"Questa Sorella ha ragione. Fallo salire", si intromette la cocchiere
"Magari finirà a fare compagnia al consorte delle Signore."
La valletta, che è persino più giovane di te, ridacchia.
"Ma si, ma sì" dice, "facciamolo pure montare"
Non ti piace il modo in cui la ragazza lo dice. Subito dopo quella apre la portiera della carrozza e, con un inchino affettato e le mille moine di una consumata cortigiana, invita Danil a salire a bordo. Noti che, sebbene giochi a dissimularlo, la valletta non gli toglie gli occhi di dosso e che questi assumono il caratteristico colore blu di Prussia di coloro che hanno preso il drago di sangue. Ha un che di famelico e selvaggio, il suo sguardo. Terribile come le profondità che lo hanno partorito.
Anche Danil deve istintivamente avvertire il pericolo perché esita, un piede bloccato sulla predella di ottone e l'altro come incollato al selciato di pietra grigia.
"Grande e grosso come sei", lo canzona la valletta, "guarda che non ti mangio mica".
Eppure tu hai la netta impressione che ci siano parti di lui che la ragazza assaggerebbe con piacere. Il tuo tenebroso skov, del resto, è proprio un bell'uomo.
Sì, nonostante tu lo conosca da tempo e Danil non arrivi a trent'anni non lo hai mai considerato un ragazzo: la guerra porta via molto, ma l'innocenza è certamente la prima cosa che ti strappa.