Dirò la mia, poiché apprezzo molto il clima nonostante tutto relativamente disteso di questa discussione...
Alcune premesse, doverose, perché è difficile, ove non impossibile, esprimersi senza un punto di vista.
Al suo tavolo, il Dungeon Master è re. Questo non per dispotismo o altro, ma semplicemente perché, dalle nostre parti, vi è una tale penuria di DM che io e un altro paio dell'associazione di cui faccio parte abbiamo quattro, cinque, sei gruppi tra gruppi che giocano ogni settimana e gruppi che giocano più di rado. Dato che io, se sono costretto a dover sviluppare avventure e campagne in uno stile che non è il mio personale, mi diverto molto meno, ci impiego troppo tempo (tempo che non ho) e mi annoio, piuttosto non faccio il DM. Il che naturalmente implica che chiunque altro, se lo desidera, può farlo al mio posto: la mia non è una ripicca, è solo una constatazione. Se un giocatore non si diverte, non gioca, se io non mi diverto a masterizzare, non masterizzo.
Molti dei miei gruppi sono costituiti da giocatori maturi, non ho tempo di star dietro a litigi fra giocatori, beghe di natura personale, e via. I contrasti restano fuori dalla porta, se per caso ce ne sono. Però purtroppo non sempre è così, e capita spesso che i giocatori siano, o si comportino da, immaturi.
Ora, veniamo al dunque. L'interpretazione del personaggio è libera, ovviamente, e ogni giocatore può caratterizzare il suo personaggio come più gli aggrada. I giocatori sono anche liberi di decidere che per loro l'interpretazione è poco importante, ça va sans dire, nessun problema in proposito. Anche se, per come è il mio stile, l'interpretazione è molto incoraggiata, difficilmente si viene a capo di mie campagne o avventure se non si interpreta almeno un poco (ma si tratta davvero di un minimo molto molto facilmente raggiungibile senza nessuno sforzo). Se i giocatori non amano interpretare dovrei cambiare stile? Forse, ma come detto sopra se non mi diverto a masterizzare non ha senso che io masterizzi. Quindi, se i giocatori decidono di voler comunque avere me come DM, almeno un poco si devono adeguare. Altrimenti, liberi di fare loro da DM.
L'ottimizzazione non mi crea problemi, generalmente, salvo che per alcune cose. Le classi non sono meri pacchetti di abilità (quelli sono i talenti, per come la vedo io), sono percorsi (di vita, di addestramento, et cetera). Come tali, devono essere un minimo giustificati, ma soprattutto coerenti tra loro. Quindi, se un PG è un assassino, per quanto mi riguarda (colgo l'esempio di prima) non è solo un ladro con delle abilità per uccidere, perché possono esistere ladri specializzati nell'uccidere che non siano assassini. Ovvio che, in game, lui non è cosciente di essere stato un ladro fino a un certo punto, e poi un ladro/assassino, ma sa bene che c'è stato un momento, magari molto diluito nel tempo, in cui ha intrapreso quel cammino, cambiando almeno un po' la sua strada. Per il resto, tendo a vincolare all'ambientazione, o a gilde/gruppi/chiese particolari solo alcune CdP, e non per limitarle, ma per rendere più profonda e realistica l'ambientazione.
Ciò naturalmente lascia ampio spazio all'ottimizzatore, naturalmente però limitatamente al suo gruppo valuterò se bloccargli qualche via: se permetto a uno di avere una mitragliatrice mentre gli altri hanno dei fucili ad avancarica, o muore lui, perché il nemico capisce che solo lui è pericoloso e lo abbatte per primo, ignorando gli altri, o muoiono gli altri, perché non sono alla portata dei nemici per lui abbordabili, o lui fa tutto e gli altri guardano e basta. Nessuna delle tre soluzioni è accettabile, perché così nessuno si diverte più (o forse si diverte solo lui, e gli altri no, quindi gli altri cambiano gruppo, ma il risultato è lo stesso). Pertanto, o ottimizzano almeno un poco tutti, o tutti ottimizzano poco, un solo giocatore che ottimizza e gli altri che non lo fanno tendono a non funzionare. Se poi al tavolo vedo delle eccezioni, nessun problema in proposito, se si divertono tutti tanto meglio.
Il problema più grosso sorge, secondo me, in alcuni casi, ovvero quelli in cui le motivazioni dell'ottimizzazione non sono del tutto chiari... ed è questo a creare difficoltà.
Alcuni giocatori vedono il DM come un nemico, non come uno di coloro che contribuiscono a creare il divertimento. Ottimizzano col solo scopo di "sconfiggere" il DM, sperando spesso di umiliarlo; il DM non si lascia intimorire, risponde per le rime, non per orgoglio, ma per adeguare le sfide ai PG, e si scatena una specie di faida. In questo caso l'ottimizzazione è nemica dell'interpretazione, perché i DM e sovente gli altri giocatori spingono più su quell'aspetto, per bilanciare o arginare il giocatore che da problemi.
Altra situazione ancora è quella in cui un giocatore vuole primeggiare sugli altri, metter su un PG che eclissi gli altri e li faccia sentire inutili: lui diventa "l'ottimizzatore" (per non dire Power Player), gli altri i "fanatici dell'interpretazione". Ovvio quali siano poi le conseguenze.
Insomma, non mi dilungherò oltre, ho già scritto fin troppo, ma riassumo: se tutti son d'accordo, al tavolo, ottimizzazione e interpretazione possono ben convivere, magari coi limiti imposti da ciascuna situazione (ad esempio, come dicevo prima, il fatto che il DM può porre alcuni limiti per via del fatto che altrimenti gli passa la voglia di fare il DM; in breve, "se volete me come DM, sappiate che non si può superare questo limite, se no mi passa la voglia e lascio perdere"), ma senza grossi intoppi.
Se invece l'ottimizzazione è determinata da una volontà di primeggiare o sconfiggere altri (giocatori o DM che siano), e tali motivazioni sono spesso profonde ma mai ammesse, difficilmente ci sarà convivenza...