiducia per le recensioni è prossima allo zero.
     
    6- Conclusione
     
    L'ambiente di Magic mi sembra tutt'altro che trasparente, e sinceramente non mi piace per niente che a parole ci si batta per il diritto di un transessuale di andare nel bagno che preferisce (battaglia che di per sè può essere legittima), ma poi si squalifichino le persone sulla base del proprio arbitrio. Se si è liberali lo si è fino in fondo, non a corrente alternata. Se si è progressisti lo si è fino in fondo, non si tacitano arbitrariamente le idee altrui, né si deve forzare gli altri ad accettare le proprie. Purtroppo la Wizard cade vittima della classica ipocrisia, e autocontradditorietà, tipica di alcuni ambienti liberal: "sei libero di dire e fare quello che vuoi... basta che sia quello che dico io". A quando quindi la squalifica su motivazioni religiose? “Se ti becchiamo a professare una religione che ci sta antipatica... BAN”.
    "Ma allora cosa dovrebbe fare la WotC, Devid, visto che tu sai tutto?" Ad esempio, la butto lì senza pensare eh, potrebbe preoccuparsi di fare dei bei giochi. Con la 5a edizione di D&D c'è riuscita egregiamente, e senza dover nauseare il suo pubblico con del paternalismo finto-femminista. In Magic potrebbe anche evitare di stampare solo filler adatti al Limited, e di stampare la maggior parte delle carte giocabili a rarità spropositate, in modo da causarne l'impennata di prezzo nel mercato secondario. Potrebbe, che ne so, stampare delle belle espansioni? Khans Of Tarkir, per citarne una recente, era ottima, e lo è stata sia per lo Standard che per gli altri formati (oltre ad essere un ottimo ambiente Limited). E aveva pure una bella storia!
    Per chiudere, se fai bene il tuo lavoro, cioè fai bei giochi, la gente ci giocherà a prescindere dalla razza, dalla religione, o dal sesso. E soprattutto, ci giocherà perché gli piace, non perché l'azienda sostiene un'agenda politica affine alla propria. Che alla Wizard abbiano così poca fiducia nelle proprie capacità da dover utilizzare questo tipo di strategie?
  5. Sesbassar
    Introduzione
     
    Come molti (?) di voi sapranno, io sono stato un giocatore assiduo di Magic: The Gathering. Oramai ho dovuto mollare per diversi impegni, anche se continuo a seguire il gioco. C'è stato un momento particolare come giocatore però, che mi ha fatto perdere ogni tipo di fiducia sulle capacità della società di gestire i formati, e questo è successo quando hanno bannato Splinter Twin dal Modern.
    Certo, in molti hanno fatto i salti di gioia, "Finalmente ci siamo liberati di quella brutta combo oppressiva!!! Possiamo tornare a giocare i mazzi aggro!!! HONESTA". Ma erano commenti dettati dall'incapacità di comprendere Magic in generale, e il Modern come formato in particolare. Modern è un formato molto giocato qua in Italia, e continua a crescere, attirando i giocatori che non apprezzano lo Standard, ma non hanno nemmeno la possibilità di comprare le più rare e costose carte del Legacy. Come giocatore che cerca un investimento il più possibile duraturo, Modern è un formato allettante, perché la Wizard non ha restrizioni alle ristampe (anche se autoinflitte come la famigerata Reserved List), e può, e vuole, ristampare tutte le staple (le carte più giocate) del formato.
    Io personalmente avevo grandi aspettative per questo formato, esattamente per questo motivo, e i momenti in cui lo Standard era stagnante e noioso potevano essere tranquillamente cancellati dedicandosi ad un altro formato. Poi tutto è finito. La mia fiducia è crollata, e conseguentemente i miei acquisti. Brava Wizard, hai perso un acquirente
    Adesso vediamo il motivo però, perché non si tratta solo del ban di una carta, del quale vedremo i motivi (assurdi), ma si tratta di qualcosa di più generale.

    "Look at me I am the DCI", ovvero "La DCI colpisce ancora"

    La storia del Modern è costellata di ban (con il senno di poi) insensati, che nel corso del tempo infatti sono stati riveduti, sbannando le carte più innocue. Eppure fino al 18 gennaio 2016 tutti i ban avevano una costante: erano, almeno al momento, credibili. Cioè, mi spiego meglio: le motivazioni addotte per i ban erano coerenti con le linee guida del formato. In sostanza, ogni carta bannata precedentemente, apparteneva a un mazzo che aveva percentuali abnormi di rilevanza nel metagame Modern (20% o più), oppure era giocata in un mazzo competitivo (un tier 1) e consentiva di chiudere consistentemente prima del 4° turno. Con Splinter Twin abbiamo assistito al primo ed unico ban fatto unicamente per ragioni economiche.
    Non c'era, e non c'è, alcun'altra ragione seria per bannare Splinter Twin dal Modern, come brillantemente ha spiegato Paulo Vitor Damo Da Rosa, l'unico motivo reale a sostegno di questo ban è per forzare una specie di rotazione, in un formato creato e dichiarato come "non rotante", in vista del Pro Tour che era alle porte. A prescindere dalla scorrettezza del dire una cosa e farne un'altra, questo non mi sorprese così tanto, la Wizard è un'azienda (devono pensare a fare soldi no?), ma mi sorprese perché, invece di ammetterlo, cercarono di tirare in ballo ragioni legate all'analisi del metagame, dando ancora più adito al malcontento. Le motivazioni, alquanto risibili, potete leggerele qui. Per aumentare la diversità del formato bannarono un mazzo che aveva (considerando tutte le sue varianti) al massimo il 10% del field. Il 10%? Mazzi come Jund (prima del ban di Sciamano Letalmago), Cruise Delver, e i vari Pod, avevano più del 20% del field! Quella sì che era una dominanza che impediva la diversità del formato.
    Ma la cosa peggiore è che tirarono in ballo i risultati di alcuni Pro Tour e di alcuni Grand Prix. Questa è aneddotica, e pure di bassa lega: che cosa c'entra con la diversità del formato che un archetipo ha fatto alcuni, o anche tanti, risultati di recente? Se parliamo di diversità del formato dobbiamo guardare alle percentuali, non alle top 8, perché è così che è sempre stato fatto. Se vediamo una qualsiasi analisi del metagame attuale, i mazzi BGx (Jund e Junk) hanno più del 10% del field. Dobbiamo convincerci a bannare sta Liliana del Velo allora? Evidentemente no, anche perché ora, non essendoci più il Pro Tour Modern, non c'è alcuna ragione per forzare rotazioni in un formato non rotante. E questa è l'ennesima riprova di quanto questo ban non avesse nessuna motivazione legata al metagame a supportarlo.

    Ridiamo ancora: Twin impediva a mazzi simili di emergere

    Questa citazione, proveniente dall'articolo del ban, è veramente comica, perché rende l'idea di quanto poco conoscano il formato le stesse persone che devono prendere decisioni al suo riguardo:
    Traduco per i non anglofili
    Ovviamente il ban di Splinter Twin non ha dato vita ai mazzi che esso sostituiva, perché c'era (e c'è anche ora purtroppo) una ragione precisa percui quei mazzi non venivano giocati. Jeskai Control e Temur Tempo, come tutti gli altri mazzi blue-based, sono spinti fuori dal formato dal fatto che sono troppo poco potenti. Non hanno risposte "catch-all", poiché tutte le risposte più forti di quel tipo sono nell'accoppiata verde-nero (Thoughtseize, Abrupt Decay, Maelstrom Pulse). La cosa tragicomica è che pur avendo sbannato recentemente due carte fortissime per i mazzi control blue-based, Ancestral Vision e Thopter Foundry, comunque queste strategie risultano troppo poco forti.
    Fino ad ora potevamo semplicemente dire: beh, ma con qualche sban magari i mazzi blu potranno essere giocati ancora... Ebbene ora non possiamo più dirlo, la realtà ci smentisce ogni giorno: se un draw engine ottimo come Ancestral Vision, e una combo così devastante per i mazzi aggro come Thopter Foundry/Sword of the Meek, non bastano a far emergere le strategie reattive classiche dei mazzi tempo e control, difficilmente potrà farlo altro.
    Bannare Splinter Twin ha avuto a conti fatti un solo effetto: ha eliminato il colore blu dai Tier 1 del formato. Rimane come colore secondario in alcuni mazzi (Bant Eldrazi e Infect), che però sono principalmente combo, che splashano il blu per Serum Visions, o qualche counter di side, e non hanno il feeling dei tipici mazzi reattivi blu-based. Tutte le persone che come me avevano investito in carte con quel simpatico simbolo a goccia, si sono ritrovate con pezzi di carta inutilizzabili nel giro di un fine settimana. Il bello è che avrei anche potuto accettarlo, se le motivazioni fossero state stringenti (una dominanza reale ad esempio), ma a queste condizioni mi è parsa solamente una gran presa in giro.

    Conclusione: quindi, cara DCI, come la mettiamo?

    L'equilibrio di un formato è una bestia molto difficile da ammaestrare, questo è sicuro. Infatti prima dell'Eldrazi Winter il formato era pienamente equilibrato, si potevano giocare un po' tutte le tipologie di mazzo, a livello competitivo, e chi apprezzava il Modern era tutto sommato soddisfatto. Poi c'è stata la concomitanza di due fattori: il ban di Splinter Twin, e la stampa degli eldrazi a basso costo, che hanno portato a un formato inguardabile. Bannato Eye of Ugin (finalmente) il formato è tornato alla normalità, e ci sta restituendo una visione più equilibrata del formato senza Splinter Twin. E la visione non è positiva.
    Certo, il formato è tutto sommato equilibrato (se parliamo di percentuali), non c'è un mazzo che sovrasta gli altri, esattamente come prima dell'Eldrazi Winter. Eppure per chi apprezza particolarmente le strategie più complesse, non c'è nessuna opzione: tutti i mazzi sono estremamente lineari o non interattivi. Non c'è alcuno spazio per mazzi reattivi, e praticamente la quasi totalità delle carte blu del formato è come se non esistessero. In altre parole: le percentuali dei mazzi sono più o meno equilibrate, ma le percentuali degli archetipi no. Stiamo, o meglio, state, giocando un formato con 4 colori.
    A parer mio uno sban di Splinter Twin è parecchio arduo da vedersi, perlomeno così presto. Reintrodurlo ora, con Ancestral Vision nel formato, rischierebbe di creare un altro Tier 0, e la medicina sarebbe peggiore della malattia. Purtroppo ora dobbiamo pagare la politica assurda del ban passato, e sorbirci un formato così lineare che spesso i match sono decisi dal lancio del dado.
    Penso che la Wizard possa fare di meglio con il Modern, ma penso anche che la mia fiducia nei confronti della compagnia sia ai minimi storici, per quel che riguarda M:tG. Se penso all'enorme passo avanti fatto dalla 4a edizione di D&D alla 5a, mi viene da pensare che la ricetta per costruire dei buoni prodotti la abbiano, ascoltare il feedback della community e discernere le critiche serie dal whining, anche se forse per M:tG non hanno intenzione di usarla (e le ragioni potrebbero essere il motivo per un altro articolo).
    Attendiamo quindi il prossimo annuncio dei ban, previsto per il 26 settembre, e vediamo se e come cambierà qualcosa!
  6. Sesbassar
    Introduzione
     
    L'altra sera la bimba non ne voleva sapere di dormire, e quindi mi sono ritrovato a mezzanotte davanti al televisore. Ed è giunta la notizia che purtroppo attendavamo da settimane: Alex Schwazer è stato squalificato di nuovo, e questa volta la sua carriera è finita. Cosa ci può insegnare questa vicenda? Possiamo tracciare una parallela con il nostro mondo da giocatori di ruolo? Cosa c'entra il doping con il gdr?
    Ecco, risponderò a queste, e anche ad altre, interessantissime domande in questa inserzione, perché le similitudini ci sono, sono solo nascoste, e sta a noi farle emergere! #drawparallels
     
    La vicenda “Schwazer”
     
    Ormai è nota a tutti la storia di Alex Schwazer, marciatore altoatesino, venuto alla ribalta alle olimpiadi di Pechino del 2008, vincendo l'oro nella 50 km di marcia, e successivamente trovato positivo all'epo poco prima della olimpiadi di Londra del 2012. Ammesse le proprie colpe, l'atleta scelse di ricominciare daccapo con un allenatore al di sopra di ogni sospetto, Sandro Donati, personaggio emblematico della lotta all'antidoping nostrana. Con lui ricominciò ad allenarsi duramente, senza fare uso di alcuna sostanza, anche quelle lecite (come gli integratori). Ebbene i risultati gli diedero ragione in quel di Roma, durante i mondiali a squadre, nei quali raggiunse la vetta della 50 km di marcia. Sembrava una bella storia di redenzione, duro lavoro, e di riscatto. Invece qualcosa è andato storto.
    Io odio il complottismo, lo detesto con tutto il cuore, però non sono così sprovveduto da ignorare l'esistenza di complotti veri. E tutta la storia che segue puzza di complotto lontano un miglio. Non solo perché chi accusa Schwazer di doping è stato accusato (a quanto pare giustamente) di corruzione, non solo perché, come evidenziato dal rapporto della difesa di Schwazer (lo trovate qui), le prove antidoping sono state condotte in modo del tutto anomalo, non solo perché Donati è antipatico a molti che col doping guadagnano cifre enormi, non solo perché lo stesso Donati fu “incoraggiato” da telefonate anonime a far perdere Schwazer.
    C'è anche un'altra questione che, forse sarà dovuto al mio intelletto limitato, proprio non riesco a capire: per quale oscuro motivo un atleta sceglierebbe l'icona nazionale dell'antidoping come allenatore, sottomettendosi a una mole spropositata di controlli antidoping, ben superiori a quelli a cui vengono sottoposti tutti i suoi colleghi, per poi usare un banale steroide iper-rintracciabile (peraltro dagli utilizzi più che dubbi per un fondista) e nemmeno nel periodo di massimo lavoro?
    Delle due l'una: o Schwazer è un'idiota senza precedenti nella storia dell'umanità, o c'è qualcosa dietro che ci sfugge. A me sembra più ragionevole la seconda.
     
    Il doping...
     
    Ogni volta che questo argomento entra nelle discussioni da bar, una posizione emerge fulgida dalle schiere degli sportivi da divano: “l'antidoping è una farsa, tanto sono tutti dopati, sarebbe meglio legalizzare tutto”.
    Orbene, se volete una disamina intelligente e ragionata, vi invito alla lettura di questo ottimo articolo a riguardo. Io qui vi dirò la mia in modo molto più sintetico, rispondendo alle motivazioni che ritengo maggiori per la legalizzazione del doping. Prima però metto una cosa in chiaro: non è una questione di purezza. Tutta l'atletica, e lo sport in generale, è una ricerca del superamento dei propri limiti, non c'è niente di “natural” nell'allenarsi agonisticamente: basta mettere a confronto il fisico di un atleta e quello di un minatore/muratore classico, per rendersi conto che il lavoro pesante “natural” non porta a fisici atletici e definiti da ginnasti. Vedremo qual è la cosa che più mi preoccupa successivamente, non temete, intanto incominciamo con le risposte alle motivazioni pro-doping:
    “Tanto sono tutti dopati”. La saggezza popolare ci insegnava che “due torti non fanno una ragione”. Il problema di questa affermazione è che si basa su una pregiudiziale indimostrabile, e che non tiene conto del fattore più importante che ha il doping, e cioè la diseducazione non tanto degli atleti professionisti (i quali formano una percentuale irrisoria dei praticanti di sport), quanto dei  dilettanti, i quali non hanno di sicuro dei team di medici a fare il lavoro sporco per loro, e chissà dove recuperano le sostanze dopanti, con tutti i rischi per la salute che ne conseguono.
    “Legalizziamo per tutti così le gare sono fatte alla luce del sole, e sono più eque”. Siamo proprio sicuri di questo? Siamo sicuri che, ad esempio, il Botswana e gli Stati Uniti abbiano le stesse capacità economiche da mettere in campo, qualora volessero, per dopare i propri atleti, e farli seguire da staff medici che ne controllino lo stato di salute? Siamo proprio sicuri che sarebbe più equo, considerando che per forza di cose un atleta dovrebbe doparsi, anche se inizialmente non avrebbe voluto farlo, anche solo per poter competere? Certamente tutto sarebbe alla luce del sole, ma questo non implica affatto equità: sarebbe solo una questione di che federazione ha più soldi da investire nel doping.
    “Ma poi tanto sarebbero seguiti dai medici”. Certamente le federazioni più all'avanguardia doterebbero i propri team di tutto il supporto medico necessario, ma quello che non possono fare questi medici è un'altra cosa: prevedere il futuro. Il corpo umano è un meraviglioso sistema di feedback, e andarlo a modificare implica una cosa: imprevedibilità. E questo nei casi migliori. Nei casi peggiori già sappiamo che le cose andrebbero per il peggio. Chi può affermare, in buona fede, di credere davvero che aumentare in modo esagerato i globuli rossi nel sangue, oppure imbottirsi di ormoni sballando tutta la produzione naturale degli stessi, sia un'attività che, seppur seguita da personale specializzato, non avrà ricadute pesanti sul corpo (o sulla psiche) dell'atleta? Interessante, e inquietante, questa galleria a proposito.
     
    ...e i giochi di ruolo?
     
    Cosa mai potranno c'entrare i giochi di ruolo con la vicenda complessa e multisfaccetata di Schwazer e del doping? A parer mio anche nel gioco di ruolo abbiamo un tipo di “doping”. E scommetto quello che volete che ne abbiamo sentito parlare già, o lo abbiamo visto in opera ai nostri tavoli da gioco. Sto parlando del powerplaying.
    Il nostro utente Papaz ha pubblicato un video molto interessante, in cui parla anche di questo, per chi volesse avere un'infarinatura consiglio di vederlo. Teniamo per buone le sue definizioni dei termini: a parer mio è importantissimo essere d'accordo sui termini, e parlare chiaro quando si intende con lo stesso termine qualcosa di diverso.
    Se l'ottimizzazione è quindi il sapere quali sono le opzioni migliori, e utilizzarle per avere un personaggio efficace, allora nello sport il suo parallelo sarà un allenamento mirato, personalizzato, accuratamente studiato, con una dieta specifica, e le attrezzature adeguate per allenarsi.
    Se il powerplaying è il giocare “potente” a tutti i costi, anche quello di rovinare il divertimento degli altri, e forse anche la campagna intera, allora mi sembra che il parallelo con il doping sia più che lecito. Certo, lo so, non sono proprio la stessa cosa... il mio background mi ha sempre fatto entusiasmare per le analogie, ma mi ha messo anche in guardia dalle stesse, d'altronde “in tanta similitudo, maior dissimilitudo” diceva il IV Concilio Lateranense. Il powerplaying non è un'attività dannosa per la salute, e non ci sono interessi nazionali, internazionali, ed economici alle sue spalle.
    Eppure entrambi distruggono l'equità: anche i giocatori avvezzi all'ottimizzazione potrebbero trovarsi in difficoltà con un powerplayer nel gruppo, nonostante all'apparenza le due attività sembrino simili. Più che altro perché il powerplayer di solito gode della disparità che si è venuta a creare tra il suo personaggio e quelli altrui, mentre l'ottimizzatore può sempre mettere (e spesso lo fa volentieri) a disposizione degli altri la sua padronanza del gioco.
    Entrambi sono difficili da gestire, ed entrambi richiedono una regolamentazione esterna: il powerplayer può anche farlo in buona fede, ma sta comunque rovinando la campagna, e ha quindi bisogno di essere ricondotto alla ragione al di fuori dal gioco, altrimenti le soluzioni prese “in game” suoneranno semplicemente arbitrarie e ingiuste. Allo stesso modo, anche la lotta al doping è una continua rincorsa, e una continua ricerca di metodi per scoprire le sostanze dopanti nei campioni, e di sicuro non possiamo lasciare la regolamentazione di questo in mano a chi ha tutti gli interessi per continuare a doparsi e far dopare.
    Entrambi sono modi di barare: mentre chi usa sostanze dopanti al 99% usa sostanze che hanno utilizzi in campo sanitario (terapie ormonali per la crescita, stimolazione di eritropoiesi per chi ha perso molto sangue, pseudo-efedrine per le reazioni allergiche...), anche il power player spesso utilizza degli strumenti senza tenere conto del contesto in cui sono stati proposti; ad esempio, il divine minion, l'archetipo di Serpent Kingdoms utilizzato per la build di Pun-Pun, di per sé è fortissimo ma non porta a loop infiniti, e di sicuro non era stato pensato per essere accoppiato ad un coboldo dragonwraught ecc.ecc.. Solo la volontà di stiracchiare le regole oltre ogni modo, può portare qualcuno anche solo a pensare a Pun-Pun.
    Un'altra cosa che vorrei far notare è per quelli del “ Ma poi tanto sarebbero seguiti dai medici”. Come abbiamo detto questa affermazione non tiene conto del prezzo da pagare per l'atleta stesso, ed è in fondo esattamente la stessa cosa dell'usare la regola zero per castrare il powerplayer. Il powerplayer è un giocatore come tutti gli altri, e ha il diritto di divertirsi. Per questo la soluzione va cercata parlandone fuori dal gioco, in modo da permettere non solo a lui, o non solo al resto del gruppo, ma a tutti, di divertirsi.
     
    Conclusione
     
    Anche noi gdrristi abbiamo il nostro speciale tipo di doping quindi, anche se non è dannoso per la salute (a parte qualche fegato devastato dal rosik), e non ci sono interessi mafiosi alle sue spalle (a parte quelli dei dm che hanno i giocatori preferiti). Questo non significa certo che non faccia male, come possono testimoniare tantissimi dm e giocatori, dopo l'oscuro passaggio di un powerplayer incontrastato: campagne devastate, rancori personali, distruzione e morte (non necessariamente in questo ordine).
    Entrambi nascono da una profonda immaturità, il bisogno di primeggiare a tutti i costi, anche della propria salute o del divertimento altrui. Entrambi vanno contrastati per lo stesso motivo e alla stessa maniera. Per educare e educando.
    Questo è il punto del doping più dannoso, a parer mio: tutta la scia di diseducazione che colpisce le decine di migliaia di atleti dilettanti, o, ancor peggio, dei giovani sportivi, e che mette a repentaglio la loro integrità fisica. Ed è dall'educazione che bisogna ripartire: basta genitori sbraitanti ai lati del campo a gridare ingiurie agli arbitri, basta allenatori che pretendano “cattiveria” da bambini di 7 anni, basta punizioni in caso di sconfitta (tutte cose che ho visto o vissuto sulla mia pelle). Sarebbe ora che lo sport diventasse un'occasione di condivisione, di socializzazione, e anche (perché no) di sana competizione, dove però la priorità è da dare al superare i propri limiti per migliorarsi, non per sovrastare gli altri ad ogni costo.
    Lo sport può essere un'agenzia educativa se promuove uno stile di vita sano, equilibrato, di sicuro non può esserlo se l'unica cosa che conta è la prestazione. Allo stesso modo, il gioco di ruolo può essere un'attività divertentissima, e anche terapeutica, se condotta con intelligenza, buon senso, e attenzione per l'altro. Se l'unica cosa che interessa è la prestazione, anche qui incominciano a nascere dei problemi, ma il powerplaying, a questo punto, è solo la punta dell'iceberg.
  7. Sesbassar
    Introduzione
    Recentemente mi è capitato, a causa dei miei interessi come sportivo "fai da te", di leggere una quantità innumerevole di commenti su facebook, e di vedere innumerevoli vignette/foto, a riguardo di un problema parecchio grosso per la nostra società. Parlo dell'obesità. I commenti di cui parlo ovviamente erano tutt'altro che lusinghieri, e spesso incentrati sull'analogia tra la persona ritratta, o di cui si discute, e diversi tipi di cetacei. Poi c'è un altro tipo di commenti e vignette/foto che mi è capitato di vedere, ed è del versante opposto: il loro intento è sbugiardare e controbattere il fat-shaming, cioè appunto le prese in giro nei confronti dei "ciccioni". E qui la pagina facebook "Abbatto i muri" è principe della difesa di tali persone.
    Sinceramente, a me sembrano entrambe posizioni estreme: se da una parte per l'obeso la critica è serrata e senza pietà, dall'altra il lassismo la fa da padrone, come anche alcuni riferimenti decisamente fuori luogo. Vediamo il peggio delle due parti, e cosa impararne noi.
    Fat-shaming
    Alcune pagine dedicate al body-building, o altre discipline volte al miglioramento del corpo, spesso si rendono partecipi di alcune scariche di insulti da far rabbrividire. Questo è un caso, ma si potrebbe continuare cercandone altri nella stessa pagina, o in altre. La sostanza non cambia: di solito una persona evidentemente sovrappeso viene presa di mira, senza una reale ragione, per il semplice fatto che è grassa. Sempre la stessa pagina ha pubblicato quest'immagine

    Adesso, per quanto possa far anche sorridere questa immagine, è un esempio perfetto di fat-shaming: perché prendere in giro quel tizio? Perché è pesantemente sovrappeso? Che ne sappiamo noi se quel tipo sovrappeso ha magari un problema ormonale, o di altra natura, che gli rende estremamente difficile perdere peso, ed estremamente facile metterne su. Aggiungiamoci magari un problema al ginocchio, e già capiamo che questa persona potrebbe non essere grassa di propria volontà. Quindi a che pro prenderla in giro? Giusto per farla sentire in colpa? Ma in colpa di cosa?
    Social justice warriors uniti contro tutti
    E poi ci sono loro. Quelli del politicamente corretto ad ogni costo. Quelli che pur di difendere le persone difendono anche l'indifendibile. Queste persone arrivano a fare paragoni di ogni tipo, anche senza alcun nesso logico con il tema in questione, pur di dimostrare il loro amore per tutti. Prendiamo ad esempio questa immagine:

    Questa donna, per quanto sia evidentemente molto grossa, difficilmente lo è per il solo accumulo di grasso. Tutti i weightlifter sono più o meno come lei, perché il loro obiettivo è alzare il più alto quantitativo di peso possibile, e per farlo devono ingerire una quantità di calorie spaventosa ogni giorno, per poter mantenere la massa muscolare che gli permette di farlo. Per ragioni logiche il loro body fat non potrà essere quello di un body-builder, e di sicuro non quello di un calciatore, o di un ginnasta. Ma sarebbe come paragonare un pesce a un uccello: il loro corpo è stato costruito e modellato per svolgere funzioni completamente differenti.
    La buona Cheryl non è in forma, se intendiamo per "in forma" lo stato di fitness di un centometrista. Ma per il suo sport è sicuramente perfetta (e il suo palmares le dà ragione). Ora però vorrei far notare una cosa: quante persone sovrappeso e basta riescono a sollevare i pesi che sollevava Cheryl? Lei non era grassa per gusto personale (e non era di sicuro solo grassa, chissà quanti muscoli aveva), ma per esigenze sportive. Avesse scelto un altro sport magari sarebbe stata più magra. I suoi successi nella sua disciplina non dovrebbero servire a giustificare chi è obeso, e invitarlo a rimanere tale "perché tanto ci sono i weightlifter che sono ciccioni come me", il weightlifting è una disciplina sportiva, non una scusa per essere grassi.
    Una buona via di mezzo no, eh?
    Ad accompagnare la foto di Cheryl c'è anche un articolo dello stesso blog, in cui, in mezzo a considerazioni condivisibili, sono anche inserite le più grandi scemenze che abbia mai letto a riguardo. Il grasso non fa bene. Punto. Essere obesi è un rischio per la salute. Stop. C'è poco da giocarci su, e i dati europei a riguardo sono preoccupanti, per l'aumento costante di persone obese. Al primo tipo di persone di cui abbiamo parlato, deve entrare in testa semplicemente una cosa: non sempre una persona è obesa per scelta. Prenderla in giro non serve a niente, se non a cercare di ingigantire il proprio ego. Al secondo tipo di persone deve entrare in testa un'altra cosa: solo perché per alcuni l'obesità è una condizione sulla quale possono fare poco o niente, non per questo dobbiamo dare adito a stili di vita insalubri, e che mettono a repentaglio la salute di migliaia di persone. Perché questi paladini dei deboli devono capire che alcune scelte, più di altre, influenzano anche la collettività, e quindi il singolo non può semplicemente sbattersene e dire "emmammè mi piace cussì". Perché quando poi la persona viene ricoverata per problemi al sistema cardiovascolare, a pagare siamo tutti noi contribuenti, non solo lei. Teniamo poi conto che un eccessivo lassismo può portare al fenomeno inverso: e cioè a dare il merito di una certa forma fisica apprezzabile, unicamente alla genetica! Quante volte mi è capitato di leggere commenti simili a questo: "Eh ci credo che è così, tutto merito del metabolismo!". Ignorando il fatto che il metabolismo, come tante cose del nostro corpo, non è scritto sulla pietra, si può influenzare, e anche aumentare con un una dieta e un esercizio mirato. Insomma, per evitare il fat-shaming non incominceremo mica lo slim-shaming?


    Direi che è il caso di ritrovare il buon senso, caratteristica rara ad oggi, e promovere se non degli stili di vita da atleti, che obiettivamente non sono perseguibili da molti, e per le più disparate ragioni, almeno degli stili di vita sani. A partire dalle scuole, l'educazione alimentare dovrebbe essere uno strumento per incominciare tale promozione. Non si tratta solo di far mangiare i broccoli ai bambini, ma anche di preparare le pietanze in modo appetibile. A volte vedi delle sbobbe arrivare a 'sti poveri cristi, che manco in galera. Magari, la butto lì eh, potremmo anche incominciare a pretendere che i nostri bimbi/ragazzi possano mangiare in modo sano e invitante. Si potrebbe anche incominciare a variegare l'educazione fisica, per somatotipi, invece che proporre lo stesso identico programma per tutti: ogni persona ha una differente genetica (e questo è vero), che lo predispone ad alcuni sport piuttosto che altri. Non ha alcun senso proporre la stessa attività a tutti i bambini/ragazzi, si potrebbe diversificare la proposta, magari con progetti interclasse, per facilitare il compito agli insegnanti (e avere un numero più consistente per i diversi gruppi che si andrebbero a formare).
    Insomma, possiamo inventarci un sacco di cose per incamminarci su una strada più virtuosa, io ho fatto solo due esempi. Esempi concreti e realizzabili però, perché di parole a riguardo ne sono già state dette un sacco, e sinceramente ci credo poco. Educazione ad un'alimentazione variegata, educazione sportiva il più possibile personalizzata, e rispetto per l'altro (senza scadere nel lassismo). Sembra un programma irrealizzabile, eppure, a parer mio, è ciò a cui dobbiamo tendere.
     
  8. Sesbassar
    Tanti impegni e poco tempo per il foro... Magari ogni tanto qualche post qui potrò scriverlo. Tra due figli, il lavoro, e la casa da rimettere a posto, non sarà così semplice, ma magari un po' di pensieri riuscirò a scriverli prima o poi. Ormai è parecchio tempo che non ho più tempo per i gdr, e recentemente ho abbandonato anche MtG. Magari sarà solo un angolo di sfogo per tutte le cose che vorrei scrivere ma che non hanno un posto dove vorrei scriverle. Scrivere su Facebook mi annoia. E sul mio blog ho scritto sempre articoli di argomenti filosofico-teologici, perché era quello che volevo scrivere. E sono troppo pigro per cambiare la skin e altro. In realtà mi piace così com'è, ma mi sta un po' stretto. Perchè non cominciare da uno spazio vuoto? Volutamente eclettico, privo di una direzione precisa.
  9. Sesbassar
    La filosofia e Moorcock
     
    In un forum come Dragon's Lair do per scontato che tanti conoscano la saga di Elric di Melnibonè, scritta da Michael Moorcock. Per chi non lo sapesse, la saga di Elric è la prima grande narrazione in stile “dark fantasy”, in cui il protagonista non è un vero e proprio eroe, né è considerabile “buono”, secondo gli standard della narrativa fantasy classica (Tolkien, Lewis...).
    Eppure, secondo me è estremamente interessante, non solo perché introduce degli elementi che poi diverranno ricorrenti anche in D&D, per non parlare di Warhammer Fantasy, ma anche perché è una saga dai diversi livelli di lettura. Il protagonista, Elric di Melnibonè, ultimo imperatore di una razza crudele e decadente, pieno di dubbi morali, evocatore di demoni, è cagionevole di salute, molto debole, debolezza simboleggiata dal fatto che è albino. L'unico modo che ha per sopravvivere sono gli intrugli e le droghe che prepara egli stesso, almeno fino a quando non incontra sulla sua strada la spada Tempestosa (Stormbringer nell'originale inglese). A quel punto la spada demoniaca succhiaanime prende il posto delle droghe, e Elric instaura un rapporto di dipendenza, amore e odio verso di essa. Ad una prima lettura quindi il tema principale sembrerebbero le dipendenze da sostanze stupefacenti (ma io allargherei a tutte le forme di dipendenza patologica), e questo certamente è in parte vero.
    Non finisce qui però, perché a parer mio il buon Moorcock, nel creare la sua saga, ha attinto a piene mani dalla filosofia e cultura continentale. Per questo mostrerò degli elementi che secondo me, oltre ad essere importanti per la saga, e per il genere fantasy stesso, possono anche essere degne di analisi filosofica.
     
    Il Caos e la Legge
     
    Noi D&Disti più giovani siamo abituati a pensare agli allineamenti in termini di caos, legge, e di bene e male. Ma come ogni buon old schooler sa, “ai miei tempi c'erano solo caotico, legale e neutrale! Altroché!”. Ecco, quello che però non tutti gli old schooler sanno è che questa divisione è nata nei libri di Moorcock. Per quel che riguarda il fantasy ovviamente.
    Il Caos è la fonte della magia, il rifugio dei Duchi degli inferi, tra cui Arioch (patrono dei melniboneani e di Elric), la creatività pura, la corruzione, creazione e distruzione insieme. Il simbolo del Caos è la stella costituite da otto frecce che si diramano dal nucleo, a simboleggiare le infinite vie che il Caos può prendere, anche antitetiche. La Legge è la fonte della scienza, dell'ordine, delle norme, della morale, difesa dai Signori della Legge, capeggiati da Donblas il Giustiziere. Il suo simbolo è una freccia che indica l'alto, a simboleggiare invece l'unica retta via che porta al bene.
    In questo caso i richiami possono essere molteplici: come la Parola di Dio è il principio ordinatore, che in Genesi permette all'universo di sorgere, dal Caos indistinto, anche nel multiverso di Moorcock i Signori della Legge lottano costantemente per spostare l'ago della bilancia cosmica dalla loro parte, e portare legge, ordine, morale e scienza nei mondi. L'ambientazione ha anche un po' quel sapore gnosticizzante, e seppur la materia non sia mai vista come qualcosa di negativo in sé, comunque l'opera del demiurgo non è tanto diversa da quella dei Signori della Legge, anche se in Moorcock i ruoli sono ribaltati, e il Caos ha in generale un'accezione negativa.
     
    Il Campione Eterno
     
    Elric di Melnibonè non è solo un imperatore della isola di Immryr, capitale del cosiddetto Impero Fulgido, il regno dei melniboneani. A sua insaputa è l'incarnazione di un principio che trascende i mondi, il tempo e lo spazio, egli è il Campione Eterno, o meglio, un Campione Eterno.
    Nelle diverse epoche e nei diversi universi, ci sono diverse persone che sono l'incarnazione del Campione Eterno, ma quello che tutti hanno in comune è che il loro destino è di scatenare la guerra tra Caos e Legge, in modo che la nuova creazione sia influenzata da uno o dall'altra. Una cosa bizzarra è che il buon Elric è affiliato al Caos, essendo melniboneano, e servitore di uno dei Duchi più potenti degli Inferi, Arioch. Eppure il suo destino da Campione Eterno è di essere uno strumento della Legge.
    Quello del Campione Eterno non è certo un concetto che Moorcock ha inventato di sana pianta. Per quelli di voi che hanno dimestichezza con la filosofia il paragone è evidente: Hegel. Per quelli che invece non conoscono questo nome posso portare almeno due teorie di Hegel che fanno da pietra angolare all'idea stessa del Campione Eterno.
    Per Hegel, semplificando oltre ogni misura, l'intera storia del divenire dell'universo è riassumibile in un concetto in realtà molto semplice: all'inizio c'è Dio prima della creazione (Idea, o tesi), poi c'è il mondo (Natura, o antitesi), poi c'è lo Spirito di Dio che si riappropria del mondo (Spirito, o sintesi). In Moorcock i Campioni Eterni non sono altro che il cardine che permette allo Spirito di riappropriarsi della storia, sono ciò che permette la sintesi, una nuova sintesi tra Legge, principio ordinatore, e Caos, creazione in divenire.
    In quanto cardine della storia, portatore dello Spirito, e qui giungiamo al secondo punto in comune, il Campione Eterno è analogo agli individui “cosmico-storici” della filosofia hegeliana. Per Hegel la stragrande maggioranza delle persone non fanno altro che “conservare” la storia, solo pochi individui conoscono il vero senso che essa ha, e cioè la manifestazione in essa dello Spirito. Questi individui, che Hegel riconosce storicamente nei grandi condottieri, Alessandro Magno, Cesare, Napoleone ecc.ecc., portano la sintesi tra Spirito e Mondo, e la storia non è altro che un susseguirsi di popoli con diversi condottieri a guidarli, e a guidare lo Spirito nel Mondo. Lo stesso vale per i diversi Campioni Eterni, come anche per Elric: attraverso guerre, fratricidi, deicidi, e chi più ne ha più ne metta, essi sono al servizio della suprema sintesi, per riportare la Bilancia Cosmica in pari, e dare inizio ad una nuova storia.
     
    Tanelorn
     
    Chiudo la rassegna di similitudini  con un particolare che mi ha colpito. Come avrete potuto intuire, io adoro trovare legami tra le cose, e più è distante e diversa l'origine, e più mi entusiasmo. Ciò che evidenzierò in questo brano infatti, come tutto il resto, non è certo un'invenzione di Moorcock.
    Elric, come tutti i Campioni Eterni, ha a disposizione nel suo piano una città mitica, un luogo difficilissimo da trovare, ma nel quale può trovare ristoro e pace, nella sua eterna lotta. Questa città è Tanelorn. L'idea stessa di una città mitica, “un paese dove scorre latte e miele” (Es 3,20), non è certo estranea né alla nostra civiltà, né alle altre. Eden, Avalon, Eldorado, Agarthi, Iperborea, Cuccagna, Bengodi, sono tutti esempi di città e società mitologice pacifiche, avanzate soprattutto moralmente, in cui il benessere e la pace regnano sovrani.
    Ecco, Tanelorn non è esattamente questo, ma ci somiglia molto, in quanto porto in cui rinfrancarsi, dove trovare serenità, in un multiverso in costante cambiamento, spesso alla mercé dei Signori del Caos, e altrettanto spesso in guerra. Noi amanti di D&D non possiamo non notare il parallelo più evidente, cioè la città interplanare di Sigil, la quale non ha di certo la fama di essere un porto di pace (giocate a Planescape: Torment per averne una vaga idea), ma che similarmente a Tanelorn, è raggiungibile da ogni piano, e quindi sempre raggiungibile da chi conosce il modo giusto per trovarla... o vi si imbatte per destino.
    Ogni tempo della nostra cultura ha avuto la sua Eldorado, all'inizio del secolo scorso non si emigrava negli Stati Uniti per quello?, alla fine siamo sempre alla ricerca della nostra Atlantide, un po' come i Campioni Eterni sono alla strenua ricerca dell'unico posto in cui il loro fato gli permette di vivere in pace, Tanelorn.
     
    Conclusione
     
    Dopo tutti questi paralleli, e suggestioni, ci si potrebbe domandare, “però in fondo, Moorcock non ha inventato niente, no?”. Beh, probabilmente nemmeno lo scrittore dell'Epopea di Gilgamesh avrà inventato niente per i suoi contemporanei, perché alla fine l'originalità pura è una chimera. Uno dei tanti miti della mitologia contemporanea. Il valore dell'opera di Moorcock, a mio avviso, non è stata quella di inventare cose nuove, ma di ripresentare tanti elementi differenti, e apparentemente slegati tra loro, in un complesso multiverso, governato da regole in realtà ben precise, cioè l'equilibrio cosmico tra Caos e Legge. Moorcock ha scritto diverse opere, narrando anche le vicende di altri Campioni Eterni, e mantenendo sempre i due cardini principali della sua narrativa: i Campioni Eterni, appunto, e lo scontro tra Legge e Caos. Tutta l'opera di Moorcock origina da questi due concetti, estesi in modo diverso a seconda delle opere, ma la cosa più interessante, e la ricchezza più grande, non è solo ciò che Moorcock racconta, bensì anche tutte le connessioni che egli ha lasciato in sottofondo, affinché potessimo dare diverse chiavi di lettura della medesima storia.
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