Non è male neppure questa idea... Anche se io avevo in mente qualcosa di diverso. Da ieri ho sviluppato un po' l'idea, e ho pensato ad un mago umano, malvagio, che desidera e brama la conoscenza, conoscenza fine a se stessa, più di ogni altra cosa. Sente che sta invecchiando, e teme che la morte gli precluda la possibilità di continuare a sapere. Tuttavia non è fondamentalmente malvagio, ovvero: non brama la conoscenza per il potere sugli altri, per il dominio, perché vuole arricchirsi o divenire un mago potente: ciò che gli interessa è solo la conoscenza. Perciò non desidera affatto divenire un lich, anzi: disprezza i non morti, li ha sempre disprezzati. Tuttavia la profonda angoscia e la pura della morte lo spingono a credere che quello sia l'unico modo per proseguire i propri studi; pertanto sceglie di divenire un necropolitano, che è secondo lui la forma che gli permetterebbe di restare il più possibile simile a quando era in vita. Compiuto il rituale, egli da subito avverte un'angoscia soffocante, ed è quasi pentito per essersi sottoposto al rituale; tuttavia si consola pensando che ora nulla potrà più turbare la sua sete di conoscenza. Col passare del tempo, però, specialmente nelle ore di solitudine, si sente sempre peggio per ciò che ha fatto, e la conoscenza e il sapere che accumula non bastano più a consolarlo. Si chiede a cosa serva tutto questo sapere, e si rende conto che le conoscenze, accumulate in tanti anni, sono inutili, in quanto non ha la possibilità di far sì che siano utili a qualcuno, né desidera usarle per potere personale, il potere non gli interessa. Vaga inquieto per una grande, grandissima casa in mezzo a lande sperdute; lì possiede un'amplissima biblioteca. Smette persino di praticare le arti magiche, e si immerge nello studio di opere filosofiche e religiose, cercando conforto, ma invano. Un giorno, per la prima volta dopo moltissimo tempo, qualcuno bussa alla sua porta. Egli si prepara al peggio, credendo sia giunta la sua ora; ma una volta aperto il portone, si trova davanti un bambino di circa otto anni, che porta in braccio un piccolo fagotto, dove è avvolta una bambina di pochi mesi. Pure se un po' intimorito, quel bambino non scappa via, cosa che invece facevano tutti gli ignari viaggiatori, ma anzi chiede di essere aiutato. Assolutamente sbalordito, il mago li fa entrare; prepara in fretta e quindi utilizza qualche semplice incantesimo per riscaldare l'ambiente e per aiutare i due bambini, che scopre essere stati abbandonati. Pur essendo tentato di utilizzare qualche incantesimo per camuffare il proprio aspetto di non morto desiste, in quanto è affascinato dallo sguardo ingenuo del bambino, che gli chiede se è ammalato, se sta bene, perché non mangia, e non è spaventato. Dopo aver assistito i due bambini per qualche settimana, un giorno decide di affidarli a qualcuno che possa davvero prendersi cura di loro. Annuncia la propria partenza per il mattino dopo, dice loro che starà via per un po' e che arriverà suo fratello per accompagnarli nella città più vicina. Quindi si camuffa per avere l'aspetto che gli era proprio quando era in vita, e il mattino dopo si presenta dicendo di essere il fratello del padrone di casa. Li accompagna in città, svolge alcune ricerche e li affida a un chierico che ha già molti bambini suoi.
Anni dopo, il bambino, ormai cresciuto e divenuto un sacerdote, viene incaricato di distruggere il fantasma che si dice infesti una vecchia casa. Giunto lì con la sua compagnia di avventurieri riconosce colui che, tempo prima, lo aveva salvato; ricambia il favore, salvandolo dai propri compagni, e si trattiene a discutere con lui; da qui inizia la redenzione del mago, che in seguito diviene una sorta di saggio, che gli avventurieri consultano quando hanno bisogno di qualche informazione particolarmente difficile da trovare; in questo modo la compagnia dovrebbe incontrarlo, credendo di andare a parlare con un uomo molto anziano e trovandosi davanti invece un non morto, cosa che li spiazzerebbe non poco.